Codice di Procedura Civile art. 670 - Sequestro giudiziario.

Giorgia Viola

Sequestro giudiziario.

[I]. Il giudice può autorizzare il sequestro giudiziario [818]:

1) di beni mobili o immobili [812 c.c.], aziende [2555 c.c.] o altre universalità di beni [816 c.c.], quando ne è controversa la proprietà [832 c.c.] o il possesso [1140 1 c.c.], ed è opportuno provvedere alla loro custodia o alla loro gestione temporanea [676 1];

2) di libri, registri, documenti, modelli, campioni e di ogni altra cosa da cui si pretende desumere elementi di prova, quando è controverso il diritto alla esibizione [210 ss.] o alla comunicazione [2711 c.c.], ed è opportuno provvedere alla loro custodia temporanea.

Inquadramento

Il sequestro giudiziario, nella sua attuale configurazione legislativa, trova collocazione nell'art. 670 c.p.c., che prevede due diverse ipotesi di sequestro: sequestro dei beni e sequestro probatorio.

Si tratta di due species profondamente diverse in relazione al diritto che esse mirano a tutelare in via cautelare: nel sequestro giudiziario di beni il rapporto di strumentalità riguarda l'azione di merito in cui si controverte della proprietà o del possesso dei beni, mentre nel sequestro probatorio tale rapporto attiene alla esibizione o alla comunicazione del mezzo istruttorio, che, a sua volta, può riguardare qualsiasi tipo di giudizio di cognizione.

Ad entrambe le figure, in ogni caso, è comune il presupposto dell'opportunità di provvedere alla custodia dei beni o delle prove, nonché la funzione conservativa.

Il sequestro giudiziario, infatti, viene attuato con la nomina di un custode da parte del giudice, che fissa i limiti e i modi con i quali gestire le cose sequestrate (v. infraart. 676 c.p.c.).

Il Giudice, quando nomina il custode, stabilisce anche le cautele da seguire per rendere più sicura la custodia e impedire la divulgazione dei segreti.

Sequestro giudiziario dei beni

La disposizione in esame è il frutto della mediazione e della sintesi di due norme contenute nel codice Zanardelli entrambe dedicate al sequestro:

i) l'art. 1875, n. 1 c.c. che statuiva che l'autorità giudiziaria poteva ordinare il sequestro di un immobile o di una cosa mobile, la cui proprietà o il cui possesso fosse controverso fra due o più persone;

ii) l'art. 921 c.p.c. che statuiva che l'autorità giudiziaria, oltre i casi indicati nell'art. 1875 c.c., poteva, sulla domanda della parte interessata, ordinare il sequestro di una cosa mobile o di un immobile.

In particolare, questa seconda fattispecie legittimava un'estensione dell'istituto ai casi in cui non fosse attuale una controversia sulla proprietà o sul possesso, essendo sufficiente che la controversia investisse la cosa nella sua materialità ovvero il diritto ad ottenerne la restituzione.

Nella giurisprudenza formatasi nel vigore dei codici del 1865, il sequestro giudiziario poteva essere strumentale a un'azione di rivendica così come alla richiesta di restituzione della cosa dopo la scadenza di un contratto ad effetti obbligatori, fino a giungere a ritenere tutelabile la posizione del soggetto che vantava nei confronti del proprietario il diritto alla consegna in forza di un contratto ad effetti obbligatori.

Legittimazione attiva alla richiesta della misura de qua

Ai fini dell'applicabilità dell'art. 670 c.p.c., sono legittimati a chiedere il sequestro giudiziario non soltanto i titolari dei diritti reali, ma anche i titolari di diritti personali relativi a beni mobili o immobili, poiché la controversia sulla proprietà o il possesso può sussistere non solo quando siano esperite le tipiche azioni a presidio di tali diritti, ma anche quando si tratti di azioni personali ad effetto la restituzione della cosa da altri detenuta.

Presupposti: esistenza della controversia e opportunità di provvedere alla custodia o alla gestione del bene

L'art. 670, comma 1 c.p.c. individua i presupposti per richiedere l'emissione del sequestro giudiziario e precisamente la controversia sulla proprietà o sul possesso dei beni e l'opportunità di provvedere alla loro custodia o gestione temporanea.

Il primo presupposto richiesto è l'esistenza di una controversia.

