Codice di Procedura Civile art. 475 - Forma del titolo esecutivo giudiziale e del titolo ricevuto da notaio o da altro pubblico ufficiale12

Rosaria Giordano

Forma del titolo esecutivo giudiziale e del titolo ricevuto da notaio o da altro pubblico ufficiale12

[I]. Le sentenze, i provvedimenti e gli altri atti dell'autorità giudiziaria, nonché gli atti ricevuti da notaio o da altro pubblico ufficiale, per valere come titolo per l'esecuzione forzata, ai sensi dell'articolo 474, per la parte a favore della quale fu pronunciato il provvedimento o stipulata l'obbligazione, o per i suoi successori, devono essere rilasciati in copia attestata conforme all'originale o in duplicato informatico, salvo che la legge disponga altrimenti3

 

[1] In tema di disposizioni per l'esercizio dell'attività giurisdizionale nella vigenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, ed in particolare per quanto concerne la copia esecutiva delle sentenze e degli altri provvedimenti dell'autorità giudiziaria di cui al presente articolo vedi l'art. 23, comma 9- bis del d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, conv., con modif., in legge 18 dicembre 2020, n. 176Per il termine di applicazione v. il citato art.. 23, comma 1, d.l. n. 137, cit., come modificato dall'art. 6, comma 1, lett. a) d.l. 1° aprile 2021, n. 44 conv. con modif. in l. 28 maggio 2021, n. 76; da ultimo v. art. 16, comma 1, d.l. 30 dicembre 2021, n. 228, conv., con modif., in l. 25 febbraio 2022, n. 15, che stabilisce che «Le disposizioni di cui all'articolo 221, commi 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 10 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, nonche' le disposizioni di cui all'articolo 23, commi 2, 6, 7, 8, primo, secondo, terzo, quarto e quinto periodo, 8-bis, primo, secondo, terzo e quarto periodo, 9, 9-bis e 10, e agli articoli 23-bis, commi 1, 2, 3, 4 e 7, e 24 del decreto-legge 28 ottobre 2020 n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, in materia di processo civile e penale, continuano ad applicarsi fino alla data del 31 dicembre 2022»; v. anche art. 16, comma 2, d.l. n. 228, cit. Per la proroga del termine di applicazione,  v. da ultimo, art. 8, commi 8, 9 d.l.29 dicembre 2022, n. 198

conv., con modif. , in l. 24 febbraio 2023, n. 14.

[2] Da ultimo articolo sostituito dall'art. 3, comma 34,  lett. b), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197,  che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". Ai sensi dell'art. 7, comma 4, d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164,  le modifiche  operate dal d.lgs. n. 149, cit., fermo quanto previsto dall'articolo 35, commi 1 e 8, del decreto citato,  si applicano anche ai titoli esecutivi messi in esecuzione successivamente al 28 febbraio 2023 e agli atti di intervento nella procedura esecutiva depositati successivamente a tale data.  Si riporta il testo anteriore alla suddetta sostituzione«Le sentenze e gli altri provvedimenti dell'autorità giudiziaria e gli atti ricevuti da notaio o da altro pubblico ufficiale, per valere come titolo per l'esecuzione forzata, debbono essere muniti della formula esecutiva, salvo che la legge disponga altrimenti. -  La spedizione del titolo in forma esecutiva può farsi soltanto alla parte a favore della quale fu pronunciato il provvedimento o stipulata l'obbligazione, o ai suoi successori, con indicazione in calce della persona alla quale è spedita . - La spedizione in forma esecutiva consiste nell'intestazione « Repubblica italiana - In nome della legge » e nell'apposizione da parte del cancelliere o notaio o altro pubblico ufficiale, sull'originale o sulla copia, della seguente formula: « Comandiamo a tutti gli ufficiali giudiziari che ne siano richiesti e a chiunque spetti, di mettere a esecuzione il presente titolo, al pubblico ministero di darvi assistenza, e a tutti gli ufficiali della forza pubblica di concorrervi, quando ne siano legalmente richiesti ».

