Atto di citazione per la responsabilità da cose in custodiaInquadramentoLa formula in esame è modellata sull'azione volta a far valere la responsabilità da cose in custodia. L'art. 2051 c.c. stabilisce che ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito, prevedendo un criterio di imputazione della responsabilità, basato sulla relazione di custodia che intercorre tra la “cosa” che ha cagionato il danno ed il soggetto che sarà chiamato a rispondere dello stesso. La norma prevede una responsabilità di tipo oggettivo che fa capo ad un soggetto a prescindere da ogni valutazione circa eventuali profili di colpa del responsabile, per il solo fatto di ricoprire il ruolo di custode della cosa che ha cagionato il danno verificatosi e lo obbliga a risarcire il danno. Al fine di poter fondare la risarcibilità del danno ex art. 2051, dunque, è sufficiente provare il nesso di causalità tra la cosa in custodia e il danno, rimanendo del tutto estraneo alla struttura della previsione normativa il profilo del comportamento del custode. Sul custode incombe, dunque, una presunzione di responsabilità, che riveste carattere oggettivo. L'unico limite posto dal dettato legislativo a tale responsabilità è quello rappresentato dal caso fortuito, che assume un ruolo esimente solo qualora sia rigorosamente provato. La formula in questione ricalca un'azione ex art. 2015 svolta nei confronti della p.a. Il contributo unificato è dovuto in ragione del valore della causa ai sensi dell'art. 13, comma 1 d.P.R. n. 115/2002 ss.mm.ii. FormulaTRIBUNALE DI ... [1] ATTO DI CITAZIONE [2] Per il Sig. ... [3], nato a ... il ... (C.F. [4] ... ), residente in ..., via/ piazza ... n. ... (oppure) [la società ..., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Dott. ..., con sede in ... ( ... ), via/p.zza ... n. ..., C.F. ... P.I. ... ) [5] ] elettivamente domiciliato in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. ..., C.F. [6] ..., che lo rappresenta e difende giusta procura alle liti ... allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.[7]. Per le comunicazioni riguardanti il presente giudizio l'Avv. ... indica l'indirizzo PEC ... -attore- CONTRO Il Comune di ..., C.F. e/o P.I. ..., in persona del Sindaco pro tempore, con sede in ..., via/piazza ... n. ...; -convenuto- PREMESSO CHE IN FATTO [8] (ESPORRE - IN MODO CHIARO, SPECIFICO E SINTETICO - I FATTI) – il giorno ..., nel Comune di ..., il Sig. ..., al ritorno da lavoro, mentre percorreva a piedi via ..., inciampava e cadeva rovinosamente a terra nei pressi del civico ... (doc. ... ); – la caduta avveniva a causa della imprevedibile ed inevitabile insidia costituita dal marciapiede sconnesso e dissestato ivi esistente (doc. ... ) in ragione dell'assenza di mattoni in quel punto del marciapiede; – il Sig. ... inciampava, pertanto, in una buca causata dalla mancanza di piastrelle non segnalata [9]; – la buca, peraltro, non era transennata e nemmeno visibile (doc. ... ); – nelle predette circostanze di tempo e di luogo il Sig. ... riportava gravi lesioni personali che inducevano l'esponente a recarsi al Pronto Soccorso di ... dove, effettuato un primo soccorso, veniva dimesso con diagnosi di ... e prognosi di ... giorni (doc. ... ); – il risarcimento dei danni subiti veniva formalmente richiesto, con lettera raccomandata del ... (doc. ... ), al Comune [10] di ... ma vano risultava ogni tentativo di bonario componimento; – a tutt'oggi il Comune di ... non ha provveduto ad alcuna offerta di definizione transattiva, pur avendo acquisito ogni elemento utile in tal senso; – il danno subito dal Sig. ... nel sinistro può essere quantificato in complessivi ... Euro per invalidità temporanea, danno morale e spese mediche; – (in uno dei punti della narrazione in fatto occorrerà indicare, così come richiesto dal nuovo n. 3-bis dell'art. 163 c.p.c., nei casi in cui la domanda è soggetta a condizione di procedibilità, l'assolvimento degli oneri previsti per il suo superamento). IN DIRITTO [11] (ESPORRE - IN MODO CHIARO, SPECIFICO E SINTETICO - LE RAGIONI GIURIDICHE SOTTESE ALLA DOMANDA) 1. ...; 2. ...; 3. .... Tutto ciò premesso, il Sig. ..., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, CITA Il Comune di ..., C.F. e/o P.I. ..., in persona del Sindaco pro tempore, con sede in ..., via/piazza ... n. ... a comparire dinanzi al Tribunale di ... all'udienza che sarà tenuta il ... [12] ore di rito, con invito a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite all'art. 166 [13] c.p.c. e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'articolo 168-bis, con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 [14] c.p.c. Avverte inoltre che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato e che la mancata comparizione alla suindicata udienza comporterà la prosecuzione del processo in sua declaranda contumacia [15], per ivi sentire accogliere le seguenti CONCLUSIONI [16] Voglia l'Ecc.mo Tribunale adito, previa ogni più utile declaratoria, contrariis reiectis, per i motivi sopra esposti: – accertare e dichiarare l'esclusiva responsabilità del Comune di ... per le lesioni, patrimoniali e non, subite dal Sig. ... a causa del sinistro di cui in premessa e, per l'effetto, – condannare il Comune convenuto, in persona del Sindaco pro tempore, al risarcimento di tutti i danni in favore dell'attore nella misura di ... Euro o di quella maggiore o minore somma che sarà ritenuta di giustizia, oltre agli interessi legali dal giorno del sinistro sino al soddisfo e la rivalutazione monetaria. – con vittoria di spese. ** *** ** In via istruttoria [17] Si chiede disporsi interrogatorio formale, della parte convenuta sui capitoli di cui in premessa e che in questa sede s'intendono riportati, preceduti dalle parole “Vero che ... ?” – ammettersi prova per testi sulle medesime circostanze di fatto. Indica a testi: Il Sig. ..., nato a ..., il ..., domiciliato in ..., alla via ... – Ammettersi consulenza tecnica d'ufficio per accertare la natura e l'entità delle lesioni personali e patrimoniali subite dal Sig. .... Con riserva di articolare ulteriori mezzi di prova. * * * Si offrono in comunicazione, mediante deposito in fascicolo di parte, i seguenti atti e documenti in copia: 1) ...; 2) ...; 3) ...; 4) ...; 5) ...; 6) ... [18]. *** Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002 e successive modificazioni, si dichiara [19] che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato [20] pari ad Euro .... Luogo e data ... Firma Avv. ... [atto sottoscritto digitalmente ai sensi di legge] ... 1. La competenza si radica nel foro della parte convenuta ex artt. 18 e 19 c.p.c. ovvero in quelli concorrenti, anche in materia di obbligazioni per responsabilità extracontrattuale, del luogo ove è avvenuto l'evento o di quello dove si sono verificati gli effetti dannosi. Quanto al riparto della competenza in senso verticale tra giudice di pace e tribunale, occorre considerare che lo stesso segue il criterio ordinario del valore e non quello dettato specificamente per le controversie in tema di circolazione di veicoli e natanti che prevede la possibilità di radicare dinanzi al giudice di pace le stesse sino al valore di Euro 25.000,00. 2. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art.46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023. Ad ogni modo, salve ipotesi eccezionali, l'atto di citazione deve essere contenuto entro 80.000 caratteri. 3. L'art. 163, comma 3, n. 2 c.p.c. contempla tra i requisiti della vocatio in ius quello relativo all'indicazione delle parti, cioè dell'attore e del convenuto (o dei convenuti). 4. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). 5. Se è parte una persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, l'atto di citazione deve contenere, ai sensi dell'art. 163 c.p.c., l'indicazione dell'organo o dell'ufficio che ne ha la rappresentanza in giudizio (Cass. III, n. 6521/2004). 6. L'indicazione del C.F. dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata. 7. Ai sensi dell'art. 163, comma 3, n. 6 c.p.c. è necessaria l'indicazione della procura; tuttavia la sua omissione non rientra tra le violazioni cui, ai sensi dell'art. 164 c.p.c., il legislatore ha riconnesso la sanzione della nullità. La procura può essere generale o speciale (art. 83 c.p.c.). Nel caso di procura generale alle liti, redatta per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, dovranno esserne indicati gli estremi. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine del ricorso. Ai fini del deposito telematico dell'atto introduttivo (art. 16-bis, comma 1-bis d.l. n. 179/2012) si può indicare la seguente dicitura: «giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.». Tale formula attesta l'obbligatorietà del deposito telematico di atti e provvedimenti sancito dal nuovo art. 196-quater disp. att. c.p.c. 8. Ai sensi dell'art. 163, comma 3, n. 4 l'atto di citazione deve contenere «l'esposizione in modo chiaro e specifico dei fatti ... costituenti le ragioni della domanda, con le relative conclusioni». Infatti, l'allegazione dei fatti e delle ragioni in diritto (n. 4) individua la c.d. causa petendi, ovvero il diritto sostanziale fatto valere in giudizio. 9. Il danneggiato dovrà provare l'evento e il nesso di causalità tra la cosa in custodia e il danno. 10. Spetterà invece al custode, in ragione dell'inversione dell'onere probatorio che caratterizza la responsabilità ex art. 2051 c.c., l'onere della prova di aver adottato tutte le misure idonee a prevenire che il bene presentasse, per l'utente, una situazione di pericolo occulto (Cass. III, n. 11802/2016). 11. Ai sensi dell'art. 163, comma 3, n. 4 l'atto di citazione deve contenere «l'esposizione in modo chiaro e specifico ... degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda, con le relative conclusioni». Infatti, l'allegazione dei fatti e delle ragioni in diritto (n. 4) individua la c.d. causa petendi, ovvero il diritto sostanziale fatto valere in giudizio. 12. In virtù dell'art. 163-bis c.p.c. (come novellato dal d.lgs. n. 149/2022) tra il giorno della notificazione della citazione e quello dell'udienza di comparizione debbono intercorrere termini liberi non minori di centoventi giorni e non più novanta. 13. Ai sensi dell'art. 166 c.p.c. (il cui primo comma è stato sostituito ad opera dell'art. 3, comma 12 d.lgs. n. 149/2022) il convenuto «deve costituirsi a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione depositando la comparsa di cui all'art. 167 con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti che offre in comunicazione». 14. Nella comparsa di costituzione e risposta tempestivamente depositata il convenuto ha l'onere a pena di decadenza di proporre un'eventuale domanda riconvenzionale, di sollevare eccezioni processuali e di merito non rilevabili d'ufficio e di altresì formulare la chiamata in causa di terzi. Può decidere dunque di costituirsi in un momento processuale successivo ma sarà decaduto dall'esercizio dei predetti poteri processuali. 15. L'indicazione del giorno dell'udienza di comparizione-trattazione e l'invito a costituirsi contenuti nel n. 7 dell'art. 163, comma 3 c.p.c. costituiscono requisiti della vocatio in ius. 16. Altro requisito dell'edictio actionis è racchiuso nell'art. 163, comma 3, n. 3 il quale prevede che debba essere identificata la “cosa oggetto della domanda”, espressione da intendersi sia sotto il profilo formale, come provvedimento giurisdizionale richiesto al giudice (petitum immediato), sia sotto l'aspetto sostanziale come bene della vita di cui si chiede il riconoscimento (petitum mediato). 17. Le deduzioni istruttorie pur previste nell'art. 163, comma 3, n. 5 c.p.c. non costituiscono un elemento della citazione previsto a pena di nullità, stante la possibilità di proporre le stesse anche in via diretta nella seconda memoria ex art. 171-ter e in forma contraria nella terza memoria di cui alla medesima disposizione. 18. È stato precisato che, in tema di domanda giudiziale, l'identificazione della causa petendi va operata con riguardo all'insieme delle indicazioni contenute nell'atto di citazione e dei documenti ad esso allegati ai quali, quindi, può essere riconosciuta una funzione di chiarificazione del quadro allegatorio già prospettato purché risultino specificamente indicati nell'atto di citazione, come prescritto dall'art. 163, comma 3, n. 5 c.p.c. (Cass. n. 3363/2019). 19. La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2 d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». Orbene, l'art. 13, comma 6 del medesimo decreto prevede la conseguenza dell'omissione della predetta dichiarazione di valore affermando che «Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g)»; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato. 20. Il contributo unificato è dovuto nella misura prevista dall'art. 13 comma 1 d.P.R. n. 115/2002 e ss.mm.ii. Il pagamento del contributo unificato, ai sensi del nuovo art. 18-bis d.P.R. n. 115/2002 (così come modificato dall'art. 13, comma 1, lett. a) d.lgs. n. 149/2022), «è corrisposto tramite la piattaforma tecnologica di cui all'art. 5, comma 2, del codice dell'amministrazione digitale, di cui al d.lgs. n. 82/2005». COMMENTOL'art. 2051 c.c. stabilisce che ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito, prevedendo un criterio di imputazione della responsabilità, basato sulla relazione di custodia che intercorre tra la “cosa” che ha cagionato il danno ed il soggetto che sarà chiamato a rispondere dello stesso. La norma prevede una responsabilità di tipo oggettivo che fa capo ad un soggetto a prescindere da ogni valutazione circa eventuali profili di colpa del responsabile, per il solo fatto di ricoprire il ruolo di custode della cosa che ha cagionato il danno verificatosi e lo obbliga a risarcire il danno. Al fine di poter fondare la risarcibilità