Codice di Procedura Civile art. 513 - Ricerca delle cose da pignorare.Ricerca delle cose da pignorare. [I]. L'ufficiale giudiziario, munito del titolo esecutivo [474] e del precetto [480], può ricercare le cose da pignorare nella casa del debitore e negli altri luoghi a lui appartenenti. Può anche ricercarle sulla persona del debitore, osservando le opportune cautele per rispettarne il decoro [165 att.]. [II]. Quando è necessario aprire porte, ripostigli o recipienti, vincere la resistenza opposta dal debitore o da terzi, oppure allontanare persone che disturbano l'esecuzione del pignoramento, l'ufficiale giudiziario provvede secondo le circostanze, richiedendo, quando occorre, l'assistenza della forza pubblica. [III]. Il presidente del tribunale o un giudice da lui delegato, su ricorso del creditore [486], può autorizzare con decreto l'ufficiale giudiziario a pignorare cose determinate che non si trovano in luoghi appartenenti al debitore, ma delle quali egli può direttamente disporre 1. [IV]. In ogni caso l'ufficiale giudiziario può sottoporre a pignoramento, secondo le norme della presente sezione, le cose del debitore che il terzo possessore [543 2 n. 2] consente di esibirgli.
[1] Comma così modificato dall'art. 92 d.lgs. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999. A norma dell'art. 27, comma 1, lett. b), n. 1) del d.lgs. 13 luglio 2017, n. 116, le parole: «Il presidente del tribunale o un giudice da lui delegato» sono sostituite dalle seguenti: «Il giudice di pace»; ai sensi dell'art. 32, comma 3 del d.lgs. 116 cit., come da ultimo modificato dall'art. 8-bis, comma 1, lett. b), d.l. 30 dicembre 2019, n. 162, conv., con modif., in l. 28 febbraio 2020, n. 8, le disposizioni di cui all'art. 27 citato entrano in vigore il 31 ottobre 2025. InquadramentoL'effettuazione del pignoramento di beni mobili è operazione di competenza dell'ufficiale giudiziario. Questo organo agisce dietro richiesta del creditore ed assume tutti i poteri e tutti i doveri occorrenti a condurre a termine l'apposizione del vincolo esecutivo sulle cose mobili da assoggettarvisi, ad apprenderle materialmente e ad assicurarne la custodia. In questa attività provvede secondo le circostanze e il personale apprezzamento, potendo richiedere, quando occorra, l'assistenza della forza pubblica. In ogni caso l'ufficiale procedente può vincere le resistenze incontrate se è necessario: aprire porte, ripostigli, o recipienti; vincere la resistenza opposta dal debitore o da terzi; oppure allontanare persone che disturbano l'esecuzione del pignoramento. Ulteriori poteri gli sono stati conferiti in prosieguo di evoluzione della normativa: si vedano gli artt. 492-bis c.p.c., 155-quater ss. disp. att. c.p.c. che regolano la ricerca con modalità telematiche delle cose da pignorare. Nel particolare caso del pignoramento di un veicolo, l'apprensione del bene da assicurare per il prosieguo della procedura richiede la ricezione delle chiavi e dei documenti di circolazione nonché, quasi sempre, il trasporto del mezzo in un luogo nel quale possa essere custodito senza pericolo di sottrazione. Il potere di ricercare cose sulla persona del debitore configura una sorta di perquisizione personale, consentita con il rispetto della riservatezza e del decoro di chi vi è sottoposto: la Corte cost. disattese il sospetto di illegittimità della norma che non prevede la preventiva autorizzazione dell'autorità giudiziaria (Corte cost. n. 67/1967). Il potere attribuito all'ufficiale giudiziario è del tutto discrezionale. In proposito egli non è tenuto a chiedere autorizzazioni, salvi i casi in cui ciò è espressamente stabilito (Crescenzi, 226). La discrezionalità cessa a fronte di vizi palesi degli atti che gli sono esibiti o della sua evidente incompetenza (Bucolo, 478). Il rifiuto di fornire l'assistenza della forza pubblica espone l'Amministrazione all'azione risarcitoria del creditore per il danno cagionato: Cass. S.U., n. 2478/1988. I termini generali di riferimento sono dettati dagli artt. 491 e 492 c.p.c., al cui commento si rinvia. Può ricordarsi in questa sede che la richiesta di pignoramento all'ufficiale giudiziario non implica necessariamente lo ius postulandi e che, pertanto, essa