Atto di citazione per opposizione di terzo revocatoria ex art. 404, comma 2, c.p.c. (Corte d'Appello)InquadramentoL'opposizione di terzo revocatoria è regolata dall'art. 404, comma 2 c.p.c. Essa è l'opposizione esperibile dai creditori di una delle parti e dagli aventi causa quando la sentenza sia affetta da dolo o collusione a loro danno. Secondo autorevole dottrina la nozione di avente causa contenuta nell'art. 404, comma 2 c.p.c. deve essere intesa in senso ampio come riferita a tutti i terzi soggetti all'efficacia riflessa del giudicato e quindi titolari di rapporti che dipendono giuridicamente da quello dedotto in giudizio e fatto oggetto della sentenza. In tema di opposizione di terzo revocatoria, la legittimazione attiva compete al creditore titolare di un credito certo, non essendo a tal fine sufficiente la mera allegazione dello stesso o la produzione di un titolo giudiziale solo provvisoriamente esecutivo e contestato dal debitore, ma risultando necessario che il credito sia stato accertato, anche in via incidentale, dal giudice dell'opposizione, sulla base delle prove fornite dall'opponente (Cass. I, n. 6378/2017). Da ultimo in relazione alla teoria dell'efficacia riflessa del giudicato la Suprema Corte ha precisato che l'accertamento contenuto nella sentenza passata in giudicato non estende i suoi effetti, né è vincolante, nei confronti dei terzi, ma, quale affermazione obiettiva di verità, è idoneo a spiegare efficacia riflessa verso soggetti estranei al rapporto processuale, allorquando il terzo sia titolare di una situazione giuridica dipendente o comunque subordinata, sempreché il terzo non sia titolare di un rapporto autonomo ed indipendente rispetto a quello in ordine al quale il giudicato interviene, non essendo ammissibile, in tale evenienza, che egli, salvo diversa ed espressa indicazione normativa, ne possa ricevere pregiudizio giuridico o possa avvalersene a fondamento della sua pretesa (Cass. III, n. 15599/2019; ma v. anche Cass. VI, n. 31969/2019). La sentenza impugnata deve essere, come visto, l'effetto di dolo o collusione delle parti a danno del creditore o dell'avente causa. La collusione altro non è che un accordo fraudolento in danno del legittimato all'opposizione, accordo che può essere anche antecedente al processo o realizzatosi durante la sua pendenza; mentre il dolo è la condotta della parte diretta ad ottenere una sentenza pregiudizievole per il terzo creditore o avente causa. Da ult. la giur. di legittimità ha precisato che l'opposizione di terzo revocatoria presuppone che la sentenza sia l'effetto di comportamenti dolosi o collusivi delle parti in danno del terzo, avente causa o creditore di una delle parti; detto rimedio, pertanto, non è esperibile ove tali comportamenti siano stati posti in essere da una parte in danno dell'altra per la definizione, in suo favore, della lite (Cass. II, n. 21492/2018). FormulaCORTE D'APPELLO DI ... [1] ATTO DI CITAZIONE PER OPPOSIZIONE DI TERZO REVOCATORIA [2]EX ART. 404, CO. 2, C.P.C. Il Sig. ..., nato a ..., residente in ... alla via ... n ..., C.F. ..., (oppure) [la società ..., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Dott. ..., con sede in ... ( ... ), via/p.za ... n. ..., C.F. ... P.I. ... ) [3] elettivamente domiciliato in ... via ... n ... presso lo studio dell'Avv. ..., C.F. ..., che lo rappresenta e difende giusta procura alle liti ... allegata tramite strumenti informatici [4] e apposta in calce al presente atto ai sensi dell'art. 83, comma 3, c.p.c., Per le comunicazioni e notificazioni riguardanti il presente giudizio l'Avv. .... Indica il seguente indirizzo PEC ... [5] ..., [fax ... ] [6] presso il quale è eletto domicilio c.d. digitale PREMESSO CHE: – il Sig. ... ha stipulato in data ... con il Sig. ... un contratto di sublocazione dell'immobile sito in ... alla via ... (specificare dati catastali ... ); [7] – tale contratto si è automaticamente risolto perché è venuto meno il contratto di locazione stipulato a sua volta dal Sig. ... con il Sig. ...; – infatti il Sig. ..., proprietario dell'immobile detto, ha citato in giudizio il Sig. ... per ottenere