Chiusura della fase istruttoriaInquadramentoIl provvedimento che dichiara chiusa l'istruttoria segna il passaggio, in modo formale, dalla fase istruttoria a quella decisoria della causa. Lo stesso può risultare anche implicitamente dal rigetto di ulteriori richieste istruttorie e dalla fissazione dell'udienza per la precisazione delle conclusioni (art. 209 c.p.c.). Si tratta di un'ordinanza, come tale suscettibile di revoca o modifica da parte dello stesso giudice che l'ha adottata, anche in sede decisoria (ed in tal caso la causa sarà infatti rimessa sul ruolo istruttorio per i provvedimenti ritenuti, re melius perpensa, necessari ai fini di una compiuta istruzione della causa). Peraltro, prassi intese ad abusare della rimessione in istruttoria appaiono contrarie al principio della ragionevole durata del processo di cui all'art. 111 cost. La chiusura dell'istruttoria segna uno dei punti in cui si realizza il bilanciamento fra potere dispositivo delle parti e potere di direzione del processo da parte del giudice, al fine di realizzare una giustizia efficace e tempestiva. Non entrano in gioco soltanto valutazioni di astratta rilevanza della prova o di ammissibilità/inammissibilità della stessa, ma anche valutazioni di pertinenza e/o sovrabbondanza della richiesta istruttoria rispetto al thema disputandum. Si è perciò affermato che se spetta indubbiamente alle parti proporre i mezzi di prova che esse ritengono più idonei a utili, e se il giudice non può fondare la propria decisione che sulle prove dalle parti stesse proposte (e su quelle eventualmente ammissibili d'ufficio), rientra, però, nei compiti propri del giudice stesso stabilire quale dei mezzi offerti sia, nel caso concreto, più funzionalmente pertinente allo scopo di concludere la indagine sollecitata dalle parti ed è, perciò, suo potere, senza che si determini alcuna violazione del principio della disponibilità delle prove, portato dall'art. 115 c.p.c., ammettere esclusivamente le prove che ritenga, motivatamente, rilevanti e influenti al fine del giudizio richiestogli e negare (o rifiutarne la assunzione se già ammesse) di altre (fatta eccezione per il giuramento) che reputi del tutto superflue e defatigatorie. (Cass. n. 21210/2019). FormulaTRIBUNALE DI ... NELLA CAUSA N. ... / ... R.G. PROMOSSA DA: ... con l'Avv. ... CONTRO ... con l'Avv. ... All'udienza del ..., ad ore ... è comparso per parte ... l'Avv. ... e per parte ... l'Avv. ... Il GIUDICE Dato atto, rilevato che non vi sono altri mezzi istruttori da assumere (oppure che i restanti mezzi istruttori appaiono superflui alla luce delle prove già espletate) dichiara chiusa la fase istruttoria e fissa l'udienza del ..., ad ore ... per la precisazione delle conclusioni. Il Giudice ... COMMENTOAncora attuale quanto affermato da Cass. n. 3378/1980, secondo cui «allorché il giudice dichiara chiusa l'istruttoria ed invita le parti a precisare le conclusioni, le parti medesime decadono dai mezzi istruttori non assunti, indipendentemente da un'espressa dichiarazione di decadenza». Più recentemente Cass. n. 4270/2013, ha ritenuto che «la pronuncia di decadenza dalla prova (nella specie, testimoniale) può legittimamente essere contenuta nel provvedimento di chiusura dell'istruzione e nell'invito rivolto alle parti alla precisazione delle conclusioni, con conseguente preclusione, per la parte interessata, di ogni ulteriore richiesta di articolazione dello stesso mezzo istruttorio in secondo grado; infatti, allorché il giudice dichiara chiusa l'istruttoria ed invita le parti alla precisazione delle conclusioni, le stesse decadono dai mezzi istruttori non assunti indipendentemente da una espressa dichiarazione di decadenza e la prova non può essere riproposta in appello proprio in quanto non si tratta di prova nuova, ma di prova già dedotta in prime cure e abbandonata». Vi è una eccezione al principio di revocabilità dell'ordinanza in questione, quando la stessa sia adottata perché le parti non hanno dedotto nei termini perentori di legge istanze istruttorie: «nel regime processuale di cui alla l. n. 353/1990, anche come modificato dalle l. n. 80/2005 e n. 263/2005, il giudice, qualora a chiusura dell'udienza di trattazione, in difetto di deduzioni istruttorie, abbia rinviato ad altra udienza per la precisazione delle conclusioni, non può revocare in tale ultima udienza l'ordinanza dapprima pronunciata, ammettendo le prove soltanto in questa sede richieste, in quanto il potere di revoca e modifica delle ordinanze, previsto dall'art. 177 c.p.c., non è esercitabile al fine di rendere inoperante la preclusione istruttoria già verificatasi, della quale neppure il giudice può disporre» (così Cass. n. 14110/2013). La conclusione della fase istruttoria può dipendere anche dalla riduzione del numero dei testimoni complessivamente proposti dalle parti e ritenuti necessari dal giudice al fine della decisione. Al riguardo si è stabilito che la riduzione delle liste testimoniali sovrabbondanti costituisce un potere tipicamente discrezionale del giudice di merito, esercitabile anche nel corso dell'espletamento della prova, potendo il giudice non esaurire l'esame di tutti i testimoni ammessi qualora, per i risultati raggiunti, ritenga superflua l'ulteriore assunzione della prova, con giudizio che si sottrae al sindacato di legittimità se congruamente motivato anche per implicito dal complesso della motivazione (Cass. n. 11810/2016). |