Atto di citazione in appello nei confronti di persona deceduta in corso di causa - Notifica del gravame

Sergio Matteini Chiari
Maria Elena Matteini Chiari

Inquadramento

L'atto di appello deve essere notificato alla controparte. Laddove tale controparte sia deceduta, è controverso se l'atto di gravame debba essere notificato al domicilio eletto dalla parte deceduta presso il difensore (principio dell'ultrattività del mandato) oppure agli eredi del defunto, collettivamente ed impersonalmente, nell'ultimo domicilio del medesimo (luogo di apertura della successione. Il suggerimento che, al fine di evitare qualsiasi «inconveniente», viene dato è quello di eseguire la notificazione in entrambi i suddetti luoghi.

Ai sensi dell'art. 35 d.lgs. n. 149/2022 (come modificato dall'art. 1, comma 380 l. n. 197/2022), le disposizioni del d.lgs. medesimo, salvo che sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data, mentre ai procedimenti pendenti al 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.

In particolare, le norme in materia di appello (capi I e II del titolo III del libro secondo del codice di rito), come modificate dal d.lgs. citato, si applicano alle impugnazioni proposte successivamente al 28 febbraio 2023.

Qualora il gravame sia proposto con atto di citazione, occorrerà fare riferimento al momento in cui la notifica si sia perfezionata per il destinatario.

Qualora il gravame sia proposto con ricorso, occorrerà fare riferimento al momento di deposito del ricorso medesimo.

Con d.m. n. 110/2023 (G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023) è stato dettato regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti dimensionali e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., come modificato dall'art. 4 del d.lgs. n. 149/2022.

I criteri di redazione degli atti sono descritti nell'art. 2 d.m. cit., mentre i limiti dimensionali, valevoli per le cause di valore inferiore a euro 500.000, sono fissati nell'art. 3 del medesimo d.m., salve le deroghe di cui ai successivi artt. 4 e 5.

Per ciò che attiene agli schemi informatici, l'art. 8 d.m. cit. dispone che gli atti giudiziari devono essere redatti secondo le regole dettate dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011, e devono essere corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche di cui all'art. 34 dello stesso d.m.

I disposti del d.m. n. 110/2023 si applicano ai procedimenti introdotti «dopo il 1° settembre 2023».

Va rammentato che, ai sensi dell'art. 46, comma 6 disp. att. c.p.c., il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese del processo.

La presente formula riporta esemplificazione di atto di appello proposto a decorrere dal 26 novembre 2024 ed è stata redatta tenendo nella dovuta considerazione i prescritti del d.m. n. 110/2023.

Formula

CORTE DI APPELLO DI ... [1]

ATTO DI CITAZIONE [2] IN APPELLO NEI CONFRONTI DI PERSONA DECEDUTA IN CORSO DI CAUSA – NOTIFICA DEL GRAVAME

PER

Il Sig. ..., nato a ... il ... (C.F. ... ), [3] residente in ..., via/piazza ... n. ..., [nella sua qualità di amministratore unico/legale rappresentante/titolare della società o della ditta ..., con sede in ..., via/piazza ... n. ..., C.F. ... P.I. ... )], elettivamente domiciliato in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [4] ..., C.F. ... [5][6], che lo rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [7].

-appellante-

CONTRO

il Sig. ... residente in ..., via/piazza ... n. ...

-appellato-

E NEI CONFRONTI

dei Sigg.ri ..., nella qualità di eredi dell'appellato, domiciliati nell'ultimo domicilio di quest'ultimo (luogo di apertura della successione)

PER LA RIFORMA

della sentenza del Tribunale di ... n. ..., in data ..., depositata il ..., notificata in data ... [8];

PREMESSA IN RITO

i) Consta che la controparte è deceduta.

ii) Nei casi di decesso o di perdita di capacità di una delle parti costituite si sono prospettate, in giurisprudenza, una pluralità di soluzioni, diverse a seconda del momento del verificarsi dell'evento e a seconda che l'evento stesso fosse o meno «ufficialmente» (mediante dichiarazione in udienza oppure mediante notifica) fatto conoscere.

