Correttivo Cartabia: le ulteriori novità sulla mediazione obbligatoria in condominio

16 Gennaio 2025

La legge sulla mediazione obbligatoria ha subìto modifiche a seguito del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149. Successivamente, il Legislatore è intervenuto ulteriormente con il d.lgs. n. 216/2024 (c.d. correttivo Cartabia), introducendo innovazioni e specificazioni in materia di procedimento di mediazione civile e commerciale. Le nuove norme, che interessano anche la materia condominiale, entrano in vigore il 25 gennaio 2025.

Introduzione. Il quadro normativo

Nella Gazzetta Ufficiale n. 7 del 10 gennaio 2025, è stato pubblicato il d.lgs. 27 dicembre 2024, n. 216, recante “Disposizioni integrative e correttive al d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, in materia di mediazione civile e commerciale e negoziazione assistita”, con entrata in vigore dal 25 gennaio 2025.

Il provvedimento è stato adottato ai sensi dell'art. 1, commi 3 e 4, della l.  n. 206/2021, la quale ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi recanti il riassetto del processo civile, mediante novelle al codice di procedura civile e alle leggi processuali speciali, in funzione di obiettivi di semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo civile.

Ebbene, come sottolineato dalla Relazione illustrativa dello schema di decreto legislativo del 1° ottobre 2024 n. 213, la riforma delle procedure di risoluzione alternativa delle controversie, dopo il primo periodo di applicazione, ha evidenziato la necessità di apportare taluni correttivi per i quali sono state raccolte le convergenti indicazioni pervenute dai soggetti interessati, quali il Consiglio Nazionale Forense per gli organismi forensi, e le associazioni di organismi privati, oltre che dai giudici e dagli esperti e studiosi della materia delle c.d. “ADR” (alternative dispute resolution). L'iter di approvazione dell'intervento correttivo, secondo il documento in esame, è stato connotato dall'urgenza, in quanto la delega avrebbe avuto scadenza scadrà il 1° novembre 2024, anche nella logica del rispetto delle tempistiche imposte dal PNRR.

La gran parte degli interventi adoperati dal Legislatore ha natura puramente “correttiva”, in quanto finalizzata a eliminare refusi o a integrare alcune disposizioni che non risultavano in linea con altre omologhe disposizioni vigenti. In tal senso, tutti gli interventi sono stati finalizzati:

  • ad armonizzare la disciplina del patrocinio a spese dello stato nelle ADR con alcune regole fondamentali dettate dal Testo Unico delle spese di giustizia, applicabile esclusivamente quando il patrocinio a spese dello Stato riguarda una procedura giudiziale;
  • a delineare l'intervento operato in sede di attuazione della delega.

Premesso ciò, per la trattazione del presente focus, sarà approfondito l'art. 1 del d.lgs. n. 216/2024 che interviene sulla disciplina della mediazione di cui al d.lgs. n. 28/2010, con le argomentazioni fornite dai documenti di studio elaborati dal Senato (Relazione illustrativa del 1° ottobre 2024 e del Dossier dell'8 ottobre 2024). In particolare, i punti importanti del correttivo relativi alla procedura sui quali focalizzare l'attenzione sono i seguenti: mediazione c.d. telematica, incontri a distanza, la durata della procedura, forma della procura per la partecipazione all'incontro, effetti sostanziali della domanda di mediazione, rapporto tra verbale di mediazione e accordo conciliazione e esenzione d'imposta.

La mediazione da remoto

L'art. 1, comma 1, lett. a), del d.lgs. n. 216/2024 reca modifiche all'art. 3, comma 4, del d.lgs. 28/2010 relativo alle modalità telematiche di svolgimento della mediazione, precisando espressamente che gli incontri di mediazione possono svolgersi con modalità audiovisive da remoto, nel rispetto del successivo art. 8-ter, introdotto dal presente provvedimento. In particolare, il nuovo art. 8-ter del d.lgs. n. 28/2010 dispone circa la partecipazione a distanza agli incontri, confermando quanto previsto a legislazione circa la possibilità di partecipare in videoconferenza. Si prevede che:

  • le firme agli atti formati nel corso di un incontro con soggetti partecipanti da remoto siano apposte nel rispetto del d.lgs. n. 82/2005 (CAD) e di quanto previsto dall'art. 8-bis del d.lgs. n. 28/2010;
  • solo nei casi di mediazione che non si svolga con modalità telematica, le parti possono concordemente stabilire, derogando alle summenzionate disposizioni, che le firme di tutti i partecipanti siano apposte in modalità analogica avanti al mediatore;
  • le parti sono chiamate a cooperare in buona fede e lealmente onde gli atti che siano formati durante un incontro con partecipazione a distanza (da parte di alcune o tutte le parti) siano firmati senza indugio.

