Procura speciale a comparire e conciliare la lite (art. 185 c.p.c.)

Cristina Asprella

Inquadramento

Nell'ambito delle attività relative alla trattazione della causa, quando viene disposta la comparizione personale delle parti, queste hanno la facoltà di farsi rappresentare da un procuratore generale o speciale che deve essere a conoscenza dei fatti di causa. La procura, ai sensi dell'art. 185 c.p.c., deve essere conferita con atto pubblico o scrittura privata autenticata e deve contenere il conferimento al procuratore del potere di conciliare o transigere la controversia. La giurisprudenza di legittimità ha chiarito che il potere di conciliare o transigere la controversia, riconosciuto, ai sensi dell'art. 420 c.p.c., al procuratore (che deve essere a conoscenza dei fatti della causa, previsto da tale norma e nominato con atto pubblico o scrittura privata autenticata), comprende anche la facoltà di deferire il giuramento decisorio, la quale, al di fuori del rito del lavoro, può essere esercitata solo dalla parte o dal procuratore munito di mandato speciale, atteso che detto giuramento può definire la lite al pari della conciliazione o della transazione (Cass. n. 5118/2984). La norma specifica che la mancata conoscenza dei fatti di causa da parte del procuratore è valutata ai sensi dell'art. 116, comma 2 c.p.c.

La riforma 2022 ha inciso notevolmente, tra le altre, sulla fase di trattazione del processo ordinario di cognizione e alcune modifiche interessano anche il tentativo di conciliazione previsto dall'art. 185 c.p.c. oltreché le speculari previsioni dell'art. 183 c.p.c. Quest'ultima disposizione normativa, adesso, al comma 3, prevede che il giudice interroghi liberamente le parti e chieda i chiarimenti necessari sulla base dei fatti allegati e proceda così al tentativo obbligatorio di conciliazione previsto dall'art. 185 c.p.c. Il richiamo espresso di questa disposizione normativa è finalizzato a permettere alle parti, se lo ritengono opportuno, di farsi rappresentare per questo adempimento. In particolare, poi, la norma dell'art. 185 c.p.c. contiene una modifica lieve dettata da esigenze di coordinamento: si ribadisce, infatti, che il tentativo di conciliazione in questione può essere rinnovato in qualunque momento dell'istruzione, ma deve rispettare il calendario del processo.

Formula

TRIBUNALE CIVILE DI ...

PROCURA SPECIALE A COMPARIRE E CONCILIARE LA LITE

G.I. DOTT. ... - SEZ. – N.R.G ...

Il sottoscritto ..., nato a ... il ... residente in ... C.F. ..., conferisce procura speciale al Sig. ..., nato a ..., il ..., residente in ... C.F. ... al fine di:

comparire innanzi all'intestato Tribunale, Giudice Dott. ..., all'udienza fissata per il giorno ... nel giudizio proposto dal Sig. ... contro il Sig. ..., con atto di citazione notificato il ..., nr. RG ..., relativo a ...;

rendere l'interrogatorio libero come da istanza congiunta delle parti, ai sensi e per gli effetti dell'art. 183, comma 3 e 185 c.p.c.

Conferisco a tal fine al suddetto procuratore ogni più ampio potere, compreso quello di conciliare e transigere la controversia.

Dichiaro di aver preso visione dell'informativa resa ai sensi dell'art. 13 d.lgs. n. 196/2003 e autorizzo il trattamento dei dati per le finalità di cui alla presente procura speciale.

Luogo e data ...

Firma ...

È autentica [1]

Firma Avv. ... [2]

1. L'autenticazione della firma da parte del difensore, sia essa esplicita o implicita, mediante la firma apposta sull'atto contenente la procura a margine o in calce, può essere contestata esclusivamente tramite querela di falso in entrambe le circostanze. Questo perché tale procedura riguarda un'attestazione effettuata dal difensore nel corso delle sue responsabilità sostanzialmente pubbliche assegnategli dall'art. 83, comma 3 c.p.c. (Cass. II, n. 19965/2024).

2. Con la procura alle liti autenticata dal difensore si può attribuire a questi la rappresentanza ai fini dell'espletamento del tentativo di conciliazione senza necessità dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata da notaio o da un altro pubblico ufficiale. Ma qualora non si verta in questa ipotesi, poiché la norma richiede l'atto pubblico o la scrittura privata autenticata, la procura speciale andrà, appunto, autenticata da notaio o da altro pubblico ufficiale.

COMMENTO

L'esperimento del tentativo di conciliazione e il suo risultato, sia esso positivo sia esso negativo, devono risultare dal verbale dell'udienza in cui si è tenuto. Tuttavia, il contenuto della conciliazione, se il tentativo di conciliazione ha avuto risultato positivo, deve essere verbalizzato in un separato processo verbale secondo quanto dispone l'art. 88 disp. att. c.p.c., verbale che deve essere formato dal cancelliere e sottoscritto dal giudice, dal cancelliere e dalle parti.

Quando, ai sensi dell'art. 88 disp. att. c.p.c., comma 2, il verbale di udienza che contiene gli accordi di conciliazione effettuati davanti al giudice istruttore, o un verbale di conciliazione ai sensi degli artt. 185 e 420 c.p.c. è redatto con strumenti informatici, della sottoscrizione delle parti, del cancelliere e dei difensori tiene invece luogo una apposita dichiarazione del giudice che questi soggetti, resi pienamente edotti del contenuto degli accordi in questione li hanno accettati. Il verbale di conciliazione che reca tale dichiarazione ha valore di titolo esecutivo e gli stessi effetti della conciliazione sottoscritta in udienza. Questa previsione è stata inserita nel periodo emergenziale della pandemia da Covid-19.

Si è precisato che in tema di procedimento civile, la conciliazione giudiziale prevista dagli artt. 185 e 420 c.p.c. è una convenzione non assimilabile ad un negozio di diritto privato puro e semplice, caratterizzandosi, strutturalmente, per il necessario intervento del giudice e per le formalità previste dall'art. 88 disp. att. c.p.c. funzionalmente, per l'effetto processuale di chiusura del giudizio nel quale interviene e per gli effetti sostanziali derivanti dal negozio giuridico contestualmente stipulato dalle parti, che può avere, nelle controversie di lavoro, anche ad oggetto diritti indisponibili del lavoratore (Cass. sez. lav., n. 8898/2024). La transazione, invece, negozio anch'esso idoneo alla risoluzione delle controversie di lavoro qualora abbiano ad oggetto diritti disponibili, non richiede formalità ad substantiam, essendo la forma scritta prevista dall'art. 1967 c.c. ai soli fini di prova (App. Milano sez. lav., 5 febbraio 2020).

Si è tuttavia puntualizzato che il verbale di conciliazione giudiziale non è idoneo a fungere da valido contenitore di una donazione, in quanto privo del necessario rispetto dei requisiti di forma previsti dall'art. 782 c.c. (Cass. II, n. 2360/2024).

A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici.

Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro.

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