Codice di Procedura Civile art. 623 - Limiti della sospensione.

Giorgia Viola

Limiti della sospensione.

[I]. Salvo che la sospensione sia disposta dalla legge [549, 601 1] o dal giudice davanti al quale è impugnato il titolo esecutivo [283, 373, 401, 407, 431 3, 447 2], l'esecuzione forzata non può essere sospesa che con provvedimento del giudice dell'esecuzione [484].

Inquadramento

La sospensione dell'esecuzione, disciplinata dagli artt. 623-627 c.p.c. può trarre le sue origini da diverse situazioni giuridiche, che si fondano ed operano su differenti presupposti a seconda della peculiarità delle singole fattispecie, che danno tutte luogo allo stato di acquiescenza della procedura esecutiva, lasciando intatti gli effetti dell'espropriazione fino a quel momento concretizzatisi.

Le fattispecie sospensive del processo esecutivo sono tipiche, essendo previste e disciplinate dagli artt. 623 e 624 c.p.c.

Partendo dal tenore letterale della norma in esame, si rileva che la sospensione, a seconda della fonte da cui promana il potere sospensivo, può essere legale ovvero giudiziale.

Si verifica la sospensione legale, ogniqualvolta la legge impone al giudice dell'esecuzione di arrestare il corso del processo esecutivo (Arieta, De Santis, L'esecuzione forzata, in Montesano, Arieta, Trattato di diritto processuale civile III, 2007). Questo tipo di sospensione agisce in maniera automatica e necessaria.

La sospensione è giudiziale, quando il suo effetto deriva dall'emanazione di un provvedimento del giudice, titolare del potere inibitorio.

La sospensione ha la funzione di coordinare il processo esecutivo con la definizione di un giudizio di cognizione il cui esito è ad esso pregiudiziale. Quando è disposta dalla legge si è in attesa di definire un giudizio di cognizione avente ad oggetto una questione ritenuta pregiudiziale rispetto al processo esecutivo (così Trib. Napoli 17 ottobre 2008).

In relazione, poi, all'organo giudiziario che emette il provvedimento, si distingue tra sospensione interna, se questa è disposta dal giudice dell'esecuzione, e sospensione esterna, quando è disposta da un giudice diverso dal giudice dell'esecuzione.

Sospensione disposta dalla legge

Si parla di sospensione disposta dalla legge, quando si verificano determinati eventi ai quali la legge riconduce quale effetto la sospensione del processo.

Si tratta di una sospensione necessaria, perché vi è alcuna discrezionalità da parte del Giudice dell'esecuzione, ed automatica, perché dispiega i suoi effetti immediatamente.

Invero, in questi casi il Giudice dell'esecuzione si limita a prendere atto di un fatto esterno all'esecuzione forzata, che ha il potere paralizzarla.

Sulla assenza di discrezionalità da parte del Giudice dell'esecuzione, Cass. n. 2940/1985 secondo cui a norma dell'art. 623 c.p.c., il potere discrezionale di sospendere l'esecuzione è demandato al giudice, salvi i casi in cui la sospensione sia disposta dalla legge o dal giudice di cognizione davanti al quale è impugnato il titolo esecutivo (in motivazione «secondo la norma dell'art. 623 c.p.c., il potere discrezionale di sospendere l'esecuzione è demandato al giudice dell'esecuzione, salvi i casi in cui la sospensione sia disposta dalla legge o dal giudice davanti al quale, in sede di cognizione, è impugnato il titolo esecutivo, cioè la sentenza avente efficacia esecutiva; la competenza di tale giudice cessa, tuttavia, con l'inizio dell'esecuzione, in quanto da tale momento sorge la esclusiva competenza, assoluta e inderogabile, del giudice dell'esecuzione che si estende, quindi, anche all'istanza di revoca dell'assegnazione (Cass. n. 4219/1983; Cass. n. 203/1977; Cass. n. 1691/1975). È peraltro, giurisprudenza costante di questa Corte che l'ipotesi, prevista dall'art. 623 c.p.c., in cui la sospensione sia disposta dal giudice avanti al quale è impugnato il titolo esecutivo (in specie, quello di opposizione all'esecuzione ai sensi dell'art. 615 c.p.c., ovvero quello di opposizione a decreto ingiuntivo ex art. 645 c.p.c.) ma solo quello in cui viene impugnata la sentenza avente titolo esecutivo»).

