Atto di citazione ex artt. 389 c.p.c. e 144 disp. att. c.p.c.InquadramentoAi sensi dell'art. 389 c.p.c. le domande di restituzione o di riduzione in pristino e ogni altra conseguente alla sentenza di Cassazione si propongono al giudice di rinvio e, in caso di Cassazione senza rinvio, al Giudice che ha pronunciato la sentenza cassata. In sostanza la norma stabilisce che le domande di correlate alla caducazione della sentenza sono autonome rispetto al processo principale perché trovano la loro giustificazione unicamente nella Cassazione della sentenza di merito in forza della quale furono effettuati gli adempimenti. La giurisprudenza di legittimità afferma, infatti, che il diritto alla restituzione delle somme pagate in esecuzione di una decisione successivamente cassata, ovvero di una sentenza di primo grado provvisoriamente esecutiva, successivamente riformata in appello, sorge per il solo fatto della Cassazione o della riforma della sentenza e può essere richiesto automaticamente, se del caso anche con procedimento monitorio (Cass. sez. lav., n. 6579/2003). Più in generale l'azione di restituzione o riduzione in pristino che, in relazione alle "prestazioni eseguite", venga proposta a norma dell'art. 389 c.p.c. non è riconducibile nello schema della condictio indebiti, perché si collega ad un'esigenza di restaurazione della situazione patrimoniale anteriore a detta sentenza (Cass. I, n. 3187/2024). Si è in particolare detto che l'art. 389 c.p.c. è disposizione che riguarda sia l'esecuzione spontanea che quella coatta e comprende le domande di restituzione e di riduzione in pristino di ciò che è stato pagato in base a sentenza di appello cassata ed a sentenza di primo grado confermata in appello e poi cassata, ma non quelle presentate in appello dal soccombente in primo grado, in previsione dell'eventuale riforma del titolo di condanna. In particolare, la parte vittoriosa nel giudizio di Cassazione non è tenuta, in relazione alle prestazioni eseguite in forza della decisione d'appello annullata, a dimostrare un suo diritto preesistente alla sentenza cassata e da questa leso, poiché la predetta norma tende a ripristinare la situazione di fatto esistente prima di tale sentenza, illegittimamente modificata in virtù di un titolo rescindibile e la cui rescissione opera ex tunc, senza che vengano in rilievo valutazioni sulla buona o mala fede dell'accipiens rispetto a prestazioni eseguite e ricevute nella comune consapevolezza della rescindibilità del titolo e della provvisorietà dei suoi effetti (Cass. II, n. 17374/2018). Il giudizio di rinvio e quello per le restituzioni ex art. 389 c.p.c. sono autonomi e possono essere instaurati separatamente (Cass. III, n. 27409/2023). A causa dell'autonomia della domanda ex art. 389 c.p.c., l'art. 144 disp. att. c.p.c. stabilisce che le domande in questione si propongono con atto di citazione che deve essere notificato personalmente alla parte ex art. 137 e ss. c.p.c., atto che va distinto dall'atto di citazione in riassunzione previsto dall'art. 392 c.p.c. Disposta, dalla Corte di cassazione, la Cassazione della sentenza impugnata con rinvio della causa, per nuovo esame, ad altro giudice di appello, non sussiste nel codice di rito alcun divieto o impedimento a promuovere separatamente e distintamente due giudizi: un primo volto a ottenere la restituzione o la riduzione in pristino per effetto della Cassazione della sentenza di appello, un secondo volto a una nuova pronuncia sul thema decidendum così come delineato e definito nella sentenza della Corte di Cassazione (Cass. II, n. 9229/2005). In ogni caso la domanda di restituzione e di riduzione in pristino ex art. 389 c.p.c. è del tutto diversa, quanto a petitum e causa petendi, rispetto a quella proposta nel giudizio di rinvio ai sensi dell'art. 392 c.p.c.: si tratta, infatti, di domande autonome, che non comportano la necessaria riunione dei processi, in quanto la prima è indipendente dalla fondatezza della seconda (pur determinando la statuizione del giudizio di rinvio, in via definitiva, quanto dovrà essere corrisposto da una