Secondo l'orientamento più (ma non troppo) risalente, l'atto di impugnazione della sentenza, nel caso di morte della parte vittoriosa, deve essere rivolto e notificato agli eredi, indipendentemente sia dal momento in cui il decesso è avvenuto, sia dalla eventuale ignoranza dell'evento, anche se incolpevole, da parte del soccombente e, qualora l'impugnazione sia proposta invece nei confronti del defunto, non vi è luogo all'applicazione dell'art. 291 c.p.c. (rinnovo della notificazione) [9].

Successivamente, ed ancora nell'attualità - la questione appare, comunque, ancora controversa -, è stato affermato che la morte o la perdita di capacità della parte costituita a mezzo di procuratore, dallo stesso non dichiarate in udienza o notificate alle altre parti, comportano, giusta la regola dell'ultrattività del mandato alla lite, che il difensore continui a rappresentare la parte come se l'evento non si fosse verificato, risultando, pertanto, ammissibile la notificazione dell'impugnazione presso di lui, ai sensi dell'art. 330, comma 1, c.p.c. (norma modificata dal d.lgs. n. 164/2024), senza che rilevi la conoscenza aliunde dell'evento da parte del notificante [10].

iii) Deve essere aggiunto che, nella fattispecie, non è stata data notizia dell'evento mediante dichiarazione (non più possibile) o notifica.

Si provvede quindi a notificare l'atto di appello presso il domicilio (eletto dalla controparte) del procuratore.

Ad un tempo, onde ovviare a qualsiasi «inconveniente», si provvede alla notifica dell'atto di appello, impersonalmente e collettivamente, agli eredi della controparte deceduta, presso l'ultimo domicilio personale del defunto, cioè nel luogo in cui si è aperta la successione.

FATTO

i) In data ..., il Sig. ... conferiva all'odierno appellante, titolare della ditta omonima, l'incarico di eseguire lavori di idraulica nell'abitazione di sua proprietà, sita in ...

ii) Tali lavori dovevano consistere nel rifacimento dell'impianto idrico dell'abitazione e nell'installazione di nuovi sanitari nei bagni.

iii) Veniva redatto preventivo, che veniva approvato per scritto dal committente dell'opera.

iv) Prima dell'inizio dei lavori, quest'ultimo provvedeva a versare acconto nella misura di Euro ..., pari a circa il ... % del corrispettivo dovuto, con accordo che il saldo sarebbe stato corrisposto al momento della consegna dei lavori.

Ultimati i lavori e fattane consegna senza contestazione alcuna, il pagamento del saldo non è invece, avvenuto.

v) Nessun esito sortivano i molti solleciti verbali né le ripetute diffide a mezzo legale.

vi) Per far valere le proprie ragioni, l'esponente provvedeva, quindi ad adire il Tribunale di ...

vii) Costituitasi in giudizio la controparte eccepiva che i lavori non erano stati eseguiti a regola d'arte e che il prezzo degli stessi doveva, conseguentemente subire riduzione.

L'esponente contestava l'eccezione, assumendo, da un lato, che la controparte, né all'atto della consegna dell'opera né successivamente, non aveva obiettato alcunché e, da un altro lato, che, comunque, l'opera era immune da vizi; chiedeva, quindi, che fosse disposta c.t.u. al fine di farne emergere elementi utili ai fini del decidere.

viii) Il Giudice adito (Tribunale in composizione monocratica) provvedeva ad udire liberamente le parti ed a compiere ispezione dei luoghi, non ammettendo la richiesta c.t.u.

ix) Con sentenza n. ..., depositata in data ..., il Tribunale accoglieva parzialmente la domanda, determinando in Euro ... la somma dovuta dal convenuto e compensava per l'intero le spese di lite.

