Istanza per lo svolgimento dell'udienza a porte chiuse (art. 128 c.p.c.)InquadramentoLa norma in commento stabilisce, al comma 1, la pubblicità delle udienze di discussione della causa, in ogni grado: non può essere esclusa la presenza di terzi che vogliono assistere. L'incontro con il pubblico manca quando il processo si svolge in luoghi e tempi che non consentono in concreto la partecipazione di chiunque vi abbia interesse (Trib. Milano 2 novembre 1977). La giurisprudenza di legittimità ha ritenuto che il principio di pubblicità dell'udienza di discussione risulti soddisfatto quando è concretamente assicurata la possibilità di assistere all'udienza medesima, essendo del tutto irrilevante il riferimento all'utilizzazione di un locale che generalmente non è destinato ad aula d'udienza (Cass. n. 5563/1984). La pubblicità delle udienze costituisce un principio accolto anche a livello di legislazione internazionale, non essendo limitato al solo diritto interno. Tale principio, infatti, è sancito anche in varie Convenzioni internazionali, come nell'art. 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali dell'Uomo, firmata a Roma il 4 novembre 1950 e nell'art. 14 del Patto internazionale dei diritti civili e politici approvato a New York il 16 dicembre 1966. Tali convenzioni individuano quali cause giustificative della deroga al principio di pubblicità, l'esigenza di tutelare i diritti dei minori, la riservatezza delle parti o gli stessi interessi della giustizia. Una deroga al principio della pubblicità dell'udienza può essere disposta, a suo insindacabile giudizio, dal giudice che dirige l'udienza, qualora ragioni di sicurezza dello Stato, di ordine pubblico in genere, o di buon costume, rendano opportuna una trattazione a porte chiuse. Ai sensi del comma 2, il giudice dispone di poteri espressamente definiti "di polizia" che servono affinché possa mantenere l'ordine ed il decoro. Nell'autorità disciplinare rientra, a pieno titolo, anche il potere di condannare a pene pecuniarie, a mezzo di ordinanza emessa ai sensi dell'art. 179 c.p.c. FormulaTRIBUNALE DI ... ISTANZA PER LO SVOLGIMENTO UDIENZA A PORTE CHIUSE (ART. 128 C.P.C.) [1] Proc. n. ... / ... RG. - Giudice Dott. ... L'Avv. ..., in qualità di procuratore dell'attore Sig. ... PREMESSO CHE – l'Ill.mo Giudice adito con provvedimento del ... ha fissato l'udienza del ...; – per motivi di ordine pubblico [specificare quali] si rende opportuno lo svolgimento della fissata udienza a porte chiuse; CHIEDE – che l'udienza in questione si svolga a porte chiuse [2]. Luogo e data ... Firma Avv. ... (atto sottoscritto digitalmente) 1. L'art. 128 c.p.c. non fornisce indicazioni specifiche sulle modalità in cui chiedere lo svolgimento dell'udienza a porte chiuse. 2. L'art. 128, comma 1 c.p.c. contempla una deroga al principio della pubblicità dell'udienza, prevedendo che, il giudice che dirige l'udienza, possa disporre la trattazione a porte chiuse qualora ragioni di sicurezza dello Stato, di ordine pubblico in genere, o di buon costume lo impongano. Il d.lgs. n. 164/2024 ha modificato l'art. 128, comma 1, prevedendo la seguente aggiunta alla fine del periodo: «Il giudice può altresì disporre la sostituzione dell'udienza ai sensi dell'art. 127-ter, salvo che una delle parti si opponga». COMMENTOIl comma 1 dell'art. 128 ha, nella pratica, perduto gran parte della sua importanza, in quanto l'udienza di discussione – alla quale è ricollegato il principio della pubblicità – costituisce oramai una eccezione, non più la regola. Resta quale requisito essenziale dello svolgimento del processo, nonché della sua conclusione, quello della pubblicità delle attività processuali (Corte cost. n. 1971/2012). Tale principio rappresenta una forma di controllo esterno dell'attività processuale, operato, invero, dall'opinione pubblica, la quale può costantemente informarsi dell'attività svolta dagli organi giudiziari. In tal modo rappresenta una garanzia di trasparenza e, al contempo, attribuisce al giudice un potere discrezionale. Il comma 1 dell'art. 128 prevede, altresì, che, nell'ipotesi in cui ricorrano gravi ragioni collegate alla necessità di garantire la sicurezza dello Stato, ovvero relative all'ordine pubblico e al buon costume, il giudice prescriva che l'udienza si svolga a porte chiuse. Non sono pubbliche le udienze relative ai giudizi che si devono svolgere in camera di consiglio e ai procedimenti di giurisdizione volontaria. Ai sensi dell'art. 84 disp. att. le udienze del giudice istruttore non sono pubbliche; pertanto, vi possono partecipare le parti assistite dai loro difensori le quali devono rispettare un rigoroso silenzio, salva l'autorizzazione del giudice ad interloquire. Ai sensi del comma 2 della norma in commento, il giudice, tra i propri poteri di direzione dell'udienza può esercitare i poteri di polizia, per assicurare ordine e decoro, semmai irrogando pene pecuniarie nei casi previsti dalla legge. A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici. Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. |