può venir formulata dal creditore personalmente o da un suo procuratore ad negotia, oltre che da un procuratore legalmente esercente (Cass. n. 4595/1976). Vale la regola generalissima per cui il processo esecutivo che sia iniziato senza essere preceduto dalla notificazione del titolo esecutivo e del precetto è viziato da invalidità formale, la quale può essere fatta valere con l'opposizione agli atti esecutivi (Cass. ord. n. 1096/2021). La riforma del processo civile introdotta con il d.lgs. n. 149/2022, ha facilitato gli adempimenti: non sono più richieste, per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023, l'apposizione della formula esecutiva e la spedizione del titolo in forma esecutiva. È sufficiente servirsi di una copia attestata conforme all'originale. Si veda subart. 475 c.p.c. La competenza dell'ufficiale giudiziarioPer quanto concerne l'individuazione dell'ufficio giudiziario, va ricordato l'art. 106 del d.P.R. n. 1229/1959, il quale dispone che l'ufficiale giudiziario compie con attribuzione esclusiva gli atti del proprio ministero nell'ambito del mandamento ove ha sede l'ufficio al quale è addetto. Stabilito così il riferimento ad un preciso ufficio giudiziario, soccorre poi a determinare la competenza territoriale per le operazioni di pignoramento l'art. 26 c.p.c., secondo cui la competenza a provvedere sull'espropriazione mobiliare presso il debitore spetta al tribunale del luogo in cui si trovano le cose da pignorare. Ne segue che la competenza dell'ufficiale giudiziario per il pignoramento è attribuita all'appartenente all'Ufficio notificazioni e protesti (U.N.E.P.) che ha sede nel circondario del tribunale del luogo in cui si trovano le cose da pignorare. La delimitazione al circondario, da intendersi all'intero suo territorio risulta esplicitamente dal disposto dell'art. 492, comma 5, a proposito dei rapporti con l'ufficiale giudiziario di luoghi diversi. Il foro così stabilito è inderogabile (art. 28 c.p.c.) e non può essere mutato in forza di accordi o per elezione di domicilio del creditore procedente in luogo scelto diversamente. L'esecuzione del pignoramentoL'atto è chiesto dal creditore che dimostra all'ufficiale giudiziario di avere diritto a sollecitare il pignoramento. Deve in proposito mostrargli il titolo esecutivo e il precetto debitamente notificati, che costituiscono il presupposto stesso dell'azione in executivis. L'istanza è riferita dalla normativa al creditore, che può proporla personalmente o a mezzo di un rappresentante ad negotia ma per esso agisce in genere il difensore munito di procura; e può essere formulata anche solo verbalmente, posto che nessuna disposizione impone l'atto scritto o prevede forme precisamente individuate. Dell'avvenuta richiesta l'ufficiale procedente dà atto nel verbale di pignoramento. Anche se rappresentato da un procuratore o da un avvocato il creditore è ammesso a presenziare alle operazioni compiute dall'ufficiale giudiziario (art. 165 disp. att.). È compito dell'ufficiale giudiziario verificare che sia decorso il termine di dilazione del pignoramento e non sia ancora decorso il termine di inefficacia dello stesso; nonché che sussista la competenza dell'ufficio giudiziario cui è addetto e la legittimazione attiva e passiva delle parti secondo quanto risulta dal titolo esecutivo e dal precetto. In mancanza del titolo esecutivo e del precetto, o nella loro constatata irregolarità, l'ufficiale giudiziario non ha veste per procedere e deve astenersi dall'esercitare le sue funzioni. L'art. 108 d.P.R. n. 1229/1959, gli fa obbligo di non rifiutare la propria opera: ma di fronte a vizi palesi e immediatamente riconoscibili questo obbligo deve cessare. Le contestazioni in proposito sul suo operato precedono il processo esecutivo e pertanto non possono essere fatte valere come opposizioni agli atti esecutivi. Il rifiuto deve essere motivato e può essere sottoposto al vaglio del giudice dell'ufficio dal quale l'ufficiale giudiziario dipende. Si veda per la forma e le modalità esecutive del pignoramento subart. 