Comparsa di riassunzione per continenzaInquadramentoLa norma dell'art. 39, comma 2 c.p.c., non fornisce, a differenza dell'istituto della litispendenza previsto dal primo comma, una definizione della “continenza di cause”. Secondo la dottrina la continenza può anche definirsi come una sorta di “litispendenza parziale” perché le cause, identiche nei soggetti e nella causa petendi, si differenziano solo quanto al petitum, in termini quantitativi. La continenza si ha, pertanto, quando le cause si presentano come sfere coincidenti in molti punti ma composte, ognuna, da punti estranei all'altra, purché relativi agli elementi oggettivi e non soggettivi. Secondo la giurisprudenza, invece, si deve parlare di continenza non già in funzione meramente quantitativa, ma anche in funzione qualitativa; pertanto nell'ambito della continenza rientrano anche le ipotesi di domande che abbiano gli stessi soggetti e la stessa causa petendi ma un petitum completamente diverso e che siano tra di loro incompatibili, ossia l'accoglimento dell'una impedisca l'accoglimento dell'altra; si fa riferimento alle c.d. domande contrapposte collegate allo stesso rapporto giuridico (esempio: in un processo si chiede l'adempimento del contratto e nell'altro la risoluzione dello stesso contratto): in argomento si vedano, per tutte, Cass. S.U., n. 20600/2007; Cass. S.U., n. 20598/2007. La continenza è rilevabile anche d'ufficio e il giudice preventivamente adito, se competente anche per la seconda causa, deciderà su entrambe; se, invece, il giudice adito per primo non è competente anche per la causa successivamente proposta, sarà lui a dichiarare la continenza e a fissare il termine per riassumere il processo innanzi al secondo giudice. Anche l'ordinanza che decide sulla continenza è suscettibile di essere impugnata con regolamento di competenza. L'istituto della continenza non opera in caso di procedimenti pendenti in gradi diversi e nemmeno nell'ipotesi in cui la causa preveniente si trovi nella fase di decisione. La giurisprudenza del Supremo Collegio in proposito ha osservato che nell'ipotesi di continenza tra un giudizio in grado di appello, con domande di accertamento di un credito e di condanna al suo adempimento, ed altro in primo grado pendente davanti al medesimo ufficio giudiziario, nel quale il debitore proponga domanda di accertamento negativo della medesima situazione creditoria, adducendone la prescrizione, già eccepita nel primo giudizio e in tale sede ritenuta inammissibile per violazione del regime delle preclusioni, non può realizzarsi la rimessione della seconda causa al giudice dell'impugnazione della decisione sulla prima, ai sensi dell'art. 39, comma 2 c.p.c., per il diverso grado in cui risultano pendenti. Ne consegue che va disposta, ai sensi dell'art. 295 c.p.c., la sospensione della seconda causa, tanto più che l'accertamento eventuale nel primo giudizio dell'esistenza del diritto di credito, e dunque l'esclusione del rilievo della dedotta prescrizione per la sua tardività, impedirebbe di attribuire rilevanza alla prescrizione invocata con il secondo giudizio, atteso che l'operare delle preclusioni nell'uno impone di dare loro rilievo anche nell'altro (Cass. VI, n. 5455/2014). Conseguentemente la giurisprudenza di legittimità ha affermato che la sospensione prevista dall'art. 295 c.p.c. presuppone la pendenza davanti allo stesso o ad altro giudice di una controversia avente ad oggetto questioni pregiudiziali necessariamente diverse rispetto a quelle dibattute nel giudizio da sospendere, mentre, ove si verta in ipotesi di identità di questioni in discussione innanzi al giudice del processo del quale si chiede la sospensione ed in altra, diversa sede, detto giudice conserva il potere di pronunciare sul thema decidendum devoluto alla sua cognizione, potendo soltanto configurarsi gli estremi per far luogo o alla riunione dei procedimenti o ad una declaratoria di litispendenza o di continenza di cause (Cass. VI, n. 18082/2020). FormulaTRIBUNALE DI ... COMPARSA [1] DI RIASSUNZIONE [2] Per il Sig. ..., nato a ..., C.F. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ..., C.F. ..., P.E.C. ..., [fax ... ] [3], posta elettronica certificata ... elettivamente domiciliato presso il suo studio in ..., alla via ... n. ..., per mezzo di procura a margine/in calce della comparsa di risposta, nella causa n. R.G. ... pendente innanzi al Giudice di pace di ... promossa CONTRO il Sig. ... rappresentato e difeso dall'Avv. ... -attore- ESPONE – Con atto di citazione notificato il ... il Sig. ... ha convenuto innanzi all'intestato Tribunale di ... il Sig. ..., per sentirlo condannare in suo favore al pagamento della somma di Euro 5.000,00 , quale corrispettivo della terza rata di un contratto di mutuo stipulato inter partes in data ..., rata scaduta il ... e non adempiuta ... ; – Con comparsa di costituzione e risposta depositata il ... il Sig. ... si è difeso contestando le pretese del Sig. ... e chiedendo il rigetto della domanda attorea; – Precisava, altresì, il Sig. ... di aver preventivamente instaurato, sempre dinnanzi all'odierno Tribunale, il procedimento n. R.G. ... nei confronti del Sig. ... per la dichiarazione della nullità del contratto di mutuo in questione per ... e per la restituzione della prima rata pagata pari ad Euro ..., oltre interessi e risarcimento del danno; – All'udienza del ... il Tribunale adito, nella persona del Giudice Dott. ..., rilevata l'esistenza di un rapporto di continenza ex art. 39, comma 2 c.p.c. tra i due procedimenti [4] e rilevata altresì la competenza del medesimo Tribunale per entrambe le controversie, con ordinanza dichiarava la continenza e assegnava alle parti il termine perentorio di 30 gg. per la riassunzione [5] ; – Poiché è ancora pendente il termine per la riassunzione [6] e il Sig. ..., odierno attore, ha interesse alla prosecuzione del giudizio per sentire pronunciare la condanna del convenuto Sig. ..., con il presente atto riassume il processo innanzi all'intestato Tribunale, indicato e dichiarato come competente ai sensi dell'art. 39 c.p.c., per la decisione su entrambi i procedimenti. *** Tutto quanto premesso il Sig. ..., come rappresentato e difeso in epigrafe CITA Il Sig. ... residente in ... ed elettivamente domiciliato, ai fini del presente giudizio, in ..., via ..., presso e nello studio dell'Avv. ..., a comparire innanzi all'intestato Tribunale di ... all'udienza del giorno ... alle ore di rito, davanti al Giudice che sarà designato, con invito a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite all'art. 166 [7] c.p.c. e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis, con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 [8]. Avverte inoltre che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato e che la mancata comparizione alla suindicata udienza comporterà la prosecuzione del processo in sua declaranda contumacia [9], per ivi sentire accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'ill.mo Tribunale adito 1) condannare il Sig. ... al pagamento della somma di Euro ... quale corrispettivo della prima rata del contratto di mutuo stipulato con lo stesso in data ..., oltre agli interessi legali e al risarcimento del danno ... 2) ... . Con vittoria di spese, competenze ed onorari. Si chiede, l'ammissione della seguente prova per interpello e testi, sui capitoli di seguito formulati: 1) Vero che ... . Si producono i seguenti documenti: ... . Ai fini del contributo unificato dichiara che il valore della presente causa è pari ad Euro ... . Luogo e data ... Firma Avv. ... 1. La riassunzione può ben avvenire con atto di citazione piuttosto che con “comparsa” purché essa possieda tutti i requisiti formali previsti dall'art. 125 disp. att. c.p.c. e purché la riassunzione avvenga nel rispetto del termine di cui all'art. 50 c.p.c. (Trib. Firenze III, 4 marzo 2016). Ricordo che a norma del nuovo art. 196-quater disp. att. c.p.c. (introdotto dalla riforma 2022 con d.lgs. n. 149/2022 e successivamente modificato dall'art. 35, comma 3, d.l. n. 13/2023, conv., con modif. in l. n. 41/2023), il deposito degli atti processuali e dei documenti, ivi compresa la nota di iscrizione a ruolo, da parte dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria, ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti devono depositare gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Il giudice può comunque ordinare il deposito di copia cartacea di singoli atti e documenti per ragioni specifiche. Tale deposito telematico è imposto, a norma del comma 2 della disposizione, anche nel procedimento monitorio, escluso il giudizio di opposizione, per i provvedimenti del giudice. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa, anche regolamentare, relativa alla sottoscrizione, trasmissione e ricezione dei documenti informatici. Può il capo dell'ufficio autorizzare il deposito con modalità non telematiche quando i sistemi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti e sussiste una situazione di urgenza, dandone comunicazione scritta attraverso il sito istituzionale dell'ufficio (comunicando con la stessa forma di pubblicità l'avvenuta riattivazione del servizio). 