Dichiarazione di rinuncia agli atti del giudizio con rimborso spese a carico del rinunciante (art. 306 c.p.c.)

Antonio Lombardi

Inquadramento

L'estinzione è fenomeno di conclusione anomala del processo, il cui esito funzionale è, normalmente, rappresentato da una pronuncia giurisdizionale che definisce la res controversa.

Ratio dell'istituto è evitare la prosecuzione dell'attività processuale quando, espressamente o mediante contegni univocamente interpretabili, le parti manifestino una volontà di abbandono del procedimento. La manifestazione di volontà espressa è la rinuncia agli atti del giudizio di cui all'art. 306 c.p.c. che richiede l'accettazione delle parti costituite “che potrebbero avere interesse alla prosecuzione”. L'accettazione non è efficace se contiene riserve o condizioni. Le dichiarazioni di rinuncia e di accettazione sono fatte dalle parti o da loro procuratori speciali, verbalmente all'udienza o con atti sottoscritti e notificati alle altre parti.

Il Giudice, se la rinuncia e l'accettazione sono regolari, dichiara l'estinzione del processo. Il rinunciante deve rimborsare le spese alle altre parti, salvo diverso accordo tra loro. La liquidazione delle spese è fatta dal giudice istruttore con ordinanza non impugnabile.

Formula

TRIBUNALE DI ...

DICHIARAZIONE DI RINUNCIA AGLI ATTI DEL GIUDIZIO [1]

R.G. n. ... Dott. ...

NELLA CAUSA PROMOSSA DA:

Sig. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... del Foro di ...,

-attore-

CONTRO

Sig. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... del Foro di ...,

-convenuto-

PREMESSO CHE

– tra le parti è pendente il giudizio in epigrafe indicato;

– l'Avv. ... difensore e rappresentante del Sig. ..., è stato munito di procura speciale rilasciata in data ...;

DICHIARA

di rinunciare agli atti del giudizio indicato in epigrafe, rimettendo la liquidazione delle spese al Giudice adito.

Si offre in comunicazione ... (depositare la procura speciale, qualora non presente agli atti).

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

1. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023.

COMMENTO

L'estinzione del processo è fenomeno di conclusione anomala e anticipata dell'iter processuale - la cui conclusione fisiologica è l'intervento di pronuncia giurisdizionale di definizione della res controversa o, alternativamente, di transazione che intervenga a componimento della stessa-, al ricorrere di un contegno processuale espressamente o implicitamente sintomatico della volontà di non coltivare ulteriormente il procedimento giudiziale.

L'estinzione può, dunque, intervenire a seguito di dichiarazione di rinuncia agli atti del giudizio (ex art. 306 c.p.c.), seguita da rituale accettazione delle parti aventi interesse alla prosecuzione del processo, o inattività delle parti, che può a sua volta articolarsi nella mancata comparizione alle udienze, o nella mancata adozione di atti di impulso processuale, oggetto di tassativa elencazione nell'alveo dell'art. 307, comma 3 c.p.c.

La manifestazione di volontà espressa è la rinuncia agli atti del giudizio di cui all'art. 306 c.p.c. che richiede l'accettazione delle parti costituite “che potrebbero avere interesse alla prosecuzione” (in dottrina, Bianchi D'espinosa, Baldi, Estinzione del processo - diritto processuale civile -, in Enc. dir., XV, Milano, 1966, 916; Vaccarella, Rinuncia agli atti del giudizio, ivi, XL, 1989, 960; Giussani , Le dichiarazioni di rinuncia nel giudizio di cognizione, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1997, 843; Mandrioli , Diritto processuale civile, II, Torino, 2006; Massari , Rinunzia agli atti del giudizio, in N.ssimo Dig. It., XV, 1968, 1156; Monteleone , Estinzione (processo di cognizione), in Dig. disc. priv., sez. civ., VIII, 1992, 131).

Alla rinuncia espressa, formulata nell'ambito del giudizio civile, il legislatore equipara una fattispecie di rinuncia contenuta in altro contegno processuale, quale il trasferimento in sede penale dell'azione civile ai sensi dell'art. 75 c.p.p., che determina l'estinzione ipso facto del giudizio civile.

La pronuncia di estinzione del processo, a fronte di una rinuncia agli atti, è condizionata all'accettazione, senza riserve né condizioni, ad opera delle «parti costituite che potrebbero aver interesse alla prosecuzione». L'accettazione non è, tuttavia, necessaria nel caso di rinuncia all'impugnazione, la quale è rinuncia di merito immediatamente efficace a determinare il passaggio in giudicato della sentenza, a prescindere dall'accettazione (Cass. V, n. 10140/2020).

