Atto di citazione in appello avverso sentenza, ai sensi dell'art. 342 c.p.c., con istanza di sospensioneInquadramentoLe sentenze pronunciate in primo grado possono essere fatte oggetto di appello «principale» ad opera della parte o delle parti soccombenti. L'atto di appello deve avere le forme ed i contenuti previsti dall'art. 342 c.p.c. Tale disposizione ha subito modifica dapprima ad opera del d.lgs. n. 149/2022 e successivamente ad opera del d.lgs. n. 164/2024. Ai sensi dell'art. 35 d.lgs. n. 149/2022 (come modificato dall'art. 1, comma 380 l. n. 197/2022), le norme in materia di appello (capi I e II del titolo III del libro secondo del codice di rito) dovevano applicarsi alle impugnazioni proposte successivamente al 28 febbraio 2023, mentre i procedimenti pendenti al 28 febbraio 2023 dovevano restare disciplinati dalle disposizioni anteriormente vigenti. Il d.lgs. n. 164/2024 è entrato in vigore il 26 novembre 2024 e, in difetto di diverse indicazioni, da tale data devono essere osservate le regole novelle. Onde stabilire quali siano le regole da applicare, occorrerà verificare se il gravame sia stato proposto con atto di citazione oppure con ricorso. Nel primo caso, occorrerà fare riferimento al momento in cui la notifica si sia perfezionata per il destinatario; nel secondo caso, occorrerà fare riferimento al momento di deposito del ricorso. Nel Commento si provvederà a riportare i prescritti succedutisi nel tempo. Con d.m. n. 110/2023 (G.U. n. 187/2023) è stato dettato regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti dimensionali e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., come modificato dall'art. 4 del d.lgs. n. 149/2022. I criteri di redazione degli atti sono descritti nell'art. 2 d.m. cit., mentre i limiti dimensionali, valevoli per le cause di valore inferiore a euro 500.000, sono fissati nell'art. 3 del medesimo d.m., salve le deroghe di cui ai successivi articoli 4 e 5. Per ciò che attiene agli schemi informatici, l'art. 8 d.m. cit. dispone che gli atti giudiziari devono essere redatti secondo le regole dettate dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011, e devono essere corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche di cui all'art. 34 dello stesso d.m. I disposti del d.m. n. 110/2023 si applicano ai procedimenti introdotti «dopo il 1° settembre 2023». Va rammentato che, ai sensi dell'art. 46, comma 6 disp. att. c.p.c., il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese del processo. La presente formula riporta esemplificazione di atto di appello proposto a decorrere dal 26 novembre 2024 ed è stata redatta tenendo nella dovuta considerazione i prescritti del d.m. n. 110/2023. FormulaCORTE DI APPELLO DI ... [1] ATTO DI CITAZIONE IN APPELLO AVVERSO SENTENZA, AI SENSI DELL'ART. 342 C.P.C.[2], CON ISTANZA DI SOSPENSIONE [3] Per il Sig./la Sig.ra ..., nato/a a ... il ... (C.F. ... ) [4], residente in ..., via/piazza ... n. ..., [nella sua qualità di amministratore unico/legale rappresentante/titolare della Società o della Ditta ..., con sede in ..., via/ piazza ... n. ..., C.F. ..., P.I. ... )], elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [5] ..., C.F. ... [6][7], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [8] -appellante- CONTRO Il Sig./La Sig.ra ... residente in ..., via/piazza ... n. ... [nella sua qualità di amministratore unico/legale rappresentante/titolare della società o della ditta ..., con sede in ..., via/piazza ... n. ... ], elettivamente domiciliato/a nel giudizio di primo grado in ..., via/piazza ... n. ..., presso lo Studio dell'Avv. ... [9] -appellato/a- PER LA RIFORMA della sentenza del Tribunale di ... n. ..., depositata il ..., notificata in data ... [10] FATTO i) Con atto di citazione notificato il ..., il Sig./la Sig.ra ... [nella qualità di ... ] esponeva ... [11]. Tutto questo posto, il Sig./la Sig.ra ... [nella suddetta qualità] conveniva in giudizio, innanzi al Tribunale di ..., l'odierno/a appellante, per sentirlo/a condannare a ... [12], con vittoria di spese. In via istruttoria, l'attore/l'attrice chiedeva ... [13]. ii) L'odierno/a esponente si costituiva ritualmente in giudizio ed assumeva la seguente posizione: a) preliminarmente eccepiva ...; [14]b) nel merito, chiedeva la reiezione della domanda, siccome infondata in fatto e in diritto, ...; [15]c) in via riconvenzionale, chiedeva ...; [16]d) con il favore delle spese di lite. A dare supporto alla propria posizione, l'esponente chiedeva ammettersi i seguenti mezzi di prova: ... [17]. iii) Il primo giudice provvedeva ad assumere liberamente le parti e ad acquisire le deposizioni di alcuni dei testi indotti dalle parti medesime; respingeva le ulteriori richieste istruttorie. All'esito, ribadite dai controvertenti le conclusioni precisate nei rispettivi atti introduttivi, il Tribunale adito, con sentenza n. ..., pronunciata il ... e depositata il ..., accoglieva la domanda e condannava parte convenuta a ... [18] onerandola anche delle spese di lite. La sentenza veniva notificata a cura dell'attore/attrice il .... Avverso detta sentenza, propone oggi appello il Sig./la Sig.ra ... [nella qualità precisata], per le seguenti ragioni di DIRITTO La decisione è ingiusta ed errata e si chiede quindi la sua riforma, per i seguenti specifici MOTIVI DI IMPUGNAZIONE [19] i) Violazione degli artt. 132 c.p.c. e 118 disp. att. c.p.c. Così come meglio verrà evidenziato nei successivi motivi di gravame, la sentenza non si è attenuta alle indefettibili regole dettate dalle norme citate in rubrica. Invero, il primo Giudice, ha ... [20]. Il riferimento è al capo ... della sentenza. ii) Errata valutazione delle prove ed emergenze istruttorie, con conseguente violazione del disposto di cui all'art. 115 c.p.c. ... [21]. Il riferimento è al capo ... della sentenza. iii) Nonostante la loro essenzialità ai fini del decidere, il primo Giudice non ha ammesso i mezzi di prova richiesti dall'odierno/a appellante consistenti in ... [22]. La relativa ordinanza è del tutto carente di motivazione, essendosi il giudicante limitato unicamente a statuire la non ammissione, senza specificare in alcuna guisa le ragioni di tale pronuncia. Assolutamente carente di motivazione sul punto è la sentenza, nonostante l'istanza fosse stata ripetuta in sede di precisazione delle conclusioni. Il riferimento è al capo ... della sentenza. L'istanza di ammissione dei suddetti mezzi di prova va ribadita in questa sede. iv) ... [23]. Il riferimento è al capo ... della sentenza. v) Alla reiezione della domanda proposta dalla controparte in prima istanza, dovrà seguire accoglimento della domanda riconvenzionale proposta nella stessa sede dall'odierno/a appellante. A tale riguardo, si espone doglianza per il mancato esame di tale domanda e per l'omessa pronuncia sulla stessa, il cui rigetto di fatto non appare essere in alcun modo giustificato, neppure risultando implicito nella costruzione logico-giuridica della sentenza gravata. Di seguito si riportano la domanda in questione e le ragioni (che vengono ulteriormente esplicate) e le prove addotte a suo fondamento: ... Il riferimento è al capo ... della sentenza. In definitiva, la sentenza di primo grado dovrà essere integralmente riformata, in ogni sua parte. vi) Deve essere proposta istanza di sospensione dell'esecutività della sentenza impugnata, ai sensi degli artt. 351 e 283 c.p.c., potendo dall'esecuzione della stessa derivare grave e irreparabile danno all'istante [24]. Ed invero, per ciò che concerne la gravità, è da evidenziare che, tenuto conto delle condizioni soggettive delle parti ( ... ) [25], si prospetterebbe eccezionale sproporzione tra il vantaggio ricavabile dall'esecuzione da parte del creditore rispetto al pregiudizio patito dal debitore, mentre, per ciò che concerne l'irreparabilità, da valutare in termini oggettivi, dalla mancata sospensiva deriverebbe o potrebbe derivare un pregiudizio insuscettibile di reintegrazione per equivalente in caso di accoglimento dell'appello ( ... ) [26]. Tutto questo premesso il Sig./la Sig.ra ..., [nella qualità di ... ], come in epigrafe rappresentato/a, difeso/a e domiciliato/a CITA il Sig./la Sig.ra ... [nella qualità di ..., con sede in ..., via ... n. ... ], res. in ..., via/piazza ... n. ... ed elettivamente domiciliato/a nella sede di primo grado in ..., via/piazza ... n. ..., presso lo Studio