[3] Comma così modificato dall'art. 3, comma 7 lett. a) ,  d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164,  che ha inserito le parole «o in duplicato informatico»   . L'art. 7, comma 4, del citato decreto dispone che:   «Fermo quanto previsto dall'articolo 35, commi 1 e 8, del decreto legislativo n. 149 del 2022, le disposizioni di cui agli articoli 474, 475, 478 e 479 del codice di procedura civile, come modificate dallo stesso decreto legislativo e dal presente decreto, si applicano anche ai titoli esecutivi messi in esecuzione successivamente al 28 febbraio 2023 e agli atti di intervento nella procedura esecutiva depositati successivamente a tale data» .

Inquadramento

La spedizione in forma esecutiva consisteva nell'intestazione in calce all'originale o alla copia del titolo in nome della legge e della c.d. formula esecutiva ed era apposta dal cancelliere per i titoli giudiziali e dal notaio o da altro pubblico ufficiale per gli atti pubblici.

Ratio della disciplina dettata dalla norma in esame era quella di contraddistinguere la copia destinata a dare corso all'esecuzione da tutte le altre (Massari, 386).

La spedizione veniva effettuata in favore del soggetto che in base al provvedimento o all'atto ha il diritto di procedere all'esecuzione ovvero dei successori dello stesso (Cass. III, n. 14096/2005).

Le questioni relative alla violazione delle disposizioni dettate dalla norma dovevano tuttavia di regola dedotte con l'opposizioneexart. 617 c.p.c., salvo ove venga denunciata l'inesistenza del titolo esecutivo.

La disciplina della spedizione in forma esecutiva già «sospesa» dalla normativa emergenziale è venuta meno, con l'integrale sostituzione della disposizione in commento, a seguito della novella realizzata dal d.lgs. n. 149/2022.

Sull'abrogata spedizione del titolo in forma esecutiva

Nella disciplina «tradizionale» dettata dall'art. 475 c.p.c., la parte la quale intendeva avvalersi di un titolo esecutivo per dare corso all'esecuzione forzata era tenuta a richiedere all'ufficio competente il rilascio di una copia esecutiva del titolo.

Ratio della regolamentazione normativa era quella di contraddistinguere la copia rappresentativa dell'azione esecutiva rispetto a tutte le altre copie autentiche (Massari, 386).

La spedizione riguardava i titoli esecutivi il cui originale restava all'ufficio (e per i quali, dunque, è necessario procedere ad esecuzione mediante una copia), ossia le sentenze, i provvedimenti del giudice ed i verbali di conciliazione giudiziale nonché gli atti redatti da notaio o da altro pubblico ufficiale.

La spedizione del titolo in forma esecutiva poteva essere effettuata soltanto alla parte (o a ciascuna delle parti aventi diritto se erano o più di una) in favore della quale fu pronunciato il provvedimento o stipulata l'obbligazione, o ai suoi successori, con indicazione in calce della persona alla quale è spedita.

A quest'ultimo riguardo, opera il principio in omaggio al quale la legittimazione a procedere in executivis deve essere considerata facendo riferimento alla titolarità ed attualità di un diritto non già astrattamente previsto o configurabile nell'ordinamento, ma sancito nel titolo posto a base dell'esecuzione nella sua conformazione soggettiva ed oggettiva, sicché detta legittimazione deve essere esclusa quando il diritto sia stato riconosciuto ed attribuito ad un soggetto diverso da quello che intende farlo valere (cfr. Cass. n. 5221/1992, la quale ha negato al coniuge separato la legittimazione ad agire esecutivamente nei confronti dell'altro coniuge per il pagamento di assegni di mantenimento che quest'ultimo, nel verbale di separazione consensuale, si era obbligato a corrispondere direttamente alle figlie maggiorenni); v., tuttavia, più di recente Cass. n. 30929/2018, per la quale il soggetto condannato ad un facere mediante esecuzione di determinate opere su un immobile trasferito ad altri, non perde in conseguenza del trasferimento del bene la legittimazione passiva all'azione esecutiva ai sensi degli artt. 2909 c.c., 474 e 475, potendo la successione a titolo particolare avere incidenza nel processo esecutivo soltanto a seguito di una iniziativa del nuovo titolare del diritto sul bene, essendo consentito a costui di interloquire sulle modalità dell'esecuzione, ferma restando la validità e l'efficacia del precetto intimato al proprio dante causa. Ne consegue che solo l'iniziativa dell'acquirente comporta la sostituzione del successore all'originario esecutato nella posizione di legittimato passivo nell'esercizio dell'azione esecutiva).

