Decreto del Presidente della Repubblica - 29/09/1973 - n. 602 art. 86 - Fermo di beni mobili registrati 1 2[1. Decorso inutilmente il termine di cui all' articolo 50 , comma 1, il concessionario può disporre il fermo dei beni mobili del debitore o dei coobbligati iscritti in pubblici registri, dandone notizia alla direzione regionale delle entrate ed alla regione di residenza 3. 2. La procedura di iscrizione del fermo di beni mobili registrati è avviata dall'agente della riscossione con la notifica al debitore o ai coobbligati iscritti nei pubblici registri di una comunicazione preventiva contenente l'avviso che, in mancanza del pagamento delle somme dovute entro il termine di trenta giorni, sarà eseguito il fermo, senza necessità di ulteriore comunicazione, mediante iscrizione del provvedimento che lo dispone nei registri mobiliari, salvo che il debitore o i coobbligati, nel predetto termine, dimostrino all'agente della riscossione che il bene mobile è strumentale all'attività di impresa o della professione 4. 3 . Chiunque circola con veicoli, autoscafi o aeromobili sottoposti al fermo è soggetto alla sanzione prevista dall'art. 214, comma 8, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. 4 . Con decreto del Ministro delle finanze, di concerto con i Ministri dell'interno e dei lavori pubblici, sono stabiliti le modalità, i termini e le procedure per l'attuazione di quanto previsto nel presente articolo.] [1] Articolo sostituito dall'articolo 16, comma 1, del D.Lgs. 26 febbraio 1999, n. 46 e successivamente abrogato dall'articolo 241, comma 1, lettera c), del D.Lgs. 24 marzo 2025, n. 33, con applicazione a decorrere dal 1° gennaio 2026, a norma di quanto previsto dall'articolo 243 del D.Lgs. 33/2025 medesimo. Per le nuove disposizioni legislative in materia di versamenti e di riscossione, di cui al presente articolo, a decorrere dal 1° gennaio 2026, vedi l'articolo 187 del D.Lgs. 24 marzo 2025, n. 33. [2] A norma dell'articolo 3, comma 41, del D.L. 30 settembre 2005, n. 203, convertito con modificazioni, in Legge 2 dicembre 2005, n. 248, le disposizioni di cui al presente articolo, si interpretano nel senso che, fino all'emanazione del decreto previsto dal comma 4 dello stesso articolo, il fermo può essere eseguito dal concessionario sui veicoli a motore nel rispetto delle disposizioni, relative alle modalità di iscrizione e di cancellazione ed agli effetti dello stesso, contenute nel decreto del Ministro delle finanze 7 settembre 1998, n. 503 . [3] Comma sostituito dall'articolo 1, comma 1, lettera q), del D.Lgs. 27 aprile 2001, n. 193. [4] Comma sostituito dall'articolo 52, comma 1, lettera m), del D.L. 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni in Legge 9 agosto 2013, n. 98. InquadramentoLa grande diffusione dei mezzi di circolazione motorizzati ha tenuto desta l'attenzione del legislatore sulla loro attitudine a costituire beni di valore apprezzabile nel patrimonio del debitore anche sotto il profilo dell'interesse del Fisco ad ottenere il soddisfacimento delle pretese tributarie e sanzionatorie attraverso l'espropriazione forzata in danno del contribuente infedele. Con una disposizione più volte in seguito rimaneggiata, il d.P.R. n. 602/1973 (art. 86), ha consentito al concessionario della riscossione di disporre a questo scopo il fermo dei beni mobili del debitore, o dei coobbligati, iscritti in pubblici registri. Lo strumento attuato seguiva l'esempio di cui al r.d.l. n. 436/1927: l'iscrizione sul registro di un vincolo di inefficacia degli atti di disposizione da parte del proprietario: un vincolo, dunque, giuridico e avulso dall'effettività di una apprensione materiale. L'insufficienza del sistema apprestato, dal punto di vista della certezza di avere concretamente il bene nella disponibilità necessaria ad offrirlo alla vendita, è resa evidente dalla stessa articolazione della disciplina normativa. Recita l'art. 86 d.P.R. n. 602/1973 che la procedura è avviata dall'agente della riscossione