Codice della Navigazione - 30/03/1942 - n. 327 art. 647 - Precetto.Precetto. [I]. Il precetto è regolato dalle disposizioni del codice di procedura civile [479 ss. c.p.c.], ma il termine ad adempiere [482 c.p.c.] è ridotto a ventiquattro ore [648]. InquadramentoIl precetto costituisce, nelle forme di esecuzione che lo richiedono, un atto a fisionomia e finalità ben precise. Esso è adempimento preliminare alla vera e propria procedura esecutiva ed assolve alle funzioni di messa in mora del debitore, di preannuncio dell'azione e di avviso in ordine sia alle conseguenze della protrazione dell'inadempimento e sia alle facoltà accordate dalla legge per evitare l'espropriazione dei beni. Se la nozione teorica è ben delimitata in linea di principio, anche la sua traduzione nella pratica ha ormai dietro di sé i risultati raggiunti da prassi sperimentate e consolidate. È verosimilmente per questa ragione che l'art. 647 cod. nav. sin dall'epoca della sua entrata in vigore rinviava interamente alle disposizioni del codice di procedura civile, per quanto riguarda il precetto nell‘esecuzione su navi; e che analogo rinvio si desume effettuato anche dal testo dell'art. 1059, relativamente al precetto nell'espropriazione di aeromobili. Uniche norme di dettaglio sono le seguenti. In primo luogo, il termine ad adempiere è ridotto a ventiquattro ore, ma nella prassi si reputa possibile assegnare il maggior termine di dieci giorni ex art. 482 c.p.c., senza che ne derivino conseguenze pregiudizievoli sul procedimento. Analogamente, in applicazione estensiva della medesima norma si reputa consentito imporre per provvedimento del giudice l'adempimento immediato. In secondo luogo, è disposto che il precetto diviene inefficace una volta trascorsi trenta giorni (anziché novanta) senza che si sia proceduto al pignoramento. La riduzione temporale così disposta viene difformemente giustificata dalla dottrina. La speciale natura dei beni, idonei ad essere spostati velocemente, impone misure di rapida attuazione. La loro utilizzazione in una rete complessa di rapporti, si osserva anche, richiede che la sorte di quegli stessi rapporti non debba rimanere sospesa e indefinita a lungo. Mentre il termine ad adempiere è derogabile, sia pure per intervento giurisdizionale, le ragioni di riduzione evidenziate dalla dottrina hanno imposto di considerare quello di inefficacia come perentorio e inderogabile. In tal senso si sono pronunciate Cass. n. 3127/1987; Cass. n. 8247/2003. Queste decisioni hanno affermato che l'esecuzione forzata su navi e galleggianti, i loro carati e le loro pertinenze è disciplinata esclusivamente dalle disposizioni speciali contenute nel codice della navigazione e nel relativo regolamento di esecuzione; pertanto al creditore è inibito optare per la normale procedura di cui agli artt. 480 ss. c.p.c. e il termine di efficacia del precetto per procedere al pignoramento, di conseguenza, è quello inderogabile di trenta giorni stabilito dall'art. 648, comma 2, del cod. nav. L'affermazione non sembra condivisibile nelle sue premesse. In realtà la normativa va letta al contrario: si applicano le norme del codice di procedura civile, salvo per quelle specificamente dettate in deroga per il diritto marittimo. In tal senso si esprime chiaramente il testo dell'art. 647 cod. nav. Forma e contenuto del precettoIl precetto è un atto ultimativo, destinato ad essere seguito dall'esecuzione forzata in caso di ulteriore inadempimento. Si comprendono agevolmente le ragioni per le quali al debitore devono essere forniti, con quell'atto, tutti gli elementi necessari a fargli conoscere l'identità del creditore agente, l'entità del debito, il titolo che ne costituisce la fonte e lo spazio-temporale utile ad evitare, con l'adempimento volontario, la procedura esecutiva. Il precetto deve contenere, a pena di nullità, l'indicazione degli elementi che permettono l'esatta identificazione del titolo esecutivo, in quanto requisito formale indispensabile per il raggiungimento del suo scopo (Cass. n. 12230/2007). Deve contenere, inoltre, l'indicazione della data di notificazione del titolo esecutivo, se avvenuta separatamente (Cass. n. 19105/2018: la nullità, peraltro, è sanata dalla proposizione dell'opposizione agli atti esecutivi). In particolare, a proposito del titolo esecutivo costituito da un decreto ingiuntivo, si è affermato che l'omessa menzione nell'atto di precetto del provvedimento di dichiarazione di esecutorietà del provvedimento monitorio comporta la nullità – deducibile con l'opposizione agli atti esecutivi – del precetto stesso, non potendo l'indicazione di tale provvedimento evincersi dalla menzione dell'apposizione della formula