Secondo la dottrina più autorevole per parte può intendersi anche il procuratore costituito della stessa (Satta, 86).

La spedizione del titolo può avvenire sia in favore dei successori universali che di quelli a titolo particolare (cfr. Cass. III, n. 14096/2005).

Il successore non deve dimostrare la propria qualità: piuttosto rientra nell'onere del debitore dedurre la falsità di tale circostanza in sede di opposizione ex art. 615 (Luiso 2015, 35; Contra Satta, 86).

Il rilascio della copia del titolo in forma esecutiva a persona diversa da quella in cui favore il titolo sia stato emesso non dà luogo a nullità o inefficacia del titolo, ma costituisce una irregolarità che deve essere fatta valere a norma dell'art. 617 ed alla medesima irregolarità, da denunciare negli stessi modi, dà luogo la circostanza che il rilascio del titolo in forma esecutiva, per quanto avvenuto nei confronti di uno dei soggetti in cui favore sia stato emesso il titolo, sia poi notificato al debitore, antecedentemente o contestualmente al precetto, da altro soggetto in favore del quale pure il titolo sia stato emesso (Cass. VI, n. 24548/2014; Cass. III, n. 9297/1999).

La spedizione in forma esecutiva consisteva, in particolare, nell'intestazione in nome della legge e nell'apposizione ad opera del cancelliere o del notaio o di altro pubblico ufficiale della formula di cui all'ultima parte della disposizione in commento (c.d. formula esecutiva) seguita dalla indicazione della persona alla quale la copia è spedita e dalla sottoscrizione del pubblico ufficiale con il relativo sigillo. L'apposizione era effettuata sull'originale se poteva essere consegnato alla parte o sulla copia se l'originale doveva essere conservato in cancelleria (come la sentenza o gli altri provvedimenti giudiziari ex art. 35 disp. att.) o in archivio.

La S.C. aveva chiarito che la copia della sentenza rilasciata dal cancelliere in forma esecutiva deve contenere, oltre all'attestazione di conformità all'originale, la sottoscrizione del cancelliere ed il sigillo della cancelleria, mentre non sono prescritte l'indicazione della data e del luogo di rilascio, delle generalità e della qualifica del rilasciante, né la sottoscrizione dei fogli intermedi, né l'apposizione di timbri di congiunzione degli stessi, poiché la disciplina dettata a tal fine dall'art. 153 disp. att. prevale, per la sua specialità, su quella generale stabilita per il procedimento di autenticazione di copie di atti pubblici dall'art. 14 l. n. 14/1968, (Cass. III, n. 1625/1998; conforme Trib. Napoli 4 dicembre 2003, Nuovo dir., 2004, 528).

Il notaio e gli altri pubblici ufficiali provvedevano a loro volta all'apposizione della formula esecutiva applicando le regole dettate dagli artt. 67 e 69 l. n. 89/1913, c.d. legge notarile.

Sia il cancelliere che il notaio o il pubblico ufficiale destinatari della richiesta di spedizione in forma esecutiva erano tenuti ad effettuare previamente un controllo sulla perfezione formale del titolo, i.e. sull'esecutività dello stesso (Satta, 97; Castoro, 46).

Qualora il decreto ingiuntivo non fosse provvisoriamente esecutivo al momento dell'emanazione, l'apposizione della formula esecutiva presupponeva l'emanazione dell'ulteriore provvedimento, da apporsi in calce all'originale depositato in cancelleria, che dichiarava esecutivo il decreto (provvedimento che, anche in mancanza di una nuova notifica, dovrà essere indicato nell'atto di precetto: Cass. III, n. 14730/2001).

La norma in commento resta silente circa la sussistenza di rimedi per l'ipotesi di diniego ingiustificato di rilasciare la copia in forma esecutiva. Peraltro, si ritiene comunemente che trovi applicazione analogica il disposto del capoverso dell'art. 476 e, quindi, che l'interessato possa proporre ricorso al capo dell'ufficio giudiziario che ha emesso il provvedimento o nella circoscrizione del quale è stato formato l'atto (cfr. Massari, 388).

