Ricorso per distrazione delle spese liquidate nella sentenzaInquadramentoAi sensi dell'art. 287 c.p.c., le sentenze e le ordinanze non revocabili possono essere corrette, su ricorso di parte, dal giudice che le ha pronunciate, qualora egli sia incorso in omissioni o in errori materiali o di calcolo. Dibattuta è la questione della possibilità di integrazione del provvedimento, avvalendosi del procedimento di correzione, laddove il giudice abbia omesso di provvedere sull'istanza di distrazione delle spese di lite formulata dalla parte ai sensi dell'art. 93 c.p.c. Sulla scia dell'interpretazione ampia della nozione di omissione, di cui all'art. 287 c.p.c. la giurisprudenza è orientata in senso affermativo. FormulaTRIBUNALE DI ... RICORSO PER LA DISTRAZIONE DELLE SPESE LIQUIDATE NELLA SENTENZA [1] Giudice Dott. ... R.G. n. ... Nell'interesse dell'Avv. ..., del Foro di ..., con studio in ..., via ... [2] giusta delega in calce al presente atto ed ivi elettivamente domiciliato ai fini del presente atto (per comunicazioni tel. ... [3] PEC ... ), in qualità di procuratore legale del Sig. ...; PREMESSO CHE – nel capo di sentenza ... emessa il ... e depositata il ... il Tribunale di ... in persona del Giudice Istruttore ..., relativo alla condanna della parte soccombente al pagamento delle spese processuali in favore della parte vittoriosa, ha omesso di provvedere sulla richiesta di distrazione delle spese di lite in favore del procuratore antistatario, ritualmente formulata ai sensi dell'art. 93 c.p.c. Tutto quanto sopra premesso, l'Avv. ..., in qualità di procuratore legale del Sig. ..., chiede che il Giudice voglia provvedere all'integrazione del capo della sentenza di condanna della parte soccombente al pagamento delle spese di lite in favore della parte vittoriosa, disponendo la distrazione delle spese di lite in favore del procuratore antistatario ai sensi dell'art. 93 c.p.c. Si offre in comunicazione copia sentenza n. ... del .... Luogo e data ... Firma Avv. ... Procura alle liti [4]. 1. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023. 2. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). 3. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato, prevista dalla precedente formulazione dell'art. 125 c.p.c., è stata soppressa a seguito della modifica exd.lgs. n. 164/2024 (cd Correttivo Cartabia). 4. La procura, ai sensi dell'art. 83 c.p.c., può essere generale o speciale e conferita con atto pubblico o scrittura privata autenticata. La procura speciale alle liti può essere apposta anche in calce o a margine dell'atto. COMMENTOGli errori materiali e di calcolo e le omissioni dei provvedimenti giurisdizionali possono, ricorrendo talune condizioni, essere emendati attraverso il procedimento di correzione previsto dall'art. 288 c.p.c. Al precedente art. 287 c.p.c. è demandata la definizione dell'ambito oggettivo del procedimento di correzione. Lo stesso può attenere ai soli errori materiali della sentenza e dell'ordinanza, restando pertanto esclusi gli errori di valutazione, interpretazione e, più in generale, di giudizio, avverso i quali non potranno che esperirsi i rimedi impugnatori, a partire dal gravame. Siffatto procedimento è, dunque, diretto a porre rimedio ad un vizio meramente formale della sentenza, derivante da divergenza evidente e facilmente rettificabile tra l'intendimento del giudice e la sua esteriorizzazione, con esclusione di tutto ciò che attiene al processo formativo della volontà (Cass. VI, n. 3442/2022). Errore materiale è la discrasia tra ideazione del giudice e sua materiale rappresentazione grafica (Cass. I, n. 2815/2016), quello fatto palese dal semplice confronto fra le considerazioni, in fatto ed in diritto, contenute nella motivazione e la parte dispositiva del provvedimento che si pone su un piano distonico rispetto alla motivazione. Non lo è, invece, il contrasto insanabile tra dispositivo e motivazione, laddove la contraddittorietà intrinseca della motivazione non consenta di comprendere la ratio decidendi che sorregga il decisum (Cass. III, n. 20977/2023). L'insanabilità del contrasto va esclusa laddove sussista una parziale coerenza tra dispositivo e motivazione, ovvero dove sia possibile individuare ictu oculi il contenuto del dictum giudiziale, ma non nel caso in cui la statuizione del giudice non sia individuabile attraverso una valutazione di prevalenza di una delle contrastanti affermazioni contenute nella decisione, determinando, sul punto, la nullità della pronuncia ai sensi dell'art. 156 c.p.c., comma 2 (Cass. sez. lav., n. 12716/2020). Sulla base di un'interpretazione estensiva della norma, è stata