Il provvedimento del giudice dell'esecuzione che pronuncia la sospensione de qua ha natura meramente dichiarativa, dovendo egli limitarsi a valutare la sussistenza o meno della causa di sospensione (in questo senso, Cass. n. 14048/2013 secondo cui la sussistenza della causa esterna «impone la sospensione, ai sensi dell'art. 623 c.p.c., del processo esecutivo iniziato sulla base di detto titolo»).

Nell'impianto originario del codice di rito, le ipotesi di sospensione legale del processo esecutivo erano contemplate dall'art. 548 c.p.c. (ora abrogato) e dall'art. 601 c.p.c., nell'ambito dell'espropriazione dei beni indivisi, allorquando il Giudice dell'esecuzione emetta i provvedimenti di cui all'art. 600 c.p.c.

Una parte minoritaria della dottrina estende, inoltre, ai processi di esecuzione forzata due ipotesi di sospensione ope legis del processo, dettate da norme collocate nelle disposizioni generali del c.p.c., e precisamente l'art. 48 e l'art. 52, comma 3, che prescrivono rispettivamente la sospensione automatica del processo a seguito di regolamento di competenza ed a seguito di istanza di ricusazione del giudice (Furno, La sospensione del processo esecutivo, 1956).

L'opinione dominante nega la riconducibilità di queste ulteriori fattispecie nell'alveo della sospensione legale del processo esecutivo, rilevando che, sebbene tali norme possano astrattamente riguardare ogni procedimento, a prescindere dalla sua natura, appare difficile immaginare per esse uno spazio applicativo in seno alla materia esecutiva, dove i momenti cognitivo e decisionale cedono il passo allo svolgimento di attività materiali (Carpi, Sospensione dell'esecuzione, Il Diritto processuale civile, in Enc. giur. trim. dir. proc. civ., 2002; Metafora, Sospensione dell'esecuzione, in Dig. civ. priv., agg. 2007).

Si ritiene, inoltre, che tra le sospensioni necessarie rientri anche la fattispecie prevista dall'art. 10 della l. n. 3/2012 (in materia di sovra indebitamento). In tale ottica, una volta disposta la sospensione da parte del giudice designato a gestire la comparizione della crisi, il giudice dell'esecuzione deve limitarsi a dichiarare, ai sensi dell'art. 623 c.p.c., la «temporanea» improseguibilità del processo già pendente, a meno che non ritenga che lo stesso possa continuare a svolgersi ad istanza di uno dei creditori che vantano un credito di natura impignorabile, ovvero dichiarare la sospensione necessaria del processo esecutivo, ogni qualvolta venga data prova della intervenuta omologazione dell'accordo (in questo senso, Trib. Torre Annunziata 30 Settembre 2020).

La giurisprudenza è concorde nel ritenete che il provvedimento di sospensione della procedura pendente presuppone l'avvenuta presentazione dell'accordo o del piano del consumatore a norma degli artt. 7-8 e 9 della l. n. 3/2012 cit. e che tale piano sia dal giudice ritenuto conforme a tali disposizioni (tra le tante, Trib. Cuneo 25 marzo 2017). Si tratta di norme di natura eccezionale, che si giustifica con la conclamata esigenza di salvaguardare la fattività del piano tanto da comportare un così penetrante intervento del giudice concorsuale sulle sorti di uno specifico procedimento pendente innanzi ad altro giudice (così Cass. n. 2271/2020).

Sospensione disposta dal giudice innanzi al quale è impugnato il titolo esecutivo

Ai sensi dell'art. 623 c.p.c., la sospensione dell'esecuzione forzata può essere disposta, oltre che dal giudice dell'esecuzione e nei casi previsti dalla legge, anche dal giudice davanti al quale è impugnato il titolo esecutivo.

Si tratta di una sospensione:

a) giudiziale, in quanto l'effetto sospensivo deriva da un provvedimento adottato da un organo giudiziario e non da una disposizione di legge;

b) esterna, in quanto – conseguendo ad un provvedimento emesso da un giudice diverso dal giudice dell'esecuzione – si perfeziona al di fuori del processo esecutivo sul quale incide;

c) necessaria, perché – analogamente a quanto si verifica in caso di sospensione ope legis – opera sul processo esecutivo in modo automatico e cogente.

