Codice della Navigazione - 30/03/1942 - n. 327 art. 648 - Notificazione del precetto.

Francesco Bartolini

Notificazione del precetto.

[I]. Il precetto [647], ad istanza del creditore, deve essere notificato al debitore proprietario [670; 480 comma 4 c.p.c.].

[II]. Il precetto diviene inefficace trascorsi trenta giorni senza che si sia proceduto al pignoramento [650; 481 c.p.c.].

Inquadramento

Il rinvio effettuato dall'art. 647 cod. nav. alle norme del codice di procedura civile trasferisce nell'ambito dell'esecuzione forzata su navi alcune disposizioni di rilievo relative al processo esecutivo ordinario.

Va ricordato, al riguardo, il disposto dell'art. 479 c.p.c., che impone di far precedere all'esecuzione forzata la notificazione del titolo in forma esecutiva e del precetto. Il codice della navigazione non fa alcun cenno al titolo esecutivo ed alla sua notifica: ma il richiamo al rito civile e la stessa logica del procedimento rendono certe sia la disponibilità di un titolo quale fonte di legittimazione all'azione esecutiva e sia la sua formale notifica al debitore quale atto che prelude, come presupposto necessario, all'esecuzione.

Il costante riferimento effettuato dalla normativa marittima e aerea al codice di procedura civile consente di ritenere applicabili in detta normativa le modifiche apportate alla disciplina del titolo esecutivo dal d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile. Questo provvedimento ha soppresso le formalità costituite dall'apposizione sul titolo della formula esecutiva e dalla spedizione in forma esecutiva. L'art. 475 c.p.c. attualmente dispone che le sentenze, i provvedimenti e gli altri atti dell'autorità giudiziaria, nonché gli atti ricevuti da notaio o da altro pubblico ufficiale, per valere come titolo per l'esecuzione forzata devono essere rilasciati in copia attestata conforme all'originale.

Il precetto

Il richiamo alle norme del codice di procedura civile è certamente comprensivo delle disposizioni dettate dall'art. 480 c.p.c. che indica la forma del precetto, il suo contenuto, la necessità della sottoscrizione e le modalità della sua notificazione. Il precetto non costituisce un atto del processo esecutivo ma è un presupposto estrinseco ad esso e cioè un atto preliminare stragiudiziale.

Il cennato richiamo vale a far ritenere immediatamente trasferiti nell'ambito del diritto marittimo e aereo i mutamenti apportati alla disciplina del precetto dalle normative che la hanno ripetutamente modificata. Essi riguardano:

– l'onere dell'indicazione della residenza o dell'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui ha sede il giudice dell'esecuzione che ora deve tener conto della digitalizzazione del processo, della facoltà di eleggere un domicilio digitale speciale (art. 139-bis c.p.c.) e dell'obbligo di munirsi di un domicilio digitale per i professionisti tenuti all'iscrizione in albi o elenchi e per le imprese (art. 3-bis, d.lgs. n. 82/2005);

– l'onere di inserire nel precetto l'avvertimento che il debitore può, nelle forme di legge, porre rimedio alla situazione di sovraindebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore; i riferimenti riguardano il Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza d.lgs. n. 14/2019.

L'avvertimento ha la finalità di stimolare l'accesso a una delle procedure di composizione della crisi e, secondo la giurisprudenza, la sua omissione non è causa di nullità dell'atto ma soltanto di una sua irregolarità (Cass. n. 23343/2022).

Il secondo comma dell'art. 648 detta una norma che riprende, quanto a funzione ed effetti, quella disposta dall'art. 481 c.p.c. Per ovvie esigenze di certezza dei rapporti giuridici nel tempo, l'efficacia del precetto è circoscritta ad una certa durata. In analogia a quanto dispone l'art. 481 c.p.c., il precetto diviene inefficace trascorsi trenta giorni senza che si sia proceduto al pignoramento. Il termine è di decadenza e non di prescrizione, in quanto attiene all'inattività processuale del creditore e non all'effetto sostanziale del precetto (Cass. III, n. 9966/2006; Cass. III, n. 11578/2005). L'opposizione a precetto determina la sospensione del termine di efficacia dello stesso ma non impedisce al creditore di procedere all'esecuzione forzata, anche dopo il decorso del termine di cui all'art. 481 c.p.c. e senza necessità di attendere la definizione del giudizio di opposizione, in tal modo bilanciandosi il vantaggio di poter avviare l'esecuzione in qualsiasi momento con il rischio connesso all'eventuale accoglimento dell'opposizione medesima (Cass. III, ord., n. 2347/2022; Cass. lav. n. 8465/2011).

Notificazione del (titolo esecutivo e del) precetto

Il precetto si risolve in una intimazione rivolta al debitore: a costui deve essere comunicata e le modalità della necessaria comunicazione sono costituite dalla formale notifica.

All'epoca dell'entrata in vigore del codice della navigazione le notifiche erano appannaggio esclusivo dell'ufficiale giudiziario. Questa attività, anzi, ne caratterizzava tipicamente le funzioni. La l. n. 53/1994, attribuì il potere di notifica anche all'avvocato munito di mandato difensivo, da eseguirsi esclusivamente con le modalità telematiche, che nel frattempo iniziavano ad essere introdotte nelle attività processuali, per i casi in cui il destinatario avesse eletto domicilio informatico o avesse un domicilio informatico risultante da pubblici elenchi. Successivamente il d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, ha introdotto modificazioni in forza delle quali la notifica a mezzo ufficiale giudiziario è da lui effettuata soltanto se non è possibile o non è riuscita quella tentata dall'avvocato. La notifica a mezzo ufficiale giudiziario è regolata dall'art. 149-bis c.p.c.; quella eseguita dall'avvocato è disciplinata dalla citata l. 53/1994; rilevanti modifiche alla disposizione e alla legge citate sono state introdotte dal d.l. n. 19/2024, conv. dalla l. n. 56/2024. In particolare, questo provvedimento ha consentito la notificazione tramite un invio postale generato con mezzi telematici. L'art. 149-bis c.p.c. attualmente dispone che: l'ufficiale giudiziario esegue la notificazione a mezzo PEC o servizio elettronico di recapito certificato qualificato quando il destinatario è un soggetto tenuto a munirsi di in indirizzo PEC o di servizio elettronico di recapito certificato qualificato risultante da pubblici elenchi oppure quando il destinatario ha eletto un domicilio speciale; la notifica si intende perfezionata, per il notificante, nel momento in cui il documento informatico da notificare è consegnato all'ufficiale giudiziario e, per il destinatario, nel momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna da parte del suo gestore di PEC o di servizio di recapito elettronico certificato qualificato. Il comma 6 dello stesso art. 149-bis risolve infine il caso in cui la notificazione nelle modalità elettroniche non può essere eseguita o non ha esito positivo.

Destinatario naturale della notifica è il soggetto indicato nel titolo e nel precetto come tenuto ad adempiere l'obbligo in essi risultante (Cass. n. 7026/1999). Per giurisprudenza costante la notificazione del titolo esecutivo può essere effettuata indipendentemente da quella del precetto oppure congiuntamente ad essa (ad. es. Cass. n. 13161/2000).

Se questo è il principio, nel diritto marittimo e aereo la notifica deve essere rivolta anche al proprietario non armatore ed al terzo proprietario nei casi di cui all'art. 670 cod. nav. La natura recettizia dell'atto è funzionale al suo scopo di formale comunicazione e sollecitazione.

Secondo l'opinione dottrinaria, si applica nell'espropriazione marittima anche la disposizione di cui all'art. 482 c.p.c., nella parte che consente al presidente del tribunale di autorizzare, se vi è pericolo nel ritardo, l'esecuzione immediata, con cauzione o senza.