Rimane fermo quanto previsto dal comma 4 dell'art. 8-bis (corrispondente al vigente comma 5 del medesimo art. 8-bis il quale stabilisce che la conservazione e l'esibizione dei documenti del procedimento di mediazione svolto con modalità telematiche avvengono, a cura dell'organismo di mediazione, in conformità all'art. 43 del d.lgs. n. 82/2005, il quale prevede che i documenti informatici soddisfino - a tutti gli effetti - gli obblighi previsti per legge di conservazione e di esibizione dei documenti, ove sia garantita la conformità ai documenti originali secondo le Linee guida applicabili. Di seguito, l'analisi delle novità.

a) Le modifiche alla procedura di mediazione in modalità telematica

L'art. 8-bis del d.lgs. n. 28/2010 (precedentemente) era stato introdotto in sede di riforma al fine di una previsione di procedura di mediazione, su accordo delle parti, con modalità telematiche con incontri in modalità da remoto. La formulazione (prima del correttivo) aveva generato, fin dalla sua entrata in vigore, problemi applicativi e interpretativi. In particolare, non era risultata sufficientemente chiara la distinzione, e la non necessaria coincidenza, tra la mediazione “telematica” (i cui atti sono interamente digitalizzati) e la possibilità di partecipare agli incontri di mediazione avvalendosi di sistemi di videoconferenza da remoto.

Gli operatori si erano quindi interrogati sulla necessaria applicabilità degli incontri da remoto alla sola mediazione “telematica” o sulla applicabilità generale di tale disposizione. Inoltre, risultava eccessiva la previsione, contenuta nel comma 1 dell'art. 8-bis secondo cui “ciascun atto del procedimento” debba essere formato e sottoscritto nel rispetto del CAD. L'applicazione pratica del citato comma 1 aveva dunque comportato un notevole e ingiustificato aggravio per le parti e gli organismi che si erano avvalsi della procedura telematica, anche perché la sottoscrizione di ciascun atto del procedimento implica o che ciascuna parte disponga di propria firma digitale o che tale strumento sia messo a disposizione dall'organismo, che anticipa le relative spese. Per le ragioni esposte, con l'intervento correttivo, è stata proposta la semplificazione dell'attuale testo dell'art. 8-bis del d.lgs. n. 28/2010.

Le novità introdotte con l'aggiornamento dell'art. 8-bis del d.lgs. n. 28/2010

Accordo delle parti

(comma 1)

La scelta della mediazione in forma telematica deve essere oggetto di accordo di tutte le parti.

Quando le parti si sono accordate per lo svolgimento della mediazione con modalità telematica, gli atti del procedimento sono formati dal mediatore e sottoscritti in conformità quanto prescrive il codice dell'amministrazione digitale, e alle stesse previsioni del decreto legislativo.

Viene eliminato l'obbligo di formare e sottoscrivere digitalmente ciascun atto del procedimento, in modo da chiarire, con la nuova formulazione, che la norma primaria non amplia i casi di firma obbligatoria del verbale di mediazione, che restano gli stessi sia che la procedura si svolga in modalità “analogica” che in modalità telematica.

Semplificazione della procedura

(comma 2)

Viene semplificata la procedimentalizzazione della fase relativa alla formazione del documento digitale conclusivo della procedura, alla acquisizione delle firme delle parti e dei soggetti che vi sono tenuti e, infine, alla sottoscrizione del mediatore, cui segue il deposito e la successiva comunicazione agli avvocati, quando nominati.

Il riferimento all'obbligo di firma ai “soggetti che vi sono tenuti” è necessario per garantire al mediatore la giusta flessibilità e autonomia nella individuazione in concreto dei soggetti che devono firmare tale atto conclusivo, che potrebbero non essere limitati alle sole parti della controversia in senso stretto.

Le verifiche del mediatore

(comma 3)

Il mediatore, ricevuto il documento formato ai sensi del comma 1, è tenuto a verificare, in primo luogo, che tutti i soggetti che vi sono tenuti abbiano apposto la propria firma digitale e, in secondo luogo, che ciascuna firma sia tecnicamente integra.

Solo all'esito di questa verifica il mediatore apporrà la propria firma, così perfezionando la formazione del documento conclusivo che, a questo punto, sarà depositato a cura del medesimo mediatore il quale, a tal fine, si avvarrà del sistema informatico di cui l'organismo si è dotato. Il deposito viene effettuato presso la segreteria dell'organismo che ne cura i successivi adempimenti, a cominciare dalla comunicazione mediante invio alle parti e agli avvocati che le assistono, se nominati.

L'importanza di una chiara procedimentalizzazione di queste fasi, ivi compresa l'individuazione dei soggetti tenuti a curare i rispettivi adempimenti, ha un impatto positivo in termini di chiarezza nella complessiva gestione della procedura telematica, tanto più necessario in considerazione degli effetti giuridici che scaturiscono dal deposito del verbale conclusivo, sia quando esso è negativo, sia quando da esso risulta il raggiungimento di un accordo di conciliazione.

