Decreto del Presidente del tribunale per l'assegnazione di più procedimenti relativi a cause connesse (art. 274, comma 2, c.p.c.)

Antonio Lombardi

Inquadramento

La riunione di procedimenti rientra nelle vicende processuali cd anormali. Può, avere luogo, ai sensi dell'art. 274, comma 1 c.p.c., quando dinanzi allo stesso Giudice pendano due cause connesse, sotto il profilo soggettivo o oggettivo. In questo caso, diversamente dall'ipotesi di litispendenza (o continenza) in senso atecnico, disciplinata dall'art. 273 c.p.c., la riunione delle cause connesse, con trattazione congiunta, è rimessa all'apprezzamento discrezionale del Giudice, subordinato alla valutazione di opportunità. La riunione sarà disposta mediante incorporazione del procedimento meno risalente in quello più risalente, id est quello con numero di ruolo più basso.

Formula

TRIBUNALE DI ...

DOTT. ... R.G. ...

IL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI ...

Letta la comunicazione inviata dal Giudice Istruttore Dott. ... in data ... , ove veniva data notizia della contemporanea pendenza di due procedimenti oggettivamente connessi dinnanzi a diversi giudici del presente Tribunale,

dopo aver udito le parti che hanno confermato predetta circostanza,

dato, pertanto, atto della contemporanea pendenza del procedimento recante R.G. numero ... assegnata al Dott. ... e del procedimento recante r.g. numero ... assegnata al Dott. ... , contraddistinti da parziale identità soggettiva e connessione oggettiva,

ritenuto necessario provvedere alla assegnazione congiunta dei predetti procedimenti,

visto l'art. 274, comma 2, c.p.c.,

DISPONE

l'assegnazione del procedimento recante R.G. numero ... (maggiore) al Giudice istruttore Dott. ... , titolare del procedimento recante R.G. numero ... (minore) [1] , chiamato all'udienza del ... affinché provveda ad assumere gli opportuni provvedimenti.

Luogo e data ...

Il Presidente ...

1. L'assegnazione va effettuata in capo al Giudice titolare del procedimento con numero di ruolo minore in quanto precedentemente instaurato presso il tribunale.

COMMENTO

L'art. 274, comma 1 c.p.c. regola la fattispecie della contemporanea pendenza di cause connesse dinanzi allo stesso Giudice.

Il presupposto teorico per l'attivazione del potere di riunione dei procedimenti è, dunque, la connessione processuale. Tale è la comunanza di uno o più degli elementi caratterizzanti e costitutivi dell'azione giurisdizionale sotto il profilo soggettivo o oggettivo.

La comunanza soggettiva ricorre quando due o più cause hanno in comune entrambi i soggetti. Nulla, tuttavia, esclude che tale aspetto possa riguardare soltanto uno dei soggetti, quando ricorrano ulteriori profili che suggeriscono la trattazione congiunta delle cause (ad es., cause plurime incardinate dal medesimo difensore nei confronti dello stesso soggetto). Nel caso in cui il Giudice si determini a trattare congiuntamente cause pendenti tra parti in tutto o in parte coincidenti, avrà luogo il fenomeno del cumulo oggettivo conseguente alla connessione soggettiva, che nel suo aspetto genetico, è disciplinato all'art. 104 c.p.c.

La connessione oggettiva può, viceversa, aversi quando risulti la comunanza di uno o più elementi oggettivi, vale a dire l'oggetto o petitum, ovvero il titolo o causa petendi, come nel caso di due processi incardinati nei confronti della medesima azienda da due lavoratori per il pagamento di identici istituti retributivi. In tal caso potrà accadere che il Giudice ritenga opportuno trattare unitariamente la pluralità di cause, per ragioni di economia o uniformità di giudicati. Stessa esigenza potrebbe insorgere anche nel caso, che si suole chiamare connessione impropria, in cui la comunanza tra cause sia limitata alla necessità di risolvere identiche questioni (art. 103, comma 1 c.p.c.), di diritto o di fatto, come nel caso di una pluralità di lavoratori in identica situazione in ordine all'ipotesi interpretativa di una stessa norma, o di correntisti di una banca che hanno sottoscritto lo stesso modulo.

Diversamente che nella fattispecie di litispendenza (o continenza) in senso atecnico, regolata dall'art. 273 c.p.c., nella quale il Giudice (o il Presidente) è tenuto a disporre la riunione dei procedimenti relativi alla stessa causa, la riunione per il caso di connessione è rimessa alla valutazione discrezionale del Giudice, subordinata alla ricorrenza di ragioni di opportunità, come testimoniato dall'utilizzo, in senso all'art. 273 c.p.c., del verbo al presente indicativo (“ne ordina la riunione”) e, nell'ambito dell'art. 274 c.p.c., del verbo accompagnato dall'ausiliario (“può disporne la riunione”).

