Istanza per la riassunzione del processo a seguito di morte della parte (art. 303 c.p.c.)InquadramentoL'interruzione del processo è un fenomeno di arresto dell'iter processuale a causa della verificazione di uno degli eventi, elencati dagli artt. 299 e ss. c.p.c., aventi attitudine alla compromissione del contraddittorio, con conseguente necessità del congelamento del processo, funzionale al ripristino della condizione di uguaglianza delle posizioni difensive, per un periodo non superiore a tre mesi al superamento del quale, in assenza di prosecuzione o riassunzione del processo, va dichiarata l'estinzione del giudizio. La prosecuzione del processo interrotto può avere luogo mediante costituzione spontanea o citazione in riassunzione. La prima ipotesi è disciplinata dall'art. 302 c.p.c. che dispone che la costituzione può avere luogo all'udienza già fissata, o disposta a seguito di ricorso, ovvero a norma dell'art. 166 c.p.c. La seconda ipotesi è disciplinata dall'art. 303 c.p.c. che dispone che, in assenza di prosecuzione del processo, la parte non colpita dall'evento interruttivo può avanzare istanza di fissazione dell'udienza per la prosecuzione, notificando successivamente il ricorso e il pedissequo decreto alle parti che debbono costituirsi per proseguirlo. In caso di morte della parte, il ricorso per la riassunzione deve contenere gli estremi della domanda e la notificazione, entro un anno dalla morte, può essere fatta agli eredi impersonalmente e collettivamente, nell'ultimo domicilio che aveva il defunto. FormulaTRIBUNALE DI ... ISTANZA PER LA RIASSUNZIONE DEL PROCESSO [1] Nell'interesse del Sig. ... nato a ..., il ..., C.F. ..., residente in ..., via ..., n. ..., rappresentato e difeso, dall'Avv. ..., con del Foro di ..., con studio in ..., via ... [2] giusta delega il calce al presente atto ed ivi elettivamente domiciliato ai fini del presente atto (per comunicazioni tel. ... [3] PEC ... ) -ricorrente- Nella causa portante avente R.G. n. ..., Dott. ... ed instaurata dal Sig. ... Sig. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... del Foro di ..., -attore- CONTRO Sig. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... del Foro di ..., -convenuto- PREMESSO CHE – il Sig. ... con atto di citazione notificato il ... ha citato in giudizio innanzi al Tribunale di ... il Sig. ... per ivi sentirsi accogliere le conclusioni che si riportano ..., – in data ... si costituiva il Sig. ... il quale, contestando le pretese attoree, chiedeva l'accoglimento delle seguenti conclusioni: ... – all'udienza del ..., l'Avv. ..., in qualità di difensore rappresentante del Sig. ..., ha dichiarato che il proprio assistito è deceduto in data ..., – nella medesima udienza veniva dichiarata l'interruzione del processo; – che il ricorrente intende riassumere il giudizio nei confronti degli eredi di ... TUTTO CIÒ PREMESSO CHIEDE che l'Ill.mo Giudice adito fissi, ai sensi dell'art. 303 c.p.c., l'udienza per la prosecuzione del processo, concedendo termine per la notificazione della presente istanza e del pedissequo decreto di fissazione dell'udienza, al fine di vedere accolte le seguenti CONCLUSIONI 1) ...; 2) .... Con vittoria di spese e competenze. Si offre in comunicazione .... Ai fini del contributo unificato si dichiara che il valore della presente causa ammonta a Euro .... Luogo e data ... Firma Avv. ... Procura alle liti [4]. 1. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023. 2. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). 3. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato, prevista dalla precedente formulazione dell'art. 125 c.p.c., è stata soppressa a seguito della modifica exd.lgs. n. 164/2024 (cd Correttivo Cartabia). 