Codice di Procedura Civile art. 620 - Opposizione tardiva.InquadramentoSe a seguito dell'opposizione tempestiva del terzo il giudice non sospende la vendita dei beni mobili ovvero se l'opposizione è proposta dopo la vendita i diritti del terzo si trasferiscono sulla somma ricavata. Si vuole così tutelare l'aggiudicatario rispetto all'operare, per i beni mobili, dell'art. 1153 c.c. La norma in commento, infatti, non trova applicazione anche nell'espropriazione immobiliare nella quale la disciplina sostanziale a monte non fa perno sulla buona fede, bensì sul momento della trascrizione e conseguente eventuale inefficacia della venditaexart. 2914 c.c. (Proto Pisani 2006, 731). Opposizione tardivaL'opposizione del terzo che assume di essere proprietario dei beni pignorati è proponibile prima che sia disposta la vendita o l'assegnazione dei beni mentre, se in seguito all'opposizione il giudice non sospende la vendita dei beni mobili o se l'opposizione è proposta dopo la vendita stessa, i diritti del terzo devono essere fatti valere sulla somma ricavata. L'opposizione tardiva di terzo di cui all'art. 620 può essere proposta fino al momento della distribuzione della somma ricavata dalla vendita conseguentemente, essendo tale atto compiuto soltanto con l'esecuzione dell'ordine di pagamento della somma impartito dal giudice dell'esecuzione, deve ritenersi ammissibile il ricorso in opposizione depositato in cancelleria prima che il giudice abbia emesso detto provvedimento (Cass. n. 2664/1978). A riguardo, è stato evidenziato, in sede applicativa, che la normativa vigente non attribuisce rilevanza al momento in cui l'opponente ha avuto notizia dell'espropriazione, in quanto il sistema privilegia la posizione dell'aggiudicatario e i diritti del creditore procedente (Trib. Bari II, n. 3482/2011). Peraltro, resta fermo che, ai fini dell'ammissibilità dell'opposizione, debba aversi riguardo alla data della sua proposizione, restando irrilevante la circostanza che alla data di prima comparizione della causa la procedura esecutiva sia ormai estinta (Cass. n. 3136/2008). Ambito di applicazione della normaSebbene la disposizione in commento faccia riferimento ai beni mobili, è consolidato l'assunto per il quale è ammissibile la proposizione di una opposizione di terzo nel corso dell'esecuzione che si svolga con le forme del pignoramento presso terzi. Tuttavia, se sino ad alcuni anni fa la S.C. aveva ritenuto ammissibile la proposizione dell'opposizione in epoca successiva alla emanazione di un'ordinanza di assegnazione da parte del giudice dell'esecuzione (Cass. n. 10878/2012), più di recente la giurisprudenza di legittimità ha mutato a riguardo il proprio orientamento affermando, in particolare, che lo strumento dell'opposizione tardiva di terzo all'esecuzione, disciplinato dall'art. 620 c.p.c., non è utilizzabile dal terzo che assuma di essere l'effettivo titolare del credito pignorato, non essendo l'opposizione tardiva all'esecuzione compatibile con la struttura del pignoramento presso terzi in cui con l'adozione della ordinanza di assegnazione la procedura esecutiva è terminata (Cass. n. 2868/2020, in Ilprocessocivile.it, con nota di Caprio). La norma in esame non trova applicazione, invece, nell'espropriazione immobiliare. Sul punto in dottrina si è osservato che questo assetto si fonda sulla circostanza per la quale, rispetto agli immobili, la disciplina sostanziale a monte non fa perno sulla buona fede, bensì sul momento della trascrizione e conseguente eventuale inefficacia della venditaexart. 