parte all'altra con il conguaglio conclusivo) ed assolve alla specifica esigenza di garantire all'interessato la possibilità di ottenere, al più presto, la restaurazione della situazione patrimoniale anteriore alla pronuncia della decisione poi annullata (Cass. I, n. 13454/2011). Il giudizio previsto dall'art. 389 c.p.c. mira a soddisfare l'esigenza dell'interessato di conseguire, al più presto, la restaurazione della situazione patrimoniale anteriore alla pronuncia della decisione poi annullata; ne discende che l'oggetto di tale giudizio è esclusivamente rivolto ad ottenere effetti restitutori o ripristinatori, a differenza del giudizio di rinvio ex art. 392 c.p.c., che ha invece ad oggetto la definitiva statuizione dei rapporti di dare e avere tra le parti (Cass. I, n. 12365/2024). In sede di legittimità non è mai ammissibile una pronuncia di restituzione delle somme corrisposte sulla base della sentenza cassata, neppure se la Corte di Cassazione, annullando la sentenza impugnata, decida la causa nel merito ex art. 384 c.p.c., in quanto per tale domanda accessoria non opera, in mancanza di espressa previsione, l'eccezione al principio generale secondo cui alla S.C. compete solo il giudizio rescindente, sicché detta istanza, ove il pagamento sia avvenuto sulla base della sentenza annullata, va proposta al Giudice di merito che l'ha accolta, a norma dell'art. 389 c.p.c. (Cass. II, n. 24852/2019). L'omessa pronuncia del Giudice di rinvio sulla domanda di restituzione delle somme pagate in esecuzione di una sentenza di appello cassata in sede di legittimità non preclude l'autonoma proposizione della domanda in un separato giudizio, nemmeno se tale omissione di pronuncia non sia stata impugnata con ricorso per Cassazione, essendosi formato su di essa un giudicato di mero rito (Cass. VI, n. 3527/2020). In ogni caso le domande di restituzione o di riduzione in pristino della parte che ha eseguito una prestazione in base ad una sentenza poi cassata (ad esempio, una sentenza del giudice ordinario di condanna al pagamento di somma di denaro) può essere proposta, oltre che nell'eventuale giudizio di rinvio (ove la Cassazione della sentenza sia stata pronunciata con rinvio ad altro Giudice), anche in separata sede, atteso che le predette domande sono del tutto autonome da quelle dell'eventuale giudizio di rinvio, assolvendo all'esigenza di garantire all'interessato la possibilità di ottenere al più presto la restaurazione della situazione patrimoniale anteriore alla decisione cassata, a prescindere dal successivo sviluppo del giudizio (Cass. S.U., n. 12190/2004). FormulaCORTE D'APPELLO DI ... [1] ATTO DI CITAZIONE EXARTT. 389 C.P.C. E 144 DISP. ATT. C.P.C. [2] Il Sig. ..., nato a ..., residente in ... alla via ... n. ..., C.F. ..., (oppure) [la società ..., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Dott. ..., con sede in ... ( ... ), via/p.za ... n. ..., C.F. ... P.I. ... ) [3] elettivamente domiciliato in ... via ... n ... presso lo studio dell'Avv. ..., C.F. ... [4], che lo rappresenta e difende giusta procura alle liti ... allegata tramite strumenti informatici [5] e apposta in calce al presente atto ai sensi dell'art. 83, comma 3 c.p.c., Per le comunicazioni e notificazioni riguardanti il presente giudizio l'Avv. ... Indica il seguente indirizzo PEC ... [6] ..., [fax ... ] [7] presso il quale è eletto domicilio c.d. digitale ESPONE QUANTO SEGUE [8] : 1) Con atto di citazione del ... il Sig. ... conveniva in giudizio il Sig. ... chiedendo il pagamento della somma di Euro ... a titolo di ... in forza del contratto di compravendita del bene ... stipulato il ... deducendo che a fronte della regolare consegna del bene da parte del Sig. ..., il Sig. ... era rimasto inadempiente all'obbligo di pagamento del prezzo concordato; 2) Sulla base di queste circostanze il Sig. ... formulava le seguenti conclusioni ... (riportare le conclusioni ... ); 3) Il Sig. ... si costituiva in giudizio con comparsa di risposta in data ... eccependo in via preliminare l'intervenuta prescrizione del diritto vantato dal Sig. ... stante il decorso il termine quinquennale di prescrizione per l'esercizio del diritto ... .; 4) Con sentenza n. ... del ... depositata il ... il Tribunale accoglieva l'eccezione di prescrizione proposta dal Sig. ... e condannava il Sig. ... alla rifusione, in favore del Sig. ..., delle spese processuali liquidate in complessivi Euro ... oltre accessori di legge. 5) Con atto di citazione in appello, notificato al Sig. ... in data ... il Sig. ... impugnava la sentenza di primo grado chiedendo alla Corte d'Appello di ... l'integrale riforma della sentenza e l'accoglimento delle domande svolte in primo grado, oltre alla rifusione delle spese di entrambi i gradi di giudizio. 6) Il Sig. ... si costituiva nel giudizio di appello, con comparsa di risposta depositata il ... e contestava la fondatezza dei motivi di appello del Sig. ..., affermando la correttezza delle statuizioni contenute nella sentenza di primo grado e della relativa motivazione e chiedendo, di conseguenza, l'integrale conferma della sentenza di primo grado oltreché il rigetto delle domande formulate dal Sig. ..., oltre alla condanna dello stesso alla rifusione delle spese del giudizio di appello. 7) Con sentenza del ... n. ... depositata in data ... e notificata in data ... la Corte di Appello di ... accoglieva l'appello interposto dal Sig. ... ritenendo invece infondata l'eccezione di prescrizione formulata in via preliminare dal Sig. ... in primo grado perché non si era maturato il termine di prescrizione quinquennale (o perché il termine di prescrizione era decennale e così via ... ) e condannava il Sig. ... al pagamento nei confronti del Sig. ... della somma di Euro ... oltre a interessi/rivalutazione/accessori ... e alla restituzione delle spese del giudizio di primo grado pagate dallo stesso e alla rifusione, in favore del Sig. ..., delle spese del giudizio di appello liquidate in Euro ... (doc. ... ); 8) In data ... il Sig. ..., in esecuzione della sentenza di secondo grado della Corte di Appello di ... eseguiva in favore del Sig. ... il pagamento della somma di Euro ... (doc ... ); 9) Con ricorso per cassazione notificato in data ... il Sig. ... impugnava la sentenza della Corte di Appello di ... deducendo quale motivo di ricorso la «violazione e falsa applicazione dell'art. ... in relazione al motivo di cui all'art. 360, comma 1, n. 3 c.p.c.» e deducendo che la sentenza impugnata era incorsa in errore di diritto laddove la Corte d'Appello aveva ritenuto infondata l'eccezione di prescrizione proposta preliminarmente dal Sig. ... in quanto ... perché ... ; 10) Con controricorso notificato in data ... il Sig. ... affermava l'infondatezza del motivo di ricorso dedotto dal Sig. ... affermando che ... ; 11) Con sentenza n. ... depositata in data ... la Corte di Cassazione accoglieva il ricorso proposto dal Sig. ... e cassava la sentenza impugnata rinviando anche per le spese del giudizio di legittimità ad altra sezione della Corte di Appello di ... ed enunciando il seguente principio di diritto ... (doc. ... ). *** Poiché la sentenza n. ... della Corte d'Appello di ... è stata cassata dalla Suprema Corte con la sentenza n. ... depositata in data ..., indipendentemente dalla instaurazione del giudizio di rinvio, il Sig. ... intende proporre autonoma domanda di restituzione della somma di Euro ... pagata al Sig. ... con bonifico bancario del ... in ottemperanza alla statuizione della sentenza della Corte d'Appello n. ... del ..., depositata il ... notificata il ... . *** Per tutto quanto sopra esposto il Sig. ..., ut supra rappresentato, difeso e domiciliato, con riserva di riassunzione del procedimento ex art. 392 c.p.c. innanzi a codesta Ecc.ma Corte di Appello CITA il Sig./la Sig.ra ... [nella qualità di ..., con sede in ..., via ... n. ... ], res. in ..., via/piazza ... n. ... ed elettivamente domiciliato/a in primo grado in ..., via/piazza ... n., presso lo Studio dell'Avv. ..., PEC ... [9] a comparire innanzi all'intestata Corte di appello all'udienza del ... [10], ore di rito, invitandolo/a a costituirsi in giudizio nelle forme stabilite dall'art. 347 