Si è discusso se per controversia dovesse intendersi pendenza della lite giudiziaria.

La risposta è stata negativa sul presupposto che se ai sensi dell'art. 672 c.p.c. (poi abrogato) era possibile richiedere il sequestro ante causam, allora non era necessario, ai fini della misura cautelare, che la controversia si fosse delineata in una contrapposizione di posizioni giuridiche consistenti in una pretesa ed in una resistenza giudiziale, essendo sufficiente che sia comunque insorto fra le parti un conflitto d'interessi.

Nonostante l'abrogazione dell'art. 672 c.p.c., queste considerazioni sono ancora attuali anche alla luce di quanto disposto dagli artt. 669-ter e sexies c.p.c. che confermano come, al momento della concessione della misura, è possibile che ancora si ignori la posizione processuale della controparte in merito alla pretesa dell'attore.

Per controversia si intende non solo nel giudizio di primo grado, ma anche nelle impugnazioni e in ogni fase processuale, nelle quali, dunque, può richiedersi una misura cautelare.

Ai fini dell'applicabilità e dell'azionabilità del rimedio del sequestro giudiziario, il concetto di controversia sulla proprietà o sul possesso deve essere inteso in senso ampio ed essere ritenuto sussistente anche laddove la controversia non sia ancora esistente o si riferisca a possibili azioni personali aventi ad oggetto la tutela del bene per il quale è richiesta la tutela cautelare (cfr. Trib. Savona 10 agosto 2006; Cass. n. 6813/1994; Cass. n. 4039/1994; Cass. n. 10333/1993; Cass. n. 4807/1988; Cass. n. 6301/1985).

Ai sensi dell'art. 670 c.p.c., la controversia deve insistere sulla proprietà o sul possesso della cosa.

La dottrina si è passata da una lettura restrittiva ad una più lata del presupposto in esame, allineandosi in questo modo alle odierne esigenze giuridico-economiche di fornire efficaci strumenti di tutela anche i diritti di credito e non soltanto i diritti reali e confermando in buona sostanza l'atteggiamento che aveva assunto già sotto il vigore dei codici del 1865 (così Satta, 1959).

Costituisce principio ormai pacifico l'estensione del sequestro giudiziario alle ipotesi in cui la controversia non investa il diritto di proprietà o il possesso in senso tecnico (vale a dire come potere di fatto corrispondente all'esercizio della proprietà o di altro diritto reale: art. 1140 c.c.), ma oggetto della pretesa dedotta in giudizio sia un ius ad rem e l'azione tenda, per il suo carattere personale, ad ottenere il rilascio o la restituzione della cosa da altri detenuta (in questo senso, ex multis Cass. n. 1990/1982).

In altri termini, si configura una controversia sulla proprietà (per la concessione della misura in esame), non soltanto nel caso di esperimento, attuale o preventivo, della tipica azione di rivendicazione, ma anche in caso di petizione ereditaria; azione diretta ad ottenere l'esecuzione in forma specifica di un contratto preliminare di compravendita; azione di riduzione di donazioni da parte del legittimario leso. Inoltre, si ritiene ammissibile il sequestro giudiziario di un bene oggetto di diritto di godimento da parte di un terzo, in virtù di un titolo detentivo, trasmessogli da una delle parti contendenti, ferma restando la necessità di un conflitto relativo alla proprietà o al possesso, producendosi, nei confronti del terzo, titolare di un diritto di natura personale, soltanto il subentro del custode nella posizione del concedente (Cass. n. 9692/2008).

Conformi, Cass. n. 9645/1994; Cass. n. 9729/1993; Trib. Rimini 24 marzo 2015: ai fini della concessione del sequestro giudiziario si ha controversia sulla proprietà o sul possesso non soltanto quando sia stata esperita azione di rivendica, ma anche in ipotesi di azioni personali aventi ad oggetto la restituzione della cosa da altri detenuta, in quanto il termine «possesso», usato dall'art. 670 c.p.c. unitamente a quello di proprietà non va inteso in senso letterale, rientrando in esso anche la detenzione.

Il termine possesso va inteso in senso ampio così da farvi rientrare anche la detenzione qualificata e non qualificata (Cass. n. 9645/1994, Cass. n. 5899/1987, Cass. n. 6038/1986).