DIRITTO

La decisione è ingiusta ed errata e si chiede quindi la sua riforma, per i seguenti specifici motivi: [11]

i) Violazione dei disposti degli artt. 132 c.p.c. e 118 disp. att. c.p.c.

Così come meglio verrà evidenziato nei successivi motivi di gravame, la sentenza non si è attenuta alle indefettibili regole dettate dalle norme citate in rubrica.

Invero, il primo Giudice, ... [12].

Il riferimento è al capo ... della sentenza.

ii) Errata valutazione delle prove ed emergenze istruttorie, con conseguente violazione del disposto di cui all'art. 115 c.p.c.

... [13].

Il riferimento è al capo ... della sentenza.

iii) Nonostante la sua essenzialità ai fini del decidere, il primo Giudice non ha ammesso la c.t.u. richiesta dall'odierno appellante.

La relativa ordinanza è del tutto carente di motivazione, essendosi il giudicante limitato unicamente a statuire la non ammissione, senza specificare in alcun modo le ragioni di tale pronuncia.

Assolutamente carente di motivazione sul punto è la sentenza, nonostante l'istanza fosse stata ripetuta in sede di precisazione delle conclusioni.

L'istanza di ammissione della c.t.u. tecnica deve essere ribadita in questa sede.

iv) ... [14].

Il riferimento è al capo ... della sentenza.

In definitiva, la sentenza di primo grado dovrà essere integralmente riformata, in ogni sua parte.

Tutto ciò premesso, il sottoscritto (nella qualità), come in atti rappresentato, difeso e domiciliato

CITA

il Sig. ..., res. in ..., via/piazza ... n. ... ed elettivamente domiciliato nella sede di primo grado in ..., via/piazza ... n., presso lo Studio dell'Avv. ..., nonché gli eredi del suddetto, domiciliati in ..., via/piazza (luogo dell'ultimo domicilio del defunto), a comparire innanzi all'intestata Corte di appello all'udienza del ... [15], ore di rito, invitandolo costituirsi in giudizio nelle forme stabilite dall'art. 347 c.p.c., almeno venti giorni prima della suddetta udienza, [16] con l'espresso avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze e le preclusioni di cui agli artt. 38,167 e 343 c.p.c. e con gli ulteriori avvertimenti che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria (fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 c.p.c. o da leggi speciali), che può (ove sussistano i presupposti di legge) presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato [17] e che in caso di mancata costituzione si procederà in sua contumacia, per ivi sentir accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia la Corte di appello adita, disattesa ogni contraria istanza, deduzione ed eccezione, previa valutazione positiva dell'ammissibilità del gravame,

1) in via istruttoria, ammettere la c.t.u. già chiesta nella sede di prima istanza, per le ragioni esplicate nella parte motiva (punto iii) del presente atto;

2) nel merito, accertata l'effettività e la conformità alle regole dell'arte della prestazione d'opera eseguita dall'odierno appellante in favore del Sig. ..., in riforma della sentenza n. ..., pronunciata dal Tribunale di ... il ... nel giudizio distinto a R.G. con il n. ..., condannare quest'ultimo/gli eredi di quest'ultimo al pagamento della somma di Euro ..., quale saldo dovuto, maggiorato dell'importo degli interessi legali e di quanto dovuto a titolo di maggior danno, quantificato in Euro ... o nella diversa somma che, all'esito dell'istruttoria, verrà ritenuta di giustizia;

3) condannare la controparte alla rifusione delle spese di lite (compenso ai sensi del d.m. n. 55/2014, come modificato con i d.m. n. 37/2018 e n. 147/2022, oltre spese e oneri accessori) di ogni fase e grado del giudizio.

Si offrono in comunicazione, mediante deposito con modalità telematiche, [18] i seguenti documenti:

1) copia autentica della sentenza di cui viene chiesta riforma;

2) fascicolo di parte del precedente grado di giudizio;

3) ... [19].