2. La riassunzione non comporta l'instaurazione di un nuovo processo ma è soltanto la prosecuzione di quello originario (Cass. sez. lav., n. 4484/2013). Nel caso di riunione di cause tra loro in rapporto di continenza e pendenti davanti al medesimo giudice, le preclusioni maturate nel giudizio preveniente anteriormente alla riunione rendono inammissibili nel giudizio prevenuto solo le attività soggette alle scansioni processuali dettate a pena di decadenza, svolte con riferimento all'oggetto comune ai due giudizi (Cass. III, n. 15599/2024). 3. Il d.lgs. n. 164/2024, nell'apportare modifiche all'art. 125 c.p.c., ha eliminato il riferimento alla necessità per il difensore di indicare il proprio numero di fax negli atti di parte, trattandosi di tecnologia ormai obsoleta. 4. La questione di continenza è rilevabile anche d'ufficio dal giudice ed è pregiudiziale rispetto ad ogni altra questione processuale, compresa la competenza (Cass. civ. III, n. 1488/1988). 5. La continenza, così come la litispendenza, deve essere valutata sulla base della situazione esistente al momento della pronuncia (Cass. civ. VI, n. 8170/2013). 6. Se la riassunzione avviene nel termine indicato dal giudice il processo prosegue davanti al giudice indicato come competente, e, pertanto, l'atto di citazione conserva i suoi effetti processuali e sostanziali. La mancata o tardiva riassunzione comporta, invece, l'estinzione del processo. 7. Ai sensi dell'art. 166 c.p.c. (il cui primo comma è stato sostituito dal d.lgs. n. 149/2022) il convenuto «deve costituirsi a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione depositando la comparsa di cui all'articolo 167 con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti che offre in comunicazione». 8. Nella comparsa di costituzione e risposta il convenuto deve a pena di decadenza proporre un'eventuale domanda riconvenzionale, deve sollevare eccezioni processuali e di merito non rilevabili d'ufficio e deve altresì formulare la chiamata in causa di terzi. Il convenuto deve proporre tutte le sue difese in modo chiaro e specifico. 9. L'indicazione del giorno dell'udienza di comparizione-trattazione e l'invito a costituirsi contenuti nel n. 7 dell'art. 163, comma 3 c.p.c. costituiscono requisiti della vocatio in ius. COMMENTOLa norma di riferimento per le modalità di riassunzione della causa è l'art. 125 disp. att. c.p.c. a norma del quale la riassunzione della causa, salvo che la legge preveda diversamente, è fatta con “comparsa” che deve contenere: 1. l'indicazione del giudice davanti al quale si deve comparire; 2. il nome delle parti e dei loro difensori con procura; 3. il richiamo dell'atto introduttivo del giudizio; 4. l'indicazione dell'udienza in cui le parti devono comparire, osservando i termini stabiliti dall'art. 163-bis c.p.c.; 5. l'invito a costituirsi nei termini stabiliti dall'art. 166 c.p.c.; 6. l'indicazione del provvedimento del giudice in base al quale è fatta la riassunzione. La comparsa di riassunzione deve essere notificata a norma dell'art. 170 c.p.c. e alle parti non costituite deve essere notificata personalmente. A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici. Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il «Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari» applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema: a.Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto; b.Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c.Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio; d.Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione; e.L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi; f.Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale; g.Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti; h.Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i.L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale; j.Il valore della controversia; k.La richiesta di distrazione delle spese; l.L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ai sensi dell'art. 2, comma 2 del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono. Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di: a.80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b.50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c.10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza. Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi. Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a, b, c, d, h, i, l, m, n; l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note. Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3. Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali. L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato. In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. |