Istanza di rimessione in termini del contumace e provvedimento del Giudice istruttore (art. 294, comma 1, c.p.c.)InquadramentoLa parte dichiarata contumace, perché non costituitasi entro l'udienza di prima comparizione e trattazione ai sensi dell'art. 183 c.p.c. - e, nel regime successivo alla modifica ex d.lgs. n. 149/2022, nel termine delle verifiche preliminari di cui all'art. 171-bis c.p.c. - può costituirsi in qualsiasi momento fino all'udienza di rimessione in decisione mediante deposito di comparsa, procura e dei documenti. In tal caso il giudice provvederà alla dichiarazione di revoca della contumacia, e la parte sarà a tutti gli effetti processuali considerata una parte costituita. Il contumace costituitosi tardivamente resta, tuttavia, soggetto alle preclusioni processuali già maturate a suo carico potendo esclusivamente disconoscere, ai sensi dell'art. 293, comma 3 c.p.c., alla prima udienza o nel termine assegnatogli dal giudice, le scritture private prodotte contro di lui. Potrà, tuttavia, chiedere di essere rimesso in termini per lo svolgimento dell'attività processuale dalla quale è decaduto, dimostrando di non aver avuto notizia del processo per nullità della citazione o della sua notificazione, o di non essersi potuto costituire per l'intervento di causa non imputabile. FormulaTRIBUNALE DI ... DOTT. ... R.G. ... VERBALE D'UDIENZA Oggi, ... è comparso per parte attrice l'Avv. ..., nonché l'Avv. ... procuratore del Sig. ... convenuto nel presente giudizio, il quale si è costituito in favore della parte rappresentata con deposito telematico di comparsa di costituzione e risposta nonché fascicolo di parte. L'Avv. ... evidenzia che il Sig. ... non si è potuto costituire in precedenza in quanto ... (esporre brevemente le ragioni del ritardo nella costituzione), come ampiamente esposto nell'atto oggi depositato. Poiché è evidente che l'omessa tempestiva costituzione non sia ad esso imputabile, chiede che quest'ultimo venga rimesso in termini ai sensi dell'art. 294 c.p.c. L'Avv. ... di parte attrice si oppone in quanto ... IL GIUDICE ISTRUTTORE dato atto di quanto sopra, verificato che le circostanze evidenziate dal procuratore di parte convenuta appaiono provate dai documenti nn. ..., ammette la prova per testi come dedotta dal convenuto nella comparsa di costituzione e risposta depositata in data odierna, e fissa per tali incombenti l'udienza del ... Il Giudice ... COMMENTOLa contumacia è la condizione processuale che consegue alla mancata costituzione, tempestiva o tardiva, dell'attore o convenuto, entro la prima udienza di comparizione (ovvero, a seguito della novella ex d.lgs. n. 149/2022, per i procedimenti incardinati successivamente al 28 febbraio 2023, prima del provvedimento emesso in sede di verifiche preliminari cui all'art. 171-bis c.p.c.). La dichiarazione di contumacia aveva luogo, nel sistema antecedente alla riforma nell'ambito della prima udienza di comparizione. A seguito del d.lgs. n. 149/2022, avrà, viceversa, luogo fuori udienza, nella sede delle verifiche preliminari d'ufficio ai sensi dell'art. 171-bis c.p.c. Da risalente dottrina (Giannozzi, La contumacia nel processo civile, Milano, 1963, 138) la contumacia viene definita quale situazione di inattività unilaterale nell'ambito del principio della disponibilità della tutela, che consegue al mancato esercizio del potere-onere di costituzione di una parte, e che va dichiarata previa verifica dei suoi presupposti. La contumacia non è, tuttavia, una condizione processuale irreversibile atteso che, per espressa previsione dell'art. 293, comma 1 c.p.c., la parte dichiarata contumace ha facoltà di costituirsi, in ogni momento del procedimento, sino al limite cronologico ultimo, rappresentato dall'udienza di rimessione della causa in decisione. Il contumace che si costituisce in giudizio accetta il processo nello stato in cui si trova, con tutte le preclusioni e decadenze già verificatesi (Cass. II, n. 2132/2017), fatta