4. La procura, ai sensi dell'art. 83 c.p.c., può essere generale o speciale e conferita con atto pubblico o scrittura privata autenticata. La procura speciale alle liti può essere apposta anche in calce o a margine della citazione, del ricorso o della comparsa di risposta. COMMENTOL'interruzione è vicenda anomala del processo di cognizione, che ha luogo al ricorrere di una delle cause disciplinate dal codice e dalle leggi speciali, e determina l'arresto dell'iter processuale al fine di assicurare piena ed effettiva tutela del contraddittorio e del diritto di difesa, al cospetto di eventi che determinano un pregiudizio o l'alterazione delle facoltà difensive della parte, con conseguente necessità di congelare il processo sino al ripristino della condizione di uguaglianza delle posizioni difensive, per un periodo non superiore a tre mesi. Il superamento di detto termine, in assenza di prosecuzione o riassunzione del processo, dà luogo all'estinzione del giudizio. La riattivazione del processo interrotto, una volta ripristinate le fisiologiche condizioni di tutela del contraddittorio, funzionali all'esercizio delle prerogative difensive, può avere luogo in virtù di costituzione spontanea dei soggetti legittimati alla prosecuzione del giudizio, ovvero di citazione in riassunzione. Ai sensi dell'art. 303 c.p.c. se la prosecuzione del processo interrotto non avviene per iniziativa della parte nella cui sfera si è verificato l'evento interruttivo, o dei legittimati in virtù di fenomeni successori o traslativi della legittimazione processuale (ad es., liquidazione giudiziale, eredi della parte defunta etc.) l'altra parte può chiedere la fissazione di udienza, depositando ricorso per riassunzione e, successivamente, notificando lo stesso e il pedissequo decreto a coloro che debbono costituirsi per proseguirlo. Per effetto del successivo art. 305 c.p.c. il termine per la prosecuzione del processo interrotto è fissato in tre mesi dall'interruzione. Tale norma era stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale (Corte cost. n. 139/1967) con riferimento a talune ipotesi interruttive automatiche, quali la morte, radiazione o sospensione del procuratore costituito, nella parte in cui il termine per la riassunzione veniva fatto decorrere dalla data di interruzione del processo, coincidente con la verificazione dell'evento, anziché con la data in cui il riassumente avesse avuto conoscenza legale dello stesso, per effetto della dichiarazione o notificazione. Analogo pronunciamento è seguito con riferimento ad altre ipotesi di interruzione automatica, in particolare quelle degli artt. 299 c.p.c. e 300 c.p.c. (Corte cost. n. 159/1971), con equiparazione, quanto alla decorrenza del termine di prosecuzione o riassunzione, delle fattispecie di interruzione automatica a quelle condizionate alla dichiarazione dell'evento interruttivo, fissando la decorrenza dalla conoscenza legale della stessa. Pertanto, in caso di interruzione automatica del processo, il termine per la riassunzione o prosecuzione del giudizio decorre non dalla data dell'evento interruttivo, ma da quella in cui ciascuna parte ha avuto conoscenza legale dell'interruzione e, quindi, dalla sua dichiarazione se pronunciata in udienza o, altrimenti, dalla sua notificazione o comunicazione (Cass. I, n. 15004/2024). È consolidato il principio secondo cui, una volta eseguito tempestivamente il deposito del ricorso con la richiesta di fissazione di udienza, deve ritenersi che il rapporto processuale, quiescente, sia ripristinato con integrale perfezionamento della riassunzione, non rilevando a tal fine l'eventuale errore sull'esatta identificazione della controparte, contenuto nell'atto di riassunzione, che opera, in relazione al processo, in termini oggettivi ed è valido, per raggiungimento dello scopo ai sensi dell'art. 156 c.p.c., quando contenga gli elementi sufficienti a individuare il giudizio che si intende far proseguire (Cass. III, n. 2174/2016; App. Palermo III, n. 486/2016), con la conseguenza che gli eventuali vizi di notificazione dello stesso rappresentano vizi sanabili mediante rinnovazione della citazione e integrazione del contraddittorio, e non possono in alcun modo valorizzarsi quali cause estintive per mancata riassunzione. La mancata prosecuzione o riassunzione nel termine trimestrale è causa