Codice Civile art. 2791 - Pegno di cosa fruttifera.InquadramentoLa disposizione in esame detta una disciplina applicabile anche nell'ipotesi in cui il bene concesso in pegno sia produttivo di frutti. La norma contempla anche l'ipotesi che il bene diventi fruttifero in un momento successivo alla costituzione del pegno stesso (cfr. Cass. I, n. 1052/1974). La disposizione stabilisce così l'obbligo per il creditore di acquisire tali frutti, naturali o civili che siano, purché derivino dal bene pignoratizio in maniera diretta, salvo diverso accordo tra le parti. capo al debitore. Il creditore, per appropriarsi dei frutti derivanti dal bene sottoposto a pegno, di regola deve procedere alla vendita di questi osservando le modalità sancite dagli artt. 2796 e 2797, potendo tuttavia farli propri direttamente nel momento in cui il valore degli stessi sia stato già anteriormente stimato. Portata della normaCon riferimento all'ambito operativo della disposizione in esame, devono considerarsi frutti quelli prodotti direttamente dal bene oggetto di pegno (Gorla, 21). È stato precisato, inoltre, che la disposizione trova applicazione anche nell'ipotesi in cui la cosa data in pegno sia in origine infruttifera ma divenga fruttifera dopo la costituzione del pegno medesimo (Cass. I, n. 1052/1974). In ragione di tale presupposto, si è ritenuto, quindi, che, ove il creditore pignoratizio ottenga l'autorizzazione per la vendita della merce deteriorabile, con deposito fruttifero della somma ricavata, il diritto di prelazione che – in caso di sopravvenuto fallimento del debitore – gli spetta sul credito in sede di ammissione al passivo, ai sensi dell'art. 53 l.fall., si estende di diritto agli interessi prodotti dalla somma ricavata dalla vendita, anche se la cosa pignorata era originariamente infruttifera (Cass. I, n. 1052/1974). Sotto un distinto profilo, la S.C. ha desunto dalla disposizione in esame che, in materia di pegno irregolare di denaro, la circostanza che il creditore, avendo acquisito la disponibilità del denaro, si trovi a godere degli interessi, fa sì che il ricavato debba essere imputato a deconto prima delle spese, poi degli interessi e poi del capitale dovuti dal debitore, ma non sospende automaticamente il corso degli interessi sul debito garantito, il cui tasso, peraltro, non necessariamente corrisponde a quello degli interessi che maturano sulle somme date in pegno (Cass. I, n. 3794/2008). BibliografiaBongiorno, La tutela espropriativa speciale del creditore pignoratizio, in Riv. dir. proc. 1990; Ciccarello, Pegno (diritto privato), in Enc. dir., XXXII, Milano, 1982; Dalmartello, Pegno irregolare, in Nss.D.I, XII, Torino, 1965; Fiorucci, Il pegno, in La disciplina dei rapporti bancari: normativa, giurisprudenza e prassi, Padova, 2012; Gabrielli, Il pegno, in Tratt. Dir. priv., diretta da Sacco, Torino, 2005; Gorla, Zanelli, Del pegno; Delle ipoteche, 4a ed., Bologna, 1992; Natali, Il pegno, in Garanzie reali e personali, a cura di Clarizia, Padova, 2012; Realmonte, Il pegno, in Trattato dir. priv., diretto da Rescigno, Torino, 1985. |