Ai sensi dell'art. 14, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ... il contributo unificato, già versato, deve, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro ...

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

PROCURA

Io sottoscritto [nella qualità di ... ] ..., nato a ... il ..., residente in ..., via/piazza ... n. ..., delego a rappresentarmi, assistermi e difendermi nella presente procedura e in ogni sua fase e grado, compresa la fase esecutiva, l'Avv. ... del Foro di ..., conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, compreso il potere di conciliare, transigere, rinunciare agli atti ed accettare la rinuncia, incassare somme dalla controparte, quietanzare, chiamare in causa terzi, nominare sostituti in udienza.

Eleggo domicilio presso lo Studio dello stesso Avv. in ..., via ..., n. ...

Dichiaro, inoltre, di aver ricevuto le informative di cui agli artt. 7 e 13 del d.lgs. n. 196/2003 e presto consenso al trattamento dei dati personali, nei limiti e nelle forme di cui a tale d.lgs., per l'espletamento del mandato conferito.

Il delegante ...

Luogo e data ...

Visto per autentica ...

Firma Avv. ...

1. L'appello si deve proporre alla Corte nel cui distretto ha sede il Tribunale che ha pronunciato la sentenza impugnata. Il deposito dell'atto introduttivo deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022).

2. Il contenuto della citazione in appello è disciplinato dall'art. 342 c.p.c. (norma dapprima sostituita dal d.lgs. n. 149/2022, con effetto a decorrere dal 1° marzo 2023, e successivamente modificata – sostituzione del comma 1 – ad opera del d.lgs. n. 164/2024, con effetto a decorrere dal 26 novembre 2024), che richiama anche l'art. 163 del codice di rito (come modificato dal d.lgs. n. 149/2022 ed integrato dal d.lgs. n. 164/2024). Si veda, per ciò che concerne i termini, il punto v) del Commento.

3. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, « ... qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà».

4. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis, d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella l. n 114/2014.

5. L'indicazione del codice fiscale dell'Avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1 c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8 d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010.

6. A seguito dell'introduzione del domicilio digitale, non sussiste alcun obbligo, per il difensore di indicare nell'atto introduttivo l'indirizzo PEC «comunicato al proprio ordine», trattandosi di dato già risultante dal ReGindE.

L'obbligo dell'Avvocato di indicare il proprio numero di fax, già previsto dall'art. 125, comma 1 c.p.c., è venuto meno, con effetto dal 26 novembre 2024, in forza del disposto dell'art. 3, comma 1, lett. h), d.lgs. n. 164/2024.

7. La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura.

La procura si considera apposta in calce anche se rilasciata su foglio separato che sia però congiunto materialmente all'atto cui si riferisce, o su documento informatico separato sottoscritto con firma digitale e congiunto all'atto cui si riferisce mediante strumenti informatici, individuati con apposito decreto del Ministero della giustizia.

A decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito della procura deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022).

8. Occorre, ovviamente, provvedere ad indicare numeri e date.

9. Cass. S.U., n. 26279/2009 e, a seguire, Cass. S.U., n. 14699/2010; Cass. III, n. 13429/2010; Cass. L, n. 16240/2012; Cass. II, n. 4935/2016; Cass. V, n. 22180/2020.

10. Cass. S.U., n. 15295/2014 e, a seguire, Cass. I, n. 19533/2014; Cass. L, n. 710/2016; Cass. III, n. 15762/2016; Cass. II, n. 20964/2018; Cass. III, n. 11193/2022.

11. Ai sensi dell'art. 342 c.p.c., comma 1, nel testo introdotto dal d.lgs. n. 149/2022, l'appello doveva essere motivato e, per ciascuno dei motivi si doveva indicare a pena di inammissibilità, in modo chiaro, sintetico e specifico, il capo della decisione di primo grado che veniva impugnato, le censure proposte alla ricostruzione dei fatti compiuta dal giudice di primo grado, le violazioni di legge denunciate e la loro rilevanza ai fini della decisione impugnata.