Tali valutazioni di opportunità concernono, eminentemente, il grado di comunanza e la diversità di stato procedimentale delle due o più cause connesse.

È evidente, difatti, che la ricorrenza di una mera connessione soggettiva elida i profili di opportunità della connessione per motivi attinenti alla uniformità giurisprudenziale, che ricorre viceversa nel caso di connessione oggettiva, anche sub specie di connessione impropria.

Viceversa, le ragioni ostative all'opportunità di riunire possono afferire alla diversità di stato procedimentale. Così, ad esempio, nel caso in cui una causa sia già rimessa in decisione, mentre l'altra sia ancora in fase di trattazione o istruttoria, caso in cui competerà al Giudice la valutazione della realizzabilità della riunione, ritardando il procedere dell'una in attesa della maturazione dell'altra (Cass. VI, n. 18286/2015).

Nel caso di trattazione unitaria, previa riunione, di cause connesse e scindibili, si avrà un litisconsorzio facoltativo tra le parti dei singoli procedimenti confluiti in un unico processo, con la conseguenza che un evento interruttivo che colpisca la parte di uno dei procedimenti riuniti (ad es. perdita della capacità processuale di una delle parti) opera, di regola, solo in riferimento al procedimento (o ai procedimenti) di cui è parte il soggetto colpito dall'evento. In tal caso non è necessaria o automatica la contestuale separazione del processo interrotto dagli altri riuniti o trattati unitariamente (Cass. I, n. 23632/2016).

La riunione dei procedimenti non determina, di per sé, incapacità a testimoniare, ai sensi dell'art. 246 c.p.c., delle parti dei procedimenti oggettivamente connessi oggetto di riunione (Cass. sez. lav., n. 26044/2023).

L'istituto della riunione di procedimenti connessi, essendo volta a garantire economia processuale e contenimento dei costi del giudizio, oltre a essere funzionale all'uniformità giurisprudenziale, trova applicazione anche in sede di legittimità, sia in relazione a ricorsi proposti contro sentenze diverse pronunciate in separati giudizi sia, a fortiori, in presenza di sentenze pronunciate in grado di appello in un medesimo giudizio, legate l'una all'altra da un rapporto di pregiudizialità e impugnate, ciascuna, con separati ricorsi per Cassazione (Cass. I, n. 22631/2011).

I provvedimenti che decidono sulla riunione o separazione delle cause sono atti processuali di carattere meramente preparatorio, privi di contenuto decisorio sulla competenza, ed insindacabili in sede di gravame o legittimità, in quanto la valutazione dell'opportunità della trattazione congiunta delle cause connesse è rimessa alla discrezionalità del Giudice innanzi al quale i procedimenti pendono (Cass. I, n. 28539/2022) né l'inosservanza dell'obbligo può in alcun modo comportare la nullità del giudizio e della sentenza che abbia concluso uno dei due procedimenti (Cass. II, n. 29638/2020).

Nel caso previsto dal comma 2 dell'art. 274 c.p.c. il procedimento si presenta maggiormente articolato rispetto alla fattispecie contemplata al comma 1. Se il Giudice istruttore o il Presidente di sezione hanno notizia della pendenza di altro procedimento connesso davanti ad altro Giudice o ad altra sezione del medesimo tribunale, ne riferiscono al Presidente del tribunale il quale fisserà udienza dinanzi a sé per l'audizione delle parti. All'esito, laddove ravvisi l'opportunità della trattazione congiunta o riunione, assegnerà tutti i fascicoli al titolare del fascicolo più risalente, ovvero con numero di ruolo più basso il quale assumerà gli opportuni provvedimenti.

La decisione ultima in ordine alla riunione non può, tuttavia, che spettare al Giudice assegnatario, che potrebbe determinarsi nel senso di trattare i fascicoli assegnati senza provvedere alla riunione degli stessi, in particolare nelle circostanze in cui gli stessi siano in fasi processuali inconciliabili, come quando uno dei fascicoli sia in fase di decisione e l'altro in fase di istruttoria. In tali casi permane il valore dell'assegnazione unitaria nell'esigenza di assicurare uniformità di decisioni, garantita dalla definizione di tutte le controversie da parte dello stesso Giudice.

Non vertendosi in materia di litispendenza e continenza in senso stretto e proprio, modificative della competenza, ma di distribuzione degli affari interni all'ufficio, il provvedimento di rimessione al Presidente non sarà impugnabile con regolamento di competenza (Cass. III, n. 1448/2006).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario