Codice di Procedura Civile art. 482 - Termine ad adempiere.Termine ad adempiere. [I]. Non si può iniziare l'esecuzione forzata prima che sia decorso il termine indicato nel precetto e in ogni caso non prima che siano decorsi dieci giorni dalla notificazione di esso [479 1]; ma il presidente del tribunale competente per l'esecuzione [26] o un giudice da lui delegato, se vi è pericolo nel ritardo, può autorizzare l'esecuzione immediata, con cauzione [119] o senza. L'autorizzazione è data con decreto scritto in calce al precetto e trascritto a cura dell'ufficiale giudiziario nella copia da notificarsi1.
[1] Comma così modificato dall'art. 88 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999. InquadramentoIl termine minimo dalla notifica dell'atto di precetto entro il quale il creditore può dare inizio all'esecuzione forzata, a pena di illegittimità della stessa deducibile in sede di opposizione agli atti esecutivi, è di dieci giorni. Ove sussista un pericolo nel ritardo – che può riguardare sia la posizione dell'istante che quella del debitore – il creditore può richiedere al Presidente del tribunale la concessione del decreto di autorizzazione all'esecuzione immediata. L'omessa trascrizione del decreto nella copia da notificare determina un vizio denunciabile mediante opposizione ex art. 617 (Trib. Monza 25 giugno 2003). Termine minimo per l'inizio dell'esecuzioneLa disposizione in commento stabilisce che, di regola, l'esecuzione non può essere iniziata ove non sia decorso un termine di almeno dieci giorni dalla notifica del precetto. Pertanto, ferma la possibilità per il creditore di indicare al debitore un termine ad adempiere più ampio (purché entro i novanta giorni di cui all'art. 481), laddove non sia indicato alcun termine o sia indicato un termine inferiore a dieci giorni, trova applicazione quest'ultimo (Cass. III, n. 55/2002). L'esecuzione iniziata prima del decorso del termine di dieci giorni dalla notifica del precetto è illegittima ed il relativo vizio può essere dedotto in sede di opposizione agli atti esecutivi (Cass. III, n. 3792/1989). L'interesse a dolersi con opposizione ex art. 617 c.p.c. dell'autorizzazione all'esecuzione immediata concessa ai sensi dell'art. 482 c.p.c. può sorgere quando il provvedimento che si assume ingiustificato o illegittimo abbia, di per sé, causato danni o spese a chi lo abbia subito e venga successivamente ad ottenere definitiva ragione nel merito (Cass. III, n. 2742/2015). La giurisprudenza della S.C. ritiene che il termine dilatorio in esame non è assoggettato a sospensione feriale, quale termine sostanziale (Cass. III, n. 1125/1971). Nello stesso senso in dottrina, Vaccarella, 176. Presupposti per l'esecuzione immediataÈ possibile, nell'ipotesi in cui sussista pericolo nel ritardo, chiedere al Presidente del Tribunale l'autorizzazione a procedere ad esecuzione immediata, ossia a prescindere dal rispetto del termine minimo di dieci giorni indicato nell'atto di precetto, con cauzione o senza. Il pericolo nel ritardo ricorre sia quando vi è un bisogno urgente del creditore (ad esempio, nel caso di credito alimentare) di conseguire la somma dovuta (Castoro, 104), sia qualora in attesa del decorso del termine in questione il debitore potrebbe porre in essere atti volti a compromettere la possibilità del creditore di soddisfare in sede esecutiva. L'autorizzazione all'esecuzione immediata deve essere data dal Presidente del tribunale competente per l'esecuzione: è valida, peraltro, l'autorizzazione concessa da altro giudice dell'ufficio su delega, anche orale, del presidente, non incidendo il mancato rilascio per iscritto di detta delega sulla capacità o sulla costituzione del giudice, trattandosi di provvedimento che attiene all'organizzazione interna dell'ufficio giudiziario (Cass. III, n. 18355/2010). L'autorizzazione è data con decreto posto in calce al precetto, decreto che deve essere trascritto dall'ufficiale giudiziario nella copia da notificare. L'omessa trascrizione determina un'irregolarità che la parte interessata può far valere con il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi (Trib. Monza 25 giugno 2003): tuttavia detto vizio non sussiste qualora tra l'atto di precetto e la notifica venga inserita la copia integrale del provvedimento autorizzatorio, diventando con essi un corpo unico e supplendo, così, alla relativa trascrizione, né la notifica di detta copia può essere inficiata dalla mancanza di timbro congiunzione (Cass. III, n. 10835/2007). La giurisprudenza di legittimità ha inoltre chiarito che il pignoramento eseguito prima del perfezionamento della notificazione del precetto nei confronti del debitore è legittimo qualora sia stata concessa l'autorizzazione all'esecuzione immediata, poiché in tal caso l'atto prodromico ha la sola funzione di informare il destinatario dell'iniziativa esecutiva del creditore e non quella di consentire l'adempimento spontaneo (Cass. III, n. 2742/2015). 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