con la notifica al debitore di una comunicazione preventiva contenente l'avviso che, in mancanza del pagamento delle somme dovute entro il termine di trenta giorni, sarà eseguito il fermo, senza necessità di ulteriore avviso. Il fermo è poi effettuato mediante iscrizione del successivo provvedimento che lo dispone nei registri mobiliari. Pare superfluo notare che nei trenta giorni dall'avviso il debitore può liberamente disporre del suo veicolo. Il problema della sottrazione del bene alla procedura esecutiva è comunque stato avvertito. Non era possibile farne a meno, in un contesto che impone di dare una comunicazione preventiva e di lasciare al proprietario o utilizzatore del bene il tempo sufficiente a farlo sparire o a cederlo ad altri. Il comma 3 dell'art. 86 dispone che chiunque circola con veicoli, autoscafi o aeromobili sottoposti al fermo è soggetto ad una sanzione amministrativa: prevista dall'art. 214, comma 8, del d.lgs. n. 285/1992, Codice della strada (da 776 a 3.111 euro, oltre alla confisca del veicolo). La protezione del vincolo è dunque affidata all'irrogazione di una sanzione pecuniaria. Da riscuotersi, a sua volta, per mezzo degli stessi strumenti utilizzati per tutelare l'obbligo di pagamento rimasto inevaso ed eluso con la sottrazione del veicolo. Il fermo Il fermoL'art. 86 del d.P.R. 602/1973 predispone uno specifico mezzo cautelare riferito ai beni mobili registrati quali sono la nave e il galleggiante, oltre all'aeromobile. Si tratta di un provvedimento a disposizione dell'agente della riscossione adottabile dopo che è decorso inutilmente il termine di sessanta giorni dalla notificazione della cartella di pagamento (salve le disposizioni in tema di rateizzazione, dilazione e sospensione del debito). La misura cautelare in questo caso non ha la funzione di assicurare una prova o di garantire l'efficienza di un provvedimento definitivo; bensì quella di premere sul contribuente debitore affinché adempia ai suoi obblighi di pagamento, se intende riottenere la libera disponibilità del suo automezzo. Il fermo non avviene «a sorpresa». La normativa impone all'agente della riscossione di comunicare al debitore o ai coobbligati che risultano dall'iscrizione in pubblici registri un avviso contenente l'informazione relativa all'esecuzione del fermo ove entro il termine di trenta giorni il pagamento dovuto non sia effettuato. Decorso il termine senza risultato positivo, la misura è senz'altro attuata senza ulteriori comunicazioni. Il fermo si risolve poi in una iscrizione dell'atto nel registro mobiliare, salvo venga dimostrato che il bene mobile è strumentale all'attività di impresa o della professione. Il fermo, una volta effettuato, non obbliga a procedere all'esecuzione forzata (Cass. n. 15349/2020; Cass. 24646/2011). Il fermo può essere disposto anche in relazione a sanzioni amministrative (Cass. ord., n. 22018/2018). Ove il preavviso riguardi sanzioni amministrative, la competenza, appartenente al giudice ordinario, è ripartita tra il giudice di pace e il tribunale (Cass. S.U., n. 20931/2011) secondo le regole di cui agli artt. 5 e 6 d.lgs. n. 150/2011: Cass. ord., n. 18041/2020; Cass. ord., n. 32243/2018; Cass. n. 28528/2018. Il provvedimento va motivato, con indicazione delle specifiche esigenze che ne giustificano l'adozione sia in rapporto all'entità del credito tributario e sia in relazione alle circostanze proprie alla persona del debitore. In tal senso dispongono, per tutti gli atti amministrativo-tributari, l'art. 3 l. n. 241/1990, e l'art. 7 l. n. 212/2000 (statuto del contribuente). In materia di fermo amministrativo, è irrilevante la notevole sproporzione tra il valore della sanzione ed il valore del bene sottoposto a fermo, dato che l'art. 86 del d.P.R. n. 602/1973 non prevede alcun limite di proporzionalità o di valore del credito tra i presupposti di applicabilità della misura (Cass. VI, n. 22018/2017). In base al combinato disposto degli artt. 86 del d.P.R. n. 602/1973 e 3 