Comparsa di riassunzione per connessioneInquadramentoLa connessione si verifica quando le domande di due o più cause hanno rapporti più o meno stretti in ordine a uno o più elementi identificativi, personae; petitum; causa petendi. La connessione si divide in propria e impropria. Quella propria a sua volta si articola nelle due forme della: connessione soggettiva: cioè fra le stesse parti - consente il c.d. cumulo oggettivo; connessione oggettiva: cioè relativa al medesimo oggetto o dipendente dall'identico titolo. La connessione impropria: presuppone la presenza di due o più cause la cui decisione dipenda, totalmente o parzialmente, dalla risoluzione di identiche questioni. La giurisprudenza di legittimità ha precisato che per dar luogo alla competenza per connessione ai sensi dell'art. 40 c.p.c. non è sufficiente una qualsiasi relazione di interdipendenza fra due cause pendenti davanti a giudici diversi, ma è necessario che tra esse intercorra uno dei rapporti previsti dagli artt. 31 e ss. c.p.c. (Cass. VI, n. 28456/2020). L'art. 40 c.p.c. detta norme sia sulla competenza che sul rito. In primo luogo viene disciplinato il caso in cui davanti a giudici diversi siano proposte più cause con forme di connessione propria: in questi casi il Giudice adito fissa con ordinanza un termine perentorio per la riassunzione della causa davanti al Giudice della causa principale o a quello preventivamente adito. In particolare, la norma stabilisce che laddove la connessione dipenda da un rapporto di accessorietà il Giudice della causa accessoria fissi con ordinanza alle parti un termine perentorio per la riassunzione della stessa davanti al Giudice della causa principale e che, in ogni altro caso, debba ordinare la riassunzione davanti al Giudice preventivamente adito, in applicazione del criterio della prevenzione. L'art. 40, comma 3 c.p.c., con riferimento a tutte le ipotesi di connessione, stabilisce che le cause, sia cumulativamente proposte che successivamente riunite, devono essere trattate e decise con il rito ordinario quando ad una delle cause connesse debba essere applicato il rito del lavoro o previdenziale, con la conseguenza che è questo rito a doversi applicare anche alle altre cause. La giur. di merito ha precisato che l'art. 40 c.p.c. consente il cumulo nello stesso processo di domande soggette a riti diversi in ipotesi determinate di connessione, cioè per le cause accessorie (art. 31 c.p.c.), di garanzia (art. 32 c.p.c.), per gli accertamenti incidentali (art. 34 c.p.c.), per l'eccezione di compensazione (art. 35 c.p.c.) e per le domande riconvenzionali che dipendono dal titolo dedotto in giudizio dall'attore o da quello che già appartiene alla causa quale mezzo di eccezione (Trib. Genova 4 settembre 2007). Il cumulo nello stesso processo di domande soggette a riti diversi è consentito, infatti, soltanto nel caso di ipotesi qualificate di connessione per subordinazione o forte e quindi è esclusa la possibilità di proporre più domande connesse solo soggettivamente ex art. 33 c.p.c. o 103 c.p.c. e soggette a riti diversi (Trib. Milano 11 gennaio 2011; Trib. Milano 27 luglio 2010). Ai sensi dell'art. 5 della l. n. 142/2001, comma 2, ultima parte, tuttavia, «le controversie tra socio e cooperativa relative alla prestazione mutualistica sono di competenza del tribunale ordinario». Si tenga presente che la giurisprudenza afferma che le fattispecie di cumulo soggettivo ed oggettivo di domande, che siano espressione della c.d. connessione per coordinazione, in cui la trattazione simultanea dipende dalla sola volontà delle parti e la separazione delle cause è sempre possibile, con l'unico rischio di una contraddizione tra giudicati, non rientrano nell'ambito applicativo dell'art. 40, comma 3 c.p.c., non essendo consentito che il mutamento del rito, imposto da tale norma, sia conseguenza di una mera scelta dell'attore con riferimento a cause connesse o non collegate da evidenti rapporti di subordinazione, pena il contrasto con il principio del Giudice naturale precostituito per legge (Cass. I, n. 4367/2003; in giur. merito si veda Corte App. Roma 20 giugno 2007; Trib. Cassino 21 ottobre 2008). Se la riassunzione avviene nel termine indicato dal Giudice il processo prosegue davanti al Giudice indicato come competente, e, pertanto, l'atto di citazione conserva i suoi effetti processuali e sostanziali. La mancata o tardiva riassunzione comporta, invece, l'estinzione del processo. Il d.lgs. n. 149/2022 ha inserito nella previsione un nuovo capoverso ai sensi del quale laddove sussista connessione ai sensi degli artt. 31-36 c.p.c. tra causa sottoposta al rito semplificato di cognizione e causa sottoposta a un rito speciale diverso da quello previsto dal primo periodo (quindi diverso dal rito del lavoro o previdenziale), le cause devono essere trattate e decise con il rito semplificato di cognizione. L'intervento, come spiega la Relazione illustrativa, risponde al fine di effettuare un coordinamento tra l'eventuale coesistenza del nuovo rito semplificato di cognizione (su cui si vedano le relative formule nella sezione dedicata) e altri riti speciali diversi da quelli della materia lavoristica e di locazione. Gli ultimi due commi dell'art. 40 c.p.c. si riferiscono alla connessione tra cause pendenti davanti - rispettivamente - al Giudice di pace e al tribunale. La competenza del primo cede sempre a quella dell'altro e il Giudice di pace declina anche d'ufficio la propria competenza. Le disposizioni sono dettate dall'evidente esigenza di