Istanza di rimessione in terminiInquadramentoCon l'istanza di rimessione in termini la parte intende perseguire il superamento di una decadenza che si è verificata per effetto di una circostanza ad essa non imputabile. La disposizione introdotta dall'art. 153, comma 2 c.p.c. generalizza l'istituto che, in precedenza, essendo contemplato dall'art. 184-bis c.p.c. con riferimento a decadenze endoprocessuali, tendeva ad essere interpretato restrittivamente dalla prevalente giurisprudenza (cfr. Cass. n. 2946/2008 e Cass. n. 5474/2005). Pur essendo oggi applicabile anche agli atti introduttivi del giudizio, l'istanza in esame resta di frequente applicazione in ambito istruttorio, al fine di consentire il deposito di un atto impedito da circostanze non imputabili (si pensi ad es. al malfunzionamento del sistema PCT nel giorno di scadenza previsto per il deposito di una memoria istruttoria; oppure al ritrovamento di un documento prima incolpevolmente ignorato oppure formatosi successivamente allo spirare delle barriere preclusive istruttorie o, ancora, all'esigenza di indicare un teste prima ignorato senza colpa o sostitutivo di quello precedentemente indicato e divenuto irreperibile, benché tempestivamente intimato e poi inutilmente ricercato). Va sottolineato che la diffusione del PCT e i frequenti errori del sistema o interruzioni di funzionamento (dovute anche ai periodici ed infiniti aggiornamenti del software) hanno reso l'istanza in esame di frequentissima applicazione. FormulaTRIBUNALE DI ... ISTANZA DI RIMESSIONE IN TERMINI ISTRUTTORI [1][2] NELLA CAUSA CIVILE N. ... / ... R.G. Il Sig. ..., rappresentato e difeso dall'Avvocato ..., in forza di procura alle liti ... in atti PREMESSO – con provvedimento del ..., l'Ill.mo Sig. Giudice ha concesso termine sino al ... per ...; – lo scrivente entro la data del ... avrebbe dovuto depositare ... (indicare l'atto o il documento); – considerato che non è stato possibile compiere tempestivamente l'atto in quanto il sistema dialogante con il PCT dell'Ufficio giudiziario intestato non funzionava correttamente nella giornata di scadenza per il compimento dell'atto (come da tentativo inutile di invio che si allega unitamente a certificazione di cancelleria); – inoltre, non può ritenersi che il ritardo non sia incolpevole solo perché si è atteso l'ultimo giorno utile per il compimento dell'atto, posto che da un lato il pieno e scrupoloso esercizio del mandato defensionale impone l'integrale utilizzo dei termini concessi per il più proficuo e completo deposito degli atti e, dall'altro lato, l'anticipata formazione e comunicazione degli stessi concederebbe alla controparte un termine difensivo più ampio e la facoltà di replicare anticipatamente agli scritti che lo scrivente deposita in difesa del proprio assistito; – si rappresenta altresì che la mancata concessione della rimessione in termini comporterebbe un esiziale nocumento alle ragioni difensive del proprio assistito poiché (indicare i motivi); TUTTO CIÒ PREMESSO CHIEDE Che l'Ill.mo Sig. Giudice disponga la rimessione in termini per il compimento dell'atto ... Produce a dimostrazione delle circostanze addotte: 1. ...; 2. ...; Richiede altresì l'ammissione, ove occorra, delle seguenti prove testimoniali: 1. ...; 2. ...; Sin da ora, in caso di concessione della richiesta rimessione in termini, allega l'atto (oppure il documento) del cui incolpevole ritardo si tratta. Luogo e data ... Firma Avv. ... 1. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art.46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023. 2. Formula esemplificativa da adattarsi alle circostanze concrete per il caso di malfunzionamento del sistema PCT. L'istanza è tuttavia utilizzabile anche per termini non esclusivamente endoprocessuali, per la cui scadenza non imputabile dovranno allegarsi ragioni tali da risultare insuperabili o poste al di fuori della sfera di controllo del legale o della parte. COMMENTOL'introduzione del processo civile telematico (PCT) ha in alcuni casi moltiplicato i casi di rimessione in termini dovuti a malfunzionamenti del sistema, con particolare riferimento alle decadenze nei termini di deposito delle memorie istruttorie. In senso favorevole Trib. Perugia 15 Giugno 2016, per cui «va accolta l'istanza di rimessione in termini presentata dall'avvocato che ha depositato tardivamente memoria ex art. 183, comma 6, n. 2 c.p.c. a causa di un distacco della linea telefonica e ADSL operata dal proprio gestore di telefonia, non essendo imputabile a colpa e/o negligenza della parte»; nello stesso senso anche Trib. Milano 10 Maggio 2016, per il quale deve essere rimesso in termini l'avvocato depositante se, dalla terza PEC di esito dei controlli automatici, non sia possibile comprendere la natura dell'errore e se lo stesso deposito possa o meno essere lavorato dalla cancelleria. In particolare, la rimessione in termini deve essere concessa poiché la dicitura “sono necessarie verifiche da parte dell'ufficio ricevente” induce nell'avvocato l'aspettativa di accettazione del deposito. Ha invece adottato una impostazione formalistica Trib. Torino, 22 Marzo 2016, secondo cui «è onere della parte depositante verificare l'esito dei depositi telematici compiuti e mantenere il controllo delle comunicazioni con la cancelleria (nel caso di specie il Tribunale ha rigettato l'istanza di rimessione in termini depositata telematicamente, a nulla rilevando la circostanza che la lettura del messaggio di esito negativo del deposito sia avvenuta successivamente al termine previsto)». Anche il S.C. si è occupato recentemente di rimessione in termini