del d.l. n. 203/2005, non sussiste l'obbligo di procedere ad esecuzione forzata entro termini perentori dall'esecuzione del fermo amministrativo, essendo quest'ultimo una misura afflittiva avente la specifica finalità di indurre il debitore all'adempimento sottraendogli la disponibilità del bene (Cass. lav., n. 15349/2020). Il fermo amministrativo di un veicolo non impedisce il risarcimento da parte della compagnia di assicurazione in caso di furto dello stesso (Trib. Torino IV, 22 febbraio 2021, n. 834, in Arch. giur. circ. ass. e resp. n. 4/2021, con nota di Di Pirro). Impugnazione del fermoIl provvedimento di fermo è suscettibile di impugnazione. All'impugnazione viene attribuita natura non di gravame vero e proprio bensì di opposizione avente contenuto di domanda di accertamento negativo della pretesa dell'Amministrazione. Su questo assunto la giurisprudenza opera distinzioni per quanto riguarda la giurisdizione e la competenza a conoscere dell'opposizione. La giurisdizione è distribuita tra giudice ordinario e giudice tributario a seconda della natura del credito azionato (Cass. S.U., n. 679/2010). La giurisdizione del giudice ordinario è desunta per esclusione: è riferita al fermo eseguito per ogni credito dell'amministrazione diverso dalla pretesa tributaria (Cass. S.U., n. 6594/2009). In sostanza, se la pretesa da tutelare con il fermo concerne crediti tributari o da riscuotersi a mezzo agente della riscossione, la giurisdizione appartiene alle Commissioni tributarie (Cass. S.U., 9568/2014; Cass. ord., n. 27601/2018). In questi casi non si applica la normativa sulle opposizioni esecutive, con conseguente esclusione del termine di cui all'art. 617 c.p.c. (Cass. n. 18041/2020 cit.). Nel caso di opposizione al provvedimento di fermo che si basi su una pluralità di pretese, alcune delle quali di natura tributaria e altre di natura diversa, il giudice ordinario cui l'opposizione sia proposta deve trattenere la causa in relazione ai crediti non tributari e rimettere la causa al giudice tributario per la parte riferita ai crediti di sua competenza (Cass. S.U., n. 15425/2014; Cass. n. 6135/2018). Nel giudizio è legittimato passivo necessario il concessionario della riscossione (Cass. ord., n. 10854/2018). In tema di azione di contestazione del fermo amministrativo, nonostante essa integri un'ordinaria azione di accertamento negativo circa i presupposti per l'adozione di quella misura, legittimato passivo necessario è l'agente della riscossione: da un lato, perché esso ha dato corso, sia pure per ineludibile dovere istituzionale, all'iscrizione della misura e quindi causa alla necessità, per il preteso debitore, di azionare il giudizio; dall'altro lato, perché nei suoi confronti andrà pronunziata la condanna alla cancellazione; e residuando la sua facoltà di chiamare in causa l'ente creditore quale presupposto per escludere, in via di rivalsa e quindi esclusivamente nei rapporti interni con quello, la propria istituzionale responsabilità (Cass. VI, n. 10854/2018). In caso di opposizione al provvedimento di fermo amministrativo di beni mobili registrati che si fondi su una pluralità di pretese, alcune delle quali di natura tributaria ed altre di natura diversa, ove l'impugnazione sia stata proposta congiuntamente, senza distinguere la natura dei crediti, innanzi al giudice ordinario, questi deve trattenere la causa innanzi a sé in relazione ai crediti d'imposta non tributari e rimettere la causa innanzi al giudice tributario per la parte in cui il provvedimento si riferisce a crediti di competenza di quest'ultimo (Cass. III, n. 6135/2018). La Corte di cassazione, con ord. n. 6844/2024 ha affermato che l'impugnazione del fermo di beni mobili registrati non può essere ricondotta nella categoria delle opposizioni ex art. 617 c.p.c., trattandosi di un'ordinaria azione di accertamento negativo della pretesa dell'esattore si eseguire il fermo. Pertanto, ha aggiunto Cass. ord. n. 6790/2024, attesa la detta natura di accertamento