consentire il simultaneus processus davanti al Giudice togato, pur se in deroga alla competenza per materia del Giudice di pace ovvero della sua competenza funzionale. La giur. ha però precisato che le cause connesse solo per parziale identità soggettiva (nella specie due cause derivanti dallo stesso incidente stradale proposte dai due danneggiati nei confronti dell'autore materiale del fatto nonché della sua compagnia di assicurazione) siano proposte l'una davanti al Giudice di pace e l'altra davanti al Tribunale, non sussistendo alcuna delle ipotesi previste dall'art. 40 c.p.c., il Giudice di pace non può spogliarsi per ragioni di connessione della competenza in favore del Tribunale (Cass. III, n. 15302/2004). FormulaTRIBUNALE DI ... COMPARSA [1] DI RIASSUNZIONE [2] Per il Sig. ..., nato a ..., C.F. rappresentato e difeso dall'Avv. ..., C.F. ..., PEC ..., [fax ... ] [3] elettivamente domiciliato presso il suo studio in ..., alla via ... n. ..., per mezzo di procura allegata alla comparsa di costituzione e risposta, nella causa n. R.G. ... pendente innanzi al Giudice di pace di ... promossa CONTRO il Sig. ... rappresentato e difeso dall'Avv. ... -attore- ESPONE - Con atto di citazione notificato il ... il Sig. ... ha convenuto innanzi all'intestato Tribunale di ... il Sig. ..., per sentirlo condannare in suo favore al pagamento della somma di Euro ..., a titolo di risarcimento del danno subito nel sinistro stradale provocato dal medesimo Sig. ... in data ... - Con comparsa di costituzione e risposta depositata il ... il Sig. si è costituito in giudizio contestando le pretese del Sig. ... e chiedendo il rigetto della domanda attorea per i seguenti motivi ... ; - Precisava, altresì, il Sig. ... di aver preventivamente instaurato, sempre dinnanzi all'odierno Tribunale, il procedimento avente n. R.G. ... con cui aveva proposto domanda di garanzia nei confronti della società ... con cui aveva stipulato il contratto RCA per l'autovettura di sua proprietà; - All'udienza del ... il Tribunale adito, nella persona del Giudice Dott. ..., rilevata l'esistenza di un rapporto di connessione exartt. 32 e 40 c.p.c. tra i due procedimenti e rilevata altresì la competenza del medesimo Tribunale per entrambe le controversie, con ordinanza dichiarava la connessione e assegnava alle parti il termine perentorio di 30 gg. per la riassunzione [4] ; - Poiché è ancora pendente il termine per la riassunzione [5] e il Sig. ..., odierno attore, ha interesse alla prosecuzione del giudizio per sentire pronunciare la condanna del convenuto Sig. ... con il presente atto riassume il processo innanzi all'intestato Tribunale, indicato e dichiarato come competente ai sensi dell'art. 39 c.p.c., per la decisione su entrambi i procedimenti. *** Tutto quanto premesso l'Avv. ... nella qualità di difensore del Sig. ... CITA Il Sig. ..., C.F. ..., residente in ..., via/piazza ... n. ..., a comparire dinanzi al Tribunale di ... all'udienza che sarà tenuta il ... [6] ore di rito, con invito a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite all'art. 166 [7] c.p.c. e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis, con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 [8]. Avverte inoltre che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato e che la mancata comparizione alla suindicata udienza comporterà la prosecuzione del processo in sua declaranda contumacia [9], per ivi sentire accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'Ecc.mo Tribunale adito, previa ogni più utile declaratoria, contrariis reiectis, per i motivi sopra esposti: – Accertare e dichiarare che ... e, per l'effetto condannare ... ; – Con vittoria di spese, diritti ed onorari di giudizio, oltre IVA e CPA come per legge . *** In via istruttoria Si deposita copia dei seguenti documenti, con riserva di ulteriori produzioni ed articolazione di richieste istruttorie: 1. ... ; 2. ... . Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro ... Luogo e data ... Firma Avv. ... [10] 1. Secondo la giurisprudenza del Supremo Collegio la questione di incompetenza per connessione ex art. 40 c.p.c. deve essere eccepita o rilevata d'ufficio dal Giudice entro la prima udienza e non può intendersi implicitamente contenuta nell'eccezione di litispendenza o di continenza, ovvero in quella di sospensione per pregiudizialità, e neppure nella generica richiesta di riunione di due procedimenti, sicché il suo rilievo nel corso del giudizio presuppone che la stessa sia stata tempestivamente posta, dalle parti o dallo stesso Giudice con espresso richiamo alla specifica fattispecie ritenuta sussistente, i cui presupposti non possono essere rinvenuti nei fatti dedotti a fondamento della domanda di merito o di una diversa eccezione processuale eventualmente proposta (Cass. VI, n. 14224/2017). 2. La riassunzione può ben avvenire con atto di citazione piuttosto che con “comparsa” purché essa possieda tutti i requisiti formali previsti dall'art. 125 disp. att. c.p.c. e purché la riassunzione avvenga nel rispetto del termine di cui all'art. 50 c.p.c. (Trib. Firenze III, 4 marzo 2016). 3. Il d.lgs. n. 164/2024, nell'apportare modifiche all'art. 125 c.p.c., ha eliminato il riferimento alla necessità per il difensore di indicare il proprio numero di fax negli atti di parte, trattandosi di tecnologia ormai obsoleta. 