La PEC professionale della parte su INIPEC può essere utilizzata per le notificazioni di atti estranei
05 Febbraio 2025
Tizia conveniva in giudizio con citazione via PEC, dinanzi alla Corte d'appello di Roma, Caio e Sempronia per sentir dichiarare l'efficacia in Italia della sentenza di nullità del matrimonio concordatario celebrato a Roma tra i due suddetti convenuti. Difatti Tizia si era sposata a Las Vegas con Caio nel 2008, ma il matrimonio non era stato trascritto nei registri dello stato civile italiano. Essendosi lui allontanato dalla casa coniugale nel 2015, Tizia aveva chiesto al Tribunale civile di Roma di pronunciare la separazione tra i coniugi e lo scioglimento della comunione patrimoniale dei beni esistente tra le parti; Caio, nel costituirsi nel giudizio di separazione personale, aveva eccepito in via preliminare l'inesistenza, l'inefficacia e la nullità del vincolo matrimoniale poiché non trascritto e, nel merito, la sua nullità ai sensi dell'art. 86 c.c. a causa del suo precedente matrimonio con Sempronia, che era stato sciolto solo il 22 maggio 2009. Il Tribunale investito della causa aveva accertato l'esistenza tra le parti del matrimonio celebrato a Las Vegas e la sua efficacia automatica nel territorio italiano, dichiarando l'inammissibilità della domanda riconvenzionale sulla nullità del matrimonio proposta da Caio; quest'ultimo, con atto di citazione del 2021, introduceva un autonomo giudizio per sentir accertare che il matrimonio da lui celebrato con Tizia nel 2008 a Las Vegas era nullo. Al giudizio istaurato da Tizia, si costituiva dunque Caio che contestava la domanda, rilevando inoltre che il procedimento doveva essere sospeso ai sensi dell'art. 295 c.p.c. in attesa della definizione di quello da lui introdotto, avente ad oggetto la declaratoria di nullità del matrimonio celebrato con Tizia a Las Vegas. La Corte d'appello rinviava, disponendo il rinnovo della notifica dell'atto di citazione a Sempronia. Scaduto il termine, la Corte d'appello dichiarava l'estinzione del giudizio per avere Tizia inviato l'atto via PEC ad una persona fisica (Sempronia) presso un indirizzo che non aveva dimostrato essere inserito negli appositi elenchi, in violazione dell'art. 3-bis, l. n. 53/1994; ne derivava che nessuna validità poteva essere riconosciuta alla notifica che Tizia aveva eseguito nei confronti di un soggetto che non aveva ancora eletto domicilio presso un difensore e il cui indirizzo non era stato estratto da INI-PEC o REGINDE (Omissis) fosse stato effettivamente estratto dagli indicati elenchi INI-PEC o REGINDE. Tizia ricorreva in Cassazione, lamentando la violazione degli artt. 3-bis e 3-ter, l. n. 53/1994, per aver la Corte d'Appello erroneamente affermato che la ricorrente avrebbe dovuto dimostrare che l'indirizzo PEC della parte convenuta fosse presente nei pubblici registri (pur in mancanza di norme che stabiliscano tale onere), non considerando l'apposita attestazione da parte dell'avvocato quale pubblico ufficiale notificante che il suddetto indirizzo era stato tratto dal registro pubblico INI-PEC, idoneo ai fini delle notificazioni a norma della l. n. 53/1994. Difatti, Sempronia non era assistita da un difensore, ma il suo indirizzo PEC professionale era presente su INI-PEC per la sua attività medica. La Cassazione ha accolto il ricorso, chiarendo che l'indirizzo risultante dal registro INI-PEC (Indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata di imprese e professionisti), attivato con riferimento ad una determinata attività, può comunque essere utilizzato anche per la notificazione di atti ad essa estranei, a norma dell'art. 3-bis, comma 1, l. n. 53/1994, dal momento che nei confronti dei soggetti, obbligati per legge a munirsi di un indirizzo PEC, la notifica si ha per perfezionata con la ricevuta di avvenuta consegna, non essendovi un domicilio digitale diverso per ogni singolo atto. |