c.p.c., almeno venti giorni prima della suddetta udienza [11], con l'espresso avvertimento che la costituzione oltre il suddetto termine implica le decadenze di e le preclusioni di cui agli artt. 38,167 e 343 c.p.c. e con gli ulteriori avvertimenti che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria (fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 c.p.c. o da leggi speciali), che può (ove sussistano i presupposti di legge) presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato [12] e che in caso di mancata costituzione si procederà in sua contumacia, per ivi sentir accogliere le seguenti [13] CONCLUSIONI Voglia l'Ecc.ma Corte d'appello adita, quale giudice di rinvio designato dalla Corte di cassazione con la sentenza n. ... del ... con cui è stata riformata la sentenza della Corte di Appello di ... n. ... del ..., respinta ogni contraria istanza ed eccezione, condannare il Sig. ... alla restituzione in favore del Sig. ... della somma di Euro ... da questi pagata in data ... oltre agli interessi legali dalla data in questione al pagamento. Con vittoria di spese, competenze e onorari Si depositano, oltre ai fascicoli dei giudizi di primo, secondo grado e di cassazione anche i seguenti documenti: 1) Copia della sentenza della Corte di Appello di ... n. ... del ... ; 2) Copia del bonifico bancario del ... ; 3) Copia della sentenza della Corte di Cassazione n. ... del ... . Ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente processo è pari ad Euro ... . Luogo e data ... Firma Avv. ... 1. La parte vittoriosa pertanto, in caso di Cassazione con rinvio, deve rivolgersi al Giudice di rinvio, anche con lo stesso atto con cui riassume la causa in sede di rinvio; se la sentenza sia stata cassata senza rinvio, invece, deve rivolgersi al Giudice che ha pronunciato la sentenza cassata. Vi è una competenza funzionale del Giudice di rinvio sulle domande di restituzione in pristino e di risarcimento dei danni conseguenti alla Cassazione della sentenza, competenza che però viene meno quando il giudizio di rinvio si sia estinto per mancata riassunzione nei termini, sicché in tale ipotesi le domande in questione devono essere proposte al Giudice competente secondo le regole ordinarie (Cass. sez. lav., n. 8781/1999; Cass. S.U., n. 4269/1986 ma, in senso diverso, v. Cass. II, n. 1027/1986). La domanda di restituzione delle somme corrisposte in esecuzione della sentenza di primo grado deve essere formulata, a pena di decadenza, con l'atto di appello se proposto successivamente all'esecuzione della sentenza; è invece ammissibile la proposizione nel corso del giudizio soltanto qualora l'esecuzione sia avvenuta successivamente alla proposizione dell'impugnazione (Cass. I, n. 3187/2024). 2. In caso di Cassazione con rinvio, la domanda di restituzione di quanto prestato in esecuzione della sentenza di appello poi cassata non può essere proposta al Giudice di rinvio non solo introducendo con atto di citazione un nuovo, distinto giudizio, ma anche con altre modalità equipollenti, quali il procedimento monitorio, atteso che non è prevista alcuna sanzione per la inosservanza della forma sopraindicata e che, in particolare, nel rito del lavoro, il ricorso depositato si sostituisce alla citazione notificata tutte le volte che questa sia prescritta nel rito ordinario (Cass. sez. lav., n. 16254/2003). 3. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv., con modif. nella l. n. 111/2011). 4. Il d.lgs. n. 164/2024, recante disposizioni correttive al d.lgs. n. 149/2022, nell'apportare modifiche all'art. 125 c.p.c., ha eliminato il riferimento alla necessità per il difensore di indicare il proprio numero di fax negli atti di parte, trattandosi di tecnologia ormai obsoleta. 5. A decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito della procura deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022). 6. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore a seguito dell'introduzione del c.d. domicilio digitale: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis, d.l. n. 90/2014 conv., con modif. nella l. n. 114/2014. In giur. ad es. vedasi Cass. sez. lav., n. 33806/2021 7. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. e dall'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificati dall'art. 45-bis, d.l. n. 90/2014 conv., con modif. nella l. n. 114/2014. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. cit., «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ... ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà». 8. Ai sensi dell'art. 163, comma 3, n. 4 l'atto di citazione deve contenere «l'esposizione in modo chiaro e specifico dei fatti costituenti le ragioni della domanda, con le relative conclusioni». Infatti, l'allegazione dei fatti e delle ragioni in diritto (n. 4) individua la c.d. causa petendi, ovvero il diritto sostanziale fatto valere in giudizio. 9. Il d.lgs. n. 164/2024, recante disposizioni integrative e correttive del d.lgs. n. 149/2022, ha previsto che nell'art. 163, comma 3, n. 2, dopo venga inserito, tra gli elementi della vocatio in ius, anche l'indirizzo di posta elettronica certificata risultante 10. Va rammentato che, ai sensi dell'art. 342, comma 3 c.p.c., norma interamente sostituita dal d.lgs. n. 149/2022, tra il giorno della citazione e quello della prima udienza di trattazione devono intercorrere termini liberi non minori di novanta giorni se il luogo della notificazione si trova in Italia e di centocinquanta giorni se tale luogo si trova all'estero. 11. L'art. 347, il cui testo non era stato modificato dal d.lgs. n. 149/2022, dispone ancor oggi che la costituzione in appello «avviene secondo le forme e i termini per i procedimenti davanti al tribunale». Rispetto all'appellato, prima del d.lgs. n. 164/2024 recante disposizioni integrative e correttive del d.lgs. n. 149/2022, si richiamavano esplicitamente gli artt. 166 e 167 c.p.c. L'art. 166, che nell'originaria formulazione stabiliva che la costituzione del convenuto doveva avvenire almeno venti giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione, statuisce ora, in forza delle modifiche introdotte dal d.lgs. n. 149/2022 (art. 3, comma 12), che «il convenuto deve costituirsi ... almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione depositando la comparsa ... ». Di conseguenza, stando all'originario “generico” richiamo effettuato dall'art. 347 alle forme e ai termini dei procedimenti innanzi al tribunale, la costituzione in sede di appello da parte di colui nei cui confronti il gravame sia stato proposto sarebbe dovuta avvenire almeno settanta, e non più almeno venti, giorni prima della fissata udienza di comparizione. È evidente che il legislatore della riforma 2022 non aveva coordinato le varie norme riformate (compreso l'art. 343 c.p.c. sul modo e termine dell'appello incidentale) e, di conseguenza, sembrava potersi ritenere che il richiamo fatto dall'art. 347 alle «forme ed ai termini per i procedimenti davanti al tribunale» dovesse essere limitato alle «forme», mentre per ciò che attiene ai «termini» ci si dovesse riferire a quanto originariamente previsto dall'art. 166. Il d.lgs. n. 164/2024, nell'integrare e correggere le disposizioni del d.lgs. n. 149/2022 ha posto rimedio a questa discrasia prevedendosi ora all'art. 347 c.p.c. che «L'appellante si costituisce in giudizio secondo le forme e i termini per i procedimenti davanti al tribunale. Le altre parti si costituiscono in appello almeno venti giorni prima dell'udienza indicata nell'atto di citazione o di quella fissata ai sensi dell'art. 349-bis, secondo le forme per i procedimenti davanti al tribunale”. Contestualmente, il. d.lgs. n. 164/2024 ha modificato anche l'art. 343 c.p.c., comma 1, che adesso prevede che l'appello incidentale si propone a pena di decadenza nella comparsa di risposta depositata “nel termine previsto dall'art. 347». 