2914 c.c. Invero, nell'espropriazione immobiliare, stante l'effetto derivativo della vendita forzata, l'opposizione di terzo è rimedio soltanto facoltativo, poiché il terzo può sempre rivendicare il bene nei confronti dell'acquirente o dell'assegnatario (mentre per i beni mobili può verificarsi un acquisto a titolo originario ex art. 1153 c.c.: Proto Pisani 2006, 731). In sede applicativa è stato osservato che, peraltro, dal fatto che l'art. 620 disciplini l'ipotesi dell'opposizione in sede di esecuzione mobiliare non discende, infatti, l'inammissibilità della stessa in sede di esecuzione immobiliare, atteso che l'art. 620 è infatti norma speculare all'art. 2920 c.c., il quale prevede che se il terzo non ha fatto valere le proprie ragioni sulla somma ricavata dall'esecuzione mobiliare non può farle valere nei confronti dell'acquirente di buona fede, né può ripetere le somme distribuite ai creditori, salva la responsabilità del procedente di mala fede per i danni e le spese. Si è difatti evidenziato che nel caso, invece, dell'espropriazione immobiliare resta la norma di cui all'art. 2921 c.c., secondo cui il terzo fa valere i propri diritti sulla cosa e l'acquirente, che ha subito l'evizione, ripete il prezzo nei limiti indicati dalla norma medesima: la norma presuppone dunque, a parte l'ordinaria azione petitoria da parte del terzo, anche l'accertamento del diritto di costui in sede di opposizione all'esecuzione e, dopo l'emanazione del decreto di trasferimento, in sede di opposizione all'esecuzione forzata per rilascio. Benché non si abbia trasformazione del diritto sulla cosa nel diritto al prezzo, come nel caso dell'art. 620, nulla si oppone a che il terzo, rinunciando al diritto sulla cosa, opti per l'opposizione sul prezzo (Trib. Bari II, n. 2561/2006). Un vero e proprio «decalogo» delle possibilità fornite in sede di opposizione tardiva nell'esecuzione mobiliare è stato fornito da Cass. n. 13362/2023 la quale ha affermato che il terzo che assume di essere proprietario dei beni mobili pignorati può proporre l'opposizione ex art. 619 c.p.c. – prima della vendita o dell'assegnazione – per paralizzare l'azione esecutiva e, dopo la vendita, l'opposizione tardiva ex art. 620 c.p.c. per la ripetizione della somma ricavata; dopo l'assegnazione al creditore, il terzo può agire, ai sensi dell'art. 2926, comma 1, c.c., nei confronti del creditore assegnatario che ha acquisito in buona fede il possesso dei beni, entro il termine decadenziale di 60 giorni, soltanto per la ripetizione della somma corrispondente al credito soddisfatto con l'assegnazione; in caso di mala fede dell'assegnatario, invece, il terzo può rivendicare i beni senza limiti temporali exartt. 2920 e 2925 c.c.; indipendentemente dalla condizione soggettiva dell'assegnatario, il terzo può proporre l'opposizione tardiva ex art. 620 c.p.c. per far valere i suoi diritti sulla somma ricavata, ma solo nell'ipotesi in cui l'esecuzione mobiliare sia ancora pendente, dopo l'assegnazione, per la distribuzione tra i creditori concorrenti sull'eccedenza; resta ferma, in ogni caso, la responsabilità del creditore procedente di mala fede per i danni cagionati al terzo e per le spese affrontate a causa dell'espropriazione. BibliografiaCanavese, Commento all'art. 619, in Le recenti riforme del processo civile a cura di Chiarloni, Bologna, 2007, 1132 ss.; Caprio, L'opposizione di terzo non è esperibile nell'espropriazione presso terzi dopo l'emissione dell'ordinanza di assegnazione, in Ilprocessocivile.it; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, 15 ed. (a cura di Giordano), Milano, 2019; Fabbrini, L'opposizione ordinaria del terzo nel sistema dei mezzi di impugnazione, Milano, 1968; Furno, Disegno sistematico delle opposizioni nel processo esecutivo, Firenze, 1942; Garbagnati, Opposizione all'esecuzione, dir. proc. civ., in Nss. D.I., XI, Torino, 1965, 1069 ss.; Luiso, Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Metafora, L'opposizione di terzo all'opposizione, Napoli 2012; Miccolis, L'opposizione di terzo all'espropriazione, in Riv. esec. forz., 2000, 177; Proto Pisani, Opposizione di terzo ordinaria, Napoli 1965; Punzi, La tutela del terzo nel processo esecutivo, Milano, 1971; Tarzia, Sul litisconsorzio necessario nell'opposizione di terzo all'esecuzione, in Giur. it. 1965, I, 2, 529 s.; Vaccarella, Titolo esecutivo, precetto, opposizioni, Torino, 1983. |