4. Proprio con riferimento al caso di scontro tra veicoli, la relazione fra le controversie che due soggetti, rimasti danneggiati nella qualità di proprietari o trasportati dei veicoli coinvolti, introducano avanti a diversi giudici - ognuno nei confronti degli altri ed eventualmente dei rispettivi assicuratori, addebitandosi a vicenda la responsabilità esclusiva della causazione del sinistro stesso - non si pone in termini di continenza, bensì di connessione da ricondurre nell'ambito del c.d. nesso di pregiudizialità reciproca per incompatibilità; ne consegue che, indipendentemente dai limiti posti dall'art. 40 c.p.c. attraverso il richiamo agli artt. 31, 32, 34, 35 e 36 del medesimo codice, ricorrono le condizioni per lo spostamento delle cause davanti al giudice preventivamente adito, allo scopo di evitare il possibile contrasto di giudicati (Trib. Bari III, 1° agosto 2023). 5. La riassunzione non comporta l'instaurazione di un nuovo processo ma è soltanto la prosecuzione di quello originario (Cass. sez. lav., n. 4484/2013). 6. Ai sensi del nuovo art. 163-bis c.p.c. (come novellato dal d.lgs. n. 149/2022) tra il giorno della notificazione della citazione e quello dell'udienza di comparizione debbono intercorrere termini liberi non minori di centoventi giorni e non più novanta. 7. Ai sensi dell'art. 166 c.p.c. (il cui primo comma è stato sostituito dal d.lgs. n. 149/2022) il convenuto «deve costituirsi a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione depositando la comparsa di cui all'articolo 167 con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti che offre in comunicazione». 8. Nella comparsa di costituzione e risposta il convenuto deve a pena di decadenza proporre un'eventuale domanda riconvenzionale, deve sollevare eccezioni processuali e di merito non rilevabili d'ufficio e deve altresì formulare la chiamata in causa di terzi. Il convenuto deve proporre tutte le sue difese in modo chiaro e specifico. 9. L'indicazione del giorno dell'udienza di comparizione-trattazione e l'invito a costituirsi contenuti nel n. 7 dell'art. 163, comma 3 c.p.c. costituiscono requisiti della vocatio in ius. 10. A norma del nuovo art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dalla riforma 2022 (d.lgs. n. 149/2022), il deposito degli atti processuali e dei documenti, ivi compresa la nota di iscrizione a ruolo, da parte dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria, ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti devono depositare gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Il Giudice può comunque ordinare il deposito di copia cartacea di singoli atti e documenti per ragioni specifiche. Tale deposito telematico è imposto, a norma del comma 2 della disposizione, anche nel procedimento monitorio, escluso il giudizio di opposizione, per i provvedimenti del Giudice. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa, anche regolamentare, relativa alla sottoscrizione, trasmissione e ricezione dei documenti informatici. Può il capo dell'ufficio autorizzare il deposito con modalità non telematiche quando i sistemi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti e sussiste una situazione di urgenza, dandone comunicazione scritta attraverso il sito istituzionale dell'ufficio (comunicando con la stessa forma di pubblicità l'avvenuta riattivazione del servizio). COMMENTOModalità di riassunzione La norma di riferimento per le modalità di riassunzione della causa è l'art. 125 disp. att. c.p.c. a norma del quale la riassunzione della causa, salvo che la legge preveda diversamente, è fatta con “comparsa” che deve contenere: 1. l'indicazione del Giudice davanti al quale si deve comparire; 2. il nome delle parti e dei loro difensori con procura; 3. il richiamo dell'atto introduttivo del giudizio; 4. l'indicazione dell'udienza in cui le parti devono comparire, osservando i termini stabiliti dall'art. 163-bis c.p.c.; 5. l'invito a costituirsi nei termini stabiliti dall'art. 166 c.p.c.; 6. l'indicazione del provvedimento del Giudice in base al quale è fatta la riassunzione. La comparsa di riassunzione deve essere notificata a norma dell'art. 170 c.p.c. e alle parti non costituite deve essere notificata personalmente. A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il «Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari» applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema: a.Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto; b.Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c.Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio; d.Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione; e.L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi; f.Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale; g.Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti; h.Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i.L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale; j.Il valore della controversia; k.La richiesta di distrazione delle spese; l.L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono. Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di: a.80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b.50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c.10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza. Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi. Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a, b, c, d, h, i, l, m, n; l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note. Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3. Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali. L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato. In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. |