In senso analogo è stato affermato in giurisprudenza che in caso di rifiuto del notaio che ha stipulato una vendita immobiliare con accollo di mutuo di rilasciare una copia esecutiva del contratto in favore del mutuante, si applica il procedimento previsto dall'art. 476 (Trib. Trani 28 agosto 1986, Vita not., 1987, 381).

La mancata intestazione in nome della legge comporta un'irregolarità formale che può essere fatta valere mediante opposizione agli atti esecutivi, nel termine di venti giorni dalla notifica del titolo (Cass. III, n. 6732/2011; Cass. III, n. 7026/1999, Giur. it., 2000, I, 470, con nota di Daleffe).

Analogamente, la giurisprudenza riteneva che l'omessa apposizione della formula esecutiva integra un'irregolarità formale deducibile ex art. 617 (Cass. III, n. 6221/1993).

È stato più volte ribadito in sede di legittimità che la denuncia dell'erronea apposizione della formula esecutiva configura opposizione agli atti esecutivi se si fa riferimento solo alla correttezza della spedizione del titolo in forma esecutiva (di cui non si ponga in dubbio l'esistenza), richiesta dall'art. 475, poiché in tal caso l'indebita apposizione della formula può concretarsi in una irregolarità del procedimento esecutivo o risolversi in una contestazione della regolarità del precetto ai sensi del primo comma dell'art. 617, mentre qualora la denuncia sia motivata dalla contestazione dell'inesistenza del titolo esecutivo ovvero dalla mancata soddisfazione delle condizioni perché l'atto acquisti l'efficacia di titolo esecutivo, l'opposizione deve qualificarsi come opposizione all'esecuzione ai sensi dell'art. 615 (Cass. III, n. 25638/2013; Cass. III, n. 11618/1992).

Nel ribadire che l'omessa spedizione in forma esecutiva della copia del titolo esecutivo rilasciata al creditore e da questi notificata al debitore determina una irregolarità formale del titolo medesimo, che deve essere denunciata nelle forme e nei termini di cui all'art. 617, comma 1, Cass. n. 3967/2019, ha precisato che, peraltro, la proposizione dell'opposizione non determina l'automatica sanatoria del vizio per raggiungimento dello scopo, ai sensi dell'art. 156, comma 3, fermo restando che, in base ai principi di economia processuale, di ragionevole durata del processo e dell'interesse ad agire, il debitore opponente non può limitarsi, a pena di inammissibilità dell'opposizione, a dedurre l'irregolarità formale in sé considerata, senza indicare quale concreto pregiudizio ai diritti tutelati dal regolare svolgimento del processo esecutivo essa abbia determinato. Vi è dunque che, come ha ribadito anche di recente la S.C., la mancata spedizione del titolo in forma esecutiva resta sanata, ex art. 156 c.p.c., dall'opposizione di merito proposta dal debitore congiuntamente a quella di rito (volta a contestare la mancanza di tale formula), poiché la contestazione dell'esistenza del diritto di agire esecutivamente rivela che il debitore ha ben individuato il soggetto creditore e per quale debito si procede in executivis e, pertanto, la notifica del precetto ha raggiunto il suo scopo (Cass. III, n. 14275/2022).

Spedizione in forma esecutiva in via telematica nella disciplina emergenziale

La l. n. 176/2020, di conversione, con modifiche, del d.l. n. 137/2020 (c.d. decreto ristori), aveva previsto, con il comma 9-bis nel testo dell'art. 23, d.l. n. 137/2020, la possibilità che la spedizione in forma esecutiva dei titoli di cui all'art. 474, comma 1, n. 1, c.p.c. può realizzarsi in via interamente telematica (in arg., tra gli altri, Farolfi, Conversione del d.l. ristori e formula esecutiva telematica: le prime linee guida del tribunale di Roma, in Riv. esec. forzata, 2021, n. 1, 175; Lauropoli, La copia esecutiva del titolo firmata digitalmente, ilProcessocivile.it, 11 gennaio 2021, 4, il quale intende detta possibilità non come obbligo bensì come facoltà; Parisi, Il rilascio della formula esecutiva con modalità telematiche tra esigenze di razionalizzazione del processo civile e nodi da sciogliere, in Riv. esec. forzata, 2021, n. 2, 352).

L'efficacia ratione temporis della norma era limitata al periodo di emergenza sanitaria all'epoca in corso che impediva un accesso «fisico» agli uffici giudiziari.

Parte della dottrina aveva immediatamente auspicato, peraltro, che la disposizione venisse conservata anche nel periodo successivo alla fine della pandemia, per gli effetti positivi generati dalla stessa nell'agevolazione dello svolgimento dell'attività difensiva e di organizzazione degli uffici (Parisi, 352 ss.).

La norma stabiliva, in particolare, che la copia esecutiva delle sentenze e degli altri provvedimenti emessi dall'autorità giudiziaria di cui all'art. 475 c.p.c. potesse essere rilasciata dal cancelliere anche in forma di documento informatico, a fronte del deposito telematico di un'apposita istanza della parte in favore della quale è stato pronunciato il provvedimento.

In ordine al contenuto della copia esecutiva telematica, la stessa norma precisava che essa consiste in un documento informatico contenente la copia del provvedimento del giudice, seguito dall'intestazione e dalla formula di cui all'art. 475, comma 3, c.p.c. (il c.d. «Comandiamo»), nonché dall'indicazione della parte a favore della quale la spedizione viene effettuata.

Il documento informatico in questione doveva essere sottoscritto dal cancelliere con la propria firma digitale, che, ai sensi dell'art. 24, comma 2, d.lgs. n. 82/2005 (Codice dell'amministrazione digitale), sostituisce il sigillo di cui all'art. 153 disp. att. c.p.c. Inoltre era stato stabilito che il difensore potesse estrarre dal fascicolo informatico il duplicato o la copia informatica del titolo munito della formula esecutiva e attestarne la conformità all'originale, ai sensi dell'art. 16-undecies, d.l. n. 179/2012, conv., con mod., dalla l. n. 221/2012.

La definitiva abrogazione della formula esecutiva da parte del d.lgs. n. 19 del 2022

Il d.lgs. n. 149/2022, nel dare attuazione alla legge delega di riforma del processo civile n. 206/2021, prendendo atto che l'apposizione della formula esecutiva costituiva ormai una vetusta formalità priva di significato (ma v. Capponi 2021; Rusciano, 1037 ss.), peraltro non in linea con gli approdi del processo esecutivo telematico ha, a decorrere dal 28 febbraio 2023, radicalmente modificato la disposizione in esame (cfr. Farina (-Giordano - Metafora), 71).

In particolare, abrogate con tale decorrenza le altre parti della norma, è stato stabilito che sia i titoli esecutivi giudiziali che quelli stragiudiziali possono valere come titoli esecutivi ove le relative copie – si assume estratte dal fascicolo telematico – siano attestate come conformi all'originale.

Occorre considerare che la medesima legge di riforma ha a riguardo generalizzato il potere di attestazione di conformità all'originale attribuito ai difensori delle parti rispetto alle copie informatiche (sia native digitali che trasformate da atti analogici).

Il correttivo di cui al d.lgs. n. 164/2024 alla riforma Cartabia ha inoltre previsto che si possa dare corso all'esecuzione forzata anche con il duplicato informatico del titolo esecutivo.

Come è stato infatti esplicitato nella Relazione Illustrativa allo schema di decreto c.d. correttivo, invero, il Codice dell'Amministrazione digitale stabilisce (art. 1, comma 1, lett. i-quinquies, e art. 23-bis), che il duplicato informatico è «il documento informatico ottenuto mediante la memorizzazione ... della medesima sequenza di valori binari del documento originario» e se prodotto in conformità alle linee guida dettate dall'Agenzia per l'Italia digitale ha il medesimo valore giuridico del documento informatico da cui è tratto. Esso, quindi, è in tutto e per tutto identico all'originale e dunque, una volta che il creditore sia munito di questo, richiedere il rilascio di una copia attestata conforme all'originale costituirebbe un inutile aggravio di oneri e di tempi.

Più in generale, l'attuale disciplina se costituisce un'obiettiva semplificazione nella maggior parte dei casi, è suscettibile di determinare problematiche interpretative di non secondaria rilevanza tutte le volte che si sia determinata, rispetto al momento della formazione del titolo, una successione dal lato attivo ovvero dal lato passivo del rapporto obbligatorio, atteso che la spedizione in forma esecutiva consentiva l'attualizzazione del titolo.

Bibliografia

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