la dichiarazione di risoluzione del contratto di locazione e questo giudizio si è concluso con la dichiarazione di risoluzione della locazione e la condanna di ... al rilascio dell'immobile in favore di ...; – solo a distanza di parecchi mesi dalla sentenza in questione il Sig. ... è venuto a conoscenza [è necessario indicare le prove a sostegno della opposizione di terzo revocatoria] dell'accordo collusivo intercorso tra il Sig. ... e il Sig. ... per la risoluzione del contratto di locazione a danno dello stesso Sig. ... [8]. [Indicare il motivo per cui si propone opposizione di terzo revocatoria tenendo presente che, come visto supra, a questa opposizione è legittimato il creditore o l'avente causa di una delle parti del giudizio da cui è derivata la sentenza impugnata, purché tale sentenza lo pregiudichi e sia effetto di dolo o collusione a suo danno. Il terzo di cui si parla in questa sede, ai sensi dell'art. 2909 c.c., non è estraneo alla portata del giudicato. Il pregiudizio deriva dalla titolarità di una posizione giuridica fraudolentemente pregiudicata. Assume rilievo, quindi, non il dictum della sentenza impugnata in sé e per sé, ma quel dictum in quanto effetto di frode o collusione; indicare altresì la data in cui l'opponente ne è venuto a conoscenza]. - Pertanto il Sig. ... ha interesse a proporre opposizione di terzo revocatoria contro la sentenza n. ... del ... pronunciata da ... e ricorrono tutti i presupposti dell'art. 404, comma 2, c.p.c. *** Tutto quanto premesso il Sig. ... ut supra rappresentato e difeso CITA Il Sig. ... nato a ... residente in ... alla via ... n. ... C.F. ..., PEC ... [9] a comparire innanzi al Tribunale intestato, sito in via ... n. ..., Giudice designando, all'udienza del ..., ore di rito, con l'invito a costituirsi nel presente giudizio nei termini e nelle forme stabilite dalla legge e con l'avvertimento che in difetto si procederà in sua contumacia per ivi sentire accogliere le seguenti conclusioni: “Voglia l'Ecc.mo Giudice adito, previa sospensione dell'esecutività della sentenza impugnata ex art. 407 c.p.c., accogliendo la proposta opposizione di terzo, 1) Accertare e dichiarare che la sentenza resa tra il Sig. ... e il Sig. ... da questo Tribunale [ovvero da questa Corte d'Appello] il ... [indicare sia la data della decisione che la data della pubblicazione], è frutto di collusione ovvero dolo a danno del Sig. ...; 2) Annullare, di conseguenza, la sentenza opposta ovvero dichiararne l'inefficacia nei confronti dell'odierno opponente; 3) Condannare i convenuti Sig. ... e Sig. ... a rifondere le spese, competenze ed onorari del giudizio di opposizione. A tale effetto invita il Sig. ... a costituirsi nel presente giudizio, nel termine di venti giorni prima dell'udienza indicata, nelle forme e nelle modalità previste dall'art. 166 c.p.c. e a comparire alla stessa udienza, Sezione e Giudice designandi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., con espresso avviso che non costituendosi tempestivamente incorrerà nelle decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c. A sostegno dei propri assunti produce i seguenti documenti: 1) copia della sentenza n. ... del ...; 2) ... Ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.P.R., n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente processo è pari ad Euro .... Luogo e data ... Firma Avv. ... RELATA DI NOTIFICA [10] 1. Ai sensi dell'art. 405 c.p.c. l'opposizione di terzo si propone davanti allo stesso Giudice che ha pronunciato la sentenza, secondo le forme prescritte per il procedimento innanzi a lui; si tratta di una competenza funzionale che non può subire eccezioni nemmeno per ragioni di connessione: Cass. civ. III, n. 3608/1999. Davanti al Giudice adito si osservano le norme del procedimento previsto davanti a lui a meno che non siano espressamente derogate dalle norme in tema di opposizione di terzo; pertanto il giudizio si svolgerà secondo le regole proprie del primo grado o dell'appello a seconda dei casi. 2. L'atto introduttivo del giudizio è la citazione; però, nel caso in cui la sentenza impugnata sia stata pronunciata con l'uso