Codice Civile art. 2798 - Assegnazione della cosa in pagamento.

Rosaria Giordano

Assegnazione della cosa in pagamento.

[I]. Il creditore può sempre domandare al giudice che la cosa gli venga assegnata in pagamento [2925 ss.; 505 ss. c.p.c.] fino alla concorrenza del debito, secondo la stima da farsi con perizia o secondo il prezzo corrente, se la cosa ha un prezzo di mercato [2744].

Inquadramento

La disposizione in esame attribuisce al creditore pignoratizio al fine di ottenere la soddisfazione del credito la facoltà di scelta tra la vendita e l'assegnazione dei beni ricevuti in pegno, rispetto alla quale lo stesso può avvalersi delle forme previste dal codice di procedura civile se munito di titolo esecutivo ovvero, in mancanza, mediante la stima da farsi con perizia o secondo il prezzo corrente, se esso non ha un prezzo di mercato.

L'istanza è proponibile anche ove lo stesso creditore pignoratizio abbia già proposto intimazione per la vendita o, munito di titolo esecutivo, si sia avvalso della procedura ordinaria (Cass. I, n. 1711/1963, in Giust. civ., 1963, I, 2037).

Portata della norma

Il creditore pignoratizio, pertanto, per soddisfare la propria pretesa nell'ipotesi di inadempimento del debitore, in alternativa alla vendita della cosa pignorata ed anche ove non sia munito di titolo esecutivo può chiedere l'assegnazione della cosa stessa (Cass. III, n. 2332/1973, in Riv. dir. proc., 1974, II, 638, con nota di Picardi).

Ai fini dell'assegnazione è necessaria un'istanza all'autorità giudiziaria per evitare, mediante un previo giudizio sul valore della cosa, l'elusione del divieto del patto commissorio: invero, qualora tale valore ecceda il l'ammontare del credito, il creditore dovrà versare il residuo al debitore (Gorla, 116).

La S.C. ha chiarito che la competenza a decidere sull'istanza di assegnazione della cosa pignorata è attribuita al giudice della cognizione e non già al giudice dell'esecuzione (Cass. III, n. 2332/1973, cit.; diversamente, ove il creditore pignoratizio, munito di titolo esecutivo, abbia promosso l'espropriazione nelle forme ordinarie, l'istanza dovrà essere proposta al giudice della esecuzione mobiliare: cfr. Cass. I, n. 1711/1963).

Prima dell'assegnazione, stabilisce la norma in esame, al fine di evitare un'elusione del divieto di patto commissorio, al bene dovrà essere attribuito dal giudice un valore in base ad una perizia di stima ovvero tenendo conto del valore corrente di mercato. La Corte di legittimità ha tuttavia precisato che l'art. 2798 c.c. nella parte in cui stabilisce che l'assegnazione del pegno va fatta, tra l'altro, secondo la stima da effettuarsi a mezzo perizia, non trova applicazione se i beni non siano suscettibili di stima peritale e comunque non esclude il potere del giudice di procedere egli stesso alla valutazione del bene secondo dati obiettivi che rendono superfluo l'incarico a un perito (Cass. I, n. 1711/1963, cit.).

Bibliografia

Bucolo, Il giudice competente a concedere l'assegnazione di cui all'art. 2798 c.c., in Giur. it., 1974, I, 1, 1064; Chironi, Trattato dei privilegi, Torino, 1949; Gabrielli E., Il pegno, in Trattato di diritto civile diretto da Sacco, Torino, 2005; Gorla, Zanelli, Del pegno e delle ipoteche, in Comm. S.B., Bologna-Roma, 1992 Picardi, Assegnazione del pegno e giudice competente, in Riv. dir. proc., 1974, II, 638; Realmonte, Il pegno, in Trattato dir. priv., diretto da Rescigno, Torino, 1985.

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