Ai sensi della medesima norma, nel testo introdotto dal d.lgs. n. 164/2024, l'appello deve essere motivato in modo chiaro, sintetico e specifico e, per ciascuno dei motivi, a pena di inammissibilità, «deve individuare lo specifico capo della decisione impugnato e in relazione a questo deve indicare: 1) le censure proposte alla ricostruzione dei fatti compiuta dal giudice di primo grado; 2) le violazioni di legge denunciate e la loro rilevanza ai fini della decisione impugnata».

12. Occorre specificare la doglianza.

13. Occorre specificare la doglianza.

14. Indicare eventuali altre doglianze e/o richieste, con motivazione adeguata.

15. Va rammentato che, ai sensi dell'art. 342, comma 3 c.p.c., norma interamente sostituita dal d.lgs. n. 149/2022, tra il giorno della citazione e quello della prima udienza di trattazione devono intercorrere termini liberi non minori di novanta giorni se il luogo della notificazione si trova in Italia e di centocinquanta giorni se tale luogo si trova all'estero.

16. Si veda, con riguardo ai termini di costituzione, il punto v) del Commento.

17. Per il vero, in giurisprudenza si ritiene che l'art. 342 c.p.c., laddove prevede che l' appello si propone con citazione contenente «le indicazioni prescritte nell'art. 163», non richiede altresì che l'atto contenga anche lo specifico avvertimento, prescritto dall'art. 163, comma 3, n. 7, che la costituzione oltre i termini di legge implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., atteso che queste ultime si riferiscono solo al regime delle decadenze nel giudizio di primo grado e, in mancanza di una espressa previsione di legge, la prescrizione di tale avvertimento non può essere estesa alle decadenze che in appello comporta la mancata tempestiva costituzione della parte appellata (Cass. S.U., n. 9407/2013; Cass. n. 341/2016), ma l'adempimento è consigliabile. Identica soluzione deve essere data con riguardo agli ulteriori avvertimenti “pretesi” dalla citata disposizione nella formulazione introdotta dal d.lgs. n. 149/2022.

18. Va rammentato che, ai sensi dell'art. 196-quater disp. att. c.p.c. (norma introdotta dal d.lgs. n. 149/2022), a decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito degli atti processuali nei procedimenti innanzi ai Tribunali, alle Corti di appello ed alla Corte di cassazione deve avere luogo esclusivamente con modalità telematiche. Va, altresì, rammentato che, in forza dei disposti del d.lgs. n. 164/2024, sono state espunte, con effetto dal 26 novembre 2024, le previsioni del deposito di atti presso la Cancelleria da tutte le norme che recavano indicazione di tale adempimento.

19. Eventuale altra documentazione utile al bisogno.

COMMENTO

i) Tutte le disposizioni del c.p.c. verranno citate con la sola indicazione numerica.

ii) L'appello è il principale mezzo di impugnazione ordinario.

L'ambito del giudizio di appello è circoscritto alle questioni specificamente dedotte con i motivi di impugnazione (effetto devolutivo) (Cass. III, n. 11797/2016; Cass. sez. lav., n. 18542/2015; Cass. S.U., n. 3033/2013; Cass. S.U., n. 28498/2005).

Alla sentenza di appello, sia di riforma che di conferma, è conferito effetto sostitutivo, totale o parziale, rispetto a quella impugnata (Cass. III, n. 9161/2013; Cass. III, n. 2955/2013).

iii) L'art. 342 è stato fatto oggetto di modifica dapprima ad opera del d.lgs. n. 149/2022 e successivamente ad opera del d.lgs. n. 164/2024.