dell'Avv. ..., a comparire innanzi all'intestata Corte di appello all'udienza del ... [27], ore di rito, invitandolo/a a costituirsi in giudizio nelle forme stabilite dall'art. 347 c.p.c., almeno venti giorni prima della suddetta udienza [28], con l'espresso avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze e le preclusioni di cui gli artt. 38,167 e 343 c.p.c. e con gli ulteriori avvertimenti che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria (fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 c.p.c. o da leggi speciali), che può (ove sussistano i presupposti di legge) presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato [29] e che in caso di mancata costituzione si procederà in sua contumacia, per ivi sentir accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia la Corte di Appello adita, disattesa ogni contraria istanza, deduzione ed eccezione, previa valutazione positiva dell'ammissibilità del gravame, 1) in via preliminare, disporre l'immediata sospensione dell'esecutività della sentenza impugnata ai sensi e per gli effetti degli artt. 351 e 283 c.p.c., in considerazione del danno grave e irreparabile derivante dall'esecuzione della medesima, per le ragioni esposte nella premessa del presente atto; 2) in via istruttoria, ammettere i mezzi di prova già chiesti nella sede di prima istanza, per le ragioni esplicate nella parte motiva (punto iii) del presente atto; 3) nel merito, a) riformare integralmente la sentenza n. ..., pronunciata dal Tribunale di ... il ... nel giudizio distinto a R.G. con il n. ..., respingendo la domanda originariamente proposta, per l'effetto mandando esente l'esponente da qualsiasi obbligo nei confronti della controparte; b) accogliere la domanda riconvenzionale proposta in primo grado dall'appellante e ribadita in questa sede e condannare la controparte a ... [30]; 4) condannare la controparte alla rifusione delle spese di lite (compenso ai sensi del d.m. n. 55/2014 come modificato con i d.m. n. 37/2018 e n. 147/2022, oltre spese e oneri accessori) di ogni fase e grado del giudizio. Si offrono in comunicazione, mediante deposito con modalità telematiche, [31] i seguenti documenti: 1) copia autentica della sentenza di cui viene chiesta riforma; 2) fascicolo di parte del precedente grado di giudizio. 3) ... [32]. Ai sensi dell'art. 14, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro .... Il contributo unificato, già versato, deve essere, pertanto, fatto pari a Euro .... Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Io sottoscritto/a [nella qualità di ... ] ..., nato/a a ... il ..., residente in ..., via/piazza ... n. ..., delego a rappresentarmi, assistermi e difendermi nella presente procedura e in ogni sua fase e grado, compresa la fase esecutiva, l'Avv. ... del Foro di ..., conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, compreso il potere di conciliare, transigere, rinunciare agli atti ed accettare la rinuncia, incassare somme dalla controparte, quietanzare, chiamare in causa terzi, nominare sostituti in udienza. Eleggo domicilio presso lo Studio dello stesso Avv. in ..., via ..., n. .... Dichiaro, inoltre, di aver ricevuto le informative di cui agli artt. 7 e 13 del d.lgs. n. 196/2003 e presto consenso al trattamento dei dati personali, nei limiti e nelle forme di cui a tale d.lgs., per l'espletamento del mandato conferito. Luogo e data ... Il/La delegante ... Visto per autentica ... Firma Avv. ... 1. L'appello si deve proporre alla Corte nel cui distretto ha sede il Tribunale che ha pronunciato la sentenza impugnata. Il deposito dell'atto introduttivo deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022). 2. Il contenuto della citazione in appello è disciplinato dall'art. 342 c.p.c. (norma dapprima sostituita dal d.lgs. n. 149/2022, con effetto a decorrere dal 1° marzo 2023, e successivamente modificata – sostituzione del comma 1 – ad opera del d.lgs. n. 164/2024, con effetto a decorrere dal 26 novembre 2024), che richiama anche l'art. 163 del codice di rito (come modificato dal d.lgs. n. 149/2022 ed integrato dal d.lgs. n. 164/2024). Si veda, per ciò che concerne i termini, il punto vi i) del Commento. 3. L'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva o dell'esecuzione della sentenza deve essere proposta con l'atto di impugnazione (principale o incidentale) e, ai sensi dell'art. 283, comma 2 (introdotto dal d.lgs. n. 149/2022), «può essere proposta o riproposta nel corso del giudizio di appello se si verificano mutamenti nelle circostanze, che devono essere specificamente indicati nel ricorso, a pena di inammissibilità». 4. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis d.P.R. 115/2002, « ... qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà». 5. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella l. n. 114/2014. 6. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011 conv., con modif., nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1 c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8 d.l. 193/2009 conv., con modif., nella l. n. 24/2010. 7. A seguito dell'introduzione del domicilio digitale, non sussiste alcun obbligo, per il difensore di indicare nell'atto introduttivo l'indirizzo PEC «comunicato al proprio ordine», trattandosi di dato già risultante dal ReGindE. L'obbligo dell'Avvocato di indicare il proprio numero di fax, già previsto dall'art. 125, comma 1 c.p.c., è venuto meno, con effetto dal 26 novembre 2024, in forza del disposto dell'art. 3, comma 1, lett. h), d.lgs. n. 164/2024. 8. La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura si considera apposta in calce anche se rilasciata su foglio separato che sia però congiunto materialmente all'atto cui si riferisce, o su documento informatico separato sottoscritto con firma digitale e congiunto all'atto cui si riferisce mediante strumenti informatici, individuati con apposito decreto del Ministero della giustizia. A decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito della procura deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022). 9. La citazione della controparte dovrà essere effettuata ai sensi dell'art. 330 c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024). 10. Occorre, ovviamente, provvedere ad indicare numeri e date. 11. Sia pur sinteticamente, deve essere riportata l'esposizione in fatto e in diritto della controparte dell'originario convenuto/odierno appellante. 12. Precisare la domanda proposta dall'attore/dall'attrice originario/a. 13. Specificare i mezzi di prova la cui ammissione veniva richiesta. 14. Specificare l'eccezione preliminare, ovviamente in quanto proposta. 15. Specificare le ragioni in fatto e in diritto recate a supporto della richiesta. 16. Specificare la domanda ed i relativi supporti in fatto e in diritto. 17. Specificare i mezzi di prova la cui ammissione veniva richiesta. 18. Precisare, in dettaglio, i contenuti della pronuncia. 19. Ai sensi dell'art. 342 c.p.c., comma 1 nel testo introdotto dal d.lgs. n. 149/2022, l'appello doveva essere motivato e, per ciascuno dei motivi si doveva indicare a pena di inammissibilità, in modo chiaro, sintetico e specifico, il capo della decisione di primo grado che veniva impugnato, le censure proposte alla ricostruzione dei fatti compiuta dal giudice di primo grado, le violazioni di legge denunciate e la loro rilevanza ai fini della decisione impugnata. Ai sensi della medesima norma, nel testo introdotto dal d.lgs. n. 164/2024, l'appello deve essere motivato in modo chiaro, sintetico e specifico e, per ciascuno dei motivi, a pena di inammissibilità, «deve individuare lo specifico capo della decisione impugnato e in relazione a questo deve indicare: 1) le censure proposte alla ricostruzione dei fatti compiuta dal giudice di primo grado; 2) le violazioni di legge denunciate e la loro rilevanza ai fini della decisione impugnata». 20. Specificare la doglianza. 21. Specificare la doglianza. 22. Specificare i mezzi di prova la cui ammissione veniva richiesta. 23. Indicare eventuali altre doglianze e/o richieste. 24. Ai sensi dell'art. 283, comma 3 c.p.c., come modificato dal d.lgs. n. 149/2022, qualora l'istanza sia ritenuta inammissibile (perché sprovvista di motivazione) o manifestamente infondata, il giudice, con ordinanza non impugnabile, può condannare la parte che l'ha proposta al pagamento in favore della cassa delle ammende di una pena pecuniaria non inferiore a Euro 250,00 e non superiore a Euro 10.000,00. L'ordinanza è, peraltro, revocabile con la sentenza che definisce il giudizio. 