ovviamente salva l'ipotesi della rimessione in termini ai sensi del successivo art. 294 c.p.c. Unica deroga al rigido sistema di preclusioni processuali, nel quale il contumace che si costituisce tardivamente si imbatte, è rappresentata dalla possibilità di disconoscere, all'atto della costituzione tardiva, le scritture private prodotte contro di lui che, secondo la regola posta dall'art. 215, n. 2) c.p.c., vanno disconosciute alla prima udienza o alla prima risposta successiva alla produzione (in dottrina De Montis, Disconoscimento di scrittura privata e rimessione in termini del contumace nel giudizio di impugnazione, in Giur. it., 2005, I, 1, 1226). Vi è, tuttavia, la possibilità per il contumace di proporre istanza di rimessione in termini, nel medesimo atto con il quale provveda alla costituzione tardiva, o con istanza separata, eventualmente formalizzata a verbale di udienza, al fine di essere ammesso al compimento di attività che gli sarebbero precluse, fornendo prova di non aver avuto notizia del processo per nullità della citazione o della sua notificazione, o di non essersi potuto costituire per l'intervento di causa non imputabile. L'eventualità di ignoranza incolpevole della pendenza di una causa è già contemplata dalla norma dedicata alla contumacia del convenuto (art. 291 c.p.c.), che prevede la necessità di verificare la regolarità della notificazione, eventualmente disponendone la rinnovazione, prima di procedere alla dichiarazione di contumacia. Nel caso previsto dalla norma in commento, sarà onere del contumace, tardivamente costituitosi, fornire dimostrazione dell'incolpevolezza dell'ignoranza, per nullità della citazione (si pensi al caso di un atto di citazione a comparire a udienza fissa, notificato al contumace che non contenga l'indicazione dell'udienza di comparizione, ovvero all'inosservanza dei termini di comparizione, cfr. Cass. VI, n. 10580/2013), o della sua notificazione. In merito a dedotti vizi di comunicazione, si è di recente affermato come la serie di messaggi PEC che scandisce il deposito telematico di atti (descritti dalle «specifiche di interfaccia tra punto di accesso e gestore centrale»), così come le indicazioni date dalla cancelleria alle parti, costituiscono fonti di affidamento qualificato, meritevole di essere considerato nell'ambito del giudizio ex art. 294, comma 2 c.p.c., laddove, in forza dei loro difetti, s'inseriscano, con ruolo determinante, nella catena causale che sfocia nella decadenza, fermo restando che, nel caso concreto, l'apprezzamento circa la non imputabilità alla parte è affidato al Giudice del merito (Cass. II, n. 30514/2022). La fattispecie di mancata costituzione per intervento di causa non imputabile altro non è che un'ipotesi specifica riconducibile all'istituto della rimessione in termini, già previsto dall'art. 184-bis c.p.c., ora disciplinata, in via generale, dall'art. 153, comma 2 c.p.c. La causa non imputabile è definibile alla stregua di fattore estraneo alla volontà e alla sfera di controllo delle parti in rapporto di causa a effetto con l'omissione di una determinata condotta (nella specie, costituzione tempestiva in giudizio), alla stregua di fattore non prevenibile usando l'ordinaria diligenza (o diligenza quam suis). Laddove, a un vaglio preliminare di verosimiglianza dei fatti e delle circostanze allegate a supporto della richiesta di rimessione in termini, il Giudice concluda per la credibilità degli stessi, potrà eventualmente svolgere istruttoria sul punto, come prescritto dal comma 2 della norma, e all'esito provvedere all'eventuale rimessione in termini della parte, ammettendola al compimento di attività processuali formalmente precluse. Gli atti istruttori eventualmente compiuti, fatta eccezione per il caso di espressa acquiescenza della parte rimessa in termini, dovranno essere ripetuti (si pensi all'esperimento di consulenza tecnica d'ufficio) o, quantomeno, integrati (si pensi all'audizione di testimoni). |