Comunicazione del Giudice istruttore al Presidente in ordine alla contemporanea pendenza di cause identiche avanti a giudici del medesimo tribunale (art. 273, comma 2, c.p.c.)InquadramentoLa riunione di procedimenti rientra nelle c.d. vicende processuali anormali. Può, avere luogo, ai sensi dell'art. 273, comma 2 c.p.c., quando la situazione di litispendenza si verifichi dinanzi a due giudici istruttori della stessa sezione o di sezioni diverse dello stesso tribunale. In tal caso, una volta comunicata, da uno dei due giudici istruttori o dal Presidente di sezione al Presidente del tribunale la pendenza dei procedimenti relativi alla medesima causa, quest'ultimo, esercitando i poteri direttivi e organizzativi che gli competono, potrà disporre la riunione dei procedimenti relativi alla medesima causa dinanzi al titolare del fascicolo più risalente, ovvero precedentemente incardinato e con numero di ruolo inferiore. FormulaALL'ILL.MO PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI ... Il sottoscritto Dott. ... , Giudice della sezione ... di questo Tribunale, in seguito alla dichiarazione ricevuta dai procuratori delle parti circa la contemporanea pendenza dinnanzi al presente tribunale di due procedimenti relativi alla medesima causa e, nello specifico il procedimento con ruolo n. ... dinnanzi al Dott. ... ed il procedimento con ruolo n. ... dinnanzi allo scrivente, visto l'art. 273 [1] , comma 2, c.p.c., chiede che vengano assunti gli opportuni provvedimenti del caso in ordine all'opportuna riunione dei procedimenti ed alla designazione del Giudice dinanzi al quale il procedimento deve proseguire. Luogo e data ... Il Giudice ... 1. Ai sensi dell'art. 273, comma 2 c.p.c., se il Giudice istruttore o il presidente della sezione ha notizia che per la stessa causa pende procedimento davanti ad altro Giudice o ad altra sezione dello stesso tribunale, ne riferisce al Presidente il quale, sentite le parti, ordina con decreto la riunione, determinando la sezione o designando il Giudice davanti al quale il procedimento deve proseguire. COMMENTOLa fattispecie contemplata dall'art. 273, comma 2 c.p.c. è quella della litispendenza della causa nell'ambito del medesimo ufficio giudiziario che ha luogo nei casi in cui, dinanzi a istruttori della stessa o di altra sezione del medesimo tribunale, pendano procedimenti identici relativi alla stessa causa. Trattasi, anche in questo caso, di ipotesi anomala di litispendenza la quale, in senso stretto e proprio, opera esclusivamente fra cause pendenti dinanzi a uffici giudiziari diversi (art. 39 c.p.c.) ed è fattore di modificazione della competenza per territorio (Cass. I, n. 2180/2016; Trib. Asti I, n. 343/2020). Le Sezioni Unite della Cassazione, fornendo un'interpretazione estensiva della norma, hanno ritenuto applicabile il comma 1 dell'art. 273 c.p.c. anche al caso di continenza di procedimenti pendenti dinanzi al medesimo Giudice (Cass. S.U., n. 9935/2015), vale a dire alla ricomprensione di una causa nell'altra, con medesime parti e oggetto più ampio. Non distinguendosi la fattispecie di cui al comma 1 da quella di cui al comma 2, se non con riferimento all'identità o diversità dei giudizi dinanzi al quale di verifica la vicenda processuale, il comma 2 dovrà essere applicato anche al caso di continenza dinanzi a giudici diversi del medesimo ufficio giudiziario, oltre che di litispendenza. La riunione, ai sensi dell'art. 273 c.p.c., può essere disposta ex officio anche nel corso del giudizio di legittimità, rispondendo alle stesse esigenze di ordine pubblico processuale in base alle quali, salvi i limiti del giudicato eventualmente formatosi, la litispendenza può essere dichiarata in ogni stato e grado del processo e, quindi, anche in cassazione (Cass. III, n. 24002/2011). Essa presuppone la contemporanea pendenza delle cause, non predicabile quando una delle due sia stata cancellata dal ruolo a norma dell'art. 181 c.p.c. o, a fortiori, non sia più pendente per intervenuta estinzione (App. Bari I, n. 47/2013). Sotto il profilo pratico, l'evenienza dell'introduzione di due procedimenti relativi alla medesima causa, può celare il tentativo di eludere il sistema di preclusioni processuali, ovviando alle eventuali decadenze nelle quali una parte può essere incorsa nel primo procedimento. La proposizione di un successivo procedimento non può, tuttavia, costituire un mezzo di aggiramento delle decadenze processuali posto che, non realizzandosi una vera e propria fusione dei procedimenti e restando ciascuna causa autonoma, in osservanza del principio del ne bis in idem, il Giudice dovrà valorizzare le eventuali preclusioni maturate, decidendo in base ai fatti tempestivamente allegati e al materiale probatorio in esso raccolto (Cass. I, n. 567/2015). L'autonomia dei singoli giudizi e la conservazione delle singole azioni si traduce anche nella circostanza che, all'esito della lite, la liquidazione delle spese giudiziali andrà operata in relazione a ogni singolo giudizio, quantomeno sino al provvedimento di riunione (Cass. I, n. 13276/2018). I provvedimenti che decidono sulla riunione o separazione delle cause sono atti processuali di carattere meramente preparatorio, privi di contenuto decisorio sulla competenza, insindacabili in sede di gravame o legittimità, in quanto la valutazione dell'opportunità della trattazione congiunta delle cause connesse è rimessa alla discrezionalità del Giudice innanzi al quale i procedimenti pendono (Cass. I, n. 28539/2022) né l'inosservanza dell'obbligo può in alcun modo comportare la nullità del giudizio e della sentenza che abbia concluso uno dei due procedimenti (Cass. II, n. 29638/2020). Nel caso previsto dal comma 2 dell'art. 273 c.p.c. il procedimento si presenta maggiormente articolato. Se il Giudice istruttore o il Presidente di sezione hanno notizia che per la medesima causa pende altro procedimento davanti ad altro Giudice o ad altra sezione del medesimo tribunale, ne riferiscono al Presidente del tribunale, il quale fisserà udienza dinanzi a sé per l'audizione delle parti. All'esito, laddove ravvisi l'ipotesi della litispendenza o continenza, nel senso innanzi precisato, disporrà d'ufficio la riunione dei procedimenti, assegnando i procedimenti riuniti al giudice titolare del fascicolo più risalente, ovvero con numero di ruolo più basso, dinanzi al quale la causa dovrà proseguire. Non vertendosi in materia di litispendenza e continenza in senso stretto e proprio, modificative della competenza, ma di distribuzione degli affari interni all'ufficio, il provvedimento di rimessione al Presidente non sarà impugnabile con regolamento di competenza (Cass. III, n. 25059/2017). |