di un rito speciale, l'opposizione deve essere proposta seguendo lo stesso rito e, quindi, lo stesso atto introduttivo. Oltre agli elementi propri dell'atto di citazione, la domanda di opposizione di terzo deve contenere l'indicazione della sentenza impugnata e, ove si tratti di opposizione di terzo revocatoria, l'indicazione del giorno in cui l'opponente è venuto a conoscenza del dolo o della collusione della parte a suo danno e anche l'indicazione della prova fornita al riguardo. Nell'esempio proposto si è ipotizzato che debba essere applicato il rito ordinario di cognizione e quindi che la domanda debba essere proposta con atto di citazione. 3. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011 conv., con modif. nella l. n. 111/2011). 4. A decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito della procura deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022). 5. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore a seguito dell'introduzione del c.d. domicilio digitale: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif. nella l. n. 114/2014. In giur. ad es. vedasi Cass. sez. lav., n. 33806/2021. 6. Il d.lgs. n. 164/2024, recante disposizioni correttive al d.lgs. n. 149/2022, nell'apportare modifiche all'art. 125 c.p.c., ha eliminato il riferimento alla necessità per il difensore di indicare il proprio numero di fax negli atti di parte, trattandosi di tecnologia ormai obsoleta. 7. A norma dell'art. 398, comma 3 c.p.c., l'atto di citazione per revocazione deve essere sottoscritto da un difensore munito di procura speciale. A decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito della procura deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022). 8. La legittimazione a proporre l'opposizione di terzo revocatoria spetta ai creditori, pur se il loro credito sia soggetto a termine o a condizione, e agli aventi causa a titolo particolare. Nell'interpretazione dottrinale dominante l'opposizione di terzo revocatoria è consentita a tutti coloro che siano titolari di rapporti dipendenti da quello oggetto del giudizio conclusosi con la sentenza impugnata per opposizione di terzo. La sentenza impugnata deve essere il derivato del dolo o della collusione delle parti a danno dell'avente causa o del creditore, cioè il Giudice deve aver fondato la sua decisione proprio su questo accordo fraudolento; la collusione consiste, appunto, in un accordo fraudolento a danno del terzo, accordo che può anche essere antecedente al processo o essere intercorso durante la pendenza dello stesso; mentre il dolo sta nel comportamento della parte diretto a produrre una decisione giudiziale che sia a danno del terzo. 9. Il d.lgs. n. 164/2024, recante disposizioni integrative e correttive del d.lgs. n. 149/2022, ha previsto che nell'art. 163, comma 3, n. 2, dopo venga inserito, tra gli elementi della vocatio in ius, anche l'indirizzo di posta elettronica certificata risultante dai pubblici registri del convenuto e delle persone che rispettivamente li rappresentano o li assistono. 10. Per quanto riguarda la notificazione dell'atto di citazione, per esso debbono seguirsi le regole poste dall'art. 330 c.p.c. presso il loro procuratore costituito o nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto per il giudizio definito con la sentenza opposta (Cass. n. 5651/1983), tuttavia, secondo la giurisprudenza di legittimità, costituendo un'impugnazione della decisione contro la quale è proposta comporta il litisconsorzio necessario fra tutte le parti del giudizio conclusosi con la sentenza impugnata. Pertanto applicandosi all'opposizione di terzo, le disposizioni generali sul luogo di notifica dell'impugnazione, non può considerarsi validamente costituito il contraddittorio quando ad una delle parti l'opposizione sia stata notificata, dopo un anno dalla pubblicazione della sentenza opposta, presso il domicilio eletto per il precedente giudizio (Cass. III, n. 6416/1998). Secondo la dottrina, decorso un anno dalla pubblicazione della sentenza, la notificazione deve essere effettuata personalmente ai sensi degli artt. 137 e ss. c.p.c. Si tenga conto che