Istanza al Giudice d'appello per la sospensione dell'efficacia esecutiva o dell'esecuzione della sentenza impugnata (art. 283 c.p.c.) contestuale all'atto di appelloInquadramentoAi sensi dell'art. 282 c.p.c., la sentenza di condanna resa in primo grado è provvisoriamente esecutiva tra le parti. L'esecutorietà per legge della sentenza di primo grado e il disposto dell'art. 337 c.p.c., che esclude nel sistema vigente il c.d. effetto sospensivo automatico dell'appello, hanno indotto il legislatore a predisporre lo strumento della sospensione dell'esecuzione o dell'efficacia esecutiva della sentenza di primo grado, eventualmente disposta dal giudice d'appello, su istanza di parte, contenuta nell'impugnazione principale o in quella incidentale. La sospensione era subordinata, nella precedente versione della norma, alla ricorrenza di gravi e fondati motivi, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una delle parti. La disposizione risulta, per effetto del d.lgs. n. 149/2022, profondamente innovata, potendosi ora disporre la sospensione se l'impugnazione appare manifestamente fondata o se dall'esecuzione della sentenza possa derivare un pregiudizio grave e irreparabile, pur quando la condanna abbia ad oggetto il pagamento di una somma di denaro, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una delle parti. L'istanza può, inoltre, essere riproposta anche nel corso del procedimento d'appello, nel caso di mutamento delle circostanze di fatto, da indicarsi nel corpo della stessa, a pena di inammissibilità. FormulaCORTE D'APPELLO DI ... ATTO D'APPELLO CON CONTESTUALE ISTANZA EX ART. 283, COMMA 1, C.P.C.[1][2] Nell'interesse del Sig. ... nato a ..., il ..., C.F. ..., residente in ..., via ..., n. ..., rappresentato e difeso, dall'Avv. ..., con del Foro di ..., con studio in ..., via ... [3] giusta delega in calce al presente atto ed ivi elettivamente domiciliato ai fini del presente atto (per comunicazioni tel. ... [4] posta elettronica certificata ... ) -appellante- CONTRO Sig. ..., C.F ..., residente in ..., via ..., n. ..., elettivamente domiciliato in ..., presso l'Avv. ... del Foro di ... che lo rappresenta e difende come da procura ... -appellato- avverso la sentenza ... emessa dal Tribunale di ..., Giudice Dott. ... in data ... e pubblicata il ... PREMESSO CHE - il Sig. ... con atto di citazione notificato il ... citava in giudizio innanzi al Tribunale di ... nella causa rubricata al ruolo numero ..., assegnata al Dott. ... il Sig. ... per ivi sentirsi accogliere le conclusioni che si riportano ...; – si costituiva il Sig. ..., con comparsa di risposta depositata in data ..., eccependo l'infondatezza della domanda in quanto ...; – il ... veniva emessa la sentenza provvisoriamente esecutiva [5] n. ..., a firma del Giudice Dott. ..., depositata in data ..., con la quale il Tribunale accoglieva la domanda attorea, ritenendo infondate le contestazioni ed eccezioni avversarie. La decisione così depositata è ingiusta ed illogica e pertanto si provvede all'impugnazione dei seguenti capi della sentenza: 1) Capo 1, laddove si statuisce: ... 2) Capo 2, laddove si statuisce: ... 3) Capo 3, nella parte in cui condanna l'odierno appellante al pagamento delle spese di lite in favore dell'appellato, liquidate in Euro ... oltre accessori di legge, con distrazione in favore del procuratore antistatario. Tali capi della sentenza appaiono, difatti, da riformare integralmente, risultando erronea la ricostruzione in fatto operata dal giudice di prime cure, essendo viceversa il fatto da ricostruire correttamente come segue: ... Il giudice di prime cure risulta, inoltre, aver operato una non accurata applicazione dei principi di diritto che governano la fattispecie, risultando le seguenti violazioni di legge ... rilevanti ai fini della decisione impugnata per le seguenti ragioni l'appellante chiede, pertanto, che venga riformata la predetta sentenza, previa sospensione dell'efficacia esecutiva (oppure) dell'esecuzione