considerata integrare la nozione di omissione anche la carenza, in seno alla sentenza resa in sede di appello, dell'ordine di restituzione di quanto corrisposto in esecuzione della sentenza di primo grado riformata, limitatamente al caso di espressa richiesta restitutoria e assenza di alcuna forma discrezionale, in capo al Giudice, in ordine all'an ed al quantum della richiesta (Cass. III, n. 17664/2019), rispetto alla quale il procedimento di correzione è stato utilizzato in funzione integrativa, in ragione della necessità di introdurre nel provvedimento una statuizione obbligatoria consequenziale, a contenuto predeterminato o di carattere accessorio. La funzione integrativa del procedimento di correzione non può, tuttavia, spingersi al punto di consentire la liquidazione postuma delle spese di lite, omesse in sentenza, trattandosi di assenza di giudizio sull'attività difensiva di una delle parti (Cass. I, n. 21109/2014) a meno che l'omessa pronuncia sulle spese sia in evidenza riconducibile a mera svista del Giudice, che abbia determinato la mancata o inesatta estrinsecazione di un giudizio già svolto e desumibile dal contesto della motivazione, come nel caso in cui abbia espressamente previsto la regolamentazione delle spese secondo soccombenza, rinviando per la mera determinazione del quantum al dispositivo (Cass. III, n. 5266/1996). Costituiscono, viceversa, fattispecie emendabili con la procedura di correzione di errore materiale la mancata liquidazione nel provvedimento degli accessori di legge, così come l'omessa indicazione delle parti beneficiarie della liquidazione (Cass. I, n. 28323/2020). Discussa è, in giurisprudenza, la questione dell'integrabilità della sentenza che, nel capo relativo alla condanna del soccombente al pagamento delle spese di lite, abbia omesso di provvedere sull'istanza di distrazione in favore del procuratore antistatario, ritualmente formulata ai sensi dell'art. 93 c.p.c., delle competenze non riscosse e delle spese che dichiari di aver anticipato. Sulla falsariga dell'ampia nozione di omissione di cui all'art. 287 c.p.c., le Sezioni Unite della Cassazione (Cass. S.U., n. 16037/2010) sono intervenute concludendo nel senso dell'esperibilità del procedimento di correzione degli errori materiali di cui agli artt. 287 e 288 c.p.c., in luogo degli ordinari mezzi di impugnazione, per richiedere l'integrazione della sentenza nella parte in cui abbia omesso la pronuncia di distrazione, non potendo la relativa richiesta qualificarsi come domanda autonoma. La procedura di correzione, oltre a essere, secondo le Sezioni Unite, in linea con il disposto dell'art. 93, comma 2 c.p.c. – che ad essa si richiama per il caso in cui la parte dimostri di aver soddisfatto il credito del difensore per onorari e spese – consente il migliore rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata del processo, garantisce con maggiore rapidità lo scopo del difensore distrattario di ottenere un titolo esecutivo ed è un rimedio applicabile, ai sensi dell'art. 391-bis c.p.c., anche nei confronti delle pronunce della Corte di cassazione. Secondo le Sezioni Unite tale omissione va ricondotta a una mancanza materiale più che a un vizio di attività o di giudizio da parte del giudice (e, quindi, a un errore percettivo di quest'ultimo): proprio perché, in sostanza, la decisione positiva sulla stessa è essenzialmente obbligata da parte sua (a condizione, ovviamente, che il difensore abbia compiuto la dichiarazione di anticipazione e formulato la correlata richiesta di distrazione) e la relativa declaratoria necessariamente “accede” nel decisum complessivo della controversia senza, in fondo, assumere una propria autonomia formale. E d'altra parte, ricollegando l'omissione ad una mera disattenzione (e, quindi, a un comportamento involontario) anche sulla scorta del dato che la concessione della distrazione, ricorrendo le suddette condizioni, rimane sottratta, di regola, a qualunque forma di valutazione giudiziale, si rientra nell'ambito proprio della configurazione dei presupposti di fatto che giustificano il ricorso al procedimento di correzione degli errori e delle omissioni materiali (in dottrina Agresti , Omessa distrazione delle spese di lite in favore del difensore antistatario e procedimento di correzione degli errori materiali, in Foro it., 2011, I, 137; Carrato , Il credito del difensore distrattario, in Corr. giur., 2010, 1165; Valerini , Se il giudice non provvede sull'istanza di distrazione delle spese processuali, il difensore distrattario deve esperire il rimedio della correzione degli errori materiali, in Dir. giust., 2010, 372). |