Nella giurisprudenza di legittimità si ritiene che l'ipotesi di sospensione dell'esecuzione ordinata dal giudice davanti al quale è impugnato il titolo esecutivo di cui all'art. 623 c.p.c. comprenda tutti i provvedimenti con i quali il giudice della cognizione incide sulla efficacia del titolo esecutivo e, dunque, anche al di fuori della ipotesi di gravame vero e proprio.

Rientrano nella previsione dell'art. 623 c.p.c. la sospensione disposta dal giudice di appello exartt. 283 c.p.c. e 373 c.p.c., la sospensione emessa ai sensi dell'art. 407 c.p.c. e quella emessa ai sensi dell'art. 401 c.p.c.

Nell'ipotesi di coesistenza tra giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo con il giudizio di opposizione all'esecuzione ove il processo esecutivo risulti avviato in virtù dell'efficacia provvisoriamente esecutiva del decreto ingiuntivo, successivamente sospeso dal giudice chiamato a decidere sulla provvisoria esecutorietà dello stesso, Cass. n. 8217/2004 secondo cui «nel momento in cui il giudice dell'opposizione a decreto ingiuntivo sospende la provvisoria esecuzione del decreto si concretizza l'ipotesi della sospensione dell'esecuzione disposta dal giudice dinanzi al quale è impugnato il titolo esecutivo, a norma dell'art. 623, seconda ipotesi, del c.p.c., con conseguente impedimento della prosecuzione del processo esecutivo che non può essere riattivato fino a che, in dipendenza del giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, il titolo non abbia riacquistato con il rigetto dell'opposizione, la sua efficacia esecutiva, a norma dell'art. 653 del c.p.c.».

In senso conforme nella giurisprudenza di merito, Trib. Aosta sent. 12 febbraio 2020 secondo cui «si realizza l'ipotesi di cui all'art. 623 c.p.c. di sospensione dell'esecuzione da parte del giudice innanzi al quale è impugnato il titolo esecutivo con conseguente impedimento della prosecuzione del processo di esecuzione il quale non può più essere riattivato fino a quando, all'esito del giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, il titolo non abbia riacquistato, con il rigetto dell'opposizione, la sua efficacia esecutiva a norma dell'art. 653 c.p.c.».

Sulle conseguenze della sospensione sugli atti esecutivi nel frattempo compiuti, Cass. n. 14048/2013 secondo cui «in caso di titolo esecutivo giudiziale provvisorio, la sospensione della sua esecutività – come nell'ipotesi di cui all'art. 283 cod. proc. civ. ad opera del giudice dell'impugnazione – non comporta la sopravvenuta illegittimità degli atti esecutivi nel frattempo compiuti, ma impone la sospensione, ai sensi dell'art. 623 cod. proc. civ., del processo esecutivo iniziato sulla base di detto titolo» (conforme Cass. n. 11378/2002).

Alle medesime conclusioni giunge la giurisprudenza di merito. Per tutte, App. Genova sent. 9 febbraio 2018 secondo cui «in caso di titolo esecutivo giudiziale provvisorio, la sospensione della sua esecutività – come nell'ipotesi di cui all'art. 283 c.p.c. ad opera del giudice dell'impugnazione – non implica la sopravvenuta illegittimità degli atti esecutivi nel frattempo compiuti, ma impone la sospensione, ai sensi dell'art. 623 c.p.c., del processo esecutivo iniziato sulla base di detto titolo» (conforme Trib. Grosseto sent. 10 ottobre 2016).

Non occorre che la causa di sospensione «esterna» sia fatta valere con opposizione esecutiva, in quanto il debitore deve limitarsi ad allegare l'intervenuta sospensione «esterna» per consentire la presa d'atto da parte del giudice dell'esecuzione, il quale non deve assegnare alcun termine per l'introduzione del giudizio di merito, perché superfluo.

Sulla non necessità di proporre opposizione ex art. 615 c.p.c. in caso di sospensione della provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo in forza del quale è stata avviata la procedura esecutiva, Trib. Modena, sent. 6 maggio 2009 secondo cui tale sospensione non fa venire meno il titolo esecutivo, ma comporta soltanto la sospensione dell'esecuzione ai sensi dell'art. 623 c.p.c., da rappresentare al giudice dell'esecuzione ai sensi dell'art. 486 c.p.c.

Contra, App. Torino, 11 ottobre 2003 secondo cui l'unico rimedio è l'opposizione all'esecuzione: «Nel caso in cui, nel corso di una procedura esecutiva, sopravvenga la sospensione dell'efficacia esecutiva del decreto ingiuntivo opposto, titolo esecutivo in quella esecuzione, l'unica via concessa all'esecutato per far presente tale sopravvenienza processuale è l'opposizione all'esecuzione».

