In tema di delitto di epidemia colposa, la tesi secondo cui non sarebbe configurabile la responsabilità a titolo di omissione in quanto l'art. 438 c.p. richiederebbe una condotta commissiva a forma vincolata, incompatibile con il disposto dell'art. 40, comma 2, c.p., deve essere superata in favore di un’interpretazione più ampia che ammette la realizzazione del reato di epidemia colposa anche in forma omissiva.
Il caso e la questione controversa
Il Tribunale di Sassari assolveva l’imputato dal reato di epidemia colposa realizzata in forma omissiva, perché tale fattispecie richiede necessariamente la realizzazione di un comportamento attivo.
In particolare, il ricorrente, nella sua qualità di subdelegato del datore di lavoro, è accusato di non aver fornito ai dipendenti della struttura ospedaliera i necessari dispositivi di protezione individuale contro la diffusione del Sars-CoV2 e una formazione sufficiente ed adeguata. Avverso la predetta pronuncia, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale ha proposto ricorso immediato per cassazione censurando la sentenza impugnata là dove ha ritenuto l’inapplicabilità dell’art. 438 c.p. in ipotesi di condotta omissiva.
Il tema oggetto dalla ordinanza di rimessione alle Sezioni Unite, quindi, è se, il delitto di epidemia colposa possa essere integrato anche con una condotta omissiva.
Il principio di diritto
Cass. pen., sez. IV, 19 settembre 2024, n. 42614
In tema di delitto di epidemia colposa, la tesi secondo cui non sarebbe configurabile la responsabilità a titolo di omissione in quanto l'art. 438 c.p. richiederebbe una condotta commissiva a forma vincolata, incompatibile con il disposto dell'art. 40, comma 2, c.p., riferibile esclusivamente alle fattispecie a forma libera, deve essere «superata in favore di un’interpretazione più ampia che ammette la realizzazione del reato di epidemia colposa anche in forma omissiva».
Il contrasto
Diffondere lasciando che si diffonda
Secondo un primo orientamento, a cui sembra ispirarsi il Tribunale di Sassari, ai sensi dell’art. 438 c.p. l’epidemia rappresenta l’evento realizzato dall’azione incriminata la quale deve estrinsecarsi secondo una precisa modalità, e cioè attraverso la propagazione volontaria o colpevole di germi patogeni.
In questo senso, si osserva che «la norma evoca una condotta commissiva a forma vincolata di per sé incompatibile con il disposto dell’art. 40, comma 2, c.p., riferibile esclusivamente alle fattispecie a forma libera ovvero a quelle la cui realizzazione prescinde dalla necessità che la condotta presenti determinati requisiti modali» (Cass. pen., sez. IV, 12 dicembre 2017, dep. 2018, n. 9133 Rv. 272261; Cass. pen., sez. IV, 4 marzo 2021, n. 20416 non mass).
Ciò posto, va precisato che nella giurisprudenza di legittimità non si rinvengono decisioni che abbiano espressamente accolto una differente impostazione, tuttavia, in un obiter dictum (Cass. pen., sez. I, 30 ottobre 2019, n. 48014 Rv. 277791) è stato affermato che la fattispecie ex art. 438 c.p. «non seleziona le condotte diffusive rilevanti e richiede, con espressione quanto mai ampia, che il soggetto agente procuri un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni, senza individuare in che modo debba avvenire detta diffusione; occorre, però, al contempo, e ciò è evidente, che sia una diffusione capace di causare un’epidemia».
Ed è proprio da questa prospettiva ermeneutica che sembra muovere la Corte di cassazione sez. IV, 19 settembre 2024, n. 42614 là dove – nel rimettere la questione al vaglio delle Sezioni Unite, per “contrasto potenziale” – rileva che la norma in questione non preclude una ricostruzione della tipicità aperta anche alla forma omissiva.
Precisamente è stato evidenziato che la locuzione “diffondere” presenta un significato assai ampio, idoneo a ricomprendere le forme più diverse, perché si può diffondere anche “lasciando che si diffonda”.
Peraltro, qualora anche si volesse intendere l’art. 438 c.p. come fattispecie a forma vincolata, l’art. 40, comma 2, c.p. è da ritenersi compatibile con tali tipologie di reati e non solo con quelli a forma libera. Invero ad essere vincolata non sarebbe la condotta – la quale ammetterebbe qualsiasi modalità di trasmissione della malattia – ma il mezzo attraverso il quale si verifica l’evento e ciò rende applicabile l’art. 40 comma 2 c.p., perché compatibile con i c.d. reati a mezzo vincolato.
La dottrina
C. Rossi, L'elemento materiale dei reati previsti dagli artt. 438, 439 e 440 c.p., Cass. pen., 2018, 10.
E. Mazzanti, Sui torbidi confini del corrompimento colposo di acque, Cass. pen., 2019, 8.
Vai qui per seguire la questione rimessa alle Sezioni Unite
Vuoi leggere tutti i contenuti?
Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter continuare a
leggere questo e tanti altri articoli.