518 c.p.c. La responsabilità civile dell'ufficiale giudiziario per aver proceduto in base a un titolo o a un precetto invalidi, o, più in generale, con inosservanza dei suoi doveri è regolata dall'art. 60 c.p.c. (si veda Crescenzi, 223 ss.). Avverso il rifiuto di compiere atti il creditore deve rivolgersi al giudice per ottenere un atto d'impulso all'attività dell'ufficiale giudiziario mentre il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi può essere proposto contro il provvedimento emesso dal giudice (Vullo, 230; Oriani, L'opposizione agli atti esecutivi, Napoli, 1987, 128). Per Castoro (op. cit., 333) l'astensione dell'ufficiale giudiziario dal pignoramento costituisce un atto negativo del processo di esecuzione, avverso il quale è proponibile l'opposizione agli atti esecutivi da parte del creditore procedente. Ai sensi dell'art. 479 c.p.c. presupposto processuale specifico dello svolgimento del processo esecutivo (da distinguersi dalla condizione dell'azione esecutiva consistente nell'esistenza del titolo esecutivo, come previsto dall'art. 474 c.p.c.) è che il titolo esecutivo (o copia autorizzata di questo, secondo quanto consentito dal secondo comma dell'art. 488 c.p.c.) sia esibito all'organo richiesto di procedere. La violazione relativa all'adempimento di tale presupposto processuale non può essere rilevata d'ufficio dal giudice dell'esecuzione e, in quanto atto esecutivo, deve essere fatta valere con il rimedio di cui all'art. 617 del codice di rito (Cass. n. 8306/2008). Nel caso in cui il rifiuto sia considerato ingiustificato si applicano gli artt. 61 c.p.c. e 168 disp. att. che consentono al giudice di imporre all'ausiliario un termine per procedere al pignoramento (Cass. n. 3030/1992). Il rimedio dell'opposizione ex art. 617 c.p.c. è proponibile avverso il provvedimento del giudice (Cass. n. 2335/2011; Cass. n. 7674/2008). Un termine per il compimento dell'atto richiesto può desumersi dalla stessa richiesta di parte che abbia fissato una scadenza in modo chiaramente evidenziato nel momento della sua formulazione (Cass. n. 24203/2018). La partecipazione del creditore alle attività di pignoramento è regolata dall'art. 165 disp. att. c.p.c. Pignoramento di beni mobili: nozioneDal testo letterale della normativa il pignoramento di beni mobili appare riferito alla loro materialità, circostanza che in linea di principio esclude (e rimanda ad altra disciplina) i beni mobili aventi natura astratta e non fisica. La detta materialità ne implica la necessaria individuazione fisica, l'eventuale asporto e la concreta custodia. In realtà l'oggetto dell'espropriazione mobiliare è costituito dal diritto patrimoniale alienabile in modo autonomo gravante sul bene. Tale oggetto consiste nel diritto di proprietà o nel diritto di usufrutto sulla cosa mobile, salvo che di questo la legge vieti la cessione (ad es., art. 324 c.c.). La dottrina ritiene che il pignoramento mobiliare possa riguardare anche alcune universalità di beni (Bucolo, 487). Tali universalità possono essere di mero fatto (i libri di una biblioteca, i quadri di una pinacoteca, una collezione di francobolli o di opere d'arte) e in tal caso il pignoramento può comprendere l'intero complesso delle cose che lo compongono e, anzi, deve comprenderlo se ad esso è stata impressa una destinazione unitaria e valorizzante (la collezione a tema di oggetti antichi; la collezione di auto d'epoca). Le medesime universalità possono essere in diritto, aventi, cioè, ad oggetto rapporti giuridici, come avviene per le eredità e l'azienda. Si esclude però, almeno in linea di principio, che queste res complessivamente intese possano costituire oggetto di pignoramento mobiliare in quanto di esse sono elementi componenti diritti immobiliari, debiti e oneri. Possono per contro essere sottoposti a pignoramento i singoli beni, individualmente identificati. Sono da reputare aventi natura mobiliare le pertinenze autonomamente separabili e che pertanto non sono vere e proprie parti componenti di un immobile. Si ritiene, inoltre, utilizzabile la procedura di espropriazione mobiliare con riguardo alla cambiale (art. 517 c.p.c.), al titolo azionario, alla cassetta di sicurezza (salva l'autorizzazione del presidente del tribunale), al contenuto della casella postale, al libretto al portatore (Vullo, 229; Cass. n. 336/1995). Spetta al creditore scegliere lo strumento