Decreto legislativo - 6/09/2011 - n. 159 art. 45 - Confisca definitiva. Devoluzione allo Stato

Vincenza Di Cristofano

Confisca definitiva. Devoluzione allo Stato

Art. 45

1. A seguito della confisca definitiva di prevenzione i beni sono acquisiti al patrimonio dello Stato liberi da oneri e pesi. La tutela dei diritti dei terzi e' garantita entro i limiti e nelle forme di cui al titolo IV.

2. Il provvedimento definitivo di confisca e' comunicato, dalla cancelleria dell'ufficio giudiziario che ha emesso il provvedimento, all'Agenzia, nonche' al prefetto e all'ufficio dell'Agenzia del demanio competenti per territorio in relazione al luogo ove si trovano i beni o ha sede l'azienda confiscata.

Inquadramento

L'art. 45, comma 1, d.lgs. n. 159/2011 («Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli artt. 1 e 2 della l. 13 agosto 2010, n. 136»), c.d. codice antimafia, disciplina espressamente gli effetti della confisca di prevenzione definitiva.

Infatti, tale art. 45, comma 1, d.lgs. n. 159/2011 prevede che «A seguito della confisca definitiva di prevenzione i beni sono acquisiti al patrimonio dello Stato liberi da oneri e pesi» e che «La tutela dei diritti dei terzi è garantita entro i limiti e nelle forme di cui al titolo IV».

Circa la natura di tale acquisizione al patrimonio dello Stato, sotto la vigenza della l. n. 575/1965, la devoluzione allo Stato dei beni confiscati in via definitiva, espressamente prevista dall'art. 2-novies (ai sensi del quale semplicemente «I beni confiscati sono devoluti allo Stato»), veniva fatta rientrare dalla giurisprudenza nel novero degli acquisti a titolo derivativo con il conseguente subentro dell'Erario nella medesima situazione di diritto del precedente titolare (Cass. pen. S.U. , n. 9/19999). In una recente pronuncia della Suprema Corte (Cass. VI, n. 6068/2021) in tema di arbitrato la natura di tale acquisizione è stata annoverata invece negli acquisti a titolo originario (la Suprema Corte ha infatti affermato che la clausola compromissoria contenuta nello statuto di una società non è opponibile allo Stato, divenuto socio a seguito della confisca delle partecipazioni societarie ai sensi dell'art. 416-bis, comma 7 c.p., poiché la deroga alla competenza dell'autorità giurisdizionale può operare solo a seguito di una scelta volontaria, mentre, in caso di confisca, l'ingresso in società dello Stato si verifica ex lege per effetto di un acquisto a titolo originario, che piega lo scopo sociale alla finalità di conservazione del patrimonio aziendale per il tempo necessario alla definitiva destinazione dei beni confiscati).

L'adozione dell'ordinanza di sgombero di un immobile confiscato alla criminalità organizzata è un atto dovuto strettamente consequenziale rispetto alla confisca definitiva. La confisca conferisce al bene un'impronta rigidamente pubblicistica, che impedisce di distoglierlo, anche solo temporaneamente, dal vincolo di destinazione e dalle finalità pubbliche. Di conseguenza, il regime giuridico del bene confiscato è assimilabile a quello dei beni facenti parte del patrimonio indisponibile dello Stato (Cons. St. III, n. 176/2024).

Per massimizzare i diritti dei terzi, pertanto, veniva sacrificata la posizione dello Stato, che si ritrovava, in moltissimi casi, a rispondere di precostituiti diritti reali di garanzia sui cespiti oggetto di successiva ablazione definitiva (Balsamo, Maltese, 70).

Attesa l'ultrattività della disciplina di cui alla l. n. 575/1965 (infatti l'art. 117, comma 1, d.lgs. n. 159/2011 prevede che «Le disposizioni contenute nel libro I non si applicano ai procedimenti nei quali, alla data di entrata in vigore del presente decreto, sia già stata formulata proposta di applicazione della misura di prevenzione. In tali casi, continuano ad applicarsi le norme previgenti»), il problema della natura dell'acquisto da parte dell'Erario è rimasto attuale, tant'è che è stato vagliato anche dalle Sezioni Unite della Corte Suprema di Cassazione che hanno evidenziato il superamento della condivisa opinione della giurisprudenza sulla natura derivativa del titolo di acquisto del bene immobile da parte dello Stato a seguito della confisca, tanto da indurre il legislatore del c.d. codice antimafia a far ricomprendere tale misura ablativa nel solco delle cause di estinzione dell'ipoteca disciplinate dall'art. 2878 c.c.:

«Non v'è dubbio che la disciplina introdotta dalla legge di stabilità abbia innovato significativamente il controverso tema del rapporto fra procedimento esecutivo e misure di prevenzione patrimoniale di cui alla l. n. 575/1965, art. 2-ter, fissando regole stringenti e chiarificatrici dei reciproci rapporti, in un'ottica di saldatura con la disciplina prevista dal codice delle misure di prevenzione, di cui al d.lgs. n. 159/2011.

Sotto questo profilo possono, quindi, dirsi superate le divergenti visioni del problema, affrontato dal diritto vivente.