Il vizio di notificazione dell'atto di pignoramento è, di regola, sanato dalla mera proposizione dell'opposizione, a meno che l'opponente non deduca contestualmente un concreto pregiudizio al diritto di difesa verificatosi prima che egli abbia avuto conoscenza dell'espropriazione forzata, oppure che la notificazione sia radicalmente inesistente, in quanto del tutto mancante o priva degli elementi costitutivi essenziali idonei a rendere riconoscibile un atto qualificabile come notificazione; diversamente, il vizio di notificazione dell'atto di precetto non è sanato dalla semplice proposizione dell'opposizione se, prima che l'intimato ne abbia avuto conoscenza, il creditore abbia eseguito comunque il pignoramento (Cass. n. 11290/2020).

Precetto e cartella di pagamento

La disciplina della fase immediatamente preliminare all'espropriazione forzata è diversa sia da quella dettata dal codice della navigazione e sia da quella descritta dal codice di procedura civile se il creditore procedente intenzionato a rivalersi sulla nave del debitore è l'agente della riscossione per tributi e crediti previdenziali. In questo caso devono seguirsi le regole imposte dagli artt. 25 ss. del d.P.R. n. 602/1973 che assegnano all'incaricato della riscossione poteri e posizione di attiva preminenza.

Il titolo esecutivo da azionare esecutivamente è costituito dal ruolo; il precetto è sostituito dalla cartella di pagamento. Dispone l'art. 25 che il «concessionario» notifica, prima di dare inizio all'espropriazione, la cartella di pagamento al debitore iscritto a ruolo o al coobbligato nei confronti dei quali si propone di procedere. Sono al riguardo previsti termini di decadenza per l'esercizio dell'azione esecutiva in dipendenza di difformi situazioni di fatto. E la notifica è effettuata dagli ufficiali della riscossione secondo le disposizioni di cui all'art. 26.

La notifica pone il debitore in mora per l'adempimento e, nello stesso tempo, gli assegna termini per provvedere alle forme di pagamento diretto o di estinzione diversa dei suoi obblighi previste dagli artt. 28-bis e ss. del d.P.R. citato. In caso di inadempienza l'agente della riscossione provvede ad esigere le somme iscritte a ruolo, gli interessi di mora e le spese di esecuzione a norma delle disposizioni dettate dagli artt. 49 e ss. L'esecuzione forzata è promossa quando è inutilmente decorso il termine di sessanta giorni dalla notificazione della cartella di pagamento. Il procedimento che ne segue è regolato dalle norme ordinarie applicabili in rapporto al bene oggetto di esecuzione, in quanto non derogate dalle norme del d.P.R.

In tema di riscossione a mezzo ruolo di somme dovute all'Amministrazione finanziaria in forza di rapporti di diritto privato, la mancata impugnazione della cartella di pagamento da parte dell'obbligato non determina alcuna preclusione, ben potendo il debitore proporre le opposizioni all'esecuzione e agli atti esecutivi, a norma dell'art. 29 d.lgs. n. 46/1999, nelle forme ordinarie, ossia ai sensi degli artt. 615 e 617 c.p.c. Pertanto, ove alla notifica della cartella non segua, entro un anno, l'avvio dell'azione esecutiva, il debitore può sempre opporsi all'intimazione di pagamento successivamente notificata ai sensi dell'art. 50 d.P.R. n. 602/1973, per contestare il diritto di procedere ad esecuzione forzata, trattandosi di opposizione «pre-esecutiva» ex art. 615, comma 1, c.p.c. (Cass. V, n. 6833/2021).

A norma dell'art. 53 d.P.R. n. 602/1973, il pignoramento nell'espropriazione forzata perde efficacia quando dalla sua esecuzione sono trascorsi duecento giorni senza che sia stato effettuato il primo incanto. Questa disposizione ha natura speciale e prevale su quella del codice della navigazione quando l'espropriazione tributaria ha ad oggetto la nave o il galleggiante.

Bibliografia

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