Oneri di conservazione

(comma 4)

Gli oneri di conservazione e di esibizione del verbale e degli atti del procedimento, a carico dell'organismo, con rinvio alla pertinente norma del codice dell'amministrazione digitale.

b) La novità degli incontri di mediazione con modalità audiovisive a distanza

Il nuovo art. 8-ter del d.lgs. n. 28/2010 disciplina in modo separato e autonomo lo svolgimento degli incontri di mediazione da remoto, distinguendo, per le ragioni precedentemente esposte, tale àmbito da quello regolato dall'art. 8-bis. In particolare, tra i vari aspetti, viene previsto che ciascuna parte possa sempre chiedere al responsabile dell'organismo di mediazione di partecipare agli incontri con collegamento audiovisivo da remoto e che questi assicurano la contestuale, effettiva e reciproca udibilità e visibilità delle persone collegate.

Le novità introdotte con l'introduzione dell'art. 8-ter del d.lgs. n. 28/2010

La richiesta di partecipazione da remoto

(comma 1)

Il Legislatore fissa il principio secondo cui ciascuna parte può sempre chiedere all'organismo di partecipare agli incontri di mediazione avvalendosi di sistemi di collegamento audiovisivo a distanza. Trattasi di disposizione coerente con il principio della legge delega che prevede che gli incontri possano svolgersi da remoto, senza che a tal fine sia richiesto l'accordo di tutte le parti della procedura e trova ulteriore riscontro normativo esplicito nell'art. 22, comma 1, lett. b), del regolamento n. 150/2023.

La possibilità per ciascuna parte di partecipare da remoto alla mediazione a semplice richiesta, con norma che chiarisce che tale opzione non impone, nei fatti la digitalizzazione dell'intera procedura, rappresenta dunque un importantissimo strumento che favorisce in termini effettivi la partecipazione personale alla mediazione.

Il sistema di videoconferenza

(comma 2)

Con la norma viene integralmente riprodotto il comma 2 dell'art. 8-bis (formulazione ante correttivo), con lo scopo di indicare gli standard di funzionalità che sistemi di videoconferenza devono assicurare per l'effettiva e piena partecipazione all'incontro da parte della persona collegata da remoto.

Gli incontri di mediazione digitalizzata e l'apposizione delle firme

(comma 3)

Il Legislatore introduce una innovazione rispetto al testo del previgente art. 8-bis, in quanto stabilisce le regole generali cui le parti devono attenersi nel caso in cui sia necessario firmare un atto formato durante un incontro che si svolge con una o più parti collegate da remoto. È stato ritenuto, in sede di correttivo, completare l'autonoma disciplina della partecipazione a distanza, di una o più parti, agli incontri di mediazione con la previsione di una chiara indicazione delle regole per la corretta apposizione della firma, ogni qualvolta nel corso di questo tipo di incontri le parti sono chiamate ad apporre una firma su un atto formano in tale contesto.

Al fine di razionalizzare, semplificare e favorire l'apposizione delle firme nel corso di incontri a distanza, si prevede, in via generale e salva la possibilità di deroga nel caso previsto dal comma 4, che gli atti formati in tali occasioni devono essere firmati digitalmente da tutti i soggetti che vi sono tenuti. Tale soluzione non pone alcun problema pratico nel caso in cui l'incontro si inserisca in una procedura di mediazione che per volontà delle parti si svolge con modalità interamente digitalizzate, ai sensi dell'art. 8-bis in quanto in tal caso, per definizione, le parti devono essere munite di propria firma digitale.

Quando, invece, l'incontro si svolge tra parti che non hanno optato per la mediazione digitalizzata, non vi sono ostacoli tecnici all'adozione di tale soluzione, anche per la parte che sia sprovvista di propria firma digitale. Infatti, l'organismo di mediazione, nel rispetto dei requisiti di efficienza, è tenuto non solo a dotarsi di sistemi idonei alla gestione della mediazione telematica, ma anche a dotarsi di sistemi che consentono di svolgere gli incontri da remoto. Inoltre, ha titolo per farsi rimborsare gli eventuali esborsi costituiti dall'avere messo a disposizione della parte che ne è sprovvista un sistema di firma digitale.

Firma con modalità analogica

(comma 4)

Allo scopo di consentire alle parti che non hanno optato per lo svolgimento della mediazione con modalità interamente digitalizzate, di apporre la firma con modalità analogica, così preservando la loro scelta di fondo, il Legislatore consente alle stesse di derogare al comma 3 e accordarsi per firmare con modalità analogica il documento formato durante l'incontro al quale una o più parti hanno partecipato da remoto. La deroga al comma 3 è dunque possibile solo con il consenso di tutte le parti e solo nel caso in cui le stesse parti non avessero, ab origine, optato per la modalità telematica ai sensi dell'art. 8-bis.