esecutiva (Cass. n. 24226/2019). Il precetto deve contenere l'indicazione delle parti, della data di notifica del decreto ingiuntivo, nonché del provvedimento che ha disposto l'esecutorietà [e l'apposizione della formula esecutiva], poiché la completa identificazione del titolo sostituisce, ai sensi dell'art. 654 c.p.c., la notifica dello stesso, sicché, in assenza di tali indicazioni, l'atto è viziato ex art. 480 c.p.c., producendosi una nullità equivalente a quella che colpisce il precetto non preceduto dalla notifica del titolo esecutivo, non suscettibile di sanatoria per raggiungimento dello scopo con la mera proposizione dell'opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 31226/2019). La massima giurisprudenziale, che così affermava, va oggi attualizzata, posto che la riforma processuale di cui al d.lgs. n. 149/2022 (c.d. Riforma Cartabia) ha soppresso la formula esecutiva e la necessità della sua apposizione sul titolo: v. modifica all'art. 475 c.p.c., nel cui testo, successivamente ritoccato dal d.lgs. di correzione n. 164/2024, il riferimento alla copia in forma esecutiva è stato sostituito con l'indicazione del duplicato informatico. Nella disciplina dettata dall'art. 480 c.p.c., il precetto consiste essenzialmente in un atto di parte che si risolve nell'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal titolo esecutivo, entro un determinato termine, e nell'avvertimento che, in mancanza, si procederà ad esecuzione forzata. La sua funzione, pertanto, è quella di fissare al debitore una data ultimativa, scaduta la quale si procederà alla ricerca di beni pignorabili ed espropriabili. L'intimazione ad adempiere deve avere ad oggetto un credito già esigibile. Il relativo debito deve essere scaduto o comunque riscuotibile alla data di notificazione del precetto: condizione, questa, necessaria per il regolare inizio del processo di espropriazione (Cass. S.U., n. 65/2016; Cass. n. 3656/2013). Poiché si presuppone che il titolo per l'esercizio dell'azione sia esecutivo, è richiesto al creditore di farne soltanto produzione e non anche di dimostrare come si pervenga all'ammontare richiesto, per capitale, interessi ed accessori (Cass. n. 20658/2007: spetta poi al giudice individuare, se ritiene l'erroneità del conteggio, anche con l'ausilio di un consulente, l'esatto importo delle somme da assegnare). In proposito Cass. III, ord., n. 8906/2022 ha ribadito che l'intimazione non richiede, quale requisito formale a pena di nullità, oltre all'indicazione della somma domandata in base al titolo esecutivo anche quella del procedimento logico-giuridico e del calcolo matematico seguiti per determinarla (così anche Cass. III, n. 4008/2013). Di notevole rilievo è la disposizione contenuta nel comma 3 dell'art. 480 c.p.c., per la quale il precetto deve contenere anche la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui ha sede il giudice competente per l'esecuzione. La regola così dettata non pone condizioni di validità o di procedibilità per il corso del processo esecutivo ma risponde a finalità legate ad assicurare snellezza processuale e facilità di adempimenti. In mancanza di quelle indicazioni, infatti, le opposizioni al precetto si propongono davanti al giudice del luogo in cui il precetto è stato notificato e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria. La disposizione tutela la parte che deve subire l'espropriazione e gli agevola la difesa: è dunque onere del soggetto agente fissare il luogo delle notifiche altrove, se ne ritiene la propria convenienza. In proposito il provvedimento noto come «Correttivo alla riforma Cartabia» (d.lgs. n. 164/2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 264 dell'11 novembre 2024) ha aggiornato la normativa con il necessario coordinamento alla digitalizzazione introdotta per il processo civile. Il terzo comma dell'art. 480 c.p.c. attualmente dispone che, se il precetto è sottoscritto dalla parte personalmente, esso deve indicare o la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui ha sede il giudice oppure l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi oppure, ancora, l'elezione di un domicilio digitale speciale. È confermata la regola per cui, in mancanza, le opposizioni al precetto si propongono davanti al giudice del luogo in cui è stato notificato e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria del giudice stesso. La norma, così integrata, fa salvo il disposto dell'art. 149-bis, che, inserito dal d.lgs. n. 149/2022 di riforma del processo civile e modificato dal correttivo, disciplina la notificazione a mezzo posta elettronica certificata eseguita dall'ufficiale giudiziario. Il richiamo vale a precisare che la