l'art. 330 c.p.c. è stato integralmente sostituito dal d.lgs. n. 164/2024 e, pertanto, adesso la norma prevede che, se nell'atto di notificazione della sentenza la parte ha dichiarato la sua residenza o eletto domicilio nella circoscrizione del giudice che l'ha pronunciata o ha indicato un indirizzo di PEC risultante dai pubblici elenchi o eletto un domicilio digitale speciale, l'impugnazione deve essere notificata nel luogo o all'indirizzo indicato; altrimenti si notifica, ai sensi dell'art. 170 c.p.c., presso il procuratore costituito o all'indirizzo di PEC risultante dai pubblici elenchi o al domicilio digitale speciale indicato per il giudizio oppure, in mancanza, nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto per il giudizio. L'impugnazione può essere notificata collettivamente e impersonalmente agli eredi della parte defunta dopo la notificazione della sentenza, nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto dal defunto nell'atto di notificazione della sentenza ai sensi del primo comma, o, in mancanza della dichiarazione di residenza o elezione di domicilio, l'impugnazione può essere notificata, ai sensi dell'art. 170 c.p.c., agli eredi collettivamente e impersonalmente presso il procuratore costituito o nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto dal defunto per il giudizio. Se mancano la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio e le indicazioni previste dal primo comma dell'art. 330 c.p.c. e, in ogni caso, dopo un anno dalla pubblicazione della sentenza, l'impugnazione, se è ancora ammessa dalla legge, si notifica personalmente exartt. 137 e ss. c.p.c. COMMENTOLa competenza per l'opposizione di terzo spetta allo stesso Giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata, ed è una competenza funzionale quindi non derogabile. Si propone con atto di citazione ma se la sentenza impugnata è stata pronunciata secondo un rito speciale essa va proposta con la stessa modalità prevista per tale rito; l'atto di citazione, oltre agli elementi di legge, deve contenere l'indicazione della sentenza che si impugna e, laddove si tratti di opposizione di terzo revocatoria, anche l'indicazione del giorno in cui il terzo opponente è venuto a conoscenza del dolo o della collusione a suo danno e della prova ad essi relativa. Davanti al Giudice adito, a norma dell'art. 406 c.p.c., si osservano le norme stabilite per il procedimento davanti a lui, in quanto non espressamente derogate. Pertanto, a seconda dei casi il giudizio si svolgerà secondo le norme proprie del procedimento di primo grado o dell'appello. Laddove si tratti di opposizione proposta dal terzo titolare di un diritto autonomo, incompatibile e prevalente dovrà svolgersi una nuova istruttoria della causa, pur potendosi comunque utilizzare anche le prove raccolte nel precedente giudizio che la giurisprudenza di legittimità ritiene possano valere nei limiti in cui rappresentino indizi, gravi, precisi e concordanti (Cass. n. 2059/1971). A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema: a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto; b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio; d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione; e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi; f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale; g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti; h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale; j. Il valore della controversia; k. La richiesta di distrazione delle spese; l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono. Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di: a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza. Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi. Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note. Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3. Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali. L'art. 8, infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato. In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione (art. 46) il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. |