Comparsa di riassunzione (art. 34 c.p.c.)InquadramentoCon riferimento alla previsione dell'art. 34 c.p.c. è opportuno ricordare che sia la dottrina che la giurisprudenza distinguono tra punto, questione e causa pregiudiziale. In particolare si specifica, in relazione al “punto pregiudiziale” che qualora due giudizi tra le stesse parti si riferiscano al medesimo rapporto giuridico ed uno di essi sia stato definito con sentenza passata in giudicato, l'accertamento così compiuto in ordine alla soluzione di questioni di fatto e di diritto relative ad un punto fondamentale comune ad entrambe le cause, formando la premessa logica indispensabile della statuizione contenuta nel dispositivo della sentenza, preclude il riesame dello stesso punto accertato e risolto, senza che, ai fini della formazione del giudicato esterno sullo stesso, sia necessaria una domanda di parte volta ad ottenere la decisione di una questione pregiudiziale con efficacia di giudicato, come previsto dall'art. 34 c.p.c., posto che tale norma è intesa a disciplinare il profilo dell'individuazione della competenza per materia o per valore del Giudice dell'intera causa in caso di pregiudizialità in senso tecnico e non già soltanto in senso logico giuridico (Cass. sez. lav., n. 41895/2021). La “questione pregiudiziale”, invece, idonea ad incidere sulla competenza del Giudice adito, ai sensi dell'art. 34 c.p.c., postula non solo che sia investito un punto costituente un antecedente logico necessario, di fatto o di diritto, rispetto alla decisione della controversia principale, ma anche che tale punto assuma rilievo autonomo, in quanto destinato a proiettare le sue conseguenze giuridiche, oltre il rapporto controverso, su altri rapporti, ai di fuori della causa, con la formazione della cosa giudicata a tutela di un interesse che trascende quello inerente alla soluzione della controversia nel cui ambito la questione è stata sollevata (Cass. III, n. 3839/1995). Infine con riferimento alla “causa pregiudiziale” la giurisprudenza di legittimità ha evidenziato che con riguardo alla questione pregiudiziale in senso logico, l'efficacia del giudicato copre, in ogni caso, non soltanto la pronuncia finale ma anche l'accertamento che si presenta come necessaria premessa o come presupposto logico - giuridico della pronuncia medesima. Con riguardo, invece, alla questione pregiudiziale in senso tecnico disciplinata dall'art. 34 c.p.c. ed indicante una situazione che pur rappresentando un presupposto dell'effetto dedotto in giudizio è tuttavia distinta ed indipendente dal fatto costitutivo sul quale tale fatto si fonda, detta situazione è oggetto solo di accertamento incidentale (inidoneo a passare in giudicato), tranne che una decisione con efficacia di giudicato sia richiesta per legge o per apposita domanda di una delle parti (Cass. III, n. 462/1999). In dottrina è dibattuta la questione se la norma dell'art. 34 c.p.c. trovi applicazione soltanto in caso di pregiudizialità tecnica ovvero anche nell'ipotesi di pregiudizialità logica cioè quando sia dedotto in giudizio uno degli effetti di un unico rapporto giuridico negoziale. Secondo la giurisprudenza prevalente, già citata (Cass. III, n. 11754/2018) la norma si applica soltanto nell'ipotesi di pregiudizialità tecnica. Infatti, la questione pregiudiziale in senso stretto, il cui accertamento è coperto dal giudicato, va distinta dalla questione pregiudiziale in senso tecnico, disciplinata dall'art. 34 c.p.c., il cui accertamento è inidoneo a passare in giudicato salvo i casi in cui una decisione con efficacia di giudicato sia richiesta per legge o per apposita domanda di una delle parti (Cass. sez. lav., n. 28415/2017). Da ultimo anche la giur. merito si è espressa nello stesso senso affermando che ai fini della formazione del giudicato esterno, non è necessaria una domanda di parte volta ad ottenere la decisione di una questione pregiudiziale con efficacia di giudicato, come previsto dall'art. 34 c.p.c., posto che tale norma è intesa a disciplinare il profilo dell'individuazione della competenza per materia o per valore del Giudice dell'intera causa in caso di pregiudizialità in senso tecnico e non già soltanto in senso logico-giuridico (App. Roma sez. lav., n. 3447/2019). Con riferimento allo spostamento di competenza derivante dalla necessità di decisione con efficacia di giudicato laddove la questione pregiudiziale appartenga per materia o valore alla competenza di un Giudice superiore, l'art. 34 c.p.c. prevede che il Giudice adito debba rimettere tutta la causa a quest'ultimo, assegnando alle parti un termine perentorio per la riassunzione davanti a lui. Conseguentemente lo spostamento di competenza può avvenire soltanto verso l'alto, ossia verso il Giudice superiore e giammai verso un Giudice inferiore. Sicché lo spostamento di competenza avviene dal Giudice di pace al tribunale competente per materia o per valore. La giurisprudenza del Supremo Collegio ha precisato che dal combinato disposto di cui agli artt. 34 e 40, comma 7 c.p.c., si evince, in caso di domanda principale e domanda di accertamento incidentale, l'esistenza di un principio di unitarietà della decisione (da intendersi non solo quale simultaneità del processo bensì anche di unicità della regola decisionale), per realizzare la quale, nel caso in cui a conoscere della domanda principale sia competente il Giudice di pace mentre per quella di accertamento incidentale sia viceversa competente il Tribunale, in capo a quest'ultimo, quale Giudice superiore, deve riconoscersi la spettanza a decidere su entrambe le domande; se invece il Giudice di pace sia competente a conoscere anche la domanda incidentale, il suindicato principio dell'unitarietà della decisione rimane diversamente soddisfatto e comporta, in tal caso, l'adozione del medesimo criterio di decisione per entrambe le domande, e quindi anche il doversi far luogo ad un'unica e complessiva pronunzia secondo diritto la quale fosse eventualmente da adottarsi in relazione ad una soltanto delle medesime (Cass. III, n. 13833/2004). Non opera, invece, la modificazione della competenza ex art. 34 c.p.c., qualora la domanda di accertamento incidentale relativa a questione pregiudiziale eccedente la competenza del Giudice di pace appaia "ictu oculi" infondata e strumentale allo spostamento di competenza in favore del Giudice togato (Cass. S.U., n. 21582/2011). FormulaTRIBUNALE DI ... [1] COMPARSA [2] DI RIASSUNZIONE [3] Per il Sig. ..., nato a ..., C.F. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ..., C.F. ..., P.E.C. ..., [fax ... ] [4] elettivamente domiciliato presso il suo studio in ..., alla via ... n. ..., per mezzo di procura a margine/in calce dell'atto di citazione, nella causa n. R.G. ... pendente innanzi al Giudice di pace di ... promossa CONTRO il Sig. ... rappresentato e difeso dall'Avv. ..., convenuto PREMESSO CHE - Con atto di citazione notificato il ... il Sig. ... ha convenuto in giudizio innanzi al Giudice di pace di ... il Sig. ..., per far ... ; - Con comparsa di costituzione e risposta depositata il ... il Sig. ... si è costituito in giudizio eccependo che ... ; - veniva proposta esplicita domanda dal Sig. ... affinché venisse decisa con efficacia di giudicato la questione pregiudiziale riguardante ... ; - Con ordinanza pronunciata in data ... n. ... comunicata il ... il Giudice di pace di ... [5], poiché la domanda proposta dal Sig. ... ex art. 34 c.p.c. eccede la competenza del Giudice adito, ai sensi della norma, ha assegnato alle parti il termine perentorio di 30 giorni per la riassunzione della causa dinanzi al Tribunale di ... - Poiché è ancora pendente il termine per la riassunzione [6] e il Sig. ..., attore, ha interesse alla prosecuzione del giudizio per sentire pronunciare la condanna del convenuto Sig. ..., con il presente atto riassume il processo innanzi all'intestato Tribunale, indicato e dichiarato come competente ai sensi dell'art. 34 c.p.c., per la decisione su entrambe le domande ... DIRITTO (Esporre le ragioni giuridiche a sostegno della domanda dell'attore; contestare la domanda proposta dal convenuto Sig. ... ) [7]. *** Tutto quanto premesso il Sig. ..., come in epigrafe rappresentato e difeso, CITA Il Sig. ..., C.F. ..., residente in ..., via/piazza ... n. ..., a comparire dinanzi al Tribunale di ... all'udienza che sarà tenuta il ... [8] 11 ore di rito, con invito a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite all'art. 166 [9] c.p.c. e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis, con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 [10]. Avverte inoltre che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato e che la mancata comparizione alla suindicata udienza comporterà la prosecuzione del processo in sua declaranda contumacia [11], per ivi sentire accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'Ecc.mo Tribunale adito, previa ogni più utile declaratoria, contrariis reiectis, per i motivi sopra esposti: – Accertare e dichiarare che ... e, per l'effetto condannare ... ; – Con vittoria di spese, diritti ed onorari di giudizio, oltre IVA e CPA come per legge. *** In via istruttoria Si deposita copia dei seguenti documenti, con riserva di ulteriori produzioni ed articolazione di richieste istruttorie: 1. ... ; 2. ... . Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro ... Luogo e data ... Firma Avv. ... 1. In caso di domanda principale e domanda di accertamento incidentale o riconvenzionale esiste un principio di unitarietà della decisione sicché se per la principale è competente il G.d.p. e per l'altra il tribunale, quest'ultimo deve deciderle entrambe; se, viceversa, è competente il G.d.p. per entrambe è necessario adottare lo stesso criterio di decisione (Cass. I, n. 20433/2006). 2. La riassunzione può ben avvenire con atto di citazione piuttosto che con “comparsa” purché essa possieda tutti i requisiti formali previsti dall'art. 125 disp. att. c.p.c. e purché la riassunzione avvenga nel rispetto del termine di cui all'art. 50 c.p.c. (Trib. Firenze III, 4 marzo 2016). 3. La riassunzione non comporta l'instaurazione di un nuovo processo ma è soltanto la prosecuzione di quello originario (Cass. sez. lav., n. 4484/2013). 4. Il d.lgs. n. 164/2024, nell'apportare modifiche all'art. 125 c.p.c., ha eliminato il riferimento alla necessità per il difensore di indicare il proprio numero di fax negli atti di parte, trattandosi di tecnologia ormai obsoleta. 5. Se una causa di competenza del G.d.p. è connessa per i motivi di cui agli artt. 31, 32, 34, 35 e 36 con altra causa di competenza del tribunale, le relative domande possono essere proposte davanti al tribunale per essere decise nello stesso processo, a norma dell'art. 40, comma 6 c.p.c. 6. Se la riassunzione avviene nel termine indicato dal Giudice il processo prosegue davanti al Giudice indicato come competente, e, pertanto, l'atto di citazione conserva i suoi effetti processuali e sostanziali. La mancata o tardiva riassunzione comporta, invece, l'estinzione del processo. 7. Si tenga presente che secondo la giurisprudenza l'atto di riassunzione del processo non dà inizio ad un nuovo procedimento ma espleta esclusivamente la funzione di consentire la prosecuzione di quello già pendente e informare il Giudice e le altre parti della volontà di riprendere il processo, sicché in esso non è necessaria la riproduzione di tutte le domande e l'esposizione analitica dei fatti di causa (Cass. II, n. 5892/2001). 8. Ai sensi dell'art. 163-bis c.p.c. (come novellato dal d.lgs. n. 149/2022) tra il giorno della notificazione della citazione e quello dell'udienza di comparizione debbono intercorrere termini liberi non minori di centoventi giorni e non più novanta. 9. Ai sensi dell'art. 166 c.p.c. (il cui primo comma è stato sostituito dal d.lgs. n. 149/2022) il convenuto «deve costituirsi a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione depositando la comparsa di cui all'articolo 167 con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti che offre in comunicazione». 10. Nella comparsa di costituzione e risposta il convenuto deve a pena di decadenza proporre un'eventuale domanda riconvenzionale, deve sollevare eccezioni processuali e di merito non rilevabili d'ufficio e deve altresì formulare la chiamata in causa di terzi. Il convenuto deve proporre tutte le sue difese in modo chiaro e specifico. 11. L'indicazione del giorno dell'udienza di comparizione-trattazione e l'invito a costituirsi contenuti nel n. 7 dell'art. 163, comma 3 c.p.c. costituiscono requisiti della vocatio in ius. COMMENTOModalità di riassunzione La norma di riferimento per le modalità di riassunzione della causa è l'art. 125 disp. att. c.p.c. a norma del quale la riassunzione della causa, salvo che la legge preveda diversamente, è fatta con “comparsa” che deve contenere: 1. l'indicazione del Giudice davanti al quale si deve comparire; 2. il nome delle parti e dei loro difensori con procura; 3. il richiamo dell'atto introduttivo del giudizio; 4. l'indicazione dell'udienza in cui le parti devono comparire, osservando i termini stabiliti dall'art. 163-bis c.p.c.; 5. l'invito a costituirsi nei termini stabiliti dall'art. 166 c.p.c.; 6. l'indicazione del provvedimento del Giudice in base al quale è fatta la riassunzione. La comparsa di riassunzione deve essere notificata a norma dell'art. 170 c.p.c. e alle parti non costituite deve essere notificata personalmente. A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici. Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il «Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari» applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema: a.Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto; b.Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c.Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio; d.Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione; e.L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi; f.Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale; g.Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti; h.Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i.L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale; j.Il valore della controversia; k.La richiesta di distrazione delle spese; l.L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono. Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di: a.80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b.50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c.10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza. Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi. Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a, b, c, d, h, i, l, m, n; l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note. Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. |