del danno ex art. 2051, dunque, è sufficiente provare il nesso di causalità tra la cosa in custodia e il danno, rimanendo del tutto estraneo alla struttura della previsione normativa il profilo del comportamento del custode. Sul custode incombe, dunque, una presunzione di responsabilità, che riveste carattere oggettivo. L'unico limite posto dal dettato legislativo a tale responsabilità è quello rappresentato dal caso fortuito, che assume un ruolo esimente solo qualora sia rigorosamente provato. Con particolare riferimento alla possibilità di far valere la responsabilità da cose in custodia nei confronti della p.a. si è registrata una rilevante evoluzione giurisprudenziale. In effetti, in passato la giurisprudenza tendeva ad escludere l'applicabilità della norma nei casi di beni, facenti parte del demanio pubblico (tra cui rientra il demanio stradale), rispetto ai quali, a causa dell'estensione e dell'uso generalizzato e diretto da parte dei terzi, non è possibile svolgere i doveri di vigilanza posti a carico del custode (Cass. S.U., n. 8588/1997; Cass. III, n. 10040/2006; Cass. III, n. 11446/2003; Cass. III, n. 11366/2002). Tale orientamento si basava sulla considerazione che tale categoria di beni non potesse essere sottoposta ad una idonea custodia della P.A. Per tale ragione secondo un orientamento giurisprudenziale (cfr. Cass. III, n. 2074/2002), la tutela offerta all'utente è quella che fa capo all'art. 2043 c.c., dal momento che la P.A., anche nell'attività di vigilanza e controllo dei beni di natura demaniale, trova come limite alla sua discrezionalità le regole di comune prudenza e diligenza ed, in particolare, la norma primaria e fondamentale del neminem laedere, in applicazione della quale essa è tenuta a far sì che il bene demaniale non presenti per l'utente una situazione di pericolo occulto, cioè non visibile e non prevedibile, che dia luogo al c.d. trabocchetto o insidia stradale. La giurisprudenza più recente, comunque, tende ad applicare l'art. 2051 c.c. anche se si è evidenziato che il caso fortuito deve essere valutato in base a criteri più ampi ed elastici di quelli che valgono per i beni privati (Cass. III, n. 15042/2008). In tal modo, possono essere addossati al custode pubblico solo i rischi di cui lo stesso è tenuto a rispondere in relazione ai doveri di sorveglianza e manutenzione razionalmente esigibili, in base a criteri di corretta e diligente gestione, mentre costituisce caso fortuito il fattore di pericolo imprevedibile ed inevitabile, creato occasionalmente da terzi, ove la P.A. dimostri di non averlo potuto tempestivamente eliminare, neppure in base ad un'efficiente e diligente organizzazione dell'attività di sorveglianza e manutenzione (Cass. III, n. 12449/2008); costituiscono caso fortuito anche i danni riconducibili agli stessi utenti o ad una repentina non specificatamente prevedibile alterazione dello stato della cosa (Cass. III, n. 20427/2008). Tale indirizzo in sostanza nega che la presunzione di responsabilità per danni cagionati dalla cosa in custodia, di cui all'art. 2051 c.c., si applichi agli enti pubblici ogni qual volta il bene, sia esso demaniale o patrimoniale, per le sue caratteristiche (estensione e modalità d'uso) sia oggetto di una utilizzazione generale e diretta da parte di terzi, ciò che limita in concreto la possibilità di custodia e vigilanza sulla cosa (cfr. Cass. III, n. 22592/2004; cfr. anche Cass. III, n. 5669/2010 in base alla quale occorrerebbe tener conto di una serie di caratteristiche concrete del bene). In tale ipotesi, tuttavia, l'ente pubblico risponderà del danno secondo la regola generale di cui all'art. 2043 c.c., spettando dunque al danneggiato l'onere di provare i fatti costitutivi del proprio diritto al risarcimento (Cass. III, n. 15383/2006). Occorre segnalare come per talune situazioni il legislatore abbia di recente previsto, a scopi deflattivi, l'obbligo di tentare (a pena di improcedibilità della domanda giudiziale eventualmente introdotta) una definizione bonaria della controversia, con due diversi mezzi: la mediazione civile e la negoziazione assistita. È quest'ultima che può venire in rilievo nella fattispecie in esame, atteso che l'esperimento del procedimento di negoziazione assistita costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale nel caso di: azione relativa a controversia in materia di risarcimento del danno da circolazione di veicoli e natanti e per le domande di pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti 50.000 euro. Per tutti gli aspetti procedurali si rinvia al commento della formula “Atto di citazione”. |