12. In giurisprudenza si ritiene che l'art. 342 c.p.c., quando stabilisce che l'appello si propone con citazione contenente «le indicazioni prescritte nell'art. 163», non richiede altresì che l'atto contenga anche lo specifico avvertimento, prescritto dall'art. 163, comma 3, n. 7, che la costituzione oltre i termini di legge implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., dato che queste si riferiscono solo al regime delle decadenze nel giudizio di primo grado e, in mancanza di una espressa previsione di legge, la prescrizione di tale avvertimento non può essere estesa alle decadenze che in appello comporta la mancata tempestiva costituzione della parte appellata (Cass. n. 341/2016; Cass. S.U., n. 9407/2013), ma l'adempimento è consigliabile. Identica soluzione deve essere data con riguardo agli ulteriori avvertimenti “pretesi” dalla citata disposizione nella formulazione introdotta dal d.lgs. n. 149/2022. 13. Si tenga conto che l'art. 330 c.p.c. è stato integralmente sostituito dal d.lgs. n. 164/2024 e, pertanto, adesso la norma prevede che, se nell'atto di notificazione della sentenza la parte ha dichiarato la sua residenza o eletto domicilio nella circoscrizione del giudice che l'ha pronunciata o ha indicato un indirizzo di PEC risultante dai pubblici elenchi o eletto un domicilio digitale speciale, l'impugnazione deve essere notificata nel luogo o all'indirizzo indicato; altrimenti si notifica, ai sensi dell'art. 170 c.p.c., presso il procuratore costituito o all'indirizzo di PEC risultante dai pubblici elenchi o al domicilio digitale speciale indicato per il giudizio oppure, in mancanza, nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto per il giudizio. L'impugnazione può essere notificata collettivamente e impersonalmente agli eredi della parte defunta dopo la notificazione della sentenza, nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto dal defunto nell'atto di notificazione della sentenza ai sensi del primo comma, o, in mancanza della dichiarazione di residenza o elezione di domicilio, l'impugnazione può essere notificata, ai sensi dell'art. 170 c.p.c., agli eredi collettivamente e impersonalmente presso il procuratore costituito o nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto dal defunto per il giudizio. Se mancano la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio e le indicazioni previste dal primo comma dell'art. 330 c.p.c. e, in ogni caso, dopo un anno dalla pubblicazione della sentenza, l'impugnazione, se è ancora ammessa dalla legge, si notifica personalmente exartt. 137 e ss. c.p.c. COMMENTOA norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici. Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. 7 agosto 2023, n. 110, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il «Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari» applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. Con riferimento al d.m. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema: a.Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto; b.Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c.Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio; d.Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione; e.L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi; f.Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale; g.Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti; h.Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i.L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale; j.Il valore della controversia; k.La richiesta di distrazione delle spese; l.L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono. Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di: a.80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b.50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c.10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza. Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi. Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a, b, c, d, h, i, l, m, n; l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note. Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3. Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali. L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. 21 febbraio 2011, n. 44 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato. In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. |