di estinzione del processo, ai sensi del combinato disposto degli artt. 305,307, comma 3, 310 c.p.c. Tale tipologia di estinzione opera di diritto, verificandosi immediatamente, senza necessità della pronuncia di un provvedimento. L'ordinanza del Giudice o la sentenza del collegio, dinanzi al quale l'estinzione viene eccepita, secondo parte della dottrina ( Mandrioli , Diritto processuale civile, 2000, II, 344, in nota 4), rivestono natura di provvedimenti dichiarativi. Il provvedimento di estinzione è assoggettabile a controllo a mezzo degli ordinari mezzi di impugnazione (Cass. II, n. 31635/2021). L'estinzione del processo non determina estinzione dell'azione, che potrà essere riproposta in altro processo, con ultrattività delle sentenze non definitive su questioni preliminari e delle ordinanze regolatrici della competenza. Le prove raccolte nel processo estinto potranno avere ingresso nel processo incardinato ex novo, avendo l'efficacia limitata di argomenti di prova ai sensi dell'art. 116 c.p.c. Alla riassunzione del processo interrotto per morte della parte l'art. 303 c.p.c. dedica un alinea, specificando che il ricorso per riassunzione deve contenere gli estremi della domanda e che la notificazione del ricorso e del decreto può essere eseguita, entro un anno dalla morte, collettivamente e impersonalmente agli eredi, nell'ultimo domicilio che aveva il defunto al tempo della morte. Facendo applicazione dei principi enucleati, il termine trimestrale per la riassunzione decorrerà dalla conoscenza legale dell'evento interruttivo ad opera della parte riassumente. Il ricorso per riassunzione avrà il contenuto individuato nell'art. 125 disp. att. c.p.c. con la specificazione che, ai sensi del comma 2 art. 303 c.p.c., dovrà contenere anche gli estremi della domanda, per consentirne la conoscenza a parti estranee al contenzioso giurisdizionale, in capo alle quali si sia verificata un'ipotesi di successione processuale. Altra peculiarità è rappresentata dalla possibilità di notificare il ricorso e il decreto di fissazione di udienza agli eredi in via collettiva e impersonale, entro un anno dalla morte della parte originaria, all'ultimo domicilio del defunto. Il riferimento all'anno dalla morte non è ultroneo, avuto riguardo alla brevità del termine di riassunzione. Decorrendo il termine trimestrale per la riassunzione dalla data della conoscenza legale dell'evento, e non dell'evento in sé, il ricorso per riassunzione potrebbe essere validamente depositato anche oltre il trimestre dalla verificazione dell'evento. La regola della possibilità di notificazione collettiva e impersonale agli eredi, presso l'ultimo domicilio del defunto, caratterizzata da evidente favor per il notificante, e giustificata dall'oggettiva difficoltà di discernere gli eredi nella fase immediatamente successiva all'apertura della successione, trova riscontro in altre norme codicistiche, come l'art. 330, comma 2 c.p.c., in tema di luogo di notificazione della sentenza. L'accertamento della qualità di erede, afferendo all'accertamento del diritto sostanziale oggetto della pretesa, resta assoggettato ai principi generali su cui si fonda l'onere della prova, di cui all' art. 2967 c.c., non potendosi desumere dalla mera costituzione in giudizio l'accettazione tacita dell'eredità (Cass. II, n. 1330/2024) Secondo la Suprema Corte, la notificazione tempestivamente effettuata, con i modi di cui all'art. 303, comma 2 c.p.c., è idonea a validamente riassumere il giudizio e integrare il contraddittorio anche nei confronti del successore per rappresentazione (Cass. III, n. 18319/2015) mentre, nel caso di notificazione in tale guisa, eseguita dopo l'anno dalla morte della parte, il processo dovrà ritenersi validamente riassunto, evitandosi gli effetti estintivi del giudizio ai sensi dell'art. 305 c.p.c., ma il contraddittorio non potrà dirsi integrato, e il giudice dovrà disporre la rinnovazione della notificazione del ricorso e del decreto nei confronti dei singoli eredi (Cass. III, n. 2174/2016). |