Atto di citazione per opposizione di terzo ordinaria ex art. 404, comma 1 c.p.c. (Tribunale)InquadramentoL'opposizione di terzo ordinaria è disciplinata dall'art. 404, comma 1 c.p.c. ed è consentita a chiunque si pretenda pregiudicato nel suo diritto da una decisione resa inter alios. Il pregiudizio si delinea per l'incompatibilità tra quanto accertato in sentenza nei confronti delle parti e quanto allegato dal terzo. In sostanza l'opposizione è una sorta di intervento fuori termine. Pertanto, l'opposizione ordinaria di terzo, di cui al primo comma dell'art. 404 c.p.c., non può essere esperita da tutti coloro che assumano la posizione di terzi rispetto al giudizio in cui è stata emessa la sentenza opposta, ma soltanto da coloro i quali, rivestendo tale qualità, facciano anche valere, in relazione al bene oggetto della controversia, un proprio diritto, autonomo e, nel contempo, incompatibile con il rapporto giuridico accertato o costituito dalla sentenza stessa e siano, perciò, da essa pregiudicati in un loro diritto, pur senza essere soggetti agli effetti del giudicato (Cass. I, n. 5244/2019). Il d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. FormulaTRIBUNALE DI ... [1] ATTO DI CITAZIONE PER OPPOSIZIONE DI TERZO ORDINARIA [2]EX ART. 404, COMMA 1, C.P.C. Il Sig. ..., nato a ..., residente in ... alla via ... n ..., C.F. ..., (oppure) [la società ..., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Dott. ..., con sede in ... ( ... ), via/p.zza ... n. ..., C.F. ... P.I. ... ) [3] elettivamente domiciliato in ... via ... n ... presso lo studio dell'Avv. ..., C.F. ..., che lo rappresenta e difende giusta procura alle liti ... allegata tramite strumenti informatici [4] e apposta in calce al presente atto ai sensi dell'art. 83, comma 3, c.p.c., Per le comunicazioni e notificazioni riguardanti il presente giudizio l'Avv. ... Indica il seguente indirizzo PEC ... [5] ..., [fax ... ] [6] presso il quale è eletto domicilio c.d. digitale SI ESPONE - Con atto di citazione del ... il Sig. ... [indicare le conclusioni rassegnate nell'atto di citazione, ad esempio la rivendica del bene ... ]; che il Sig. ... si costituiva nel giudizio in questione contestando la titolarità del diritto da parte del Sig. ...; che con decisione pronunciata il ... da Codesto Ecc.mo Giudice, veniva accertata e dichiarata ... [ad esempio “la titolarità del bene ... in capo al Sig. ... ] e veniva conseguentemente accolta la domanda proposta dal Sig. ... [7]; - In realtà il bene [o il diritto] oggetto del giudizio in questione è di proprietà dell'attuale opponente Sig. ... il quale ne ha acquistato la titolarità a seguito di ... [indicare il titolo d'acquisto, ad es. un acquisto a titolo originario ovvero a titolo derivativo ma anteriore alla litispendenza] [8]; - Poiché la sentenza del ... resa tra il Sig. ... e il Sig. ... è passata in giudicato in quanto non è stata impugnata dalle parti e poiché la stessa sentenza crea un pregiudizio in capo al Sig. ... consistente nel danno da esecuzione dovuto al fatto che il Sig. ..., dichiarato titolare del bene ha compiuto atti di disposizione [indicare i motivi nei quali si concreta il danno da esecuzione della sentenza impugnata per opposizione di terzo ordinaria] [9]; - Pertanto il Sig. ... ha interesse a proporre opposizione di terzo ordinaria contro la sentenza meglio specificata supra e ricorrono tutti i presupposti dell'art. 404, comma 1, c.p.c. *** Tutto quanto premesso il Sig. ... ut supra rappresentato e difeso CITA Il Sig. ... nato a ... residente in ... alla via ... n. ... C.F. ..., PEC ... [10] a comparire innanzi al Tribunale intestato, sito in via ... n. ..., Giudice designando, all'udienza del ..., ore di rito, con l'invito a costituirsi nel presente giudizio nei termini e nelle forme stabilite dalla legge e con l'avvertimento che in difetto si procederà in sua contumacia per ivi sentire accogliere le seguenti conclusioni: Voglia l'Ecc.mo Giudice adito, previa sospensione dell'esecutività della sentenza impugnata ex art. 407 c.p.c., accogliendo la proposta opposizione di terzo, dichiarare l'inefficacia della sentenza resa inter partes da questo Tribunale [ovvero da questa Corte d'Appello] il ... [indicare sia la data della decisione che la data della pubblicazione], passata in giudicato e, conseguentemente, accertare e dichiarare l'esclusiva titolarità del bene ... in capo al Sig. .... A sostegno dei propri assunti produce i seguenti documenti: 1) copia della sentenza n. ... del ...; 2) ... Con vittoria di spese, competenze ed onorari. Ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente processo è pari ad Euro .... Luogo e data ... Firma Avv. ... RELATA DI NOTIFICA [11] 1. Ai sensi dell'art. 405 c.p.c. l'opposizione di terzo si propone davanti allo stesso Giudice che ha pronunciato la sentenza, secondo le forme prescritte per il procedimento innanzi a lui; si tratta di una competenza funzionale che non può subire eccezioni nemmeno per ragioni di connessione: Cass. III, n. 3608/1999. Davanti al Giudice adito si osservano le norme del procedimento previsto davanti a lui a meno che non siano espressamente derogate dalle norme in tema di opposizione di terzo; pertanto il giudizio si svolgerà secondo le regole proprie del primo grado o dell'appello a seconda dei casi. 2. L'atto introduttivo del giudizio è la citazione; però, nel caso in cui la sentenza impugnata sia stata pronunciata con l'uso di un rito speciale, l'opposizione deve essere proposta seguendo lo stesso rito e, quindi, lo stesso atto introduttivo. Oltre agli elementi propri dell'atto di citazione, la domanda di opposizione di terzo deve contenere l'indicazione della sentenza impugnata e, ove si tratti di opposizione di terzo revocatoria, l'indicazione del giorno in cui l'opponente è venuto a conoscenza del dolo o della collusione della parte a suo danno e anche l'indicazione della prova fornita al riguardo. Nell'esempio proposto si è ipotizzato che debba essere applicato il rito ordinario di cognizione e quindi che la domanda debba essere proposta con atto di citazione. 3. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011 conv., con modif. nella l. n. 111/2011). 4. A decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito della procura deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022). 5. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore a seguito dell'introduzione del c.d. domicilio digitale: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif. nella l. n. 114/2014. In giur. ad es. vedasi Cass. sez. lav., n. 33806/2021. 6. Il d.lgs. n. 164/2024, recante disposizioni correttive al d.lgs. n. 149/2022, nell'apportare modifiche all'art. 125 c.p.c., ha eliminato il riferimento alla necessità per il difensore di indicare il proprio numero di fax negli atti di parte, trattandosi di tecnologia ormai obsoleta. 7. A norma dell'art. 398, comma 3 c.p.c., l'atto di citazione per revocazione deve essere sottoscritto da un difensore munito di procura speciale. A decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito della procura deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022). 8. Si ammette l'opposizione di terzo proposta dal litisconsorte necessario pretermesso ma non dal falsamente rappresentato. Si precisa che il terzo i cui diritti siano stati pregiudicati dalla sentenza resa inter alios è legittimato bensì ad impugnare la decisione con il rimedio straordinario di cui all'art. 404, comma 1, c.p.c., ma limitatamente agli aspetti della pronuncia da cui tale pregiudizio deriva e non anche per gli aspetti che recano pregiudizio ad altre parti che per il principio di disponibilità sono le uniche abilitate a potersene dolere (Cass. II, n. 1794/1995). 9. Il terzo deve far valere con questo mezzo di impugnazione un diritto proprio che deve essere autonomo e incompatibile con quello accertato nella sentenza cui si oppone. Il terzo i cui diritti siano stati pregiudicati dalla sentenza resa inter alios è legittimato bensì ad impugnare la decisione con il rimedio straordinario di cui all'art. 404, comma 1 c.p.c., ma limitatamente agli aspetti della pronuncia da cui tale pregiudizio deriva e non anche per gli aspetti che recano pregiudizio ad altre parti che per il principio di disponibilità sono le uniche abilitate a potersene dolere: Cass. II, n. 5126/2000. 10. Il d.lgs. n. 164/2024, recante disposizioni integrative e correttive del d.lgs. n. 149/2022, ha previsto che nell'art. 163, comma 3, n. 2, dopo venga inserito, tra gli elementi della vocatio in ius, anche l'indirizzo di posta elettronica certificata risultante dai pubblici registri del convenuto e delle persone che rispettivamente li rappresentano o li assistono. 