Se il tentativo di conciliazione obbligatoria non è avvenuto prima della causa, il giudice deve sospendere e fissare un termine per l’esperimento
29 Gennaio 2025
Tizio si opponeva al decreto ingiuntivo promosso nei suoi confronti da una società di fornitura di energia elettrica per l'importo di 1.420 euro. Il giudice di pace accoglieva l'opposizione nel merito e revocava il decreto ingiuntivo. Il Tribunale, appellato dalla società -che eccepiva l'improcedibilità dell'opposizione per mancato tentativo di conciliazione obbligatoria – accoglieva l'appello e dichiarava l'opposizione improcedibile, confermando il decreto ingiuntivo. Avverso tale decisione, Tizio ricorreva in Cassazione, censurando - per ciò che qui rileva – il fatto che il giudice d'appello non avesse sospeso il giudizio, assegnando un termine per l'esperimento del tentativo di conciliazione, ma che avesse semplicemente dichiarato l'improcedibilità dell'opposizione. La Suprema Corte ha in primis ribadito che nelle controversie aventi ad oggetto i servizi di fornitura dell'energia elettrica e del gas, soggette alla disciplina organica delle procedure di risoluzione extragiudiziale prevista dal Testo Integrato Conciliazione (TICO), è il cliente o l'utente finale, ai sensi dell'art. 6, comma 1, a dover attivare la procedura di conciliazione (il cui tentativo prima dell'instaurazione del giudizio è obbligatorio) e non già anche l'operatore o il gestore, nelle ipotesi in cui siano quest'ultimi interessati ad agire in giudizio; nel caso in esame, essendo il gestore parte opposta, non era tenuto a pena di improcedibilità ad attivare la procedura conciliativa. Tuttavia, la SC ha accolto il motivo di ricorso innanzi citato, affermando il seguente principio di diritto: «Il giudizio eventualmente instaurato senza essersi preventivamente attivata la procedura conciliativa non può concludersi con una pronuncia in rito senza essersi da parte del giudice previamente disposta, facendo salvi gli effetti della domanda giudiziale, la sospensione del processo con fissazione di un termine per consentire alle parti di esperire un tentativo di conciliazione de quo, ai fini della successiva eventuale relativa prosecuzione». Quindi la Corte ha cassato la sentenza relativamente alla parte impugnata e accolta, rinviando al Tribunale di Parma per un nuovo esame. |