processuale di tutela del proprio diritto e valutare la convenienza di perseguirne il soddisfacimento con l'azione esecutiva. Un limite è stato stabilito dalla giurisprudenza per quanto riguarda la proporzione tra l'utile da conseguire e il mezzo per ottenerlo. Qualora, si è affermato, il credito, di natura esclusivamente patrimoniale, sia di entità oggettivamente minima, difetta, ai sensi dell'art. 100 c.p.c., l'interesse a promuovere l'espropriazione forzata. La giurisprudenza ha evidenziato l'esigenza di mantenere una proporzione tra il valore pecuniario del credito vantato, lo strumento scelto per averne soddisfazione e l'entità economica dei beni assoggettati ad espropriazione (si veda ad, es. in caso di iscrizione ipotecaria, Cass. III, ord., n. 39441/2021). In tal senso si è affermato che qualora il credito, di natura esclusivamente patrimoniale, sia di entità economica oggettivamente minima, difetta ai sensi dell'art. 100 c.p.c. l'interesse a promuovere l'esecuzione forzata, dovendosi in proposito escludere che ne derivi la violazione dell'art. 24 Cost. poiché la tutela del diritto di azione va contemperata con le regole di correttezza e buona fede nonché con i principi del giusto processo e della durata ragionevole dei giudizi (Cass. II, ord., n. 28077/2021; Cass. III, ord., n. 24691/2020). Nel corso delle operazioni di ufficiale giudiziario il pignoramento può essere evitato mediante il pagamento a sue mani delle somme di cui all'art. 494. Questo pagamento, ove eseguito senza la riserva di ripetizione delle somme versate, ha effetti di riconoscimento del debito, di rinunzia alla sua contestazione e di liberazione dall'obbligo debitorio. Il pagamento eseguito al solo scopo di evitare l'espropriazione (anche dopo il pignoramento purché prima della distribuzione del ricavato dalla vendita dei beni) non osta all'esercizio da parte del debitore dell'azione di ripetizione di indebito contro il creditore per ottenere la restituzione di quanto versatogli (Cass. III, n. 15963/2021). Del pagamento va redatto un verbale a cura dell'ufficiale giudiziario (art. 157 disp. att. c.p.c.). Scarsamente compatibile con l'espropriazione di beni mobili non registrati è la disciplina della ricerca con modalità telematiche di cui agli artt. 492-bis c.p.c. e 155-ter ss. disp. att. c.p.c. Per i beni mobili registrati, invece, la ricerca con modalità telematiche può rivelarsi utile, specie se deve avere ad oggetto macchine operative o veicoli di costo notevole o in numero elevato. Essa può contribuire a identificare i singoli mezzi attraverso i dati della registrazione e a identificare il relativo intestatario. In proposito va ricordato che la nuova disciplina dettata dall'art. 492-bis c.p.c. (modificato dal d.lgs. n. 149/2022 di riforma del processo civile e dal successivo provvedimento di sua correzione) consente al creditore di rivolgersi direttamente all'ufficiale giudiziario per chiedergli l'accertamento telematico, una volta che è stata eseguita la notifica del titolo esecutivo e del precetto ed è decorso il termine di cui all'art. 482. È richiesta la preventiva autorizzazione del presidente del tribunale soltanto se vi è pericolo nel ritardo e se occorre provvedere prima della notifica del precetto o prima che sia decorso il termine ad adempiere. È regolato da disposizioni specifiche il pignoramento di navi, di aerei e di autoveicoli, quali beni mobili soggetti a registrazione per la loro circolazione. Si veda in questo volume la voce espressamente ad esso dedicata. Ricerca delle cose da pignorare nei luoghi di appartenenza del debitoreDisposizioni di massima relative all'individuazione dei beni del debitore da assoggettare ad espropriazione sono dettate dagli artt. 492 (forma del pignoramento) e 492-bis (ricerca con modalità telematiche). L'art. 513 completa la normativa con specifico riferimento alle cose mobili di consistenza materiale. Ai sensi di questa norma, la ricerca delle cose da pignorare ha come luogo principale di interesse la casa del debitore e le altre sue appartenenze. La situazione ipotizzata dalla normativa è nel senso che il debitore abbia una abitazione nella quale conserva arredi e cose di sua proprietà esclusiva, sì che ne sia