Nella giurisprudenza di legittimità si segnala:

– Cass. n. 709/2016 ritiene che sia sufficiente investire il giudice dell'esecuzione con una semplice istanza ex art. 485 c.p.c.;

– Cass. n. 26285/2019 afferma (in motivazione) che «in caso di sospensione esterna, il debitore non deve proporre un ricorso ai sensi dell'art. 615, comma 2, c.p.c. per contestare la perseguibilità dell'azione esecutiva e il giudice dell'esecuzione, dopo aver dichiarato la sospensione dell'espropriazione ai sensi dell'art. 623 c.p.c., non deve fissare un termine per l'introduzione del giudizio nel merito ex art. 616 c.p.c. L'unico giudizio che prosegue è quello nel cui ambito è stata disposta la sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo. Il termine per la riassunzione del processo esecutivo fissato dall'art. 627 c.p.c. va riferito alla causa di opposizione a precetto»;

– Cass. S.U., n. 19889/2019 afferma (in motivazione) che “la sospensione pre-esecutiva si atteggia quale causa di sospensione esterna per la singola esecuzione comunque intrapresa, da riconoscersi senza formalità dal giudice dell'esecuzione (ai sensi dell'art. 623 e non pure – a meno che non la disponga anche per altri motivi a lui solo sottoposti – dell'art. 624 c.p.c.)”;

Dedotta l'intervenuta sospensione esterna del processo esecutivo da parte del debitore, il giudice dell'esecuzione non introduce una nuova causa di opposizione all'esecuzione, nè deve adottare un provvedimento di sospensione ex art. 624 c.p.c., ma limitarsi a prendere atto di quanto già disposto dal giudice innanzi al quale è stato impugnato il titolo esecutivo.

Il giudice dell'esecuzione emette un provvedimento di contenuto dichiarativo che si traduce nella mera presa d'atto di una situazione processuale esterna all'esecuzione forzata (Soldi, Manuale dell'esecuzione forzata, 2011).

Sulla assenza di discrezionalità da parte del Giudice dell'esecuzione, Cass. n. 2940/1985 (già citata) secondo cui a norma dell'art. 623 c.p.c., il potere discrezionale di sospendere l'esecuzione è demandato al giudice, salvi i casi in cui la sospensione sia disposta dalla legge o dal giudice di cognizione davanti al quale è impugnato il titolo esecutivo.

La circostanza che la sospensione ex art. 623 c.p.c. operi automaticamente e debba essere soltanto recepita dal g.e. non sta, però, a significare che in assenza di detta presa d'atto la procedura non possa di fatto proseguire, tant'è che la giurisprudenza riconosce in questi casi la facoltà dell'interessato di presentare un'istanza ex art. 486 c.p.c. al fine di sollecitare l'intervento del giudice e, in ipotesi di provvedimento di rigetto da parte del g.e. nonché contro gli atti esecutivi medio tempore comunque compiuti, la possibilità di promuovere opposizione ex art. 617 c.p.c. (così Cass. n. 709/2006). In altri termini, un conto è l'astratta sussistenza dei presupposti per l'operatività della sospensione; un conto è il riflesso pratico di tale sussistenza sulla singola procedura, che deriva in ogni caso dal provvedimento del GE, in assenza del quale il procedimento è destinato, seppur illegittimamente, a proseguire (in questo senso Trib. Latina 28 maggio 2022).

Inoltre, pur essendo sufficiente che il giudice dell'esecuzione sia notiziato in qualsiasi modo dell'evento determinante la sospensione del processo esecutivo, non può escludersi che il debitore esecutato possa avere interesse a proporre l'opposizione all'esecuzione, assumendo quale elemento fondante la sopravvenuta perdita di efficacia esecutiva del titolo azionato così Cass. n. 26285/2019.

In questo caso, qualora il giudice disponga la sospensione dell'esecuzione per gravi motivi, ai sensi dell'art. 624, comma 1, c.p.c., trova innesco il meccanismo deflattivo di cui al successivo comma 3, con la conseguenza che il creditore che voglia impedire l'estinzione del processo esecutivo avrà̀ l'onere di introdurre il giudizio di merito, ai sensi dell'art. 616 c.p.c., visto che il debitore, proprio in ragione del meccanismo deflattivo configurato dalla norma, non avrà̀ certo interesse a coltivarlo (così Cass. n. 22716/2022).