25. Occorre specificare. 26. Specificare se sia già stato dato corso o sia stata comunque promossa procedura esecutiva, nonché dare supporto motivazionale all'assunto contenuto nel testo. 27. Va rammentato che, ai sensi dell'art. 342, comma 3 c.p.c., norma interamente sostituita dal d.lgs. n. 149/2022, tra il giorno della citazione e quello della prima udienza di trattazione devono intercorrere termini liberi non minori di novanta giorni se il luogo della notificazione si trova in Italia e di centocinquanta giorni se tale luogo si trova all'estero. 28. Si veda, con riguardo ai termini di costituzione, il punto vii i) del Commento. 29. Per il vero, in giurisprudenza si è ritenuto che l'art. 342 c.p.c., laddove prevede (previsione contenuta sia nel testo originario della norma, sia nel testo della stessa introdotto dal d.lgs. n. 149/2022) che l'appello si propone con citazione contenente «le indicazioni prescritte nell'art. 163», non richiede altresì che l'atto contenga anche lo specifico avvertimento, prescritto dall'art. 163, comma 3, n. 7 (sostituito dal d.lgs. n. 149/2022, ma sostanzialmente riproduttivo del testo originario per la parte di interesse in questa sede) che la costituzione oltre i termini di legge implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., atteso che queste ultime si riferiscono solo al regime delle decadenze nel giudizio di primo grado e, in mancanza di una espressa previsione di legge, la prescrizione di tale avvertimento non può essere estesa alle decadenze che in appello comporta la mancata tempestiva costituzione della parte appellata (Cass. n. 341/2016; Cass. S.U., n. 9407/2013), ma l'adempimento è consigliabile. Identica soluzione deve essere data con riguardo agli ulteriori avvertimenti “pretesi” dalla citata disposizione nella formulazione introdotta dal d.lgs. n. 149/2022. 30. Precisare la domanda. 31. Va rammentato che, ai sensi dell'art. 196-quater disp. att. c.p.c. (norma introdotta dal d.lgs. n. 149/2022), a decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito degli atti processuali nei procedimenti innanzi ai Tribunali, alle Corti di appello ed alla Corte di cassazione deve avere luogo esclusivamente con modalità telematiche. Va, altresì, rammentato che, in forza dei disposti del d.lgs. n. 164/2024, sono state espunte, con effetto dal 26 novembre 2024, le previsioni del deposito di atti presso la Cancelleria da tutte le norme che recavano indicazione di tale adempimento. 32. Eventuale altra documentazione utile al bisogno. COMMENTOi) Tutte le disposizioni del c.p.c. verranno citate con la sola indicazione numerica. ii) L'appello è il principale mezzo di impugnazione ordinario. L'ambito del giudizio di appello è circoscritto alle questioni specificamente dedotte con i motivi di impugnazione (effetto devolutivo) (Cass. S.U., n. 28498/2005; Cass. S.U., n. 3033/2013; Cass. sez. lav., n. 18542/2015; Cass. III, n. 11797/2016; Cass. VI, ord., n. 40606/2021). Alla sentenza di appello, sia di riforma che di conferma, è conferito effetto sostitutivo, totale o parziale, rispetto a quella impugnata (Cass. III, n. 2955/2013; Cass. III, n. 9161/2013; Cass. III, n. 29021/2018). iii) L'art. 342 è stato fatto oggetto di modifica dapprima ad opera del d.lgs. n. 149/2022 e successivamente ad opera del d.lgs. n. 164/2024. Dopo l'avvento del d.lgs. n. 149/2022, per gli appelli proposti successivamente al 28 febbraio 2023 le regole di “forma” dettate dall'art. 342, comma 1, erano le seguenti: l'appello doveva proporsi con citazione (o, laddove previsto, con ricorso – n.d.r.) contenente le indicazioni prescritte nell'art. 163, come modificato dal citato d.lgs. L'appello doveva essere motivato e per ciascuno dei motivi era richiesta, a pena di inammissibilità, l'indicazione «in modo chiaro, sintetico e specifico» (giusta la regola, anch'essa codificata – art. 121 – dal d.lgs. n. 149/2022), 1) del «capo» della decisione di primo grado che veniva impugnato, 2) delle censure proposte «alla ricostruzione dei fatti» compiuta