possibile l'individuazione, l'asporto e la materiale destinazione all'espropriazione; e che altrettanto avvenga in ulteriori ubicazioni anch'esse riferibili alla proprietà dell'esecutato. La nozione di casa da intendersi ai fini dell'esecuzione forzata si riferisce non tanto alla materialità di un edificio quanto piuttosto al complesso di ambienti, costruiti in muratura, legno, pannelli prefabbricati o altro materiale, e riuniti in un organismo architettonico rispondente alle esigenze particolari dei suoi abitatori (è, come quello di «abitazione», termine generico, suscettibile poi di essere qualificato e descritto in termini più particolari, come palazzo, palazzina, villa, villino, ecc...) La nozione di casa del debitore è interpretata dalla giurisprudenza con larghezza e indipendentemente dal fatto che il debitore sia titolare di un diritto di proprietà o di un diritto personale di godimento sull'immobile nel quale le cose sono rinvenute (per il caso di locazione: Cass. n. 539/2002). È considerato «casa» qualsiasi luogo con cui il debitore abbia uno stabile rapporto di fatto finalizzato a provvedere alle esigenze abitative proprie e della sua famiglia, anche se appartenente a terzi. Ciò che rileva è il connotato di abitualità e di stabilità, almeno tendenziale, della relazione di fatto tra il debitore e il luogo in cui si trovano i beni da sottoporre al pignoramento (così Corte cost., n. 189/1994). La risultanza anagrafica rappresenta una mera presunzione di fatto, che è onere di chi la contesta vincere. Rientrano nella nozione di «casa», per la dottrina, il garage esclusivo, la cantina, la camera ammobiliata e la camera d'albergo (Corsaro, Le esecuzioni forzate nel codice di procedura civile, Milano, 2006, 167). L'ufficiale giudiziario procede al pignoramento dei mobili che trova nella casa o nell'azienda del debitore; e se questi nega la proprietà su di essi il pignoramento deve essere ugualmente eseguito, in quanto ciò che rileva al sorgere della presunzione di appartenenza è la posizione spaziale dei beni. L'eventuale terzo proprietario può tutelarsi con l'opposizione alla quale è legittimato. Gli altri luoghi appartenenti al debitore cui si riferisce l'art. 513, comma 1, c.p.c. sono tutti quelli in cui l'esecutato si trova con essi in una stabile relazione di fatto al fine di esercitarvi la sua attività professionale, commerciale o industriale, indipendentemente dalla titolarità di un diritto di natura reale o personale su di essi. A titolo esemplificativo possono menzionarsi l'ufficio privato, lo studio professionale, l'esercizio commerciale, l'officina, il magazzino, la bancarella sulla pubblica piazza del venditore ambulante. Tutti i beni mobili rinvenuti nei luoghi di cui sopra si presumono appartenenti al debitore. Si tratta di una presunzione juris tantum che può essere vinta con l'opposizione di terzo all'esecuzione. In tema di espropriazione mobiliare presso il debitore, l'art. 513 c.p.c. pone una presunzione di titolarità in capo a quest'ultimo dei beni che si trovano nella sua casa e negli altri luoghi a lui appartenenti; pertanto, poiché l'attività svolta dall'ufficiale giudiziario in sede di pignoramento mobiliare è meramente esecutiva, è preclusa al medesimo qualsiasi valutazione giuridica dei titoli di appartenenza dei beni da sottoporre al pignoramento, rimanendo a disposizione degli eventuali terzi proprietari lo strumento processuale dell'opposizione di terzo all'esecuzione (Cass. n. 23625/2012). La presunzione suddetta impedisce all'ufficiale giudiziario di sindacare se al dato esteriore dell'appartenenza, intesa come disponibilità, faccia riscontro, o meno, anche la titolarità giuridica perché una valutazione del genere andrebbe a stravolgere la logica stessa della procedura; ne viene meno l'obbligo di astenersi dal pignorare i beni che l'art. 514 indica come impignorabili (Crescenzi, 222). La presunzione, valevole in sede esecutiva a norma dell'art. 621 c.p.c., per cui tutti i mobili che si trovano nell'azienda o nell'abitazione del debitore sono di sua proprietà, opera sul presupposto di una relazione di fatto tra il debitore e questi particolari spazi di vita professionale o familiare, perché chi ne gode può liberamente