negativo la competenza a conoscere dell'opposizione spetta, in materia di violazioni al codice della strada, alla competenza per materia del giudice di pace. Preavviso di fermo, impugnazioni.La procedura di fermo comporta due fasi distinte, per ciascuna delle quali dottrina e giurisprudenza hanno evidenziato le diverse regole che le disciplinano. Raccogliendo istanze pervenute dal mondo dottrinario e professionale, con la modifica legislativa del comma 2 dell'art. 86 d.P.R. n. 602/1973 fu introdotto l'obbligo per il concessionario di comunicare previamente al debitore la possibile iscrizione del fermo sull'autoveicolo onde consentirgli di evitare l'apposizione del vincolo con un tempestivo pagamento (si veda il paragrafo precedente). L'esecuzione vera e propria del provvedimento segue dunque ad una prima fase di preavviso e di sollecitazione; scaduto inutilmente il termine assegnato per l'adempimento (60 gg. dalla notifica della cartella di pagamento), il provvedimento è eseguito per annotazione del vincolo sul registro pubblico automobilistico. Il preavviso così introdotto è atto funzionale a portare a conoscenza del debitore la pretesa dell'Amministrazione finanziaria e, come tale, non è inserito nella sequenza procedimentale dell'espropriazione forzata (Cass. VI, ord. n. 22018/2017, che ha escluso la necessità di una preventiva notifica dell'avviso contenente l'intimazione ad adempiere). Per le Sezioni Unite della Corte di cassazione il preavviso apre una procedura alternativa all'espropriazione forzata, trattandosi di misura puramente afflittiva volta a indurre il debitore all'adempimento (ord. n. 15354/2014; conforme Cass. ord., n. 26052/2011). Cass. n. 28509/2022 ha poi affermato che l'impugnazione del preavviso introduce un ordinario giudizio di accertamento negativo del credito e non un'opposizione all'esecuzione, con la conseguenza per cui il giudizio è soggetto alla sospensione feriale dei termini processuali. Anche il preavviso del fermo è suscettibile di impugnazione, secondo le stesse regole di ripartizione della giurisdizione e della competenza sopra ricordate a proposito del fermo. Già prima dell'innovazione normativa la giurisprudenza aveva affermato che il preavviso (in allora voluto dalla prassi) costituiva un atto autonomamente impugnabile, rispetto al quale doveva ritenersi sussistente l'interesse ex art. 100 c.p.c. alla tutela giurisdizionale per il controllo della legittimità sostanziale della pretesa dell'Amministrazione: opinando diversamente, infatti, l'obbligato risulterebbe costretto ad attendere il decorso dell'ulteriore termine concessogli per impugnare l'iscrizione del fermo in sede di esecuzione, con aggravio di spese e ingiustificata perdita di tempo (Cass. S.U., n. 11087/2010). BibliografiaAmendolagine, L'opponibilità del «preavviso» di fermo amministrativo di beni mobili registrati, in Giur. mer., 2012, 2, 294B; Buscema, Il preavviso di fermo amministrativo è atto impugnabile dinanzi alla Commissione tributaria, in Riv. dir. fin., 2009, 1, 5; Di Pirro, Commentario sistematico dell'esecuzione forzata, Piacenza, 2013, 349 ss.; Gorga, Il fermo amministrativo dei veicoli registrati: problemi di giurisdizione e di costituzionalità, in Giur. mer., 2004, 3, 647; Guadara, Osservazioni in tema di giurisdizione sul fermo fiscale dei beni mobili registrati, in Riv. dir. trib., 2004, 12, 1367; Italo, Il fermo amministrativo di veicoli a motore nella normativa fiscale sulla riscossione, in Foro amm., 2003, 6, 2105; Paganini, Fermo amministrativo legittimo se adottato dall'agente della riscossione, in Dir. e giust., 2016, 73, 1; Proietti, Bocciato il fermo amministrativo, in Dir. e giust., 2004, 13, 52; Romeo, Non è il TAR che sblocca le ganasce fiscali. Tocca al giudice ordinario. Sul foro competente i dubbi restano, in Dir. e giust., 2006, 11, 26; Terlizzi, Il fermo amministrativo non eseguito preclude il risarcimento del danno a carico del concessionario, in Dir. e giust., 2011, 412. |