Osservazioni
Possiamo formulare alcune osservazioni circa il contenuto del capitolo ora esaminato.
a) La distinzione tra locazioni brevi e locazioni turistiche
Va ricordato, innanzitutto, che in ogni occasione in cui si considerino le locazioni di breve durata è necessario tenere distinta la figura della locazione breve dalla figura della locazione turistica.
Come noto, infatti:
- le locazioni brevi sono - in base a quanto prevede il d.l. n. 50/2017 - le locazioni abitative stipulate da soggetti privati aventi durata non superiore a 30 giorni;
- le locazioni turistiche, invece, sono - in base a quanto prevede l'art. 1 della l. n. 431/1998 e l'art. 53 del d.lgs. n. 79/2011 (Codice del turismo) - le locazioni abitative stipulate per finalità esclusivamente turistiche: da notare che la locazione turistica prescinde completamente dalla durata del rapporto e può avere durata di qualsiasi misura.
Se possono esservi (e vi sono: si tratta anzi dell'ipotesi che sul piano concreto si presenta con maggiore frequenza) locazioni brevi che siano locazioni turistiche, è certamente possibile però anche:
- che una locazione breve non sia locazione turistica;
- che una locazione turistica non sia locazione breve.
Ne deriva la necessità che le due figure siano tenute distinte. Necessità che però spesso non viene avvertita: in molte occasioni - anche in sede normativa ed in sede giurisprudenziale (esempi di quanto stiamo segnalando sono il regolamento UE 2024/1028, da un lato, e la sentenza n. 94/2024 della Corte Costituzionale d'altro lato) - le due figure vengono confuse.
Vi è da dire che nel testo qui in esame la necessità anzidetta è stata invece sempre tenuta presente: nell'analisi l'attenzione è sempre concentrata sul solo aspetto della durata del contratto di locazione non eccedente i 30 giorni. Sotto questo profilo i risultati dell'indagine non danno luogo ad incertezze.
b) La relazione con il rapporto immobiliare annuale dell'Agenzia
Con riguardo al profilo relativo alla durata del contratto di locazione va fatto un ulteriore rilievo.
Deve, dunque, notarsi che, da un lato, il rapporto annuale dell'Agenzia delle Entrate che il testo in esame intende integrare non prende in considerazione le locazioni aventi durata inferiore ad un anno. D'altro lato, le locazioni brevi - che sono le locazioni che vengono considerate dalla ricerca che stiamo esaminando - sono solo le locazioni aventi durata fino a 30 giorni.
Non vi è coincidenza, pertanto, tra le ipotesi escluse dall'esame condotto dal rapporto annuale dell'Agenzia delle Entrate e le ipotesi prese in considerazione dalla presente indagine non essendo comprese nel campo di indagine della presente ricerca tutte le locazioni aventi durata compresa tra i 31 giorni e l'anno, locazioni che pure non sono state considerate dal rapporto annuale dell'Agenzia.
In via incidentale, va notato che tale parte dell'insieme delle locazioni (parte che comprende non solo tutte le locazioni transitorie e turistiche aventi durata compresa tra i 31 giorni e l'anno ma anche le locazioni degli immobili soggetti a vincolo storico o appartenenti alle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 che abbiano la medesima durata) non ha affatto una consistenza numerica esigua.
Vi è da dire che il problema ora segnalato è preso in considerazione nel testo del capitolo in esame ove si precisa che le locazioni infrannuali “hanno avuto un peso crescente negli ultimi anni, fino a rappresentare quasi il 13% delle abitazioni locate nel 2023 a fronte di un circa 8% rilevato nel 2016”. Alla luce di questo dato di fatto viene detto che “in questo studio […] si esaminerà, per la prima volta, anche questa forma di locazione residenziale, nel tentativo di darle una ragionata collocazione nei segmenti di mercato convenzionalmente individuati dall'OMI”. Viene, pertanto, segnalato che “ai fini dell'assegnazione ai segmenti del mercato dell'OMI, le abitazioni locate con contratto di durata inferiore all'anno sono state così attribuite: i contratti con codice L1 e L3 sono stati associati al segmento ordinario transitorio (ORD_T), i contratti con codice L2 sono stati associati al segmento agevolati per studenti (AGE_S)” sì che i segmenti di mercato considerati dal rapporto immobiliare annuale “diventano:
− ordinario lungo periodo, ORD_L: contratti di tipologia L1 o L3 con durata a partire da 3 anni.