Cooperazione in buona fede

(comma 5)

Le parti sono tenute a cooperare in buona fede e lealmente alla tempestiva firma degli accordi che sono raggiunti nel corso di un incontro al quale prendono parte mediante collegamento audiovisivo a distanza.

Quando le parti si accordano nel senso previsto dal comma 4 esse si impegnano anche a recarsi davanti al mediatore per apporre la firma analogica e per questo si ritiene opportuno fare richiamo al generale principio di leale collaborazione e secondo regole di buona fede, sancito in generale per le parti della mediazione e per gli avvocati che le assistono, anche nella fase attuativa delle intese raggiunte in ordine alle modalità di acquisizione della firma, allo scopo di giungere celermente alla formalizzazione dell'accordo davanti al mediatore.

Il rispetto di tale specifico principio di cooperazione mantiene la propria efficacia anche nel caso in cui le parti restino vincolate dalla regola generale prevista dal comma 3, e debbano adoperarsi, in tal caso, alla tempestiva firma digitale di propria competenza.

c) Disciplina transitoria

L'art. 3 del d.lgs. n. 216/2024 reca l'abrogazione del comma 20-bis dell'art. 83 del d.l. n. 18/2020, norma che aveva disciplinato lo svolgimento dei procedimenti di mediazione nel periodo segnato dalla crisi pandemica dovuta al virus Covid-19.

La condizione di procedibilità della domanda

Il Legislatore, modificando l'art. 5 del d.lgs. 28/2010, recante norme in tema di “Condizione di procedibilità e rapporti con il processo”, interviene sul comma 2, al fine di dirimere problemi interpretativi sorti nella prassi, nella parte in cui prevede che nei casi di mediazione obbligatoria, indicati nel precedente comma 1, l'esperimento della mediazione costituisce condizione di procedibilità della domanda introduttiva del giudizio, posto che l'ampia formulazione precedente, che faceva riferimento alla “domanda giudiziale”, ha fatto sorgere dubbi con riguardo alla procedibilità della domanda riconvenzionale, ove ricadente nelle ipotesi previste dal comma 1, proposta a seguito di domanda introduttiva non soggetta alla condizione di procedibilità.

Tale questione è stata oggetto di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Cassazione, ad opera del Tribunale di Roma, con ordinanza del 13 giugno 2023. In particolare, la Corte, pronunciando a Sezioni Unite, con ordinanza n. 3452/2024 ha chiarito che “l'improcedibilità ai sensi del comma 2 riguarda esclusivamente la domanda introduttiva del giudizio”.

Cass. civ., sez. un., 7 febbraio 2024, n. 3452

La mediazione obbligatoria ex art. 5 del d.lgs. n. 28/2010, quale condizione di procedibilità finalizzata al raggiungimento di una soluzione conciliativa che scongiuri l'introduzione della causa, è applicabile al solo atto introduttivo del giudizio e non anche alle domande riconvenzionali, fermo restando che al mediatore compete di valutare tutte le istanze e gli interessi delle parti ed al giudice di esperire il tentativo di mediazione, ove possibile, per l'intero corso del processo.

Il comma 2 dell'art. 5, quindi, viene quindi modificato al fine di chiarire tale aspetto e recepire la richiamata autorevole interpretazione della norma. Alla luce di ciò, la nuova formulazione è la seguente: “Nelle controversie di cui al comma 1 l'esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda introduttiva del giudizio”. È opportuno precisare che la modifica si reputa necessaria esclusivamente in relazione al comma 2 dell'art. 5, unica fattispecie nella quale si presenta il descritto problema interpretativo, che impone di distinguere la domanda introduttiva del giudizio dalle altre “domande giudiziali”, essendo la norma finalizzata a individuare quale tra più parti che hanno proposto domande davanti al giudice ha l'onere di attivarsi per soddisfare la condizione di procedibilità.

IN EVIDENZA

Infine, come indicato dal Dossier del Senato (8 ottobre 2024), il Legislatore modifica il comma 3 del medesimo art. 5 d.lgs. n. 28/2010 contenente l'elenco delle procedure alternative previste dalla legge speciali il cui esperimento assolve la condizione di procedibilità giudiziale. La novella in esame integra il suddetto elenco con il riferimento all'art. 1, comma 11, della l. n. 249/1997, inerente alla soluzione non giurisdizionale delle controversie che rientrino nell'àmbito di competenza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, fra utenti o categorie di utenti ed un soggetto autorizzato o destinatario di licenze oppure tra soggetti autorizzati o destinatari di licenze tra loro.

La legittimazione in mediazione dell'amministratore di condominio

Il Legislatore reca modifiche all'art. 5-ter, comma 1, del d.lgs. n. 28/2010 al solo scopo di precisare che il verbale redatto dal mediatore costituisce sempre un atto separato dall'accordo di conciliazione, che viene ad esso allegato. Secondo la Relazione illustrativa, l'uso del termine “contenente” della precedente disposizione, risultava equivoco e poteva far ritenere che l'accordo raggiunto autonomamente, sia pure con l'ausilio del mediatore, dovesse sempre essere trasfuso nel verbale.