per disfunzioni legate al funzionamento del processo civile telematico: in tema di svolgimento del processo da remoto, la parte che non si sia potuta collegare al “link” trasmesso dall'ufficio giudiziario per la celebrazione dell'udienza ha l'onere di segnalare tempestivamente la presenza di problemi tecnici impeditivi della connessione, anche al fine di ottenere la rimessione in termini, per la cui concessione occorre tenere conto dei tempi ordinariamente occorrenti al difensore per promuovere tale iniziativa, dopo gli eventuali contatti con la cancelleria, attesa la preminente necessità di salvaguardare il principio del contraddittorio e il diritto di difesa di colui che adduca, con una certa immediatezza, di non aver potuto prendere parte all'udienza (nella specie, Cass. I, n. 29919/2022, ha cassato la decisione che non aveva dato esito alla richiesta del difensore, volta ad ottenere una copia del verbale d'udienza e un termine per il deposito di note conclusive, inviata a mezzo PEC dopo circa un'ora dall'orario fissato per la celebrazione dell'udienza a distanza, non essendo riuscito a collegarsi all'apposito “link”). Per Cass. n. 16552/2024 l'errore nel deposito telematico dell'atto - eseguito ad un indirizzo PEC non più attivo - deve ritenersi scusabile se è provocato da un software e l'utente non è in grado di prevenirlo o intercettarlo con l'ordinaria diligenza esigibile da un individuo medio, non potendosi pretendere un grado di competenza tecnica specialistica in un settore ancora connotato da forte tecnicismo e difficile intuizione delle relative modalità di funzionamento. Da segnalare anche la recente Cass. n. 11706/2024, con la quale la Suprema corte ha ribadito che, per beneficiare della remissione in termini di cui all'art. 153, comma 2 c.p.c., si rende indispensabile la ricorrenza di due condizioni: a) la prima attiene alla presenza, di un fatto ostativo che risulti oggettivamente estraneo alla volontà della parte e che dalla stessa non risulti governabile, riferibile, più esattamente, ad un evento che presenti il carattere dell'assolutezza, e non già un'impossibilità relativa, né tantomeno una mera difficoltà; b) la seconda attiene alla cd. "immediatezza della reazione", da intendere come tempestività del comportamento della parte di fronte al verificarsi del "fatto ostativo" in sé rilevante: nella prontezza dell'attivarsi, appunto, per superarlo o comunque per porre rimedio alla situazione che si è così venuta a determinare. (Nel caso di specie la S.C. ha ritenuto che non fosse stata fornita la prova che la mancata iscrizione del ricorso nel termine dell'art. 369, comma 1 c.p.c. era imputabile ad un'anomalia informatica). È stato riconosciuto quale motivo scusabile del ritardo anche l'intervenuto revirement giurisprudenziale in materia processuale. Infatti, secondo Cass. n. 25676/2015, alla luce del principio costituzionale del giusto processo, non ha rilevanza preclusiva l'errore della parte che abbia compiuto, oppure omesso o ritardato, un atto processuale facendo affidamento su una consolidata giurisprudenza di legittimità sulle norme regolatrici del processo, con la conseguenza che l'errore oggettivamente scusabile consente la rimessione in termini. Tuttavia, le S.U. hanno più recentemente ritenuto che la rimessione in termini non può essere giustificata dall'erronea interpretazione, per quanto difficoltosa, di una norma, infatti, la rimessione in termini per causa non imputabile, in entrambe le formulazioni che si sono succedute (artt. 184-bis e 153 c.p.c.), ossia per errore cagionato da fatto impeditivo estraneo alla volontà della parte, che presenti i caratteri dell'assolutezza e non della mera difficoltà e si ponga in rapporto causale determinante con il verificarsi della decadenza, non è invocabile in caso di errori di diritto nell'interpretazione della legge processuale, pur se determinati da difficoltà interpretative di norme nuove o di complessa decifrazione, in quanto imputabili a scelte difensive rivelatesi sbagliate (Cass. S.U., n. 4135/2019). L'istituto è applicabile anche ai termini di impugnazione e non soltanto alle decadenze endoprocessuali, occorendo tuttavia la non imputabilità dell'impedimento che ne giustifica la concessione. Si è perciò ritenuto che l'appello erroneamente proposto con ricorso, anziché con atto di citazione, è ammissibile ove sia notificato entro il termine di impugnazione; ma non rileva, in senso ostativo alla maturazione della decadenza dalla facoltà di proporre gravame, la circostanza che il decreto di fissazione dell'udienza sia stato emesso e comunicato dopo lo spirare di tale termine, poiché il tempestivo deposito del ricorso è soltanto uno degli elementi che concorre alla potenziale sanatoria dell'errore nella scelta del rito, non potendo la parte, relativamente agli altri elementi che non sono nella propria disponibilità, pretendere che l'ufficio provveda in tempi sufficienti a garantire detta sanatoria, né, tantomeno, invocare il diritto alla rimessione in termini, giacché l'errore sulla forma dell'atto di appello non è sussumibile nella causa non imputabile (Cass. IV, n. 24386/2022). Dal pari, si è osservato che lo smarrimento del fascicolo d'ufficio e di quello di parte, relativi al giudizio di primo grado, non può considerarsi causa impeditiva della proposizione dell'impugnazione entro il termine di cui all'art. 327 c.p.c., tale da giustificare una richiesta di rimessione in termini, potendo la parte chiedere al Giudice la ricostituzione di detti fascicoli e l'eventuale integrazione dei motivi d'appello (Cass. III, n. 21403/2022). |