dal giudice di primo grado, 3) delle «violazioni di legge» denunciate e la «loro rilevanza ai fini della decisione impugnata» (v. – interessanti, pur se pronunciate nella vigenza del testo dell'art. 342 ante d.lgs. n. 149/2022 – Cass. S.U., n. 27199/2017; Cass. III, n. 23781/2020; Cass. S.U., ord., n. 36481/2022; Cass. II, n. 23100/2023). Il d.lgs. n. 164/2024 ha parzialmente modificato le regole di “forma” dettate dal comma 1 dell'art. 342. Nella norma, fermo restando che l'atto introduttivo dell'appello deve proporsi con citazione (o, laddove previsto, con ricorso – n.d.r.), con le indicazioni previste dall'art. 163 (come ulteriormente modificato dal d.lgs. n. 164/2024), viene disposto che l'appello «deve essere motivato in modo chiaro, sintetico e specifico e che, «per ciascuno dei motivi, a pena di inammissibilità, l'appello deve individuare lo specifico capo della decisione impugnato e in relazione a questo deve indicare: 1) le censure proposte alla ricostruzione dei fatti compiuta dal giudice di primo grado; 2) le violazioni di legge denunciate e la loro rilevanza ai fini della decisione impugnata». iv) Il testo del comma 1 dell'art. 342 introdotto dal d.lgs. n. 149/2022 aveva sollevato dubbi interpretativi con riferimento alle conseguenze della violazione dei principi di chiarezza, sinteticità e specificità. A ben leggerla, la norma «minacciava» la sanzione dell'inammissibilità dell'appello laddove fosse mancante uno dei requisiti descritti nei nn. 1, 2 e 3 della seconda parte del comma 1, cioè la mancata indicazione del capo della decisione di primo grado che fosse stato impugnato e delle censure in fatto e in diritto. In ordine alla presenza dei requisiti della chiarezza, della sinteticità e della specificità potevano farsi due letture: 1) I caratteri della chiarezza, della sinteticità e della specificità dovevano ritenersi costituire parte «integrante» delle suddette indicazioni, nel senso che queste potevano essere ritenute effettive soltanto se provviste dei suddetti caratteri, che assumevano, pertanto, valenza sostanziale. 2) Posto che un'impugnazione non poteva essere dichiarata inammissibile solo per carenze formali, se l'atto conteneva i requisiti di cui ai nn. 1, 2 e 3 dell'art. 342 ma la loro esposizione non fosse stata chiara o sintetica o specifica, il giudice dell'appello poteva regolare il fenomeno sotto il profilo delle spese, così come «suggerito» dall'art. 46 disp. att. c.p.c., ma non già dichiarare inammissibile l'impugnazione. L'intento propostosi dal legislatore del 2024 nel modificare il testo del comma 1 dell'art. 342 è stato quello di chiarire, nella miglior guisa possibile, in quali casi l'appello possa/debba essere dichiarato inammissibile, evitando che di una norma di assoluta importanza si possano fare due diverse letture. Tale fine deve ritenersi raggiunto, risultando esclusa la possibilità della prima delle letture di cui sopra. Nell'attualità, l'appello può/deve essere dichiarato inammissibile unicamente qualora per ciascuno dei motivi posti a fondarlo non si provveda ad individuare lo specifico capo della decisione impugnato e, in relazione a questo, non si provveda a specificare le censure proposte alla ricostruzione dei fatti compiuta dal primo giudice e/o le violazioni di legge denunciate e la loro rilevanza ai fini della decisione impugnata. v) L'art. 163 prescrive, fra l'altro, di dare all'appellato avvertimento che la costituzione oltre i termini prescritti implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c. e che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, eccezion fatta per i casi previsti dall'art. 86 o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Si è posto il “quesito” se tali avvertimenti debbano essere dati anche nell'atto di appello. La giurisprudenza formatasi anteriormente alla riforma del 2022 ha ripetutamente affermato che l'art. 342 c.p.c., laddove prevede che l'appello si propone con citazione contenente «le indicazioni prescritte nell'art. 163», non richiede altresì che l'atto contenga anche lo specifico avvertimento, prescritto dall'art. 163, comma 3, n. 7, che la costituzione oltre i termini di legge implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., giacché queste ultime si riferiscono solo al regime delle decadenze nel giudizio di primo grado e, in mancanza di una espressa previsione di legge, la prescrizione di tale avvertimento non può essere estesa alle decadenze che in appello comporta la mancata tempestiva costituzione della parte appellata (Cass. S.U., n. 9407/2013; Cass. n. 341/2016; Cass. n. 7772/2022). L'adempimento è, tuttavia, consigliabile. vi) Ai sensi dell'art. 283, come modificato dal d.lgs. n. 149/2022, nel proporre appello (principale od incidentale), la parte impugnante può chiedere la sospensione dell'esecuzione o dell'esecutività della sentenza gravata. L'istanza di inibitoria deve essere esposta nell'atto di appello. L'istanza può avere ad oggetto la sospensione dell'efficacia esecutiva o dell'esecuzione, a seconda che il processo esecutivo sia o meno iniziato. L'istanza può essere proposta o riproposta nel corso del giudizio di appello se si verificano mutamenti nelle circostanze, che devono essere specificamente indicati nel ricorso, a pena di inammissibilità. Ai sensi dell'art. 351, comma 1, nel testo modificato dal d.lgs. n. 149/2022, la trattazione delle relative questioni deve avvenire, di norma, in sede di prima udienza. I provvedimenti sono adottati con ordinanza (non impugnabile) collegiale. Ai sensi dell'art. 351, comma 2, la parte interessata può proporre al presidente del collegio istanza di anticipazione della decisione. Ai sensi del successivo comma 3 (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il presidente ordina, con decreto, la comparizione delle parti in camera di consiglio e, ove ricorrano motivi di urgenza, può disporre provvisoriamente l'immediata sospensione dell'efficacia esecutiva o dell'esecuzione della sentenza gravata. Il provvedimento «definitivo», di conferma o di modifica o di revoca di tale decreto verrà pronunciato, con ordinanza collegiale non impugnabile, all'esito della successiva udienza in camera di consiglio. La sospensione deve essere concessa, con o senza cauzione, se l'impugnazione appare manifestamente fondata o se dall'esecuzione della sentenza può derivare un pregiudizio grave e irreparabile, pur quando la condanna ha ad oggetto il pagamento di una somma di denaro, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una delle parti. Ai sensi dell'art. 283, comma 3, qualora l'istanza di sospensione sia ritenuta inammissibile (perché sprovvista di motivazione) o manifestamente infondata, il Giudice di appello, con ordinanza non impugnabile, può condannare la parte che l'ha proposta al pagamento in favore della cassa delle ammende di una pena pecuniaria non inferiore a Euro 250,00 e non superiore a Euro 10.000,00. L'ordinanza è, peraltro, revocabile con la sentenza che definisce il giudizio. vii) L'art. 347, comma 1, dispone attualmente (a decorrere dal 26 novembre 2024, data di entrata in vigore del d.lgs. n. 164/2024, che ha riscritto la norma) che «l'appellante si costituisce in giudizio secondo le forme e i termini per i procedimenti davanti al tribunale. Le altre parti si costituiscono in appello almeno venti giorni prima dell'udienza indicata nell'atto di citazione o di quella fissata ai sensi dell'articolo 349-bis, secondo le forme per i procedimenti davanti al tribunale». Sono state in tal modo risolte le incertezze sull'entità dei suddetti termini sorte dopo l'avvento del d.lgs. n. 149/2022. Si ritiene opportuno – potendo essere ancora pendenti questioni su tale tema – riportare tra virgole, nel successivo punto viii), il testo del commento redatto in occasione della precedente stesura della presente formula. viii) «L'art. 347, il cui testo non è stato modificato dal d.lgs. n. 149/2022, dispone che la costituzione in appello “avviene secondo le forme e i termini per i procedimenti davanti al tribunale”. Per ciò che concerne la costituzione della parte appellata, è “esplicito” il richiamo agli artt. 166 e 167, il primo afferente sia ai termini che alle forme della costituzione e il secondo unicamente alle forme della stessa. L'art. 166, che nell'originaria formulazione stabiliva che la costituzione del convenuto doveva avvenire