Nuova formulazione dell'art. 5-ter del d.lgs. n. 28/2010

L'amministratore del condominio è legittimato ad attivare un procedimento di mediazione, ad aderirvi e a parteciparvi. Il verbale al quale è allegato l'accordo di conciliazione o la proposta conciliativa del mediatore sono sottoposti all'approvazione dell'assemblea condominiale, la quale delibera entro il termine fissato nell'accordo o nella proposta con le maggioranze previste dall'art. 1136 c.c. In caso di mancata approvazione entro tale termine la conciliazione si intende non conclusa.

Secondo i primi commentatori, con la novella, si sottolinea la differenza tra verbale di mediazione e accordo di mediazione. Dunque, non più, come fino ad oggi previsto, un verbale di mediazione contenente l'accordo ma due documenti distinti ma allegati che dovranno essere sottoposti a delibera assembleare di votazione.

Inoltre, a parere della dottrina in materia, la nuova disposizione prevede che “l'accordo di conciliazione o la proposta conciliativa del mediatore devono essere non “contenuti”, ma “allegati” al verbale da sottoporre all'approvazione dell'assemblea condominiale”. La formulazione, secondo l'autore, “mantiene la discordanza tra il soggetto “il verbale” e il verbo “sono sottoposti”; inoltre, “la modifica è in linea con quella apportata all'art. 11, comma 4, del d.lgs. n. 28/2010, a proposito del verbale conclusivo della mediazione, non più “contenente”, ma “al quale è allegato” l'eventuale accordo.

La mediazione demandata dal giudice

La novella (modificato l'art. 5-quater del d.lgs. n. 28/2010) stabilisce che l'ultimo momento utile in cui il giudice possa disporre, con ordinanza motivata, l'esperimento di un tentativo di conciliazione è il momento in cui il giudice medesimo fissi l'udienza di rimessione della causa in decisione (che conclude la fase di trattazione davanti al giudice), in luogo del momento della precisazione delle conclusioni, come previsto dal testo vigente.

Invero, come sottolineato dalla Relazione illustrativa, la modifica al comma 1 è finalizzata all'allineamento la locuzione vigente “fino al momento della precisazione delle conclusioni” con i nuovi testi degli artt. 187, 189 e 185-bis c.p.c., che fanno invece riferimento al momento della rimessione della causa in decisione, momento che conclude la fase di trattazione davanti al giudice. Si tratta dell'ultimo momento processuale utile per adottare un'ordinanza di mediazione demandata ai sensi dell'art. 5-quater ed è pertanto necessario allineare il testo di tale norma con i citati articoli del codice di procedura civile.

Nuova formulazione dell'art. 5-quater, comma 1, del d.lgs. n. 28/2010

Il giudice, anche in sede di giudizio di appello, fino al momento in cui fissa l'udienza di rimessione della causa in decisione, valutata la natura della causa, lo stato dell'istruzione, il comportamento delle parti e ogni altra circostanza, può disporre, con ordinanza motivata, l'esperimento di un procedimento di mediazione.

La durata del procedimento di mediazione

Il testo dell'art. 6 del d.lgs. n. 28/2010 è stato adottato esercitando il principio di delega contenuto nell'art. 1, comma 4, lett. e), della l. n. 206/2021, allo scopo di favorire la partecipazione delle parti e di assicurare ad esse il tempo necessario all'effettivo confronto sulle questioni controverse, aumentando la durata minima del procedimento, anche con riferimento al periodo di proroga.

Premesso ciò, come indicato dalla Relazione illustrativa, l'eccessiva compressione dei tempi della mediazione, specialmente quando essa coinvolge più di due parti, e per cause di una certa complessità, che necessitano (se le parti vi consentono) l'acquisizione di pareri dell'esperto, rischia di compromettere la fruttuosità della procedura conciliativa costringendo le parti, oltre a non poter fruire delle agevolazioni fiscali, ad adire il giudice per una controversia che avrebbe potuto non essere instaurata avendo maggiore tempo, così anche vanificando il lavoro fatto dal mediatore.

Ebbene, a luce delle criticità in esame, di seguito le novità della nuova formulazione:

L'aumento della durata mediazione

(comma 1)

Ferma restando l'individuazione di un termine minimo predeterminato della procedura mediazione, il Legislatore aumenta la durata minima da tre a sei mesi, e consente alle parti di prorogare tale durata per periodi, di volta in volta, pari a tre mesi in modo da conformare la durata della procedura al tempo necessario a raggiungere l'accordo.