Dopo l'avvento del d.lgs. n. 149/2022, per gli appelli proposti successivamente al 28 febbraio 2023 le regole di “forma” dettate dall'art. 342, comma 1, erano le seguenti: l'appello doveva proporsi con citazione (o, laddove previsto, con ricorso – n.d.r.) contenente le indicazioni prescritte nell'art. 163, come modificato dal citato d.lgs. L'appello doveva essere motivato e per ciascuno dei motivi era richiesta, a pena di inammissibilità, l'indicazione «in modo chiaro, sintetico e specifico» (giusta la regola, anch'essa codificata – art. 121 – dal d.lgs. n. 149/2022), 1) del «capo» della decisione di primo grado che veniva impugnato; 2) delle censure proposte «alla ricostruzione dei fatti» compiuta dal giudice di primo grado; 3) delle «violazioni di legge» denunciate e la «loro rilevanza ai fini della decisione impugnata» (v. – interessanti, pur se pronunciate nella vigenza del testo dell'art. 342 ante d.lgs. n. 149/2022Cass. S.U., n. 27199/2017; Cass. III, n. 23781/2020; Cass. S.U., ord., n. 36481/2022; Cass. II, n. 23100/2023).

Il d.lgs. n. 164/2024 ha parzialmente modificato le regole di “forma” dettate dal comma 1 dell'art. 342. Nella norma, fermo restando che l'atto introduttivo dell'appello deve proporsi con citazione (o, laddove previsto, con ricorso – n.d.r.), con le indicazioni previste dall'art. 163 (come ulteriormente modificato dal d.lgs. n. 164/2024), viene disposto che l'appello «deve essere motivato in modo chiaro, sintetico e specifico e che, «per ciascuno dei motivi, a pena di inammissibilità, l'appello deve individuare lo specifico capo della decisione impugnato e in relazione a questo deve indicare: 1) le censure proposte alla ricostruzione dei fatti compiuta dal giudice di primo grado; 2) le violazioni di legge denunciate e la loro rilevanza ai fini della decisione impugnata».

iv) Il testo del comma 1 dell'art. 342 introdotto dal d.lgs. n. 149/2022 aveva sollevato dubbi interpretativi con riferimento alle conseguenze della violazione dei principi di chiarezza, sinteticità e specificità.

A ben leggerla, la norma «minacciava» la sanzione dell'inammissibilità dell'appello laddove fosse mancante uno dei requisiti descritti nei nn. 1, 2 e 3 della seconda parte del comma 1, cioè la mancata indicazione del capo della decisione di primo grado che fosse stato impugnato e delle censure in fatto e in diritto.

In ordine alla presenza dei requisiti della chiarezza, della sinteticità e della specificità potevano farsi due letture:

1) I caratteri della chiarezza, della sinteticità e della specificità dovevano ritenersi costituire parte «integrante» delle suddette indicazioni, nel senso che queste potevano essere ritenute effettive soltanto se provviste dei suddetti caratteri, che assumevano, pertanto, valenza sostanziale.

2) Posto che un'impugnazione non poteva essere dichiarata inammissibile solo per carenze formali, se l'atto conteneva i requisiti di cui ai nn. 1, 2 e 3 dell'art. 342 ma la loro esposizione non fosse stata chiara o sintetica o specifica, il giudice dell'appello poteva regolare il fenomeno sotto il profilo delle spese, così come «suggerito» dall'art. 46 disp. att. c.p.c., ma non già dichiarare inammissibile l'impugnazione.

L'intento propostosi dal legislatore del 2024 nel modificare il testo del comma 1 dell'art. 342 è stato quello di chiarire, nella miglior guisa possibile, in quali casi l'appello possa/debba essere dichiarato inammissibile, evitando che di una norma di assoluta importanza si possano fare due diverse letture. Tale fine deve ritenersi raggiunto, risultando esclusa la possibilità della prima delle letture di cui sopra.