notifica è eseguita a mezzo posta elettronica certificata o servizio elettronico di recapito certificato qualificato quando il destinatario è un soggetto per il quale la legge prevede l'obbligo di munirsi di un indirizzo di posta elettronica certificata o servizio elettronico certificato qualificato risultante da pubblici registri oppure quando il destinatario ha eletto domicilio digitale speciale; e che la notifica si intende perfezionata nel momento in cui il gestore rende disponibile il documento informatico nella casella di posta elettronica certificata del destinatario. Il principio affermato in proposito dalla giurisprudenza è nel senso che il Comune nel quale il creditore, con l'atto di precetto, ha dichiarato la propria residenza od eletto il proprio domicilio, ai sensi dell'art. 480, comma 3, c.p.c., deve ritenersi coincidente con quello in cui ha sede il giudice dell'esecuzione, e, pertanto, vale a determinare la competenza territoriale sull'opposizione al precetto medesimo proposta prima dell'instaurazione del procedimento esecutivo (artt. 26 e 27 c.p.c.), mentre l'eventuale contestazione di detta coincidenza (per non esservi in quel Comune beni appartenenti all'esecutando, né la residenza del debitore di quest'ultimo), può essere sollevata soltanto dall'opponente, al fine di invocare la competenza del diverso giudice del luogo in cui è stato notificato il precetto, e non anche dallo stesso creditore, che resta vincolato alla suddetta dichiarazione od elezione (Cass. ord., n. 20356/2020; Cass. n. 13219/2010). L'elezione di domicilio, nel precetto in un comune nel cui circondario il creditore, all'esito della specifica contestazione del debitore opponente, non risulti aver dimostrato l'esistenza di beni staggibili, è inidonea a radicare la competenza territoriale del giudizio di opposizione preventiva all'esecuzione (Cass. III, ord., n. 8024/2021). Sempre per la giurisprudenza, l'art. 480, comma 3, c.p.c. consente al debitore di notificare l'opposizione all'esecuzione nel luogo in cui gli è stato notificato il precetto soltanto nel caso in cui il creditore non abbia eletto domicilio o indicato la residenza in altro luogo, perché in tale ipotesi la notifica dell'atto di opposizione, ferma la competenza funzionale nel luogo di esecuzione, va effettuata nel luogo indicato dal creditore e non nella cancelleria, diversamente potendo il creditore opposto ignorare l'intervenuta opposizione (Cass. n. 12540/2009). La modifica apportata all'art. 480 dal d.l. n. 83/2015, conv. in l. n. 132/2015, impone al creditore istante di inserire nel precetto l'avvertimento al debitore della facoltà di porre rimedio, con l'ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal giudice, alla situazione di sovraindebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore. Il riferimento è rivolto alla l. n. 30/2012. Poiché l'art. 647 rimanda alle disposizioni del codice di procedura civile, è applicabile nell'ambito delle materie regolate dal codice della navigazione il principio enunciato da Cass. III, n. 23343/2022: in tema di espropriazione forzata, l'avvertimento al debitore esecutato prescritto, quale contenuto del precetto, dall'art. 480, comma 2, secondo periodo, c.p.c. (e volto a renderlo edotto della possibilità di porre rimedio alla situazione di sovraindebitamento mediante le procedure di composizione della crisi di cui alla l. n. 3/2012) ha la finalità, precipuamente ”promozionale”, di stimolare o incentivare l'accesso a una delle citate procedure, il quale non è comunque precluso dall'inizio o dalla progressione dell'esecuzione; ne consegue che l'omissione del predetto avvertimento non determina la nullità, bensì una mera irregolarità, dell'atto di intimazione. Per la sottoscrizione dell'atto l'art. 480 rimanda alle disposizioni di cui all'art. 125. Secondo questa norma, l'atto di parte deve essere sottoscritto da essa personalmente se sta in giudizio senza assistenza o rappresentanza, altrimenti dal difensore. Il precetto non è propriamente un atto del processo e, in specie, non costituisce un atto introduttivo del giudizio, contenente una domanda giudiziale. Per questa ragione si ritiene che esso possa essere sottoscritto dalla stessa parte, da sola, o da un suo procuratore ad negotia (Cass. n. 3998/2006). Il difetto di sottoscrizione comporta la nullità assoluta dell'atto (Cass. n. 9292/2001; Cass. n. 10497/2006). Presupposto per la validità e l'efficacia del precetto è la sussistenza di un titolo esecutivo azionabile in giudizio. Sul punto l'art. 474 c.p.c. dispone che l'esecuzione forzata non può aver luogo che in virtù di un titolo esecutivo per un diritto certo, liquido ed esigibile. La giurisprudenza