La norma, salva l'eccezione prevista dal comma 2, è applicabile a tutti i casi di mediazione, anche quelli che costituiscono condizione di procedibilità della domanda giudiziale, e costituisce una delle attuazioni del principio di consensualità su cui si fonda l'intero sistema della giustizia complementare regolato dal decreto legislativo. Infatti, la durata minima di sei mesi non costituisce un termine minimo obbligatorio, potendo essere ridotto quando una sola delle parti non consente che la mediazione prosegua con incontri successivi al primo, o quando le parti al primo incontro raggiungono l'accordo.

La proroga, di tre mesi in tre mesi, è soggetta al consenso di tutte le parti che, nella mediazione obbligatoria, sono anche assistite dagli avvocati.

Le ipotesi di proroga

(comma 2)

Il comma 2, invece, contiene una diversa regolamentazione del regime di durata della mediazione e della relativa proroga quando la mediazione si inserisce come una “parentesi” nel corso di un procedimento già instaurato, quando il giudice rileva che la causa è improcedibile perché doveva essere esperita la procedura di mediazione, o quando il giudice procede ai sensi dell'art. 5-quater e demanda le parti in mediazione.

In considerazione della pendenza di un giudizio che attende la definizione della mediazione per riprendere il suo corso in caso di esito negativo, o per la sua conclusione a seguito di conciliazione, è stato ritenuto necessario mantenere precisi limiti temporali entro i quali le parti sono tenute a concludere il procedimento di mediazione.

Il comma, dunque, attua il già illustrato principio di mettere le parti in condizione di avere un maggiore spazio temporale per raggiungere un accordo in mediazione, e anche in questo caso aumenta la durata minima da tre a sei mesi.

Termini e decorrenza

(comma 3)

Si riproduce la norma, contenuta anche nel testo previgente, che prescrive che il procedimento di mediazione non è soggetto alla sospensione feriale, e viene fissata la decorrenza del termine di durata riproducendo la disposizione vigente, che indica quale dies a quo la data di deposito della domanda di mediazione mentre, per i casi disciplinati dal comma 2, ossia quando il giudice procede ai sensi dell'art. 5, comma 2, o demanda le parti in mediazione ai sensi dell'art. 5-quater, ne fissa la decorrenza dalla data di deposito dell'ordinanza con cui il giudice adotta i relativi provvedimenti.

L'accordo di proroga

(comma 4)

Il Legislatore disciplina le modalità con cui le parti, quando è necessario, danno prova dell'accordo di proroga della mediazione e della pendenza del relativo termine. Si ripropone il principio, già affermato nel testo vigente, secondo cui tale accordo deve risultare da atto scritto, da allegare al verbale di mediazione o, in alternativa, risultare dal verbale redatto dal mediatore.

Nei casi oggetto del comma 2 le parti comunicano al giudice l'eventuale accordo sulla proroga del termine, con la produzione in giudizio di uno dei due documenti sopra indicati, ossia l'accordo scritto o il verbale redatto dal mediatore dal quale esso risulta.

In sintesi, con le nuove disposizioni:

  • viene aumenta la durata del procedimento da tre a sei mesi;
  • possibilità di ulteriori proroghe fissate “di volta in volta” per un periodo “non superiore” a tre mesi, fatti salvi i casi in cui la mediazione si inserisca nel corso di un giudizio pendente. Si tratta dei casi disciplinati dal comma 2 dell'art. 6 in esame, come novellato che prevede “sei mesi prorogabile di tre mesi per una sola volta”;
  • il termine di durata del procedimento di mediazione non è soggetto a sospensione feriale,
  • il termine di durata decorra dall'adozione dei relativi provvedimenti da parte del giudice. Negli altri casi il termine decorre, invece, dalla data di deposito della domanda di mediazione.

IN EVIDENZA

Occorre osservare che l'art. 4 del d.lgs. n. 216/2024 (in tema) detta alcune disposizioni transitorie e finali riguardanti l'applicazione della nuova disciplina in materia di mediazione, sottolineando che “le nuove norme in materia di durata dei procedimenti di mediazione dettate dall'art. 6 del d.lgs. 28/2010, si applichino ai procedimenti per i quali alla data di entrata in vigore del decreto in esame non sia ancora stato depositato il verbale conclusivo della mediazione”.  Come precisato (in nota) dal Dossier del Senato dell'8 ottobre 2024, “la relazione illustrativa specifica, ad ogni modo, che l'immediata applicabilità del nuovo art. 6 alle mediazioni non concluse alla data di entrata in vigore del decreto legislativo correttivo, non esonera le stesse dal rispettare il limite complessivo di durata previsto dal nuovo comma 2 dell'articolo in questione”.

Il conferimento della delega per la partecipazione al procedimento di mediazione

Il Legislatore, modificando l'art. 8 del d.lgs. n. 28/2010 sul procedimento, stabilisce i requisiti dell'atto di delega ad un soggetto a partecipare ad un incontro di mediazione. In particolare, il nuovo comma 4-bis prevede le modalità con cui deve essere rilasciata la delega della parte che intende farsi sostituire da un delegato a un incontro di mediazione. La necessità di tale intervento deriva dal testo del comma 4, che consente alle parti, in presenza di giustificati motivi, di partecipare a un incontro di mediazione avvalendosi di un delegato, a conoscenza dei fatti e munito dei poteri necessari per la composizione della controversia. La norma prevede inoltre che il mediatore, quando lo ritiene necessario, può chiedere alle parti che partecipano all'incontro di dichiarare i poteri di rappresentanza di cui sono muniti, dandone atto a verbale.