11. Per quanto riguarda la notificazione dell'atto di citazione, per esso debbono seguirsi le regole poste dall'art. 330 c.p.c. presso il loro procuratore costituito o nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto per il giudizio definito con la sentenza opposta (Cass. n. 5651/1983), tuttavia, secondo la giurisprudenza di legittimità, costituendo un'impugnazione della decisione contro la quale è proposta comporta il litisconsorzio necessario fra tutte le parti del giudizio conclusosi con la sentenza impugnata. Pertanto applicandosi all'opposizione di terzo, le disposizioni generali sul luogo di notifica dell'impugnazione, non può considerarsi validamente costituito il contraddittorio quando ad una delle parti l'opposizione sia stata notificata, dopo un anno dalla pubblicazione della sentenza opposta, presso il domicilio eletto per il precedente giudizio (Cass. III, n. 6416/1998). Secondo la dottrina, decorso un anno dalla pubblicazione della sentenza, la notificazione deve essere effettuata personalmente ai sensi degli artt. 137 e ss. c.p.c. Si tenga conto che l'art. 330 c.p.c. è stato integralmente sostituito dal d.lgs. n. 164/2024 e, pertanto, adesso la norma prevede che, se nell'atto di notificazione della sentenza la parte ha dichiarato la sua residenza o eletto domicilio nella circoscrizione del giudice che l'ha pronunciata o ha indicato un indirizzo di PEC risultante dai pubblici elenchi o eletto un domicilio digitale speciale, l'impugnazione deve essere notificata nel luogo o all'indirizzo indicato; altrimenti si notifica, ai sensi dell'art. 170 c.p.c., presso il procuratore costituito o all'indirizzo di PEC risultante dai pubblici elenchi o al domicilio digitale speciale indicato per il giudizio oppure, in mancanza, nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto per il giudizio. L'impugnazione può essere notificata collettivamente e impersonalmente agli eredi della parte defunta dopo la notificazione della sentenza, nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto dal defunto nell'atto di notificazione della sentenza ai sensi del primo comma, o, in mancanza della dichiarazione di residenza o elezione di domicilio, l'impugnazione può essere notificata, ai sensi dell'art. 170 c.p.c., agli eredi collettivamente e impersonalmente presso il procuratore costituito o nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto dal defunto per il giudizio. Se mancano la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio e le indicazioni previste dal primo comma dell'art. 330 c.p.c. e, in ogni caso, dopo un anno dalla pubblicazione della sentenza, l'impugnazione, se è ancora ammessa dalla legge, si notifica personalmente exartt. 137 e ss. c.p.c. COMMENTOL'opposizione in parola è generalmente considerata un rimedio di tipo facoltativo perché il terzo può far valere le sue ragioni anche facendo valere l'eccezione della sentenza pronunciata tra altre persone oppure proponendo una azione autonoma di accertamento diretta alla dichiarazione della inopponibilità della sentenza nei suoi confronti e del suo diritto di terzo. In giurisprudenza di legittimità in questo senso si è chiarito che è ammissibile, sotto il profilo dell'interesse ad agire, l'azione ordinaria promossa in separato giudizio dal terzo il quale, non minacciato (indirettamente) dalla esecuzione della sentenza emessa inter alios, intenda ottenere un accertamento dal quale risulti la non conformità a diritto di tale pronuncia, ossia un risultato utile giuridicamente apprezzabile e non conseguibile senza l'intervento del Giudice; detta azione è invece inammissibile se proposta al fine di rimuovere la sentenza, atteso che, per un verso, per conseguire quest'ultimo obiettivo l'ordinamento appresta, a favore del terzo rimasto estraneo al giudizio nel quale tale pronuncia è stata resa, il rimedio dell'opposizione di terzo e, per l'altro e in generale, la rimozione di un giudicato non è possibile al di fuori dei rimedi impugnatori espressamente previsti (Cass. S.U., n. 11092/2002). Non mancano però voci difformi che la ritengono un rimedio necessario. Ad esempio le S.U. hanno avuto modo di precisare che il litisconsorte necessario pretermesso, legittimato all'opposizione di terzo ordinaria, ex art. 404, comma 1 c.p.c., nei confronti della sentenza pronunciata senza la sua necessaria partecipazione, non può far