L'interesse alla prosecuzione del processo va individuato nella possibilità di conseguire un risultato utile e apprezzabile che, tuttavia, alla luce della possibile riproposizione della domanda, si identifica e risolve nell'interesse a ottenere una pronuncia di merito, ovvero nella possibilità di conseguire un risultato utile e giuridicamente apprezzabile che procuri un'utilità maggiore di quella che conseguirebbe all'estinzione del processo; non è quindi necessaria l'accettazione ad opera della parte che abbia proposto solo eccezioni in rito, o che si sia limitata a chiedere la condanna alle spese, mentre è viceversa necessaria l'accettazione quando la parte abbia a sua volta proposto domande riconvenzionali, o si sia comunque difesa nel merito (Trib. Nuoro n. 239/2019; contraTrib. Roma, sez. lav., n. 5996/2013, secondo cui la sussistenza dell'interesse alla prosecuzione non richiede la proposizione di domande riconvenzionali o di merito). Per espressa previsione dell'art. 306 c.p.c. la parte non costituita non sarà tenuta ad accettare la rinuncia, e tale atto non è annoverato tra quelli da notificarsi alla stessa ai sensi dell'art. 292 c.p.c.

Il giudice, verificata la regolarità di rinuncia ed accettazione, dichiara l'estinzione del processo. La pronuncia, in quanto contenente regolamentazione delle spese di lite e attitudine alla definizione del giudizio, avrà valore sostanziale di sentenza, (anche se adottata, come sovente avviene nella prassi giudiziale, con le forme dell'ordinanza) e, in quanto tale, sarà appellabile (v. Trib. Torino, sez. I, n. 904/2016 secondo cui la declaratoria di estinzione deve avere veste formale di sentenza).

In assenza di accordo tra le parti le spese di lite graveranno sulla parte rinunciante in applicazione del principio della causalità giudiziaria, sulla base del quale il rinunciante sarà tenuto a sostenere anche le spese processuali del terzo chiamato in garanzia dalla controparte, laddove la chiamata in causa si sia resa necessaria in relazione alla tesi sostenuta dal rinunciante, a nulla rilevando l'assenza di domande dello stesso nei confronti del terzo (Cass. II, n. 25781/2013). Il giudice sarà, pertanto, esclusivamente tenuto alla quantificazione delle spese, nell'ambito delle tariffe professionali, in relazione all'attività svolta, risultando privato del potere discrezionale di regolamentazione delle spese, in quanto alternativamente vincolato dalle regole della rinuncia o dell'accordo delle parti, caso in cui avrà luogo la compensazione, totale o parziale, delle spese di lite. Il provvedimento di liquidazione delle spese è, ai sensi dell'art. 306, ult. comma, c.p.c., espressamente dichiarato non impugnabile, ma lo stesso, decidendo su diritti delle parti, dovrà essere considerato suscettibile di ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. Secondo un orientamento di legittimità, laddove il giudice esorbiti dalla fattispecie di cui al comma 4, discostandosi dalle regole della rinuncia o accordo, sarà impugnabile in appello con un'actio nullitatis (Cass. VI, n. 32771/2021).

La rinuncia agli atti del giudizio, quale manifestazione di volontà riferibile alla proiezione processuale dell'azione, va distinta dalla rinuncia alla domanda o all'azione, che è atto di disposizione del diritto in contesa e, laddove esercitata nel corso del processo, a differenza della rinuncia agli atti del giudizio, non richiede l'adozione di forme particolari e non necessita di accettazione della controparte, estinguendo l'azione ed equivalendo a un rigetto nel merito della domanda (App. Salerno II, n. 1512/2022).

La rinuncia agli atti può essere esercitata anche dal procuratore costituito cui sia conferita tale facoltà a mezzo di procura generale alle liti o procura speciale, mentre la rinuncia all'azione deve essere esercitata dalla parte personalmente o da procuratore munito di mandato ad hoc (Trib. Roma VI, n. 8559/2020). L'estinzione per rinuncia agli atti del giudizio non impedisce la riproposizione della domanda come già formulata, mentre la rinuncia all'azione, dando luogo all'estinzione del diritto, precluderà la proposizione di nuova e successiva domanda sul medesimo oggetto. Diversa dalla rinuncia all'azione è la rinuncia a singoli capi della domanda che, rientrando nel potere della parte di modificare le domande e conclusioni formulate, non richiede l'osservanza di forme rigorose e rientra nei poteri procuratori (Trib. Ancona n. 441/2021; Cass. III, n. 21848/2013).

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