− ordinario transitorio, ORD_T: contratti di tipologia L1 o L3 con durata da 1 mese e inferiore a 3 anni.
− agevolato concordato, AGE_C: contratti di tipologia L2 con durata a partire da 3 anni.
− agevolato studenti, AGE_S: contratti di tipologia L2 con durata maggiore di 6 mesi e inferiore a 3 anni”.
Ora: sulla scorta di queste affermazioni dovremmo aspettarci che le risultanze del rapporto annuale fossero modificate ed integrate in conseguenza della nuova - e più ampia - definizione dei segmenti di mercato considerati dalle categorie anzidette, in particolare dei segmenti ORD_T e AGE_S.
Sta di fatto però che nel quaderno in esame non viene indicata alcuna modifica dei risultati che erano stati esposti nel rapporto immobiliare 2024: delle risultanze di tale rapporto - sia in chiave di numerazione assoluta sia in percentuale - non viene indicata alcuna modifica.
Ciò svuota di significato - almeno per il momento - quanto viene affermato circa la modifica del campo di esame del rapporto immobiliare: la modifica delle definizioni dei segmenti anzidetti varrà dunque forse per gli anni a venire ma per il momento nulla è cambiato non essendo stati resi noti i dati derivanti dalla modifica delle classificazioni dei segmenti anzidetti.
c) L'aspetto soggettivo proprio della locazione breve
Va poi ricordato che il d.l. n. 50/2017 pone per la configurazione della fattispecie della locazione breve non solo il requisito che sopra si è indicatolegato alla durata del contratto, ma anche il requisito ulteriore legato alla natura delle parti del contratto: sia il locatore sia il conduttore devono essere soggetti privati che operino al di fuori dell'esercizio di un'attività di impresa.
Non sembra che nell'indagine che stiamo esaminando siano state tenute presenti le questioni che concernono la natura delle parti del contratto: nel testo del capitolo in esame, infatti, tale elemento non viene mai in considerazione essendo presi in esame i (soli) dati forniti dal portale Airbnb, i quali non tengono conto dei profili relativi ai soggetti del contratto di locazione.
Deve, dunque, concludersi che l'indagine ha un oggetto che non coincide con la definizione della locazione breve dettata dalla legge: è importante che questa osservazione sia tenuta presente in sede di considerazione e valutazione dei risultati dell'indagine, per evitare confusione e fraintendimenti.
Da notare, peraltro, come l'aspetto segnalato ci porti ad interrogarci anche sulla effettiva utilità - e comunque sugli effettivi limiti - dell'operazione che stiamo esaminando.
d) La limitazione dell'indagine alle sole locazioni stipulate con il ricorso a piattaforme online
Altro profilo da sottolineare è legato al fatto che con l'indagine qui in esame vengono prese in considerazione solamente le locazioni brevi stipulate con il ricorso a piattaforme online. Tutte le locazioni dalla durata pur limitata ai 30 giorni per la cui stipulazione non sia fatto ricorso a questo mezzo non rientrano nell'ambito di considerazione della ricerca.