Quanto agli effetti, è da tener presente che in generale l'esecuzione non può essere promossa né proseguita in assenza di un titolo valido ed efficace, per cui in presenza di un provvedimento che incide sull'efficacia del titolo esecutivo, la procedura deve necessariamente arrestarsi (salvo la presenza di altri creditori che abbiano titolo per proseguire).

In altri termini, la sospensione del processo esecutivo non determina la perdita di efficacia degli atti compiuti prima che la causa che l'ha provocata si sia manifestata, bensì̀ impedisce che gli stessi siano assunti a presupposto di altri che possono dare impulso al processo esecutivo, ovvero la prosecuzione di quest'ultimo, salvo diversa disposizione del giudice dell'esecuzione, secondo quanto stabilito dall'art. 626 c.p.c.

La giurisprudenza di legittimità ha chiarito che la sospensione non comporta la sopravvenuta illegittimità degli atti esecutivi nel frattempo compiuti, ma impone la sospensione ai sensi dell'art. 623 c.p.c. del processo esecutivo iniziato sulla base di detto titolo (ex pluris Cass. n. 14048/2013; Cass. n. 261/1991).

Alla fattispecie in commento (sospensione legale o sospensione della efficacia esecutiva del titolo da parte del giudice della cognizione innanzi al quale è impugnato) è, infatti, applicabile l'art. 626 c.p.c., che dispone che «quando il processo è sospeso, nessun atto esecutivo può essere compiuto, salvo diversa disposizione del giudice dell'esecuzione» (in questo senso, Cass. n. 26285/2019, in motivazione).

Il provvedimento di sospensione del giudice dell'impugnazione non è impugnabile.

Al riguardo, in dottrina si è osservato che tutte le norme processuali in tema di inibitoria pronunciata dal giudice dell'impugnazione escludono che l'ordinanza (espressamente qualificata) non impugnabile sia soggetta a controlli (neppure ex art. 111 Cost.) o che sia revocabile o modificabile evidentemente perché il legislatore si è costantemente preoccupato di evitare l'innesto, nel processo di impugnazione, d'un autonomo sub-procedimento che abbia ad oggetto la sola efficacia esecutiva del titolo impugnato (così Capponi, Cautele interinali contro l'esecuzione forzata, in Judicium.it).

La giurisprudenza è consolidata nell'escludere che le inibitorie pronunciate dal giudice dell'impugnazione abbiano natura cautelare, trattandosi di provvedimenti interinali, da sempre qualificati strumentali e provvisori. Sul punto, Cass. n. 4060/2015, secondo cui «l'ordinanza con cui in sede di appello, alla prima udienza, il collegio, a norma degli art. 283 e 351 c.p.c. (nel testo successivo alla l. n. 353/1990) provvede in ordine alla provvisoria esecuzione della sentenza di primo grado non è reclamabile davanti a un giudice diverso né è ricorribile per cassazione, a norma dell'art. 111 cost., in quanto trattasi di provvedimento endoprocedimentale avente natura latamente cautelare e provvisoria, destinato ad essere assorbito e superato dal provvedimento a cognizione piena che definisce il giudizio, dovendosi peraltro estendere a questa ordinanza il disposto di cui all'ultimo comma del citato art. 351, che esclude espressamente l'impugnabilità del provvedimento collegiale di conferma, revoca o modifica del decreto con il quale il presidente abbia concesso in via d'urgenza l'inibitoria prima dell'udienza di comparizione, così come l'art. 431 c.p.c., con riferimento alle sentenze di condanna a favore del datore di lavoro, nel richiamare l'art. 283 c.p.c. stabilisce che l'ordinanza concessiva dell'inibitoria non è impugnabile».

Bibliografia

Arieta, De Santis, L'esecuzione forzata in Montesano, Arieta Trattato di diritto processuale civile, III, 2007; Capponi, Cautele interinali contro l'esecuzione forzata, in Judicium.it, 2 novembre 2014; Carpi, Sospensione dell'esecuzione, I Diritto processuale civile, in Enc. giur. trim. dir. proc. civ., 2002; Furno, La sospensione del processo esecutivo, 1956; Metafora, Sospensione dell'esecuzione, in Dig. civ. priv., agg. 2007; Soldi Manuale dell'esecuzione forzata, 2011.

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