Nell'attualità, l'appello può/deve essere dichiarato inammissibile unicamente qualora per ciascuno dei motivi posti a fondarlo non si provveda ad individuare lo specifico capo della decisione impugnato e, in relazione a questo, non si provveda a specificare le censure proposte alla ricostruzione dei fatti compiuta dal primo giudice e/o le violazioni di legge denunciate e la loro rilevanza ai fini della decisione impugnata.

v) L'art. 347, comma 1, dispone attualmente (a decorrere dal 26 novembre 2024, data di entrata in vigore del d.lgs. n 164/2024, che ha riscritto la norma) che «l'appellante si costituisce in giudizio secondo le forme e i termini per i procedimenti davanti al tribunale. Le altre parti si costituiscono in appello almeno venti giorni prima dell'udienza indicata nell'atto di citazione o di quella fissata ai sensi dell'articolo 349-bis, secondo le forme per i procedimenti davanti al tribunale».

Sono state in tal modo risolte le incertezze sull'entità dei suddetti termini sorte dopo l'avvento del d.lgs. n. 149/2022. Per maggiori dettagli in proposito – che potrebbero essere utili, potendo essere ancora pendenti questioni relative alla determinazione della suddetta entità – si fa rinvio al Commento in calce alla formula «Atto di citazione in appello avverso sentenza, ai sensi dell'art. 342 c.p.c., con istanza di sospensione».

vi) Nei casi di decesso o di perdita di capacità di una delle parti costituite si sono prospettate una pluralità di soluzioni, diverse a seconda del momento del verificarsi dell'evento.

a) Morte o perdita di capacità della persona sopravvenute nel corso di un grado del processo di merito, prima della chiusura della discussione.

Secondo un orientamento, in tal caso, doveva trovare specifica e compiuta disciplina nelle disposizioni dell'art. 300 c.p.c. In applicazione di tale disposizione, qualora il procuratore della parte, unico legittimato, avesse omesso di dichiarare in udienza o di notificare alle altre parti, fino alla chiusura della discussione, l'avvenuta morte o perdita della capacità della parte da lui rappresentata, l'atto d'impugnazione doveva ritenersi validamente notificato presso il procuratore stesso, a norma dell'art. 330, comma 1 c.p.c., a prescindere da ogni questione sull'eventuale conoscenza aliunde di quegli eventi da parte del notificante (Cass. II, n. 144/2006).

Secondo un altro orientamento, pur in assenza di ufficializzazione dei suddetti eventi, il giudizio di impugnazione si sarebbe dovuto comunque instaurare da o contro i soggetti effettivamente legittimati e, quindi, contro gli eredi personalmente (Cass. III, ord., n. 5387/2009).

b) Morte o perdita di capacità della persona sopravvenute dopo il giudizio a quo ed anteriormente alla notifica della sentenza.

In tal caso, secondo l'orientamento prevalente, qualora la parte impugnante non avesse avuto legale conoscenza dell'evento (essendo irrilevante la sua situazione soggettiva di colpevole ignoranza o meno dell'evento medesimo), doveva ritenersi valida la notifica dell'impugnazione al procuratore domiciliatario del defunto (Cass. III, n. 16595/2005).

c) Morte o perdita di capacità della persona sopravvenute dopo la notifica della sentenza.

In tal caso, la notifica dell'impugnazione eseguita presso il procuratore costituito, anziché nei confronti degli eredi, veniva ritenuta valida nel solo caso in cui l'impugnante non fosse venuto a conoscere dell'evento attraverso qualsiasi formalità proveniente dagli eredi della parte deceduta (ad es.: notifica di atto di precetto) o da altri, purché rivestente il carattere della certezza (Cass. sez. lav., n. 11203/2009).