introdurvi e solitamente vi introduce cose che gli appartengono. A tal fine è azienda del debitore anche quella ubicata in un immobile preso in locazione, non diversamente da come è casa del debitore quella da lui condotta in locazione (Cass. n. 2909/2007). Stante la presunzione, valevole in sede esecutiva, a norma degli artt. 513 e 621 c.p.c., per cui tutti i mobili arredanti l'abitazione del debitore da questi goduti, sono di sua proprietà, chiunque li abbia acquistati e li abbia introdotti nella casa, incombe al terzo, opponente all'esecuzione, l'onere di fornire la prova precisa che quei beni specifici, individuati nel verbale di pignoramento, costituiscono oggetto del diritto di proprietà acquistato da esso opponente in data anteriore al pignoramento, esclusa la prova per testimoni e per presunzioni semplici, nei limiti indicati dall'art. 621 c.p.c. (Cass. n. 7564/1994). L'art. 165 disp. att. c.p.c. consente la presenza del creditore alle operazioni di ricerca dei beni ed al loro pignoramento. Luoghi non appartenenti al debitoreIl pignoramento è consentito anche in relazione a cose determinate che non si trovano in luoghi appartenenti al debitore ma delle quali egli può direttamente disporre (art. 513, comma 3, c.p.c.). Il presupposto necessario a consentire l'atto è che il bene, pur trovandosi presso un terzo, sia rimasto nella disponibilità diretta e immediata del debitore, tale da non richiedere alcuna cooperazione del terzo per il suo godimento, per l'introduzione o per la rimozione dal luogo in cui si trova (Corsaro, 331; Vullo, 233). L'esempio scolastico in proposito è dato dalla cassetta di sicurezza, tenuta dalla banca; ma anche dall'autoveicolo parcheggiato in una autorimessa; dal bagaglio depositato in una stazione; dagli arredi esposti in una sala d'aste o galleria d'arte. In sostanza, si prescinde dal collegamento spaziale dei beni per tener conto della disponibilità della cosa da parte del debitore conseguente dal fatto di avere su di essa il diritto di disporne giuridicamente e materialmente (Crescenzi, 197). In particolare, quanto alle cassette di sicurezza va osservato che esse sono custodite all'interno di locali della banca e quindi in luoghi non appartenenti al debitore cui sono locate; delle stesse, tuttavia, il debitore ha la disponibilità diretta per il fatto di averne le chiavi. Né il pignoramento potrebbe assumere le forme del pignoramento presso terzi posto che la banca non potrebbe rendere la dichiarazione di cui all'art. 547 c.p.c., non avendo conoscenza del contenuto della cassetta (Vullo, 228). In tema di esecuzione forzata di beni mobili, possono essere sottoposte a pignoramento, nelle forme dell'espropriazione presso terzi, i crediti del debitore e le cose di sua proprietà che sono in possesso di terzi e delle quali non possa direttamente disporre; nel caso, invece, si tratti di cose che si trovino in luoghi non appartenenti al debitore ma delle quali questi possa direttamente disporre, la forma del pignoramento deve essere quella prevista dall'art. 513, comma 3, c.p.c. Pertanto, in caso di beni costituenti il patrimonio di una persona giuridica, la quale li possiede per il tramite necessario dei suoi organi rappresentativi persone fisiche, che li detengono per conto e nell'interesse dell'ente, la disponibilità esclusiva, richiesta dall'art. 513 cit. resta alla persona giuridica; conseguentemente il pignoramento in danno di quest'ultima deve seguire la forma dell'espropriazione mobiliare presso il debitore e non quella dell'espropriazione presso terzi prevista dall'art. 543, comma 1, cod. cit. (Cass. n. 6957/2001). Il terzo non possiede i beni del debitore ma è titolare di un diritto di godimento sul luogo in cui i beni del debitore sono collocati. Il presupposto della situazione di pignorabilità, infatti, è che per l'utilizzo dei suoi beni il debitore non necessiti della collaborazione del terzo. Questi deve unicamente agevolare l'accesso dell'utilizzatore ai luoghi in cui i beni si trovano (Crescenzi, 197). Le forme del pignoramento diretto sono inderogabili anche quando il terzo si oppone al pignoramento con l'asserire di essere diventato medio tempore proprietario del bene (Cass. n. 1476/1988). Ove