Non è, quindi, tutelabile in via d'urgenza il diritto del locatore alla restituzione del bene alla scadenza del contratto, trovando tale diritto tutela cautelare tipica nella disciplina del sequestro giudiziario.

Alcune pronunce della giurisprudenza di merito hanno, peraltro, evidenziato la non concedibilità del sequestro giudiziario anche nelle controversie relative agli iura ad rem, quando si tratti di controversie nelle quali la proprietà ed il possesso saranno attribuiti in conseguenza della decisione su azioni contrattuali (Trib. Lodi 12 giugno 2002).

Il sequestro giudiziario è possibile anche in relazione a diritti su cose fungibili, purché determinate, nonché in relazione ai titoli di credito. In quest'ottica Trib. Torino 2 luglio 2005, secondo cui non possono costituire oggetto di sequestro giudiziario le cose di natura fungibile e non identificabili nella loro individualità e, pertanto, sia le somme di denaro sia i diritti di credito verso terzi, non essendo configurabile, in linea generale, rispetto ai diritti di credito, una controversia sulla proprietà o sul possesso, e non essendovi ragione di prevedere una loro custodia o gestione temporanea, o di garantire una successiva esecuzione specifica per consegna.

Quanto alla necessaria strumentalità del sequestro ad un'azione di condanna, la dottrina, partendo dal principio che il sequestro è volto ad assicurare la fruttuosità della sentenza di merito, di cui deve consentire l'esecuzione coattiva per consegna o rilascio, ha escluso che la misura in esame possa essere concessa per le azioni di mero accertamento (ad es. nullità o accertamento, o definizione delle quote della comunione) e costitutive (ad es. annullamento o risoluzione) e, più in generale, per le azioni che o per loro natura o per la concreta formulazione della domanda (e, dunque, anche se di carattere reale) non possono condurre ad una statuizione del tipo suddetto (così Andrioli, 1964).

Non si può, invece, utilizzare per garantire la soddisfazione di un credito, essendo a tale scopo preordinato il sequestro conservativo.

L'ulteriore presupposto richiesto dall'art. 670, n. 1 c.p.c. per la concessione del sequestro giudiziario è l'opportunità di provvedere alla custodia o alla gestione temporanea del bene che si vuole sottoporre alla questione cautelare.

Se nel sistema previgente, era possibile ottenere il sequestro giudiziario sia per la semplice controversia sulla proprietà o possesso sia per eventi che incidevano sull'integrità della cosa, oggi per la concessione del provvedimento si richiede la ricorrenza di entrambi i presupposti.

In realtà, il requisito del periculum in mora non è esplicitamente indicato dall'art. 670, n. 1 c.p.c. e questo ha portato allo sviluppo di un ampio dibattito in dottrina sull'accezione da attribuire al requisito in esame e, dunque, se il provvedimento dovesse essere concesso solo nel caso in cui vi fosse un pregiudizio imminente e irreparabile.

Vi è chi ha ritenuto che tale requisito sussista in presenza di eventi che possano materialmente incidere sull'integrità della cosa ma anche in tutti i casi in cui il giudice ravvisi l'opportunità di provvedere alla custodia o alla gestione temporanea della res, a prescindere dal pericolo di alterazione o sottrazione della cosa o occultamento della stessa, così da impedire l'esecuzione in forma specifica della sentenza (Satta, Commentario al codice di procedura civile, cit.).

Altri, invece, richiamando l'art. 921 c.p.c. del codice previgente, ritengono che tuttora per la concessione del sequestro giudiziario si richieda un fatto che renda possibile l'alterazione o la sottrazione della cosa (così Andrioli, 1964; Calvosa, 1970; Proto Pisani, 2006) ovvero alla mala gestio, ovvero ancora al pericolo di alienazione, concessione di garanzie su di essi, costituzione di diritti reali limitati (Corsini, 2, 2005).

La giurisprudenza al riguardo è stata oscillante.

Un primo orientamento (meno restrittivo) ha ritenuto che per la concessione del sequestro giudiziario non deve sussistere necessariamente il pericolo concreto ed attuale di sottrazione, distrazione o alterazione dei beni, essendo sufficiente che lo stato di fatto esistente in pendenza del giudizio comporti la mera possibilità, sia pure astratta, che si determinino situazioni tali da pregiudicare l'attuazione del diritto controverso, per cui la concessione della cautela può essere finalizzata anche soltanto ad assicurare la corretta amministrazione del bene conteso (Cass. n. 4039/1994; Cass. n. 9729/1993; Cass. n. 854/1982).