almeno venti giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione, statuisce ora, in forza delle modifiche introdotte dal d.lgs. n. 149/2022 (art. 3, comma 12), che “il convenuto deve costituirsi ... almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione depositando la comparsa ... ”. Di conseguenza, stando al “generico” richiamo effettuato dall'art. 347 a forme e termini dei procedimenti innanzi al tribunale, la costituzione in sede di appello da parte di colui nei cui confronti il gravame sia stato proposto dovrebbe avvenire almeno settanta, e non più almeno venti, giorni prima della fissata udienza di comparizione. L'art. 343, comma 1, che nell'originaria formulazione stabiliva che l'appello incidentale doveva essere proposto, a pena di decadenza, nella comparsa di risposta, all'atto della costituzione in Cancelleria ai sensi dell'art. 166, statuisce ora, in forza delle modifiche introdotte dal d.lgs. citato (art. 3, comma 26), che l'appello incidentale va proposto, «a pena di decadenza, nella comparsa di risposta depositata almeno venti giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione o dell'udienza fissata a norma dell'art. 349-bis». Ad un primo esame, sembra potersi ritenere che, in occasione della stesura del d.lgs. n. 149/2022, sia mancato coordinamento fra tutte le norme sopra citate (in particolare: artt. 166, 343 e 347), obliandosi che le modifiche apportate all'art. 166 avrebbero inciso anche sull'art. 347 (ove, come già ricordato, è rimasto inalterato il «generico» rinvio alle forme ed ai termini del procedimento davanti al tribunale), innalzando da «almeno venti» ad «almeno settanta» giorni la distanza temporale tra la costituzione e l'udienza di comparizione. È da ritenere che il richiamo fatto dall'art. 347 alle forme ed ai termini per i procedimenti davanti al tribunale debba essere limitato alle forme, mentre per ciò che attiene ai «termini» ci si debba riferire a quanto originariamente previsto dall'art. 166. Supporto a tale opinione può essere tratto dalla considerazione che la determinazione del termine di costituzione del convenuto in primo grado in almeno 70 giorni prima dell'udienza di comparizione fissata con l'atto di citazione appare rispondente alle “esigenze processuali” derivanti dai disposti degli artt. 171-bis (incombenze – verifiche preliminari – attribuite al giudice istruttore) e 171-ter (esercizio di facoltà – memorie integrative – delle parti), entrambi introdotti dal d.lgs. n. 149/2022 (art. 3, comma 12) e non operativi in sede di gravame. D'altra parte, qualora si volesse opinare diversamente, si dovrebbe ritenere che, laddove la comparsa di costituzione in appello contenga unicamente difese ed eventuali eccezioni, la stessa dovrebbe essere depositata almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione, mentre, laddove la comparsa contenga appello incidentale, la medesima dovrebbe essere depositata almeno venti giorni prima della suddetta udienza, salvo voler pensare che due debbano essere le comparse quando si abbia in animo di proporre appello incidentale, la prima, con le ordinarie difese, da depositare almeno settanta giorni prima dell'udienza e la seconda (integrativa della prima), con l'appello incidentale, almeno venti giorni prima dell'udienza medesima; il che potrebbe qualificarsi alquanto “singolare”. Onde dirimere qualsiasi questione, si prospetta necessario intervento chiarificatore del legislatore. L'opinione degli autori della formula è che il termine da rispettare per la costituzione in giudizio ed il deposito della comparsa debba essere quello di almeno venti, e non di almeno settanta, giorni prima dell'udienza di comparizione. Tuttavia, almeno sino a che il legislatore non abbia compiuto l'auspicato intervento ed almeno nei casi in cui non intenda proporre appello incidentale, l'appellato che volesse evitare il sorgere di qualsiasi “inconveniente” potrebbe compiere le attività in questione almeno settanta giorni prima della suddetta udienza, fruendo dello spazio temporale (non meno di novanta giorni liberi tra citazione e prima udienza) consentito dall'art. 342, come sostituito dall'art. 3, comma 26 d.lgs. n. 149/2022». |