valere la sua situazione legittimante con l'opposizione all'esecuzione ai sensi dell'art. 615, commi 1 e 2 c.p.c. contro l'eventuale esecuzione forzata promossa sulla base del titolo esecutivo rappresentato dalla medesima sentenza, nemmeno se l'esecuzione, formalmente diretta contro la parte della sentenza opponibile, lo coinvolga quale detentore materiale del bene, trattandosi di esecuzione in forma specifica, ma può far valere la sua situazione per bloccare l'esecutività o l'esecuzione soltanto proponendo l'opposizione di terzo ordinaria ed instando la sospensione dell'esecutività della sentenza ai sensi dell'art. 407 c.p.c. In tal caso, infatti, l'opposizione di terzo ordinaria costituisce mezzo di impugnazione necessario a questo scopo (Cass. S.U., n. 1238/2015). L'opposizione in questione è proponibile anche dal litisconsorte necessario pretermesso. Anch'egli, in quanto si assuma contitolare di una posizione giuridica indivisibile, è legittimato ed interessato a contestare la sentenza nei limiti in cui lo pregiudica, escludendolo dalla contitolarità di quella posizione. Questa opposizione può essere proposta in ogni tempo, prima e dopo il passaggio in giudicato il cui esercizio non trova altro limite che l'estinzione del diritto del terzo pregiudicato dalla sentenza pronunciata tra altre persone (così Cass. II, n. 24721/2009). L'opposizione di terzo ordinaria, ex art. 404, comma 1 c.p.c., oltre che al litisconsorte necessario pretermesso, è offerta anche al terzo che si affermi titolare di un diritto autonomo ed incompatibile con quelli delle parti destinatarie del provvedimento opposto, dalla cui esecuzione subirebbe un inevitabile pregiudizio giuridico (Cass. II, n. 11961/2024). La competenza per l'opposizione di terzo spetta allo stesso Giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata, ed è una competenza funzionale quindi non derogabile. Si propone con atto di citazione ma se la sentenza impugnata è stata pronunciata secondo un rito speciale essa va proposta con la stessa modalità prevista per tale rito; l'atto di citazione, oltre agli elementi di legge, deve contenere l'indicazione della sentenza che si impugna e, laddove si tratti di opposizione di terzo revocatoria, anche l'indicazione del giorno in cui il terzo opponente è venuto a conoscenza del dolo o della collusione a suo danno e della prova ad essi relativa. Davanti al Giudice adito, a norma dell'art. 406 c.p.c., si osservano le norme stabilite per il procedimento davanti a lui, in quanto non espressamente derogate. Pertanto, a seconda dei casi il giudizio si svolgerà secondo le norme proprie del procedimento di primo grado o dell'appello. Laddove si tratti di opposizione proposta dal terzo titolare di un diritto autonomo, incompatibile e prevalente dovrà svolgersi una nuova istruttoria della causa, pur potendosi comunque utilizzare anche le prove raccolte nel precedente giudizio che la giurisprudenza di legittimità ritiene possano valere nei limiti in cui rappresentino indizi, gravi, precisi e concordanti (Cass. n. 2059/1971). A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici. Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. Con riferimento al d.m. n. 110/2023, e in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema: a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto; b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio; d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione; e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi; f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale; g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti; h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale; j. Il valore della controversia; k. La richiesta di distrazione delle spese; l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono. Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di: a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza. Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi. Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note. Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3. Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali. L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato. In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione (art. 46 disp. att. c.p.c.) il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. |