Un altro orientamento ha precisato che il requisito del periculum in mora sussista soltanto quando lo stato di fatto esistente in pendenza del giudizio comporti il concreto pericolo che si verifichino deterioramenti, sottrazioni o alterazione dei beni tali da pregiudicare l'attuazione del diritto controverso con la conseguente necessità di sottratte i beni stessi alla libera disponibilità del sequestrato (Trib. Nola 24 febbraio 2011; Trib. Catania 16 gennaio 2000; Trib. Lucca 13 marzo 2019).

In altri termini, la nozione di conservazione nel sequestro giudiziario non si sostanzia necessariamente nel pericolo, concreto ed attuale, di sottrazione od alterazione del bene, essendo invece sufficiente che lo stato di fatto esistente in pendenza del giudizio comporti la mera possibilità, sia pure astratta, che si possano verificare situazioni tali da pregiudicare l'attuazione del diritto controverso. Ad esempio:

– in tema di beni ereditari, il pericolo che si ritiene sussistente per giustificare la misura si ha quando alcuni degli eredi abbiano di tali beni il godimento esclusivo e gli altri chiedano che se ne attui la divisione, previo l'accertamento dei loro diritti sulla massa ereditaria (Cass. n. 13546/1992);

– in caso di beni immobili, i pericoli che possono giustificare la misura sono quelli connessi alla disponibilità materiale della cosa e alla sua custodia (la sottrazione, il deterioramento, la cattiva gestione del bene) ovvero allorquando l'immobile abbia una natura «produttiva» e si debba evitare che uno dei condividenti si appropri delle rendite (Trib. Roma 12 luglio 2005).

Alla luce dei richiamati presupposti può concludersi che il sequestro giudiziario è una tipica misura cautelare, che può essere richiesta quando è controversa la proprietà di taluni beni ed è opportuno durante lo svolgimento del processo provvedere alla loro custodia o alla gestione temporanea (così, Trib. Firenze 1° agosto 2022).

Per la concessione del sequestro giudiziario, non si richiede, come per il sequestro conservativo, che ricorra il pericolo, concreto ed attuale, di sottrazione o alterazione del bene, essendo sufficiente, ai fini dell'estremo dell'opportunità richiesto dall'art. 670, n. 1 c.p.c., che lo stato di fatto in pendenza del giudizio comporti la mera possibilità, sia pure astratta, che si determinino situazioni tali da pregiudicare l'attuazione del diritto controverso.

La trascrizione di una domanda suscettibile di prenotare gli effetti di una sentenza sanzionante l'acquisto di diritti dominicali sul cespite immobiliare oggetto di una vertenza non è ostativa all'accoglimento dell'istanza di sequestro giudiziario dell'immobile stesso, essendo tale misura cautelare intesa, ai sensi dell'art. 670, n. 1 c.p.c., al conseguimento di provvedimenti relativi alla custodia, alla gestione ed alla disponibilità materiale del bene, non garantiti dalla trascrizione (cfr. in tal senso, Cass. n. 4039/1994; Cass. n. 46/2000; Cass. n. 4039/1994).

Di avviso contrario è una parte della giurisprudenza di merito, che nell'ambito della domanda di esecuzione in forma specifica dell'obbligo a contrarre ha ritenuto che l'esigenza cautelare contro gli atti di disposizione giuridica del bene, volta ad evitare che il promissario alienante – nel tempo occorrente per ottenere una sentenza costitutiva che produca gli effetti del contratto definitivo non concluso – possa trasferire a terzi l'immobile promesso in vendita, è salvaguardata con la trascrizione della domanda giudiziale, non già attraverso il sequestro giudiziario la cui funzione cautelare è diretta contro gli atti di disposizione materiale del bene (Trib. Nocera Inferiore 26 giugno 2006; Trib. Tempio Pausania 7 gennaio 1988).

Il Giudice è chiamato anche ad una valutazione di opportunità della concessione della misura, che è ontologicamente diversa da quella di periculum, tanto che si potrebbe giungere sino a ritenere una maggiore discrezionalità del giudice nella scelta nel concedere o no la misura (così, Satta, Commentario al codice di procedura civile, cit.).