della stessa, potendo dall'esecuzione della sentenza derivare un pregiudizio grave e irreparabile, atteso che ... (esposizione dei motivi che legittimano la sospensione). Tutto ciò premesso, il Sig. ... rappresentato e difeso come sopra, CITA Il Sig. ..., residente in ..., via ... n. ..., elettivamente domiciliato presso l'Avv. ..., C.F. ..., con Studio in ... via ... n. ..., a comparire innanzi alla Corte d'Appello di ..., all'udienza del ..., ore ..., con l'invito a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'articolo 166 e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis, con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167, che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria, fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato. CONCLUSIONI Voglia la Corte d'Appello adita, respinta ogni contraria istanza, previa valutazione di ammissibilità del presente atto, così decidere: IN VIA PRELIMINARE 1) sospendere l'efficacia esecutiva (oppure, l'esecuzione) della sentenza impugnata per quanto esposto in narrativa; NEL MERITO 2) in riforma della sentenza n. ... del Tribunale di ... dichiarare (indicare le modifiche alla sentenza impugnata che si chiede vengano adottate). Con vittoria di spese e compensi del doppio grado di giudizio. Si allegano i seguenti documenti: 1) Sentenza n. ...; 2) .... Ai fini del versamento del contributo unificato, si dichiara che il valore della presente causa è di Euro .... Con osservanza. Luogo e data ... Firma Avv. ... Procura alle liti [6]. 1. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023. 2. Ai sensi dell'art. 283 c.p.c., Il giudice dell'appello, su istanza di parte, proposta con l'impugnazione principale o con quella incidentale, ovvero in corso di giudizio nel caso mutamento della situazione di fatto, sospende in tutto o in parte l'efficacia esecutiva o l'esecuzione della sentenza impugnata, con o senza cauzione, se l'impugnazione appare manifestamente fondata o se dall'esecuzione della sentenza può derivare un pregiudizio grave e irreparabile, pur quando la condanna ha ad oggetto il pagamento di una somma di denaro, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una delle parti. Se l'istanza prevista dal primo e dal secondo comma è inammissibile o manifestamente infondata il giudice, con ordinanza non impugnabile, può condannare la parte che l'ha proposta al pagamento, in favore della Cassa delle ammende, di una pena pecuniaria non inferiore a Euro 250 e non superiore a Euro 10.000. L'ordinanza è revocabile con la sentenza che definisce il giudizio. 3. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). 4. La necessità di indicazione del numero di fax dell'avvocato, prevista dalla precedente formulazione dell'art. 125 c.p.c., risulta eliminata dal d.lgs. n. 164/2024. 5. Ai sensi dell'art. 282 c.p.c., tutte le sentenze di primo grado sono provvisoriamente esecutive tra le parti. 6. La procura, ai sensi dell'art. 83 c.p.c., può essere generale o speciale e conferita con atto pubblico o scrittura privata autenticata. La procura speciale alle liti può essere apposta anche in calce o a margine della citazione, del ricorso o della comparsa di risposta. COMMENTOLa caratteristica provvisoria esecutività delle sentenze di primo grado, sia pure nei limiti di seguito precisati, ai sensi dell'art. 282 c.p.c. e l'esclusione dell'effetto sospensivo automatico dell'appello, ora previsto dall'art. 337 c.p.c., hanno indotto il legislatore a predisporre uno strumento di cautela appannaggio del soccombente in primo grado, id est la pronuncia di sospensione dell'efficacia esecutiva della pronuncia di primo grado – o, laddove l'esecuzione sia già iniziata nelle more della proposizione dell'impugnazione, di sospensione dell'esecuzione –. Preliminare appare l'opportunità di delineare l'ambito di esecutorietà delle pronunce di primo grado. Secondo la tradizionale e prevalente impostazione (ma vedi, in senso contrario, Trib. Trani 