Ricorso per dichiarazione giudiziale di maternità/paternitàInquadramentoLa formula ha ad oggetto una azione di stato. Le norme di procedura applicabili sono contenute nel libro II, titolo VI-bis del codice di procedura civile («Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie», c.d. pPMF), in particolare negli Artt. 473-bis e ss. c.p.c. Queste disposizioni hanno effetto dalla data del 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti (Art. 35, d.lgs. n. 149/2022, come modificato dall'art. 1, comma 380, della l. n. 197/2022 (legge di Bilancio 2023). FormulaTRIBUNALE DI ... RICORSO EX ART. 269 C.C., ARTT. 473-BIS E SS. C.P.C. [1] PER (PARTE ATTRICE) Nome: ... Cognome: ... Luogo e data di nascita: ... Cittadinanza: ... Residenza (o domicilio/dimora): ... Codice fiscale: ... con l'Avv. ... (nome, cognome, codice fiscale) Giusta procura alle liti ... CONTRO (PARTE CONVENUTA) Nome: ... Cognome: ... Luogo e data di nascita: ... Cittadinanza: ... Residenza (o domicilio/dimora): ... CON L'INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO Oggetto: dichiarazione giudiziale di paternità/maternità ESPOSIZIONE DEI FATTI E DEGLI ELEMENTI DI DIRITTO SUI QUALI LA DOMANDA SI FONDA a) Le parti ... hanno intrattenuto una convivenza di fatto ... (indicare i fatti nel dettaglio); dalla relazione nasceva in data ..., nel Comune di ..., il minore ... che assumeva il cognome ... e l'onomastico ... e veniva riconosciuto dalla odierna parte ricorrente. b) Parte resistente, tuttavia, rifiutava di procedere al riconoscimento del minore e pure si sottraeva ai doveri nei confronti del minore, non corrispondendo alcuna somma per il mantenimento o la cura. In caso di contestazione, per dimostrare il rapporto di filiazione si chiede venga disposta consulenza tecnica d'ufficio ematologica o di altra natura, comunque destinata ad accertare che il minore è figlio di ... Si chiede sin da ora che vengano ammesse le prove orali come indicate a sostegno della dimostrazione dei fatti costitutivi della domanda. Per effetto della declaratoria di genitorialità si chiede che il Tribunale voglia condannare la parte resistente a versare alla parte ricorrente la somma di ... a titolo di mantenimento del minore, oltre il 50% delle seguenti spese extra. Al riguardo osserva (indicare ogni elemento utile in merito alle questioni reddituali/patrimoniali). Tutto ciò, con decorrenza dalla domanda (primo mese utile: ... ). Parte attrice formula domanda di regresso nei confronti del resistente. L'obbligazione di mantenimento dei figli nati fuori del matrimonio, essendo collegata allo status genitoriale, sorge con la nascita per il solo fatto di averli generati e persiste fino al momento del conseguimento della loro indipendenza economica, con la conseguenza che nell'ipotesi in cui, uno dei genitori abbia assunto l'onere esclusivo del mantenimento anche per la parte dell'altro genitore, egli ha diritto di regresso nei confronti dell'altro per la corrispondente quota, sulla base delle regole dettate dagli artt. 316-bis e 261 c.c. da interpretarsi alla luce del regime delle obbligazioni solidali stabilito nell'art. 1299 c.c. (v. Cass. I, n. 16657/2014, Pres. Luccioli, rel. Lamorgese). Il resistente è, dunque, tenuto a rifondere alla parte attrice le somme che avrebbe dovuto versare per le spese ordinarie e straordinarie del minore. Dette somme possono essere quantificate, per il passato, tenendo conto dei seguenti elementi ... Comunque, la quantificazione della somma da versare a titolo di regresso non richiede una specifica dimostrazione probatoria dettagliata e nemmeno specifici riferimenti fattuali potendo beneficiare del regime di cui all'art. 1226 c.c. È noto, infatti, che il rimborso delle spese spettanti al genitore che ha provveduto al mantenimento del figlio in via esclusiva, ancorché trovi titolo nell'obbligazione legale di mantenimento imputabile anche all'altro genitore, ha natura in senso lato indennitaria, essendo diretto ad indennizzare il genitore, che ha riconosciuto il figlio, per gli esborsi sostenuti da solo per il mantenimento della prole; il Giudice di merito può utilizzare il criterio equitativo per determinare le somme dovute a titolo di rimborso poiché è principio generale (desumibile da varie norme, quali ad esempio gli artt. 379, comma 2, 2054,2047 c.c.) che l'equità costituisca criterio di valutazione del pregiudizio non solo in ipotesi di responsabilità extracontrattuale ma anche con riguardo ad indennizzi o indennità (Cass. n. 10861/1999; Cass. n. 11351/2004; e così anche la già citata Cass. n. 16657/2014). La parte attrice formula anche domanda di risarcimento del danno per il minore. La violazione dei doveri di mantenimento, istruzione ed educazione dei genitori verso la prole, a causa del disinteresse mostrato nei confronti dei figli per lunghi anni, integra gli estremi dell'illecito civile, cagionando la lesione di diritti costituzionalmente protetti, e dà luogo ad un'autonoma azione dei medesimi figli volta al risarcimento dei danni non patrimoniali ai sensi dell'art. 2059 c.c. In particolare, è un comportamento rilevatore di responsabilità genitoriale l'avere deprivato i figli della figura genitoriale paterna/materna, che costituisce un fondamentale punto di riferimento soprattutto nella fase della crescita, e idoneo ad integrare un fatto generatore di responsabilità aquiliana. La voce di pregiudizio in esame sfugge a precise quantificazioni in moneta e, pertanto, si impone la liquidazione in via equitativa ex art. 1226 c.c. In merito alla quantificazione in concreto, in caso di danno endofamiliare da privazione del rapporto genitoriale, può essere applicata, come riferimento liquidatorio, la voce ad hoc prevista dalle tabelle giurisprudenziali adottate dall'Osservatorio sulla Giustizia Civile di Milano (“perdita del genitore”). Si segnala, infine ... Per tutti i motivi sopra esposti, parte attrice, come rappresentata e difesa, rassegna le seguenti CONCLUSIONI Voglia il Tribunale adito, contrariis reiectis, accogliere la domanda dell'attore e per l'effetto: dichiarare che parte convenuta è padre/madre del minore ...; condannare parte convenuta, a titolo di regresso, alla somma di ...; condannare parte convenuta, a titolo di risarcimento del danno, all'importo di ...; pronunciare ogni provvedimento consequenziale, anche con riguardo alle comunicazioni per l'Ufficiale di Stato Civile ... Con vittoria di spese e competenze di lite. INDICA In modo specifico, i mezzi di prova di cui l'attore intende avvalersi e ne chiede l'ammissione ... OFFRE I seguenti documenti in comunicazione e ne chiede l'acquisizione ...; ... Luogo e data ... Firma Avv. ... 1. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023. COMMENTOL'art art. 269 c.c. regola la dichiarazione giudiziale di paternità e maternità. La paternità e la maternità possono essere giudizialmente dichiarate nei casi in cui il riconoscimento è ammesso. Le disposizioni di procedura applicabili solo quelle per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie. Si applicano le norme di cui agli artt. 473-bis e ss. c.p.c. attesa la vocazione generale di detta norma che espressamente include le “azioni di stato”: «Le disposizioni del presente titolo si applicano ai procedimenti relativi allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie attribuiti alla competenza del tribunale ordinario, del giudice tutelare e del tribunale per i minorenni, salvo che la legge disponga diversamente e con esclusione dei procedimenti volti alla dichiarazione di adottabilità, dei procedimenti di adozione di minori di età e dei procedimenti attribuiti alla competenza delle sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea». È competente il tribunale ordinario (v. art. 38 disp. att. c.c.). In punto di legittimazione passiva, se manca il presunto genitore e non vi sono eredi, la legge precisa, colmando una lacuna esistente nell'attuale testo dell'art. 276 c.c. (e richiamandosi a quanto già avviene ex art. 247, ultimo comma, per la legittimazione passiva all'azione di disconoscimento), che in tal caso la domanda «deve essere proposta nei confronti di un curatore nominato dal Giudice davanti al quale il giudizio deve essere promosso». Il giudizio ex art. 269 c.c. ospita, di regola, la consulenza tecnica ematologica che è lo strumento istruttorio officioso indefettibilmente finalizzato a compiere la sola indagine decisiva in punto di accertamento della verità del rapporto di filiazione; la sua richiesta non può, pertanto, essere ritenuta esplorativa, dovendosi intendere come tale soltanto l'istanza rivolta a supplire le deficienze allegative ed istruttorie di parte, così da aggirare il regime dell'onere della prova sul piano sostanziale o i tempi di formulazione delle richieste istruttorie sul piano processuale (Cass. n. 22498/2021). Il rifiuto di sottoporsi a CTU ematologica può essere utilizzato, in sé, come prova della paternità ai sensi dell'art. 116, comma 2 c.p.c. (Cass. n. 28886/2019). È opportuno ricordare che, secondo l'orientamento di giurisprudenza vigente, colui che affermi di essere il padre biologico di un figlio nato in costanza di matrimonio non può agire per l'accertamento della propria paternità se prima non viene rimosso lo "status" di figlio matrimoniale con una statuizione che abbia efficacia "erga omnes", non essendo consentito un accertamento in via incidentale su una questione di stato della persona, e – pur non essendo legittimato a proporre l'azione di disconoscimento di paternità, né potendo intervenire in tale giudizio o promuovere l'opposizione di terzo contro la decisione ivi assunta – in qualità di "altro genitore", può comunque chiedere, ai sensi dell'art. 244, comma 6 c.c., la nomina di un curatore speciale, che eserciti la relativa azione, nell'interesse del presunto figlio infraquattordicenne (Cass. n. 27560/2021). La regola per cui il presupposto dell'accertamento giudiziale della filiazione fuori del matrimonio, così come del riconoscimento, è la demolizione dello stato di figlio preesistente ha, di recente, provocato una reazione risarcitoria (per violazione dell'art. 8 CEDU), da parte della Corte europea dei Diritti dell'Uomo (sentenza 6 dicembre 2022) e, invero, la stessa Corte costituzionale ha auspicato una modifica legislativa (Corte cost., sent. n. 177/2022). |