Quando il genitore è legittimato a chiedere il mantenimento per il figlio maggiorenne, studente fuori sede?

31 Gennaio 2025

Nella pronuncia in commento la S.C. chiarisce quali sono i presupposti per poter ritenere ancora sussistente la legittimazione iure proprio del genitore nell’ipotesi in cui il figlio maggiorenne sia studente fuorisede

Massima

La legittimazione iure proprio del genitore a richiedere l'assegno di mantenimento del figlio maggiorenne non ancora autosufficiente economicamente, che non abbia formulato autonoma richiesta giudiziale, sussiste quand'anche costui si allontani per motivi di studio dalla casa genitoriale, qualora detto luogo rimanga in concreto un punto di riferimento stabile al quale fare sistematico ritorno e sempre che il genitore anzidetto sia quello che, pur in assenza di coabitazione abituale o prevalente, provveda materialmente alle esigenze del figlio, anticipando ogni esborso necessario per il suo sostentamento presso la sede di studio.

Il caso

Il Tribunale rigettava il ricorso ex art. 9, l. n. 898/1970 presentato da Tizio per essere esonerato dal versare all'ex coniuge Caia l'assegno stabilito nel corso del giudizio di divorzio per il mantenimento delle figlie Mevia e Sempronia, dato che Caia, a suo dire, aveva perso la legittimazione passiva a ricevere tale assegno in quanto le giovani erano oramai divenute maggiorenni e non convivevano più con lei. Il Tribunale reputava, infatti, da una parte che il conseguimento della laurea delle figlie non avesse trasformato la loro condizione di permanenza temporanea fuori sede e dall'altra che il ricorrente non avesse provato la riduzione reddituale dedotta.

La Corte di Appello, a seguito del reclamo presentato da Tizio, dopo aver ricordato che l'assenza di convivenza della madre con le figlie avrebbe determinato il venire meno della legittimazione della genitrice a chiedere e ottenere iure proprio il contributo per il mantenimento delle discendenti, riteneva che nel caso di specie l'età delle giovani, i percorsi intrapresi dalle stesse, conformi agli studi, nonché le esperienze lavorative e professionali svolte inducessero a ritenere che entrambe, verosimilmente, avrebbero potuto accedere ad altre esperienze lavorative qualificanti, in linea con le prospettive proprie del contesto familiare e dell'ambiente socio-economico nel quale erano inserite, per cui si doveva reputare che la residenza nella città X non potesse più essere considerata temporanea.

Giudicava di conseguenza, in accoglimento del reclamo, che non fosse più dovuto a Caia il pagamento del contributo al mantenimento per le figlie già disposto a carico di Tizio, essendo venuto meno il presupposto della convivenza con la madre e, quindi, la legittimazione di quest'ultima a pretendere l'assegno per le discendenti, le quali avrebbero dovuto formulare apposita ed autonoma richiesta al padre.

Avverso tale pronuncia Caia proponeva ricorso in Cassazione.

La questione

La questione esaminata dalla Corte di Cassazione afferisce ai presupposti per poter ritenere sussistente la legittimazione iure proprio del genitore a richiedere l'assegno di mantenimento per il figlio maggiorenne studente fuori sede.

Le soluzioni giuridiche

Nella pronuncia in commento la S.C. ha ritenuto che la legittimazione iure proprio del genitore a richiedere l'assegno di mantenimento del figlio maggiorenne non ancora autosufficiente economicamente, che non abbia formulato autonoma richiesta giudiziale, sussiste quand'anche costui si allontani per motivi di studio dalla casa genitoriale, qualora detto luogo rimanga in concreto un punto di riferimento stabile al quale fare sistematico ritorno e sempre che il genitore anzidetto sia quello che, pur in assenza di coabitazione abituale o prevalente, provveda materialmente alle esigenze del figlio, anticipando ogni esborso necessario per il suo sostentamento presso la sede di studio.