vii) Dando soluzione a congrua parte dei contrasti interpretativi, le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 26279/2009; v., nello stesso senso, Cass. sez. lav., n. 30698/2017) statuirono (con riferimento all'ipotesi di decesso della parte avvenuto nel periodo compreso tra la chiusura della discussione davanti al collegio e la pubblicazione della sentenza, ma con argomenti estensibili ad altre ipotesi) che l'atto di impugnazione della sentenza, nel caso di morte della parte vittoriosa, dovesse essere rivolto e notificato agli eredi, indipendentemente sia dal momento in cui il decesso era avvenuto, sia dalla eventuale ignoranza dell'evento, anche se incolpevole, da parte del soccombente e che, ove l'impugnazione fosse stata, invece, proposta nei confronti del defunto, non vi era luogo all'applicazione dell'art. 291 c.p.c.

viii) Secondo l'orientamento nell'attualità nettamente prevalente (e che ha avuto l'avallo delle Sezioni Unite), la morte o la perdita di capacità della parte costituita a mezzo di procuratore, dallo stesso non dichiarate in udienza o notificate alle altre parti, comportano, giusta la regola dell'ultrattività del mandato alla lite, che il difensore continui a rappresentare la parte come se l'evento non si fosse verificato, risultando così stabilizzata la posizione giuridica della parte rappresentata (rispetto alle altre parti ed al Giudice) nella fase attiva del rapporto processuale, nonché in quelle successive di sua quiescenza od eventuale riattivazione dovuta alla proposizione dell'impugnazione e risultando, pertanto, ammissibile la notificazione dell'impugnazione presso di lui, ai sensi dell'art. 330, comma 1 c.p.c. (norma – si annota – modificata dal d.lgs. n. 164/2024), senza che rilevi la conoscenza aliunde di uno degli eventi previsti dall'art. 299 c.p.c. da parte del notificante (v., ex plurimis, Cass. S.U., n. 15295/2014 e, nello stesso senso, in ordine cronologico ascendente, Cass. sez. lav., n. 710/2016; Cass. III, n. 4006/2018; Cass. II, n. 20964/2018; Cass. sez. lav., n. 24845/2018; Cass. III, ord., n. 12183/2021; Cass. III, n. 11193/2022: Cass. III, ord., n. 2439/2024). Beninteso, l'operatività del principio dell'ultrattività del mandato e la proponibilità dell'impugnazione da parte del difensore comporta che il procuratore sia originariamente munito di procura alla lite valida per gli ulteriori gradi del processo, fatta, comunque, eccezione per il ricorso per cassazione, per cui è richiesta la procura speciale (Cass. II, n. 20964/2018).

ix) Onde evitare qualsiasi “inconveniente”, appare consigliabile (quelle che seguono sono le modalità suggerite nella formula) eseguire la notifica delle sentenze e degli atti di impugnazione, nonché di quelli assimilabili (ad es.: atti di integrazione del contraddittorio) presso il domicilio (eletto dalla controparte) del procuratore e, ad un tempo, laddove si sia avuta comunque notizia del decesso della controparte, presso l'ultimo domicilio personale della medesima, impersonalmente e collettivamente ai suoi eredi.

x) Deve, da ultimo, segnalarsi, con riguardo all'ipotesi in cui la parte nei cui confronti debba essere eseguita la notificazione del gravame non abbia dichiarato la residenza o eletto domicilio né abbia indicato un indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o eletto un domicilio digitale speciale (v. art. 330, come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), essendo rimasta contumace o essendosi costituita personalmente senza provvedere alle suddette indicazioni, che la notificazione dell'impugnazione deve essere eseguita personalmente, ai sensi dell'art. 330, ultimo comma, c.p.c., e quindi, in caso di decesso, la notifica agli eredi non può essere effettuata collettivamente ed impersonalmente, ma va eseguita nominatim (cioè, personalmente a ciascuno degli eredi), ai sensi degli artt. 137 e ss. c.p.c. (Cass. III, n. 11315/2009; Cass. II, n. 3824/2015; Cass. VI, ord., n. 19092/2021).

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