Ebbene, la questione dei requisiti di forma e del contenuto che deve avere l'atto con cui una parte delega un altro soggetto a partecipare a un incontro di mediazione e della necessità che la firma del delegante debba essere o meno autenticata, è stata affrontata dalla giurisprudenza anche prima della riforma allorché, pur in assenza di una norma esplicita, si era posto il problema della possibilità per la parte di avvalersi di un delegato per tali incontri e, in tale ipotesi, si era posto il problema di quali fossero i requisiti di forma della delega a tal fine conferita. Difatti, i giudici di legittimità (Cass. civ., sez. III, 27 marzo 2019, n. 8473), dopo aver ritenuto, in via interpretativa, che già sulla base testo vigente prima della riforma del 2022, le parti erano legittimate a farsi rappresentare da un delegato per partecipare a un incontro di mediazione, aveva escluso che l'avvocato che assiste la parte in mediazione potesse esercitare poteri di autentica della firma dell'atto di delega, in quanto ciò esorbitava dagli ordinari poteri di certificazione e autentica attribuiti all'avvocato esclusivamente ai fini della procura alle liti. Tale decisione, nella prima fase applicativa dell'art. 8 ha condotto a diversi orientamenti interpretativi dei giudici di merito in ordine ai requisiti di forma della delega e del modo con cui la firma deve eventualmente essere autenticata.

Alla luce delle considerazioni esposte, il nuovo comma 4-bis, prevede, quale regola generale, in un'ottica, alla quale i criteri di delega sono ispirati, di semplificazione e razionalizzazione delle procedure di risoluzione alternativa delle controversie, che:

  • la delega per gli incontri di mediazione sia conferita con atto sottoscritto con firma non autenticata, contenente gli estremi di un documento di identità del delegante;
  • la parte, nei casi di cui all'art. 11, comma 7, quando deve essere sottoscritto un accordo con cui si concludono contratti o si compiono atti previsti dall'art. 2643 c.c. (atti soggetti a trascrizione) la delega, sulla base della valutazione operata dal delegante stesso avuto riguardo alle circostanze concrete, deve essere conferita con firma autenticata da pubblico ufficiale che sia a ciò autorizzato;
  • infine, viene posto a carico del delegato la presentazione e il deposito della delega a lui conferita al mediatore, unitamente a una copia non autenticata del proprio documento di identità, per consentirne l'acquisizione agli atti della procedura.

Nuova formulazione dell'art. 8, comma 4-bis, del d.lgs. n. 28/2010

La delega per la partecipazione all'incontro ai sensi del comma 4 è conferita con atto sottoscritto con firma non autenticata e contiene gli estremi del documento di identità del delegante. Nei casi di cui all'art. 11, comma 7, il delegante può conferire la delega con firma autenticata da un pubblico ufficiale a ciò autorizzato. Il delegato a partecipare all'incontro di mediazione cura la presentazione e la consegna della delega conferita in conformità al presente comma, unitamente a copia non autenticata del proprio documento di identità, per la loro acquisizione agli atti della procedura.

In definitiva, la modifica dovrebbe chiudere il dibattito interpretativo sorto a seguito del citato provvedimento di legittimità (Cass. civ. sez. III, 27 marzo 2019, n. 8473).

La conclusione del procedimento

Il correttivo modifica l'art. 11 del d.lgs. n. 28/2010 sulla conclusione del procedimento. In particolare, le modifiche:

  • mirano a specificare che l'accordo non è parte integrante del verbale ma è da considerarsi un allegato al verbale medesimo;
  • introducono i riferimenti al procedimento in modalità telematica al fine di coordinare le disposizioni sulla conclusione con quanto già previsto dall'art. 8-bis;
  • si specifica che la domanda giudiziale debba essere proposta entro il termine di decadenza fissato dall'art. 8 comma 2 e che tale termine decorre dal deposito del verbale conclusivo presso la segreteria dell'organismo di mediazione.

Nuova formulazione dell'art. 11, commi 4, 4-bis, 5 e 6 del d.lgs. n. 28/2010

4. Il verbale conclusivo della mediazione, al quale è allegato l'eventuale accordo, è sottoscritto dalle parti, dai loro avvocati e dagli altri partecipanti alla procedura nonché dal mediatore, il quale, fermo quanto previsto dall'art. 8-bis, certifica l'autografia della sottoscrizione delle parti o la loro impossibilità di sottoscrivere e, senza indugio, ne cura il deposito presso la segreteria dell'organismo. Nel verbale il mediatore dà atto della presenza di coloro che hanno partecipato agli incontri e delle parti che, pur regolarmente invitate, sono rimaste assenti.