ha chiarito che il titolo esecutivo deve esistere dall'inizio alla fine della procedura, nel senso, però che non si richiede la continuativa sopravvivenza del titolo del creditore procedente ma che è sufficiente la costante presenza di almeno un valido titolo esecutivo, sia pure di un creditore intervenuto, che giustifichi la perdurante efficacia dell'originario pignoramento (Cass. S.U., n. 61/2014). Nel caso in cui, alla data del pignoramento, il credito azionato sia inesistente, l'originaria mancanza del diritto di procedere all'esecuzione determina l'invalidità di tutti gli atti esecutivi (Cass. III, ord., n. 23477/2022). La riforma del processo civile introdotta dal d.lgs. n. 149/2022, ha soppresso la spedizione in forma esecutiva che condizionava l'efficacia esecutiva del titolo. Dal 28 febbraio 2023 per i procedimenti instaurati dopo tale data è sufficiente che la copia sia attestata conforme all'originale o in duplicato informatico. Resta fermo il principio per cui il processo esecutivo iniziato senza essere preceduto dalla notificazione o dalla valida notificazione del titolo esecutivo e dell'atto di precetto è viziato da invalidità formale, da farsi valere con l'opposizione agli atti esecutivi (Cass. III, ord., n. 1096/2021). L'art. 83 c.p.c. indica nel precetto uno degli atti in calce o a margine dei quali può essere rilasciata la procura al difensore. La possibile scelta del creditore di ricorrere più volte alla notifica del titolo esecutivo e del precetto per un medesimo titolo è stata ricondotta dalla giurisprudenza alla nozione dell'abuso del processo. Non è preclusa al creditore e non costituisce ex se abuso degli strumenti processuali la rinnovazione del precetto (ancorché eseguita prima della perenzione della precedente intimazione) per l'intero importo del credito e fino alla totale estinzione dello stesso, purché non si chiedano, col precetto successivo, spese, compensi ed accessori dei precetti anteriori, in quest'ultima ipotesi, essendo il nuovo precetto illegittimo, tuttavia, solo per tali voci e non per l'intero (Cass. III, ord., n. 12195/2023). In tema di esecuzione forzata, non viola gli obblighi di correttezza e buona fede e non contravviene al divieto di abuso degli strumenti processuali il creditore di due o più debitori solidali che, in forza del medesimo titolo, intraprenda un'azione esecutiva nei confronti di uno di essi dopo aver ottenuto, nei confronti di un altro condebitore, un'ordinanza di assegnazione ex art. 553 c.p.c., fintanto che quest'ultima non sia adempiuta dal terzo pignorato sino all'integrale concorrenza del credito azionato, fermo restando il divieto – la cui inosservanza va dedotta con opposizione esecutiva – di conseguire importi superiori all'ammontare del credito stesso (Cass. III, n. 8151/2020). Nell'espropriazione forzata tributariaNell'espropriazione forzata tributaria si giunge al pignoramento dopo che al debitore è notificata la cartella di pagamento. Questo atto tiene luogo del precetto e ne svolge le medesime funzioni di indicazione della somma pretesa, di messa in mora e di intimazione al pagamento, pena l'esercizio dell'azione esecutiva. Questa modalità vale anche quando l'espropriazione ha per oggetto la nave e il galleggiante. BibliografiaAa.Vv., Rassegna dell'esecuzione forzata, Napoli, 2024; Bartolini, La riforma dell'esecuzione forzata, Piacenza, 2022; Bartolini, Il pignoramento di navi e aeromobili, in Aa.Vv., Il pignoramento nel suo aspetto pratico, diretto da De Stefano e Giordano, Milano, 2020, 325 ss.; Berlingieri, Le convenzioni internazionali di diritto marittimo e il codice della navigazione, Milano, 2009; Carbone, Celle, Lopez de Gonzalo, Il diritto marittimo. Attraverso i casi e le clausole contrattuali, Milano, 2024; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2013, 363 ss.; Conforti, Iovane, Diritto internazionale, Milano, 2023; De Carolis, L'esecuzione forzata, Milano, 2024; Di Pirro, Commentario sistematico dell'esecuzione forzata, Piacenza, 2013, 455 ss.; R.P. Huerta, Diritto marittimo, Roma, 2022; Lobietti, Sull'immunità da pignoramento e sequestro della nave pronta a partire o in corso di navigazione, in Dir. mar., 2008, 3, 783; Maralfa, La sanatoria della nullità del precetto, in Altalex.it, 19 maggio 2014; Morrone, Storia del diritto marittimo, Milano, 2022; Nasini, Il principio del contraddittorio nel processo di esecuzione: compatibilità ed effetti nella procedura di espropriazione forzata di navi, in Riv. dir. mar., 2010; Puoti, Cucchi, Simonelli, La nuova riscossione tributaria, Padova, 2012; Tedoldi, Esecuzione forzata, Milano, 2023; Vullo (Aa.Vv.), Codice dell'esecuzione forzata, Piacenza, 2012, 831 ss. |