si tratti di pignorare beni appartenenti al patrimonio di una persona giuridica, l'atto viene eseguito presso una persona fisica che ne ha la rappresentanza, l'amministrazione o la gestione. Le persone giuridiche agiscono necessariamente per mezzo dell'operato di persone fisiche: ma ciò non comporta una terzietà di queste rispetto all'ente, sì che il pignoramento mobiliare non assume le forme dell'atto presso terzi ma quelle dell'atto presso il debitore. Il pignoramento in questi casi è consentito soltanto previo rilascio di una autorizzazione ad opera del presidente del tribunale o di un giudice da lui delegato. Questa autorizzazione è richiesta per una forma di tutela del terzo cui appartengono i luoghi, nella cui sfera di riservatezza e disponibilità il pignoramento deve essere effettuato. La banca, in ipotesi, potrebbe negare l'accesso ai suoi locali all'ufficiale giudiziario richiesto di pignorare una cassetta di sicurezza. L'autorizzazione giudiziale consente l'ingerenza nella sfera giuridica dell'istituto e detta le modalità che devono contemperare il diritto del creditore e l'autonomia del proprietario dei luoghi. Tanto vale per i casi di auto custodite a pagamento, di oggetti d'arte in gallerie di vendita, ecc... L'istanza deve essere preventivamente chiesta dal creditore. Essa deve altresì avere un contenuto sufficientemente specifico in modo che non sorgano contestazioni e siano chiari i limiti da osservarsi ad opera dell'ufficiale operante. Il pignoramento, secondo le regole generali, non può essere esteso oltre il limite del presumibile realizzo sufficiente a coprire il credito precettato e la sua metà per le spese; inoltre, non può riguardare beni non indicati nell'autorizzazione. La competenza al rilascio dell'autorizzazione spetta al presidente del tribunale o a un giudice da lui delegato (ad es., secondo le tabelle di ripartizione degli affari dell'ufficio). Il difetto di autorizzazione rende l'atto compiuto nullo ed espone a responsabilità chi l'ha eseguito. La nullità può esser fatta valere con l'opposizione agli atti esecutivi ma soltanto dal debitore. Il terzo, infatti, non è parte nel procedimento di espropriazione e pertanto non è titolare di un interesse a far valere l'illegittimità di singoli atti di questo (Crescenzi, 198). Si dubita, in dottrina, della possibilità di impugnare il provvedimento con ricorso straordinario per cassazione, potendosi esperire, come alternativa, la procedura di espropriazione presso terzi. L'eventuale diritto di ritenzione sul bene pignorato non può essere opposto dal terzo all'ufficiale giudiziario; il terzo può intervenire nel processo esecutivo se sussistono a suo favore le condizioni di cui all'art. 499 c.p.c. (Vullo, 234). La forma di pignoramento prevista dal comma 3 dell'art. 513 c.p.c. prescinde dal collegamento spaziale dei beni pignorati presso la casa o l'azienda del debitore, presupponendo soltanto la disponibilità materiale della cosa da parte del debitore medesimo, rispetto alla quale il terzo che ne rivendichi la proprietà dovrà fornire la prova del titolo di questa, ma non anche l'affidamento al debitore, che, invece, è presupposto rilevante nella fattispecie regolata dal comma 1 del citato art. 513 ed alla cui stregua si impone il rigoroso regime probatorio dettato dall'art. 621 c.p.c. Tuttavia, nell'anzidetta fattispecie di cui al comma 3 dell'art. 513, al terzo si richiede anche la dimostrazione dell'opponibilità dell'acquisto al creditore pignorante ed a quelli intervenuti nell'esecuzione, il cui regime, ove si tratti di alienazione di beni mobili iscritti in pubblici registri, è dettato dall'art. 2914, n. 1), c.c. (Cass. n. 8746/2011). In tema di esecuzione forzata di beni mobili, possono essere sottoposte a pignoramento, nelle forme dell'espropriazione presso terzi, i crediti del debitore e le cose di sua proprietà che sono in possesso di terzi e delle quali non possa direttamente disporre; nel caso, invece, si tratti di cose che si trovino in luoghi non appartenenti al debitore ma delle quali questi possa direttamente disporre, la forma del pignoramento deve essere quella prevista dall'art. 513, comma 3, c.p.c. Come si è sopra accennato, in caso di beni costituenti