4-bis. Quando la mediazione si conclude senza la conciliazione, la domanda giudiziale deve essere proposta entro il medesimo termine di decadenza di cui all'art. 8, comma 2, decorrente dal deposito del verbale conclusivo della mediazione presso la segreteria dell'organismo.

5. Salvo quanto previsto dall'art. 8-bis, il verbale in formato analogico e l'eventuale accordo a esso allegato sono redatti in tanti originali quante sono le parti che partecipano alla mediazione, oltre a un originale per il deposito presso l'organismo.

6. Del verbale e dell'eventuale accordo ad esso allegato depositati presso la segreteria dell'organismo è rilasciata copia alle parti che lo richiedono.

Secondo i primi commentatori, nella materia condominiale, l'art. 11, comma 4-bis porta chiarezza su un aspetto “delicato” che la riforma Cartabia aveva portato in relazione ai termini di decadenza per l'impugnativa delle delibere assembleari (art. 1137 c.c.).  Dunque, “per il momento”, viene così risolto il problema della decorrenza del nuovo termine per intero (30 giorni) dal momento del deposito del verbale di mancata conciliazione presso la segreteria dell'organismo.

L'efficacia esecutiva e l'esecuzione dell'accordo

Con le modifiche all'art. 12 del d.lgs. n. 28/2010, il correttivo prevede che l'avvocato possa dichiarare la conformità dell'accordo all'originale, quando il documento sia trasmesso dall'avvocato all'ufficiale giudiziario con modalità telematiche. L'avvocato esercita così i poteri di certificazione di conformità delle copie trasmesse telematicamente all'ufficiale giudiziario e di attestazione di conformità di copia informatica, disciplinati dagli artt. 196-decies e 196-undecies disp. att. c.p.c. Tale intervento si è resto opportuno in un'ottica evolutiva di digitalizzazione di ogni fase procedurale, anche stragiudiziale e di raccordo con eventuali fasi giudiziali o esecutive, compresa quella relativa alle comunicazioni tra gli avvocati che assistono una parte in una procedura di mediazione e l'Ufficiale giudiziario, quando è necessario mettere in esecuzione l'accordo conciliativo.

Con le ulteriori modifiche, il Legislatore ha previsto che quando l'accordo è soggetto ad omologazione (in particolare, quando le parti aderenti alla mediazione non sono tutte assistite da avvocati) l'accordo è omologato, su istanza di parte, con decreto del presidente del Tribunale del luogo dove ha sede l'organismo di mediazione, previo accertamento della regolarità e conformità dell'accordo medesimo.

Conclusioni

Con le modifiche apportate all'art. 12 del d.lgs. 28/2010, la novella specifica che il giudice, in sede di definizione del giudizio, può condannare la parte soccombente al pagamento di una somma equitativamente determinata in favore della controparte, quando la citata parte soccombente non abbia partecipato al primo incontro della mediazione (laddove il testo precedente si riferiva, con formula più generale, alla mancata partecipazione alla mediazione). Lo scopo della nuova norma è, dunque, sanzionare, alle condizioni ivi previste, la condotta della parte che, risultata soccombente in giudizio, rispetto alla medesima controversia si sia rifiutata di partecipare al primo incontro di mediazione, così impedendo la stessa possibilità di avviare il confronto sulla situazione controversa.

IN EVIDENZA

In relazione l'intero capo II-bis del d.lgs. n.28/2010, recante disposizioni sul patrocinio a spese dello Stato nella mediazione civile e commerciale, in sede di correttivo si è reso necessario intervenire per eliminare alcuni refusi e per il corretto e pieno allineamento del regime del patrocinio a spese dello Stato nella mediazione alle pertinenti disposizioni del d.P.R. n. 115/2002.

Tra gli aspetti importanti, inoltre si rileva (con le modifiche applicate al comma 2 dell'art. 17 del d.lgs. n. 28/2010) che il verbale e l'accordo di conciliazione sono esenti dall'imposta di registro entro il limite di valore di centomila euro, altrimenti l'imposta è dovuta per la parte eccedente.

Infine, il correttivo Cartabia è intervenuto sulle disposizioni inerenti agli organismi di mediazione e ai formatori.

Riferimenti

Plagenza, Mediazione senza errori: riepilogo delle novità introdotte, in Ntpluscondominio.Ilsole24ore.com, 21 ottobre 2024;

Scarpa, Schema del “correttivo” in materia di mediazione civile e controversie condominiali, in Diritto e pratica condominiale, 7 ottobre 2024, n. 2;

Tarantino, Riforma Cartabia: i poteri dell'amministratore del condominio nel nuovo procedimento di mediazione obbligatoria, in IUS Condominioelocazione.it, 12 aprile 2023.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario