Azione volta alla risoluzione del contratto per inadempimentoInquadramentoLa formula in esame è modellata sull'azione di risoluzione del contratto per grave inadempimento della parte convenuta. La risoluzione del contratto (artt. 1453 e ss. c.c.) è un istituto che si riferisce a una “disfunzione” sopravvenuta del rapporto negoziale, sorto validamente, causata o da un comportamento delle parti oppure da eventi non imputabili o imprevedibili. Il contributo unificato è dovuto in ragione del valore della causa ai sensi dell'art. 13, comma 1 d.P.R. n. 115/2002, valore da determinarsi tenendo conto di quello dell'obbligazione inadempiuta dedotta in giudizio nonché dell'eventuale domanda correlata di risarcimento dei danni. FormulaTRIBUNALE DI ... [1] ATTO DI CITAZIONE [2] Per la Società ... [3], C.F. ... [4] e P.I. ..., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Dott. ..., con sede in ..., via/piazza ... n. ... [5], elettivamente domiciliata in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [6] ..., C.F. [7] ..., che la rappresenta e difende giusta procura alle liti ... allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.[8]. Per le comunicazioni riguardanti il presente giudizio l'Avv. ... indica l'indirizzo PEC ... -attore- CONTRO Sig.ra ..., C.F. ..., residente in ..., via/p.zza ... n. ...; -convenuta- NONCHÉ CONTRO Sig. ..., C.F. ..., residente in ..., via/p.zza ... n. ...; -altro convenuto- PREMESSO CHE IN FATTO [9] (ESPORRE – IN MODO CHIARO, SPECIFICO E SINTETICO – I FATTI) 1. Con contratto di cessione di quote di ... del ... (doc. 1), la Società ... cedeva al Sig. ... e alla Sig.ra ..., al valore nominale, la propria quota di partecipazione del capitale sociale della Società ... (C.F. ..., con sede in ... alla via ... n. ... ), pari a ... Euro; per la precisione: – una parte della suddetta quota ( ... Euro) al Sig. ...; – una parte della suddetta quota ( ... Euro) alla Sig.ra .... 2. Il contratto (doc. 1, pag. 2) prevedeva che “il prezzo delle cessioni ( ... ) sarà versato dagli Acquirenti al Cedente entro e non oltre un anno dalla presente scrittura, in unica soluzione ovvero con versamenti parziali e/o periodici”, mentre “gli effetti della cessione di cui al presente atto hanno immediata decorrenza”. 3. Pertanto, il termine ultimo entro cui il pagamento della suddetta cessione sarebbe dovuto avvenire era il .... 4. Tuttavia, ad oggi, nonostante i tentativi bonari effettuati dalla Società ..., il Sig. ... e la Sig.ra ... non hanno provveduto, in alcuna misura, al pagamento del prezzo della cessione [10]. 5. (in uno dei punti della narrazione in fatto occorrerà indicare, così come richiesto dal nuovo n. 3-bis dell'art. 163 c.p.c., nei casi in cui la domanda è soggetta a condizione di procedibilità, l'assolvimento degli oneri previsti per il suo superamento) IN DIRITTO [11] (ESPORRE LE RAGIONI GIURIDICHE SOTTESE ALLA DOMANDA) 1. ...; 2. ...; 3. .... Tutto ciò premesso, la Società ..., come rappresentata, difesa e domiciliata, CITA la Sig.ra ..., C.F. ..., residente in ..., via/p.zza ... n. ... e il Sig. ..., C.F. ..., residente in ..., via/piazza ... n. ..., a comparire dinanzi al Tribunale di ... all'udienza che sarà tenuta il ... [12] ore di rito, con invito a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite all'art. 166 c.p.c.[13] e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis, con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 c.p.c.[14]. Avverte inoltre che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato e che la mancata comparizione alla suindicata udienza comporterà la prosecuzione del processo in sua declaranda contumacia[15], per ivi sentire accogliere le seguenti CONCLUSIONI [16] Voglia l'Ecc.mo Tribunale adito, previa ogni più utile declaratoria, contrariis reiectis, per i motivi sopra esposti: – accertare e dichiarare l'inadempimento dei convenuti rispetto all'obbligazione di pagamento del prezzo della cessione di cui al contratto di cessione di quote di ... del ... e, per l'effetto, – accertare e dichiarare la risoluzione del contratto di cessione di quote della società ... del ...; – inoltre, accertare e dichiarare, che i convenuti sono tenuti al risarcimento del danno subito dall'attrice; – con vittoria di spese [17]. *** In via istruttoria [18] Con espressa riserva di depositare ogni ulteriore documento giustificativo in corso di causa, di articolare prove ed indicare testi che potranno essere sentiti anche a prova contraria a quella cui eventualmente dovesse essere ammessa controparte nonché in considerazione del contegno processuale avverso, si offrono in comunicazione in copia i seguenti documenti: 1. contratto di cessione di quote di ... del ... [19] *** Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002 e successive modificazioni, si dichiara [20] che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato [21] pari ad Euro .... Luogo e data ... Firma Avv. ... [atto sottoscritto digitalmente ai sensi di legge] 1. L'azione in esame, afferendo ad un rapporto obbligatorio, può essere proposta sia nel foro generale del convenuto ex artt. 18 e 19 c.p.c. (a seconda che si tratti di persona fisica o giuridica), sia nei fori c.d. concorrenti, di cui all'art. 20 c.p.c., ossia nel luogo dove l'obbligazione è sorta o in quello dove l'obbligazione deve essere eseguita. A quest'ultimo riguardo, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione sono intervenute risolvendo il contrasto che era sorto all'interno della giurisprudenza della S.C. nel senso che le obbligazioni pecuniarie da adempiere al domicilio del creditore a norma dell'art. 1182, comma 3 c.c. sono – agli effetti sia della mora ex re, sia del forum destinatae solutionis – esclusivamente quelle liquide, delle quali cioè il titolo determini l'ammontare o indichi criteri determinativi non discrezionali; ai fini della competenza territoriale, i presupposti della liquidità sono accertati dal giudice in base allo stato degli atti, ai sensi dell'art. 38, comma 4 c.p.c. (Cass. S.U., n. 17989/2016). 2. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art.46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023. Ad ogni modo, salve ipotesi eccezionali, l'atto di citazione deve essere contenuto entro 80.000 caratteri. 3. L'art. 163, comma 3, n. 2 c.p.c. contempla tra i requisiti della vocatio in ius quello relativo all'indicazione delle parti, cioè dell'attore e del convenuto (o dei convenuti). 4. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e negli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). 5. Se è parte una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, l'atto di citazione deve contenere, ai sensi dell'art. 163 c.p.c., l'indicazione dell'organo o dell'ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio (Cass. III, n. 6521/2004). 6. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore, è sufficiente l'indicazione del numero di fax, poiché l'indirizzo PEC è un dato ormai acquisito nei rapporti con la cancelleria: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002 modificati dalla l. n. 114/2014. 7. L'indicazione del C.F. dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata. 8. Ai sensi dell'art. 163, comma 3, n. 6 c.p.c. è necessaria l'indicazione della procura; tuttavia la sua omissione non rientra tra le violazioni cui, ai sensi dell'art. 164 c.p.c., il legislatore ha riconnesso la sanzione della nullità. La procura può essere generale o speciale (art. 83 c.p.c.). Nel caso di procura generale alle liti, redatta per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, dovranno esserne indicati gli estremi. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine del ricorso. Ai fini del deposito telematico dell'atto introduttivo (art. 16-bis, comma 1-bis d.l. n. 179/2012) si può indicare la seguente dicitura: «giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.». Tale formula è ormai divenuta obbligatoria attesa l'obbligatorietà del deposito telematico di atti e provvedimenti sancito dal nuovo art. 196-quater disp. att. c.p.c. 9. Ai sensi dell'art. 163, comma 3, n. 4 l'atto di citazione deve contenere «l'esposizione dei fatti in modo chiaro e specifico [ ... ] costituenti le ragioni della domanda, con le relative conclusioni». Infatti, l'allegazione dei fatti e delle ragioni in diritto (n. 4) individua la c.d. causa petendi, ovvero il diritto sostanziale fatto valere in giudizio. 10. Il creditore deve solo allegare (e non provare) l'inadempimento del debitore convenuto, salvo che si tratti di obbligazione negativa, là dove l'inadempimento si risolve in un fatto positivo che va, quindi, provato. 11. Ai sensi dell'art. 163, comma 3, n. 4 l'atto di citazione deve contenere «l'esposizione in modo chiaro e specifico [ ... ] degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda, con le relative conclusioni». Infatti, l'allegazione dei fatti e delle ragioni in diritto (n. 4) individua la c.d. causa petendi, ovvero il diritto sostanziale fatto valere in giudizio. 12. Ai sensi dell'art. 163-bis c.p.c. (come novellato dal d.lgs. n. 149/2022) tra il giorno della notificazione della citazione e quello dell'udienza di comparizione debbono intercorrere termini liberi non minori di centoventi giorni e non più novanta. 13. Ai sensi dell'art. 166 c.p.c. (il cui primo comma è stato sostituito ad opera dell'art. 3, comma 12 d.lgs. n. 149/2022) il convenuto «deve costituirsi a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione depositando la comparsa di cui all'art. 167 con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti che offre in comunicazione». 14. Nella comparsa di costituzione e risposta tempestivamente depositata il convenuto ha l'onere a pena di decadenza di proporre un'eventuale domanda riconvenzionale, di sollevare eccezioni processuali e di merito non rilevabili d'ufficio e d'altresì formulare la chiamata in causa di terzi. Può decidere dunque di costituirsi in un momento processuale successivo ma sarà decaduto dall'esercizio dei predetti poteri processuali. 15. L'indicazione del giorno dell'udienza di comparizione-trattazione e l'invito a costituirsi contenuti nel n. 7 dell'art. 163, comma 3, c.p.c. costituiscono requisiti della vocatio in ius. 16. Altro requisito dell'edictio actionis è racchiuso nell'art. 163, comma 3, n. 3 il quale prevede che debba essere identificata la “cosa oggetto della domanda”, espressione da intendersi sia sotto il profilo formale, come provvedimento giurisdizionale richiesto al giudice (petitum immediato), sia sotto l'aspetto sostanziale come bene della vita di cui si chiede il riconoscimento (petitum mediato). 17. Ai sensi dell'art. 91 c.p.c., le spese processuali gravano sulla parte soccombente, tenuta a sopportare in via definitiva le spese da lei anticipate ed a rimborsare le spese sostenute dalla controparte vittoriosa. 18. Le deduzioni istruttorie pur previste nell'art. 163, comma 3, n. 5 c.p.c. non costituiscono un elemento della citazione previsto a pena di nullità, stante la possibilità di proporre le stesse anche in via diretta nella seconda memoria ex art. 171-ter e in forma contraria nella terza memoria di cui alla medesima disposizione. 19. È stato precisato che, in tema di domanda giudiziale, l'identificazione della causa petendi va operata con riguardo all'insieme delle indicazioni contenute nell'atto di citazione e dei documenti ad esso allegati ai quali, quindi, può essere riconosciuta una funzione di chiarificazione del quadro allegatorio già prospettato purché risultino specificamente indicati nell'atto di citazione, come prescritto dall'art. 163, comma 3, n. 5, c.p.c. (Cass. n. 3363/2019). 20. La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». Orbene, l'art. 13, comma 6 del medesimo decreto prevede la conseguenza dell'omissione della predetta dichiarazione di valore affermando che «Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)»; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato. 21. Il contributo unificato è dovuto nella misura prevista dall'art. 13 comma 1 d.P.R. n. 115/2002 e ss.mm.ii. Il pagamento del contributo unificato, ai sensi del nuovo art. 18-bis d.P.R. n. 115/2002 (così come modificato dall'art. 13, comma 1, lett. a) d.lgs. n. 149/2022), «è corrisposto tramite la piattaforma tecnologica di cui all'articolo 5, comma 2, del codice dell'amministrazione digitale, di cui al d.lgs. n. 82/2005». COMMENTOLa risoluzione del contratto è un rimedio concesso al creditore per reagire all'inadempimento del debitore. È infatti evidente che se una parte ha eseguito le sue obbligazioni, si aspetta che l'altra faccia altrettanto, stante la sinallagmaticità del rapporto negoziale; di fronte al perdurare dell'inadempimento di un parte, l'altra ha due strade davanti a sé: i) chiedere l'adempimento del contratto; ii) chiedere la risoluzione del contratto. Nel caso, infatti, che l'altra prestazione sia ancora possibile, si potrà avere ancora interesse alla sua esecuzione, ma se il perdurare dell'inadempimento fa perdere la fiducia nell'altro contraente o l'interesse per la sua prestazione, la parte non inadempiente potrà chiedere di sciogliersi dal vincolo attraverso la richiesta al giudice di risoluzione del contratto. Questa scelta, però, incontra dei limiti (art. 1453, comma 2 c.c.) se è chiesto l'adempimento si può sempre chiedere poi la risoluzione, ma se è stata chiesta prima la risoluzione non è poi più possibile chiedere l'adempimento. I motivi di questa limitazione sono intuitivi, ma quale che sia la scelta, alla parte adempiente spetterà comunque il risarcimento del danno subìto per comportamento dell'altra parte. L'art. 1453 dispone, infatti, che il risarcimento del danno spetta “in ogni caso” riferendosi, cioè, sia ai casi di richiesta di adempimento, sia ai casi di risoluzione, sempreché il danno si sia verificato. Si evidenzia come l'art. 1453 c.c. parli di inadempimento, per aversi risoluzione, facendo intendere che questo inadempimento debba derivare da colpa del debitore; di conseguenza in mancanza di colpa del debitore, non sarà possibile chiedere la risoluzione, e, ovviamente, ottenere il risarcimento del danno, che ha come presupposto proprio la colpa del debitore, che, però, è presunta (Cass. III, n. 2853/2005). Pertanto, l'inadempimento deve essere imputabile e rilevante. A riguardo, secondo l'art. 1455 c.c. dispone che il contratto non si può risolvere se l'inadempimento di una delle parti ha scarsa importanza avuto riguardo all'interesse dell'altra. A tal proposito la giurisprudenza di legittimità ha affermato che, laddove l'inadempimento riguardi le obbligazioni primarie ed essenziali del contratto (come l'obbligazione di pagamento del prezzo), la non scarsa importanza dell'inadempimento ex art. 1455 c.c. è in re ipsa (cfr., inter alia, Cass. I, n. 5658/1995; Cass. III, n. 2616/1990). Non può trascurarsi di ricordare, in materia di riparto dell'onere probatorio, che le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno enunciato il principio, ad oggi non disatteso, per il quale, in tema di prova dell'inadempimento di una obbligazione, il creditore che agisca per la risoluzione contrattuale, per il risarcimento del danno, ovvero per l'adempimento deve soltanto provare la fonte (negoziale o legale) del suo diritto ed il relativo termine di scadenza, limitandosi alla mera allegazione della circostanza dell'inadempimento della controparte, mentre il debitore convenuto è gravato dell'onere della prova del fatto estintivo dell'altrui pretesa, costituito dall'avvenuto adempimento, ed eguale criterio di riparto dell'onere della prova deve ritenersi applicabile al caso in cui il debitore convenuto per l'adempimento, la risoluzione o il risarcimento del danno si avvalga dell'eccezione di inadempimento ex art. 1460 c.c. (risultando, in tal caso, invertiti i ruoli delle parti in lite, poiché il debitore eccipiente si limiterà ad allegare l'altrui inadempimento, ed il creditore agente dovrà dimostrare il proprio adempimento, ovvero la non ancora intervenuta scadenza dell'obbligazione). Anche nel caso in cui sia dedotto non l'inadempimento dell'obbligazione, ma il suo inesatto adempimento, al creditore istante sarà sufficiente la mera allegazione dell'inesattezza dell'adempimento (per violazione di doveri accessori, come quello di informazione, ovvero per mancata osservanza dell'obbligo di diligenza, o per difformità quantitative o qualitative dei beni), gravando ancora una volta sul debitore l'onere di dimostrare l'avvenuto, esatto adempimento (Cass. S.U., n. 13533/2001). La sentenza che risolve il contratto ha efficacia costitutiva in quanto crea una nuova situazione giuridica eliminando il vincolo contrattuale. Secondo l'art. 1458 c.c. inoltre, la risoluzione ha efficacia retroattiva tra le parti, nel senso che le parti devono restituire quanto hanno ricevuto; tale soluzione, però, sarebbe iniqua o di difficile realizzazione in determinate situazioni, tanto che non si applica ai contratti ad esecuzione continuata o periodica. In ogni caso la risoluzione non pregiudica i diritti acquistati dai terzi anche se, per i beni mobili, questi non erano in buona fede al momento dell'acquisto, mentre per i beni immobili si ha riguardo alla priorità della trascrizione. Per tutti gli aspetti procedurali si rinvia al commento della formula “Atto di citazione”. |