Procura generale alle liti per scrittura privata autenticata

Cristina Asprella

Inquadramento

Fonte del potere del rappresentativo del difensore è la procura alle liti, atto negoziale che può essere generale, se è conferita per tutte le possibili controversie in cui la parte è attrice o convenuta; speciale, se è conferita per una controversia determinata. In quest'ultimo caso si presume conferita solo per un determinato grado del processo ma le parti possono estenderne l'ambito anche ai gradi successivi. È necessaria procura speciale per il ricorso in cassazione e per la citazione in revocazione. Per il conferimento della procura è richiesto ad substantiam l'atto pubblico o la scrittura privata autenticata. Lo stesso difensore può autenticare la sottoscrizione della parte purché la procura sia apposta in calce o a margine degli atti processuali indicati dall'art. 83, comma 3 c.p.c., elencazione che non è tuttavia considerata tassativa.

Secondo la giurisprudenza di legittimità il mancato deposito della procura generale alle liti per atto notarile, che sia stata richiamata nei suoi estremi essenziali in atti difensivi della parte, determina l'invalidità della costituzione della medesima soltanto nel caso in cui sia rimasto infruttuoso l'invito del Giudice a regolarizzare la costituzione medesima mediante il deposito della procura (Cass. sez. lav., n. 809/1990).

Quando la procura è speciale può essere apposta in calce o a margine dei documenti che contengono alcuni atti processuali e che sono specificamente previsti dall'art. 83, comma 3 c.p.c. In tali casi è lo stesso difensore che certifica l'autografia della sottoscrizione della procura dalla parte. Gli atti processuali su cui la procura speciale alle liti di cui all'art. 83, comma 3 c.p.c. può essere apposta, sono stati a lungo ritenuti tassativi dalla giurisprudenza. Con specifico riferimento alla nomina di un nuovo difensore la giurisprudenza di legittimità, inizialmente e fino alla modifica legislativa operata con la l. n. 69/2009 su cui oltre nel testo, ha sempre superato il limite della tassatività allorché si trattasse di nominare un nuovo difensore nel corso del giudizio. Si è infatti detto che la nomina di un nuovo difensore durante la sospensione e più in genere nel corso del giudizio in sostituzione di altro, deceduto o sostituito per rinuncia o altra causa, può essere effettuata anche su un atto diverso da quelli indicati nel comma 3 dell'art. 83 c.p.c., purché evidenzi inequivocabilmente la volontà della parte di conferire la procura, ad es. sull'atto di riassunzione (Cass. sez. lav., n. 2618/1999); o ancora si è detto che è rituale la nomina di un secondo difensore mediante procura a margine di un atto difensivo depositato in udienza, a prescindere dalla contestabilità della denominazione dell'atto stesso quale “comparsa di costituzione e risposta” (Cass. II, n. 5393/1999); oppure si è ritenuta valida la procura apposta a margine di una “comparsa di costituzione di nuovo difensore” (Cass. I, n. 7920/2005).

La l. n. 69/2009 ha inserito nell'art. 83, comma 3 c.p.c., la previsione secondo cui se la procura alle liti è stata conferita su supporto cartaceo, il difensore che si costituisce attraverso strumenti telematici ne trasmette la copia informatica autenticata con firma digitale, nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, trasmissione e ricezione dei documenti informatici e trasmessi in via telematica. In ordine a tale aspetto, il legislatore ha previsto che le firme digitali di tipo "CAdES" e di tipo "PAdES" siano entrambe ammesse ed equivalenti nel processo telematico, sebbene abbiano estensioni differenti (l'una "p7m" e l'altra ".pdf") (tale principio trova applicazione anche alla validità ed efficacia della firma per autentica della procura speciale richiesta per il giudizio in Cassazione (Cass. VI, n. 12016/2022). Questa previsione è di applicazione obbligatoria, come noto, per tutti i procedimenti per decreto ingiuntivo iniziati dopo il 30 giugno 2014. Con riferimento al giudizio di cassazione la giurisprudenza di legittimità ha chiarito che la procura alle liti, conferita su supporto cartaceo e copiata per immagine su supporto informatico e, quindi, trasmessa per via telematica, unitamente alla notifica del ricorso per cassazione, deve contenere, ai sensi dell'art. 83, comma 3 c.p.c. e d.P.R. n. 123/2001, art. 10, l'asseverazione di conformità all'originale mediante sottoscrizione del procuratore con firma digitale. In mancanza della detta asseverazione, il ricorso è inammissibile (Cass. I, n. 12850/2019).

Pertanto, ai sensi dell'art. 83, comma 3 c.p.c., la procura alla lite può essere rilasciata sia in formato digitale che in formato analogico. Essa, per quanto riguarda gli adempimenti del PCT, può essere sottoscritta dalla parte su supporto cartaceo, autenticata dall'avvocato con firma manoscritta e successivamente scansionata e salvata in formato.pdf; il documento salvato con il nome di “procura alla lite” deve essere firmato in via digitale dall'avvocato per l'autentica e allegato alla busta telematica. Oppure la procura può essere rilasciata su un documento informatico sottoscritto in forma digitale prima dalla parte e poi dall'Avvocato. In questo caso si crea un file che deve essere sottoscritto digitalmente dal conferente la procura e dall'Avvocato incaricato. L'Avvocato deve sottoscrivere la procura tramite l'apposizione della firma multipla prevista dall'art. 12, comma 2, provv. DGSIA 16 aprile 2014. Infine laddove venga rilasciata la procura notarile quest'ultima deve essere scansionata, inserita nella sezione apposita prevista dai redattori atti e firmata in via digitale anche dall'Avvocato.