16 dicembre 2008), al di fuori delle statuizioni di condanna consequenziali (come i capi condannatori impliciti e conseguenti, e la pronuncia sulle spese di lite, in dottrina Giordano, Immediata esecutività del capo della sentenza di primo grado sulla condanna alle spese e ruolo dell'inibitoria in appello, in Giur. merito, 2006, 327), le sentenze di accertamento e quelle costitutive non hanno, ai sensi dell'art. 282 c.p.c., efficacia esecutiva, ovvero attitudine all'esecuzione forzata mediante attivazione del procedimento disciplinato dal terzo libro del codice di procedura civile. Tale conclusione troverebbe conferma nell'art. 283 c.p.c. che prevedendo espressamente la possibilità di sospendere l'efficacia esecutiva della sentenza di primo grado, necessariamente fa riferimento alla sola sentenza di condanna, nelle disposizioni di cui agli artt. 431 e 447-bis c.p.c. che fanno riferimento alle sole ipotesi di condanna, e nella regola generale dell'immutabilità dell'accertamento sancita dall'art. 2909 c.c., poiché, in mancanza di un'espressa previsione normativa di segno contrario, tale norma non consente di attribuire efficacia ad un accertamento che non sia ancora definitivo (Cass. II, n. 7369/2009; Trib. Bari II, 2 dicembre 2010, n. 3633). La pronuncia di sospensione è condizionata alla proposizione di istanza ad hoc da parte del soggetto in tutto o in parte soccombente, contenuta nell'impugnazione principale o in quella incidentale, compatibile con il giudizio di rinvio (Cass. III, n. 3074/2013) ed è assunta dal collegio alla prima udienza ai sensi dell'art. 351, comma 1 c.p.c., con ordinanza non impugnabile. Tuttavia, nei casi di particolare urgenza, la parte può chiedere, con apposito ricorso, che la decisione sia pronunciata prima dell'udienza di comparizione. In tali casi, secondo quanto previsto dall'art. 351, commi 2 e 3 c.p.c. (quest'ultimo, di recente modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il Presidente del collegio ordina con decreto la comparizione delle parti in camera di consiglio, dinanzi all'istruttore, se nominato, o al collegio e, con lo stesso decreto, può disporre inaudita altera parte la sospensione, fatta salva la facoltà di conferma, modifica o revoca del decreto ad opera del collegio, all'esito della camera di consiglio. L'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva o dell'esecuzione della sentenza impugnata, formulata ai sensi dell'art. 283 c.p.c., mette capo ad un subprocedimento incidentale, privo di autonomia rispetto al giudizio di merito, sicché la regolamentazione delle spese ad esso relative deve essere disposta, al pari di quella concernente le spese del procedimento principale, con il provvedimento che chiude quest'ultimo, tenendo conto del suo esito complessivo (Cass. VI, n. 2671/2013). Il presupposto per la sospensione, codificato nella precedente versione della norma, era quello dei «gravi e fondati motivi, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una delle parti», inteso alla stregua di fumus di fondatezza dell'impugnazione, a una delibazione sommaria, e di valutazione del pregiudizio patrimoniale che il soccombente poteva subire, anche in relazione alla difficoltà di ottenere eventualmente la restituzione di quanto pagato, dall'esecuzione della sentenza (Trib. Monza II, 29 ottobre 2013). La disposizione risulta profondamente modificata dal d.lgs. n. 149/2022, con applicazione ai procedimenti incardinati successivamente al 28 febbraio 2023. La sospensione potrà, innanzitutto, essere disposta nel caso di manifesta fondatezza dell'appello. La nozione di manifesta fondatezza, introdotta dall'art. 350, comma 3 c.p.c., ricorre ad esempio in caso di inverosimiglianza della ricostruzione fattuale, palese contrasto con le risultanze probatorie, evidenza dell'errore giuridico o contrasto con univoci orientamenti giurisprudenziali in assenza di significativi elementi motivazionali di segno contrario. Alternativamente, la sospensione potrà essere disposta se dall'esecuzione della sentenza possa derivare un pregiudizio grave e irreparabile, compatibile con la natura pecuniaria del credito, anche in relazione al rischio di insolvenza di una delle parti. Tale è il danno grave che eccede il pregiudizio necessariamente subito dal debitore per l'esecuzione della sentenza, ove comporti un inaccettabile squilibrio tra i vantaggi dell'esecutore e i sacrifici dell'esecutato. Costituisce danno irreparabile ciò che l'esecuzione causa con la perdita o con la distruzione delle qualità essenziali o delle funzioni economiche del bene, senza la possibilità di un suo reintegro in natura o per equivalente in caso di accoglimento del ricorso. Nel caso di diritti a contenuto patrimoniale, ivi inclusi i crediti pecuniari, integra il requisito il rischio di lesione di ulteriori situazioni ricomprese nella sfera giuridica, di natura non patrimoniale, ovvero l'eccessivo scarto tra danno potenzialmente patito dall'esecuzione della sentenza e ristoro in caso di accoglimento del ricorso (Trib. Napoli Nord 16 novembre 2017). Sotto il profilo sintomatico, la ricorrenza del pregiudizio grave e irreparabile conseguirà alla dimostrazione del rischio di insolvenza, in termini di incapacità di far fronte alle proprie obbligazioni nel caso di esecuzione della sentenza. Ulteriore novità della riforma è rappresentata dall'inserimento, nel comma 2, della facoltà di reiterazione dell'istanza di sospensione nel corso del procedimento, condizionata al mutamento della situazione di fatto, da allegare nel corpo della stessa, a pena di inammissibilità. Il provvedimento di sospensione avrà ad oggetto l'efficacia esecutiva del titolo di primo grado e, nel caso in cui lo stesso sia stato già azionato in executivis, l'esecuzione forzata già intrapresa che verrà, pertanto, sospesa quale conseguenza automatica di un atto esoprocedimentale. In caso di titolo esecutivo giudiziale provvisorio, la sospensione della sua esecutività non comporta la sopravvenuta illegittimità degli atti esecutivi nel frattempo compiuti, ma impone l'adozione di un provvedimento di sospensione, ai sensi dell'art. 623 c.p.c., del processo esecutivo iniziato sulla base di detto titolo (Cass. III, n. 8799/2023), a meno che il giudice d'appello non provveda espressamente alla rimozione degli effetti dell'esecuzione o della quota di esecuzione già intervenuta (Cass. III, n. 3074/2013). Nel caso di sospensione parziale, l'esecuzione, relativamente alla parte di pretesa esecutiva per cui la sospensione non è stata disposta, può iniziare entro il termine di efficacia del precetto, senza necessità di nuova notificazione del titolo e del precetto unitamente all'ordinanza di sospensione parziale mentre, riguardo alla parte per cui è stata disposta la sospensione, l'esecuzione può iniziare nel residuo termine di efficacia del precetto, rimasto sospeso, una volta che lo stesso riprenda a decorrere per effetto della cessazione dell'efficacia della sospensione, della quale il titolare abbia ricevuto la comunicazione (Cass. III, n. 29860/2008). I provvedimenti resi dal giudice d'appello sulla provvisoria esecuzione della sentenza di primo grado non sono ricorribili per cassazione, neppure a norma dell'art. 111 Cost., trattandosi di provvedimenti di natura processuale con contenuto non decisorio, che producono effetti temporanei, destinati ad esaurirsi con la sentenza definitiva del giudizio d'impugnazione (Cass. III, n. 21408/2021). Al fine di disincentivare l'abuso dello strumento della richiesta di sospensione, è stato introdotto dall'art. 27, comma 1 lett. a) della l. n. 183/2011 la possibilità di condannare l'istante, in caso di declaratoria di inammissibilità o manifesta infondatezza, al pagamento di una sanzione pecuniaria nei limiti edittali previsti dal comma 2, art. 283 c.p.c. Anche tale provvedimento non risulta ricorribile per cassazione, neanche ai sensi dell'art. 111 Cost. (Cass. VI, n. 19247/2019). |