Si noti che il limite anzidetto coincide in sostanza con il limite che è stato fissato per l'applicazione del regolamento UE 2024/1028 dell'11 aprile 2024 (recente regolamento comunitario diretto a disciplinare la raccolta e la condivisione dei dati riguardanti i servizi di locazione di alloggi a breve termine): peraltro a proposito del regolamento europeo anzidetto era stata segnalata (e proprio da parte italiana: si veda la risoluzione 29 marzo 2023 della IV Commissione del Senato) l'opportunità che l'ambito di applicazione delle disposizioni del regolamento fosse invece esteso a tutte le ipotesi di locazione a breve termine e che esso comprendesse, oltre che i fornitori di piattaforme online, anche i locatori e gli intermediari, tenendo conto così dell'intera filiera del settore.
Ciò che va sottolineato è che il limite che stiamo considerando esclude dall'indagine tutte le locazioni brevi che siano stipulate direttamente da privati o anche con l'intervento di agenzie immobiliari o di “property manager” che non facciano ricorso alle piattaforme online: viene così ridotta in misura considerevole la portata dell'indagine.
Da sottolineare che l'esclusione dei locatori privati che non facciano ricorso alle piattaforme online appare particolarmente importante atteso che lo stesso regolamento UE 2024/1028 segnala che nel caso che interessa “i locatori spesso sono privati che offrono servizi di locazione di alloggi a breve termine in via occasionale”.
Quella indicata è, dunque, limitazione che ha un peso davvero considerevole.
e) La limitazione dell'indagine alla sola piattaforma Airbnb
A quella che abbiamo ora ricordato si aggiunge un'ulteriore limitazione di grande rilevanza.
Alla luce della considerazione che “non essendo previsto, come per le locazioni ordinarie, uno specifico adempimento di registrazione, al momento non si dispone di una base dati amministrativa che riporti i dati relativi agli immobili locati per periodi inferiori ai trenta giorni continuativi” si è posto il problema della ricerca e del reperimento dei dati relativi alle locazioni brevi che possano utilizzarsi per l'indagine: e la soluzione individuata è stata quella dell'utilizzo dei “dati resi disponibili da InsideAirbnb.com, sito indipendente […] che raccoglie le informazioni relative alle offerte di alloggi pubblicate sulla piattaforma Airbnb”, sito che “consente di effettuare gratuitamente il download dei dati trimestrali dell'ultimo anno per ciascuna città o regione di interesse, ove disponibile”. Si è anche chiarito che i dati presentati dal sito anzidetto “contengono una serie di informazioni puntuali relative al singolo annuncio come la posizione geografica, il tipo di alloggio offerto, il prezzo di un pernottamento, il numero di notti minimo del soggiorno, la disponibilità su base annuale dell'alloggio espressa in giorni e il numero di recensioni al mese”.
Viene detto, poi, che “per gli scopi di questo studio sono stati presi in considerazione tutti gli annunci presenti nell'elenco fornito da Inside Airbnb in almeno un trimestre del 2023 per i maggiori capoluoghi italiani di Bari, Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Venezia. Per tutte le città vengono illustrati, su base comunale, i principali indicatori connessi al fenomeno delle locazioni brevi”.
La soluzione così adottata suscita perplessità atteso che la piattaforma Airbnb è solo una delle numerose piattaforme che si occupano della materia in Italia (ed il fatto che a livello mondiale essa sia molto importante non è detto che debba avere interesse quanto al mercato italiano).
Ne deriva la portata molto limitata e soltanto parziale dell'indagine.
f) L'esclusione delle locazioni parziali
Altra limitazione della portata dell'indagine deriva dal fatto che non sono prese in considerazione le locazioni parziali.
Viene a questo riguardo precisato che “lo studio esamina esclusivamente gli alloggi interi, intesi come tali le proprietà offerte in locazione nella loro totalità come le case o gli appartamenti; sono, quindi, escluse le offerte di stanze private o condivise” ed è chiarito che “la scelta di ignorare queste tipologie risiede principalmente nel fatto che non rendono agevole un confronto diretto con la base dati dello stock catastale, nella quale sono censite le unità immobiliari, non le loro porzioni” e nel fatto che “non si può affermare con certezza che un'abitazione, di cui una o più stanze sono locate tramite Airbnb, non venga utilizzata anche con finalità residenziale, unità escluse in questo studio”.
Sta di fatto che la mancata considerazione delle locazioni parziali (pur giustificata e anzi resa necessaria dalle ragioni indicate) determina una limitazione non trascurabile della portata e dell'utilità dell'indagine. Si consideri, infatti, che l'ipotesi della locazione parziale (e cioè della locazione che preveda la concessione in uso esclusivo al conduttore di una stanza ed in uso condiviso di altri locali dell'alloggio, quali la cucina, il bagno, l'ingresso, ecc.) è certamente molto più frequente nel caso delle locazioni brevi che nel caso delle locazioni di più lunga durata.
In sede di esame del rapporto annuale immobiliare dell'Agenzia delle Entrate per l'anno 2024, era stata già segnalata questa limitazione della portata dell'indagine: vanno richiamati in questa sede i rilievi allora formulati.
g) La mancata considerazione dell'arredo dell'immobile locato
Altro aspetto che non viene considerato nell'indagine è la presenza dell'arredo nell'immobile oggetto della locazione.
Già in sede di esame del rapporto immobiliare annuale dell'Agenzia delle Entrate era stato indicato quale difetto dell'indagine la mancata considerazione della condizione dell'immobile locato quanto alla dotazione di arredo: è evidente, infatti, che la presenza dell'arredo costituisce un elemento di grande rilievo rispetto al contratto di locazione. Il difetto appare ancora più grave con riguardo alla fattispecie della locazione breve, rispetto alla quale la presenza dell'arredo costituisce la normalità (non essendo compatibile - in chiave concreta - con la brevità della durata del rapporto l'acquisizione e la sistemazione da parte del conduttore degli arredi necessari per l'abitazione nell'immobile).
Si noti che la dotazione dell'arredo costituisce un aspetto che ha grande rilievo anche sotto il profilo economico da un lato perché l'acquisto degli arredi comporta un onere economico per il locatore e d'altro lato perché - corrispondentemente - l'ammontare del canone è necessariamente influenzato anche dalla presenza degli arredi nell'immobile. Il fatto che di questo aspetto non si tenga conto nell'indagine che stiamo esaminando appare dunque difetto certo e rilevante.
Si noti che esso si riflette su molte delle operazioni di raffronto che sono compiute nell'indagine: per esempio la mancata considerazione della dotazione dell'arredo rende di certo meno significativa la valutazione (condotta comunque sulla base di dati che sarebbero di per sé approssimativi quali quelli espressi dal Valore di Stima di Mercato basato sui dati OMI) del rapporto tra il valore del bene locato e la sua rendita con la locazione breve, e rende meno significativo il raffronto tra i canoni delle locazioni brevi (per le quali - come detto - la presenza dell'arredo costituisce la normalità) ed i canoni delle locazioni ordinarie (per le quali invece la presenza dell'arredo è meno frequente).
Da ricordare che l'esigenza che si tenga conto degli oneri che la locazione breve comporta per il locatore è stata avvertita nell'indagine che stiamo considerando. Si è, infatti, affermato in argomento che “al fine di rendere omogenee le grandezze a confronto, si è effettuata una stima delle spese che il proprietario sostiene per offrire in locazione breve l'alloggio, ma che non avrebbe sostenuto qualora avesse optato per una locazione con contratto registrato, nell'ipotesi di stesso regime di tassazione dei redditi, calcolando per le locazioni brevi un rendimento equivalente. Tali spese sono state sottratte, ai fini del calcolo del rendimento equivalente, al ricavo annuo medio lordo. In particolare, sono state considerate le commissioni di gestione trattenute da Airbnb, uguali al 3% dell'importo del soggiorno, le spese di pulizia, convenzionalmente fissate in 10 euro per giorno di occupazione, e le spese di gestione e manutenzione ordinaria dell'abitazione, pari al 9,4% dei ricavi”. Nessuna traccia vi è però nelle valutazioni compiute dall'Agenzia delle Entrate degli oneri relativi alla dotazione dell'immobile di mobili, arredi ed elettrodomestici.