Ai sensi dell'art. 182 c.p.c., per esigenze di coordinamento tra tale norma e l'art. 171-bis c.p.c., il legislatore ha incluso tra le verifiche preliminari anche l'eventuale mancanza della procura al difensore. L'art. 171-bis c.p.c. è una norma quadro (così la definisce la Relazione illustrativa) nell'ambito della nuova fase introduttiva e disciplina le verifiche preliminari che il Giudice è chiamato a svolgere prima dell'udienza.

Il d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro.

Formula

Il sottoscritto Sig. ... [1], nato a ... il ... C.F. ..., e residente a ..., in via ..., n. ..., tramite il presente atto ha rilasciato procura generale, ex art. 83, comma 2 c.p.c., all'Avv. ..., iscritto presso l'Albo degli Avvocati di ..., nato a ... il ... C.F. ..., PEC ..., fax ..., conferendo allo stesso il potere di rappresentarlo e difenderlo in tutte le cause in cui egli sia attore o convenuto, compresi i procedimenti esecutivi, davanti a qualsiasi Giudice della Repubblica, con ogni più ampia facoltà di legge compresa quella di transigere e conciliare, riscuotere e quietanzare, rinunciare agli atti e farsi sostituire, contestualmente eleggendo domicilio a ..., in via ..., n. presso lo studio del predetto Avvocato.

Il presente atto è stato redatto da persona di mia fiducia su un foglio di cui occupa circa n. ... pagine e da me Notaio letto al comparente che ha dichiarato di approvarlo e insieme a me lo ha sottoscritto [2].

Luogo e data ...

Firma del conferente ...

Autentica notarile ...

Firma del Notaio ...

1. Il requisito della forma scritta, necessario per il contratto di patrocinio stipulato da una pubblica amministrazione, è soddisfatto con il rilascio al difensore, a mezzo di atto pubblico, di una procura generale alle liti, qualora sia puntualmente fissato l'ambito delle controversie per le quali opera la procura stessa (Cass. VI, n. 15454/2015).

2. La procura alle liti può essere conferita anche con atto redatto in conformità alla lex loci, all'estero da un Notaio o altro pubblico ufficiale autorizzato dalla suddetta lex loci ad attribuire pubblica fede ai documenti da lui redatti, sempre però che tale atto sia equivalente, nella forma e nell'efficacia, a quello previsto dalla legge italiana di diritto processuale (Cass. I, n. 12811/2016).

COMMENTO

Per il conferimento della procura è richiesto ad substantiam l'atto pubblico o la scrittura privata autenticata. Lo stesso difensore può autenticare la sottoscrizione della parte purché la procura sia apposta in calce o a margine degli atti processuali indicati dall'art. 83, comma 3 c.p.c., elencazione che non è tuttavia considerata tassativa.

Il rapporto fra parte e difensore trova origine in un contratto di prestazione d'opera intellettuale (artt. 2222 e ss. c.c.) il cui contenuto si specifica nel conferimento di un mandato con rappresentanza. Il rapporto assume però natura eminentemente pubblicistica in considerazione della peculiare funzione svolta dal difensore.

Cass. II, n. 17169/2024 ha statuito che, ai fini della validità della procura rilasciata al difensore da parte di una persona giuridica, ove l'atto contenga l'espressa menzione del potere rappresentanza dell'ente che sta in giudizio, non produce nullità della procura medesima la mancata indicazione della carica ricoperta o funzione svolta dal firmatario quando non ne sia controverso il potere rappresentanza.

Cass. S.U., n. 26338/2017 hanno precisato che è affetta da mero errore materiale la procura speciale ad impugnare che, sebbene non congiunta materialmente all'atto, individui la pronuncia impugnata, sia corredata di data certa successiva alla stessa e provenga inequivocabilmente dalla parte ricorrente, in quanto l'art. 83, comma 3 c.p.c., non può essere interpretato in modo formalistico, avendo riguardo al dovere del giudice, ex art. 182 c.p.c., di segnalare alle parti i vizi della procura affinché possano porvi rimedio e, più in generale, al diritto di accesso al giudice, sancito dall'art. 6, par. 1, della CEDU, che può essere limitato soltanto nella misura in cui sia necessario per perseguire uno scopo legittimo. La procura rilasciata al difensore, anche se non materialmente allegata all'atto, è valida quando è evidente che sia riconducibile allo stesso essendo deposita unitamente all'atto. In ogni caso l'Autorità giudiziaria, qualora ravvisi una irregolarità nella procura, ha l'onere di invitare la parte a sanare il vizio.

Cass. VI, n. 14474/2019 ha precisato che in materia di disciplina delle spese processuali, nel caso di azione o di impugnazione promossa dal difensore senza effettivo conferimento della procura da parte del soggetto nel cui nome egli dichiari di agire nel giudizio o nella fase di giudizio di che trattasi, l'attività del difensore non riverbera alcun effetto sulla parte e resta attività processuale di cui il legale assume esclusivamente la responsabilità e, conseguentemente, è ammissibile la sua condanna a pagare le spese del giudizio; diversamente, invece, nel caso di invalidità o sopravvenuta inefficacia della procura ad litem, non è ammissibile la condanna del difensore alle spese del giudizio, in quanto l'attività processuale è provvisoriamente efficace e la procura, benché sia nulla o invalida, è tuttavia idonea a determinare l'instaurazione di un rapporto processuale con la parte rappresentata, che assume la veste di potenziale destinataria delle situazioni derivanti dal processo.

A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici.

Inoltre, va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. Con riferimento al d.m. n. 110/2023, e in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema:

a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto;

b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge;

c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio;

d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione;

e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi;

f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale;

g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti;

h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate;

i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale;

j. Il valore della controversia;

k. La richiesta di distrazione delle spese;

l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono.

Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di:

a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione;

b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio;

c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza.

Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi.

Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note.

Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3.

Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali.

L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato.

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