La normativa introdotta pone delicati problemi interpretativi, anche di diritto intertemporale.

L'art. 1, comma 194, testualmente recita «A decorrere dall'entrata in vigore della presente legge, sui beni confiscati all'esito dei procedimenti di prevenzione per i quali non si applica la disciplina dettata dal libro 1° del d.lgs. n. 159/2011, non possono essere iniziate o proseguite, a pena di nullità, azioni esecutive».

Dall'analisi della norma si ricava che l'inibitoria delle azioni esecutive riguarda esclusivamente i beni confiscati; con la conseguenza che i pignoramenti sul patrimonio sequestrato non possono essere sospesi e proseguono sino all'eventuale misura ablatoria definitiva.

Una tale interpretazione è avallata da argomenti di ordine letterale e sistematico.

Il riferimento della norma al divieto di azioni esecutive per i soli «beni confiscati» esclude che l'inibitoria possa riguardare le procedure mobiliari ed immobiliari pendenti durante la fase del sequestro e fino alla confisca definitiva.

Inoltre, il legislatore, all'art. 55 Codice Antimafia, ha espressamente richiamato il divieto di azioni esecutive sui beni sequestrati.

Ne deriva che il riferimento operato dal citato comma 194 alla sola confisca rafforza la conclusione della impossibilità di bloccare, durante la fase del sequestro, tutte le azioni esecutive.

La nuova disciplina, che si applica – come già detto – ai procedimenti di prevenzione ancora disciplinati dalla l. n. 575/1965, pone come spartiacque la data del 1° gennaio 2013, a seconda che il provvedimento di confisca sia stato emesso prima o dopo tale data.

Per i beni confiscati prima di tale data, la normativa compie una selezione ulteriore, a seconda che a tale data il bene confiscato sia stato assoggettato a procedura esecutiva, ma non sia stato ancora aggiudicato o trasferito, ovvero sia avvenuto, invece, il trasferimento o l'aggiudicazione, anche in via provvisoria.

È con riferimento a questo dato temporale – che consente il permanere o meno degli effetti dell'esecuzione forzata (o dell'aggiudicazione) – che assume rilevanza determinante la nuova disciplina andando a comporre i temi che la giurisprudenza aveva diversamente risolto, e che il giudice dell'esecuzione sarà tenuto ad esaminare.

Infatti, sui beni oggetto della procedura di prevenzione che alla data del 1° gennaio 2013 siano già stati confiscati, ma non ancora aggiudicati, «non possono essere iniziate o proseguite, a pena di nullità, azioni esecutive» (comma 194 della l. n. 228/2012) e «gli oneri e pesi iscritti o trascritti (sui beni di cui al comma 194) anteriormente alla confisca sono estinti di diritto» (comma 197 della l. n. 228/2012).

Con tale disposizione sembrano avviarsi a soluzione i problemi posti dall'ordinanza interlocutoria.

In particolare, il legislatore sembra avere risolto, nel senso della prevalenza della misura di prevenzione patrimoniale, il quesito relativo ai rapporti ipoteca-confisca, indipendentemente dal dato temporale, con conseguente estinzione di diritto degli oneri e pesi iscritti o trascritti.

Nessun dubbio che la norma faccia riferimento anche all'ipoteca, al sequestro conservativo ed al pignoramento ricompresi tra i pesi e gli oneri dei quali è affermata l'estinzione.

Ma, quel che pare anche avere avuto soluzione è la natura dell'acquisto del bene confiscato da parte dello Stato che, a seguito dell'estinzione di diritto dei pesi e degli oneri iscritti o trascritti prima della misura di prevenzione della confisca acquista un bene non più a titolo derivativo, ma libero dai pesi e dagli oneri, pur iscritti o trascritti anteriormente alla misura di prevenzione.

In sostanza, superando la condivisa opinione della giurisprudenza civile e penale sulla natura derivativa del titolo di acquisto del bene immobile da parte dello Stato a seguito della confisca, il legislatore ha inteso ricomprendere questa misura nel solco delle cause di estinzione dell'ipoteca disciplinate dall'art. 2878 c.c.

Alla stregua di tale normativa, dunque, in ogni caso, la confisca prevarrà sull'ipoteca.

La salvaguardia del preminente interesse pubblico, dunque, giustifica il sacrificio inflitto al terzo di buona fede, titolare di un diritto reale di godimento o di garanzia, ammesso, ora, ad una tutela di tipo risarcitorio.

Il bilanciamento dei contrapposti interessi viene, quindi, differito ad un momento successivo, allorché il terzo creditore di buona fede chiederà – attraverso l'apposito procedimento – il riconoscimento del suo credito» (grassetto aggiunto) (Cass. S.U., n. 10534/2013).

Ai fini della legittimità del provvedimento con cui l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ordina lo sgombero di un immobile per il quale è divenuta definitiva la confisca, non è richiesto uno specifico onere motivazionale in ordine all'urgenza del recupero del bene, né la comparazione dell'interesse pubblico con quelli privati coinvolti (TAR Roma I, n. 777/2016).

Bibliografia

Balsamo, Maltese, Il Codice Antimafia, collana Officina del Diritto «Il Penalista», Milano, 2011.

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