Il versamento dell'assegno periodico al genitore con cui permane la coabitazione del figlio maggiorenne rappresenta un contributo concreto alla copertura delle spese correnti che questi si trova a dover sostenere mensilmente, spese correnti a cui sono e restano comunque entrambi i genitori obbligati ai sensi degli artt. 147 e 148 c.c. Cosicché la coabitazione può assurgere ad univoco indice del fatto che permanga un più intenso legame di comunanza familiare tra il figlio maggiorenne e il genitore con cui abita e che sia quest'ultimo la figura di riferimento per il corrente sostentamento del primo e colui che provvede materialmente alle sue esigenze.

Nel caso del figlio maggiorenne studente fuori sede, il giudice di merito deve valutare non la prevalenza temporale dell'effettiva presenza del figlio presso l'abitazione del genitore, quanto piuttosto se tale casa costituisca o meno un punto di riferimento stabile al quale il giovane fa sistematico ritorno in funzione della verifica del fatto che il genitore sia la figura di riferimento per il figlio per il suo corrente sostentamento e colui che provvedeva materialmente alle loro esigenze.

Ciò che decisivamente rileva, pertanto, ai fini della legittimazione del genitore dello studente fuori sede, è che costui sia appunto la figura di riferimento del figlio per il suo corrente sostentamento e colui che provvede materialmente alle sue esigenze: elemento, questo, rispetto al quale la convivenza ha valore puramente inferenziale.

Osservazioni

La giurisprudenza della S.C. ha ripetutamente chiarito che il coniuge separato o divorziato, già collocatario, è legittimato iure proprio, ed in via concorrente con la diversa legittimazione del figlio maggiorenne non autosufficiente - che trova fondamento nella titolarità, in capo a quest'ultimo, del diritto al mantenimento -, ad ottenere dall'altro coniuge un contributo per il mantenimento del figlio maggiorenne. La perdurante legittimazione del coniuge, in difetto di richiesta di corresponsione diretta dell'assegno da parte del figlio divenuto nelle more maggiorenne, si configura come autonoma, nel senso che il genitore già collocatario resta titolare, nei confronti dell'altro genitore obbligato, di un'autonoma pretesa basata sul comune dovere nei confronti del figlio ai sensi degli artt. 147 e 148 c.c. (Cass. civ., sez. I, 8 settembre 2014, n. 18869;  Cass. civ., sez. I, 11 novembre 2013, n. 25300).

Nel caso del figlio maggiorenne studente fuorisede, secondo orientamento ormai minoritario,  la persistenza della legittimazione iure proprio del genitore già collocatario deve valutarsi in base al criterio discretivo della prevalenza temporale della coabitazione, potendo mutuarsi i principi affermati sull'assegnazione della casa familiare (Cass. civ., sez. I, 25 luglio 2013, n. 18075; Cass. civ. sez. I, 22 marzo 2012, n. 4555).

Tuttavia, l'orientamento più recente ed ormai maggioritario nella giurisprudenza di legittimità ritiene che non può darsi dirimente rilevanza al solo dato temporale della permanenza del figlio presso l'abitazione del genitore già collocatario (Cass. civ., sez. I, 8 luglio 2022, n. 21749; Cass. civ., sez. I, 31 dicembre 2020, n. 29977).

È stato all'uopo evidenziato che la sporadicità dei rientri presso l'abitazione del genitore, stante le ragioni dell'allontanamento, non comporta affatto, per ciò solo, che siano mutati i precedenti assetti di contribuzione familiare. Una frequentazione solo saltuaria della casa da parte del figlio non è, infatti, incompatibile con la persistenza di un più intenso legame di comunanza di vita con uno solo dei genitori, tale che sia quest'ultimo a restare la figura di riferimento per il corrente sostentamento del figlio e a provvedere materialmente alle sue esigenze.

In altri termini, pur in difetto della prevalenza temporale della presenza del figlio nella casa del genitore già collocatario, quest'ultimo e la sua casa potranno essere rimasti per il primo un punto di riferimento stabile del nucleo familiare, sebbene "ristretto" all'esito della separazione coniugale, stante la sistematicità del ritorno del figlio studente in quel luogo, compatibilmente con i suoi impegni universitari o, in generale, di studio.

Soprattutto, poi, potrà verificarsi in concreto che sia quel genitore, pur in assenza di coabitazione abituale o prevalente, a provvedere materialmente alle esigenze del figlio stesso, anticipando ogni esborso necessario per il suo sostentamento presso la sede di studio.

Riferimenti

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