il patrimonio di una persona giuridica, la quale li possiede per il tramite necessario dei suoi organi rappresentativi persone fisiche, che li detengono per conto e nell'interesse dell'ente, la disponibilità esclusiva, richiesta dall'art. 513 cit. resta alla persona giuridica; conseguentemente il pignoramento in danno di quest'ultima deve seguire la forma dell'espropriazione mobiliare presso il debitore e non quella dell'espropriazione presso terzi prevista dall'art. 543, comma 1, cod. cit. (Cass. n. 6957/2001). Si rimanda al commento all'art. 492 per quanto concerne, più in generale, il pignoramento di cose che sono in possesso di terzi. Cose mobili esibite dal terzoIl terzo in possesso di beni del debitore può esibirli all'ufficiale giudiziario intervenuto presso di lui per eseguire il pignoramento. La ratio della disposizione che tanto consente ha lo scopo di evitare al terzo di essere coinvolto nella procedura di espropriazione nei casi in cui ha un titolo di disponibilità limitato quale può essere il semplice noleggio, il comodato, il pegno o il deposito. L'esibizione permette al terzo di esimersi, ad esempio, dalla dichiarazione di cui all'art. 647 c.p.c. richiesta nell'espropriazione presso terzi. La fattispecie presume il consenso del terzo e la volontarietà dell'esibizione dei beni per consentirne il pignoramento. Il soggetto rinunzia, con l'esibizione del bene, al possesso sul bene che pertanto da esso viene liberato; e il pignoramento è eseguito su cosa che è tornata nella disponibilità dell'esecutato. Per tal modo, tuttavia, non viene rinunciato l'eventuale diritto di proprietà, per la tutela del quale è disponibile l'opposizione ex art. 619 c.p.c. In mancanza del consenso, il pignoramento deve avvenire nelle forme di cui agli artt. 543 e ss. c.p.c. In pratica, l'esibizione sopperisce alla necessità di una autorizzazione ad opera del giudice (Crescenzi, 199). Il creditore che pretende di eseguire il pignoramento di un bene mobile che assume di proprietà del suo debitore ed è, però, detenuto da un terzo, deve procedere, se il terzo non consente di esibire la cosa all'ufficiale giudiziario, con le modalità e le forme previste dall'art. 543 e ss. c.p.c., e non con quelle previste per il pignoramento presso il debitore che, ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 513 c.p.c., può essere eseguito dall'ufficiale giudiziario presso il terzo possessore solo per i beni che questo consente di esibirgli come cose appartenenti al debitore (Cass. n. 5617/1994). BibliografiaAa.Vv., Rassegna dell'esecuzione forzata, Milano, 2024; Balena, Istituzioni di diritto proc. civ., vol. III, Bari, 2023; Bartolini, La riforma dell'esecuzione forzata, Piacenza, 2022; Bonsignori, L'esecuzione forzata, Torino, 1990; Bucolo, Il processo esecutivo ordinario, Milano, 1994; Campeis, De Pauli, Le esecuzioni civili, Padova, 2007; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2013, 327 ss.; Comoglio, L'individuazione dei beni da pignorare, in Riv. dir. proc., 1992, 83 ss.; Corsaro, Le esecuzioni forzate nel c.p.c., Milano, 2006; Crescenzi, in Aa.Vv. Il pignoramento mobiliare presso il debitore in Il pignoramento nel suo aspetto pratico, a cura di De Stefano, Giordano, Milano, 2020, 195 ss.; De Carolis, L'esecuzione forzata, Milano, 2024; De Stefano, Giordano, Il pignoramento nel suo aspetto pratico, Milano, 2020; Di Pirro, Commentario sistematico dell'esecuzione forzata, Piacenza, 2013, 281 ss.; La China, L'esecuzione forzata e le disposizioni generali del c.p.c., Milano, 1970; Luiso, Diritto processuale civile, III, Milano, 2009, 70 ss.; Mandrioli, Carratta, Diritto processuale civile, vol. 4, Torino, 2022; Picone, Sulla pignorabilità delle attrezzature e delle scorte in dotazione dell'azienda diretto-coltivatrice, in Dir. giur. agr., 1995, II, 54; Ronco, Artt. 514 e 515 c.p.c., in Le recenti riforme del processo civile, diretto da Chiarloni, Bologna, 2007, 772 ss.; Ruscica, Il pignoramento, Padova, 2023; Satta, La ricerca delle cose da pignorare, Riv. trim. dir. proc., 1965, 150 ss.; Soldi, Manuale dell'esecuzione forzata, Padova, 2024; Tedoldi, Esecuzione forzata, Pisa, 2023; Vullo, Codice dell'esecuzione forzata, Piacenza, 2012, 226 ss. |