La valutazione va condotta nel concreto e non esclusivamente in astratto. Si ritiene che tra questi elementi vada valutato anche il comportamento della controparte o del detentore.

Quanto alla sussistenza del requisito del fumus boni iuris, cioè una valutazione anticipata circa il probabile esito della lite favorevole alla tesi del richiedente, una parte della dottrina ha ritenuto che il giudice non sarebbe tenuto a questa preventiva valutazione per concedere il sequestro giudiziario (Satta, 2006; Guarnieri, 2011).

Contra Ferri, Voce Sequestro, in Dig. civ., XVIII, 1998, secondo cui in tal caso vi sarebbe una intollerabile e illegittima compressione del diritto del convenuto nei confronti dell'attore.

Sequestro probatorio

L'art. 670, comma 2 c.p.c. dispone che «il giudice può autorizzare il sequestro giudiziario di libri, registri, documenti, modelli, campioni e di ogni altra cosa da cui si pretenda desumere elementi di prova a, quando è controverso il diritto all'esibizione o alla comunicazione; ed opportuno provvedere alla loro custodia temporanea».

Si differenzia dal sequestro giudiziario di beni in relazione all'oggetto, ai presupposti e alla funzione, mentre valgono le disposizioni circa la custodia.

Il sequestro probatorio, ai sensi dell'art. 670, comma 2 c.p.c., può avere ad oggetto libri, registri, documenti, modelli, campioni e di ogni altra cosa da cui si pretende desumere elementi di prova, quando è controverso il diritto alla esibizione o alla comunicazione, ed è opportuno provvedere alla loro custodia temporanea.

Oggetto della misura in esame sono, dunque, beni aventi funzione probatoria nel processo. Non è controversa la proprietà di tali beni, ma il diritto all'esibizione o comunicazione (cioè un diritto processuale e non sostanziale).

Presupposti

I presupposti per la concessione della misura sono la pretesa di desumere elementi di prova dai documenti indicati; l'esistenza di una controversia relativa al diritto alla esibizione o alla comunicazione; l'opportunità di provvedere alla custodia temporanea di tali documenti.

Ritiene che tra i presupposti vi sia l'astratta idoneità dell'oggetto sequestrato a fornire elementi di prova (invece che la pretesa di desumere elementi di prova dai documenti indicati) Guarnieri, 2011. Contra Graziosi, L'esibizione istruttoria nel processo civile, 2003, che ritiene tale requisito del tutto pleonastico.

Secondo la giurisprudenza di merito, il sequestro giudiziario di documenti in esame rappresenta lo strumento cautelare per garantire la fruttuosità dell'ordine di esibizione ex art. 210 c.p.c., il cui presupposto va ravvisato nella sussistenza di una controversia sul ‘diritto all'esibizione' del documento, senza che occorra che il richiedente prospetti un diritto sostanziale (di proprietà o possesso) su di esso (come, invece, richiesto dal n. 1 del citato art. 670 c.p.c.; Trib. Verona IV, 05 giugno 2006).

Di diverso avviso è la giurisprudenza di legittimità, a mente della quale il sequestro giudiziario di libri, registri, documenti, modelli, campioni etc., non è condizionato all'esistenza di una controversia sul diritto alla esibizione, ma è consentito ogni qual volta la cosa serva come prova e se ne riveli indispensabile l'acquisizione ai fini dell'accertamento dei fatti (così Cass. n. 12705/1993).

Bibliografia

Andrioli, Commento al codice di procedura civile, IV, 1964; Calvosa, Sequestro giudiziario, in Nss D.I., XVII, 1970; Corsini, Il sequestro giudiziario di beni, in Chiarloni e Consolo (a cura di), I procedimenti sommari e speciali, II, 2, 2005; Ferri, Voce Sequestro, in Dig. civ., XVIII, 1998; Graziosi, L'esibizione istruttoria nel processo civile, 2003; Guarnieri, Il sequestro giudiziario, in il nuovo processo cautelare, a cura di Tarzia, 2011; Proto Pisani, Lezioni di diritto processuale civile, 2006; Satta, Commentario al codice di procedura civile, IV, 1959; Verde, Il sequestro nel diritto processuale civile, 2006.

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