h) La necessità della considerazione degli effetti del diverso trattamento fiscale delle locazioni
Nell'indagine in esame, vi è anche un'altra omissione di rilievo in sede di valutazione della rendita della locazione breve e raffronto con la rendita della locazione ordinaria: non viene preso in considerazione l'aspetto relativo agli effetti dei diversi regimi fiscali previsti per le diverse locazioni.
Elemento di grande importanza - elemento che spesso costituisce proprio la ragione per la quale il proprietario di un immobile opta per una specie di locazione in luogo di altra - è costituito dalle conseguenze fiscali che derivano dalle diverse locazioni.
Dal momento che l'indagine che stiamo considerando affronta anche il tema del raffronto tra la redditività degli immobili oggetto di locazione breve e degli immobili locati con contratto di locazione registrato (si veda quanto oggetto del sottoparagrafo intitolato “locazioni residenziali brevi” facente parte del paragrafo “locazioni residenziali nelle principali città”), pare che dovrebbe tenersi conto anche di tale aspetto.
Si consideri in particolare che la locazione breve consente al locatore il ricorso alla cedolare secca nella percentuale del 21% per la prima locazione e nella percentuale del 26% per le altre locazioni (fino al massimo di altre tre). Di contro la locazione agevolata ai sensi dell'art. 2 comma 3 della l. n. 431/1998 (la locazione della durata di tre anni più due) consente il ricorso alla cedolare secca nella percentuale del 10% (e senza limitazioni quanto al numero delle locazioni).
E' di tutta evidenza che nella valutazione della redditività delle locazioni questi aspetti possono giocare un ruolo decisivo: pare pertanto necessario che anche di ciò si tenga conto in sede di considerazione della rendita delle locazioni.
i) La necessità di considerazione delle condizioni specifiche delle diverse città
Un aspetto rispetto al quale l'operazione dovrebbe essere approfondita è quello relativo alle situazioni specifiche delle città che vengono considerate.
Vi sono infatti alcune realtà che presentano caratteri particolari che influiscono grandemente sul quadro preso in considerazione dall'indagine.
La città che appare diversa sotto molti punti di vista rispetto a tutte le altre città considerate è Venezia, che è città unica anche con riguardo ai profili che interessano l'indagine in questione: a Venezia quasi tutti i risultati delle operazioni svolte si discostano da quelli delle altre città.
Nel testo in esame, viene data spiegazione di ciò: viene detto che “a Venezia il vantaggio delle locazioni brevi è molto evidente rispetto a tutti i segmenti di mercato; bisogna tener ben presente, però, che i dati fin qui analizzati sono medie comunali che non tengono conto della distribuzione nelle diverse aree delle città e le differenze di apprezzamento del mercato […] che per città come Venezia possono essere notevoli quando si passa dalla Venezia storica al centro urbano sulla terra ferma (Mestre)”.
Si tratta di analisi che dovrebbe essere ulteriormente approfondita tenendo presente che Venezia offre - oltre alla realtà del centro storico e del centro urbano nella terraferma - anche una realtà ulteriore che può avere grande rilievo proprio per il tema qui in esame: il comune di Venezia comprende anche il Lido, che è centro balneare per le vacanze marine, nel quale sono numerosi gli appartamenti locati con affitti brevi volti a soddisfare esigenze distinte da quelle cui sono indirizzate le locazioni brevi nella parte restante del territorio comunale.
Quello ora indicato è solo un esempio (la cui rilevanza è peraltro assai evidente) dal quale emerge la necessità che siano tenuti presenti gli aspetti peculiari delle singole città perché i risultati dell'indagine possano essere correttamente compresi e valutati.