Ricorso per cassazione (art. 360 c.p.c.)InquadramentoLa disposizione dell'art. 366 c.p.c. indica il modello tipo di ricorso, indicando anche gli elementi essenziali che il mezzo di impugnazione deve contenere a pena di inammissibilità. Il fatto che gli elementi in questione siano incompleti o omessi, non comporta ipso iure l'inammissibilità del ricorso perché, sinché essa non sia dichiarata, non impedisce alla parte di proporre un ricorso nuovo che sostituisca quello viziato. La disposizione dell'art. 366 c.p.c. indica il modello tipo di ricorso, indicando anche gli elementi essenziali che il mezzo di impugnazione deve contenere a pena di inammissibilità. Il fatto che gli elementi in questione siano incompleti o omessi, non comporta ipso iure l'inammissibilità del ricorso perché, sinché essa non sia dichiarata, non impedisce alla parte di proporre un ricorso nuovo che sostituisca quello viziato. Si è infatti più volte affermato che una volta che la parte abbia già proposto un primo ricorso ed abbia, quindi, esercitato il relativo potere di impugnazione in ordine al provvedimento censurato, essa ha esaurito la facoltà di critica della decisione che assume a sé pregiudizievole, senza che possa proporre una successiva impugnazione, salvo che la prima impugnazione sia invalida, non sia stata ancora dichiarata inammissibile o improcedibile e venga rispettato il termine di decadenza previsto dalla legge (di recente Cass. I, n. 8552/2020). Ancor più precisamente si è specificato che nell'ordinamento processuale civile vige il principio generale della consumazione del potere di impugnazione, per effetto del quale, una volta che la parte abbia esercitato tale potere, esaurisce la facoltà di critica della decisione che lo pregiudica, senza che possa proporre una successiva impugnazione, salvo che la prima impugnazione sia invalida, non sia stata ancora dichiarata inammissibile o improcedibile e venga rispettato il termine di decadenza previsto dalla legge. Pertanto, ove la stessa sentenza di appello venga impugnata tempestivamente con due identici ricorsi per cassazione, proposti l'uno di seguito all'altro, si pongono due sole alternative, a seconda che il primo di essi abbia, o meno, validamente introdotto il giudizio di legittimità: nell'un caso, il ricorso successivamente proposto va dichiarato inammissibile; nell'altro, invece, deve essere esaminato in ragione dell'inammissibilità del primo (Cass. VI, n. 24332/2016). Il d.lgs. n. 149/2022 ha inciso sotto più profili sulla disciplina del rito e del ricorso in cassazione. Nel fornire alcuni cenni, vanno ricordate innanzitutto le modifiche apportate al testo dell'art. 360 c.p.c. In particolare, a seguito della soppressione dell'art. 348-ter c.p.c. perché è venuto meno il filtro di inammissibilità dell'appello così come prima configurato, le disposizioni contenute negli ultimi due commi di questo articolo sono state inserite all'interno dell'art. 360 c.p.c. con l'aggiunta di un nuovo comma, tra il terzo e il quarto, che prevede che: Quando la pronuncia di appello conferma la decisione di primo grado per le stesse ragioni, inerenti ai medesimi fatti, poste a base della decisione impugnata, il ricorso per cassazione può essere proposto esclusivamente per i motivi di cui al primo comma, numeri 1), 2), 3) e 4). Tale disposizione non si applica relativamente alle cause di cui all'articolo 70, comma 1. Per ragioni di coordinamento viene modificato anche l'ultimo comma dell'art. 360 c.p.c. il quale prevede ora che le disposizioni di cui al primo, al terzo e al quarto comma si applicano alle sentenze e ai provvedimenti diversi dalla sentenza contro i quali è ammesso il ricorso per cassazione per violazione di legge. Si ha doppia conforme quando la sentenza di secondo grado ha integralmente confermato quella del primo giudice (individuando il concetto di “doppia conforme” nelle “stesse ragioni inerenti ai medesimi fatti”). La Corte di Cassazione ha specificato che vi è “doppia conforme” ai sensi dell'art. 348-ter, comma 4 e 5 c.p.c. con conseguente inammissibilità della censura di omesso esame di fatti decisivi non solo quando la decisione di secondo grado è interamente corrispondente a quella di primo grado, ma anche quando le due statuizioni siano fondate sul medesimo iter logico-argomentativo in relazione ai fatti principali oggetto della causa, non ostandovi che il giudice di appello abbia aggiunto argomenti ulteriori per rafforzare o precisare la statuizione già assunta dal primo giudice (Cass. VI, n. 7724/2022). Per quanto riguarda il contenuto del ricorso per cassazione molto importante risulta la modifica effettuata dalla riforma 2022 sull'art. 366 c.p.c. Con riferimento all'art. 366, n. 3 c.p.c., la norma, nella originaria formulazione prevedeva che il ricorso dovesse contenere “l'esposizione sommaria dei fatti della causa”. Nella formulazione attuale si richiede, invece, che il ricorso contenga “la chiara esposizione dei fatti della causa essenziali alla illustrazione dei motivi di ricorso”. Come specifica la Relazione Illustrativa, fermo restando che l'esposizione dei fatti sostanziali e processuali della vicenda va operata dal ricorrente in quanto funzionale alla comprensione dei motivi e alla valutazione della loro ammissibilità e fondatezza, si è voluto porre l'accento su due specifici requisiti: la chiarezza, riferita alla modalità di narrazione dei fatti, che devono risultare intelleggibili e univoci; la essenzialità, riferita al quid e al quantum dei fatti, affinché il motivo esponga tutti e soltanto i fatti rilevanti per il giudizio di cassazione, in quanto indispensabili alla comprensione dei motivi contenenti le censure al provvedimento impugnato, ritenendosi, con questo, ribadito anche il concetto di “sommarietà”. Trattasi, ovviamente dei fatti sostanziali e processuali rilevanti in giudizio, come già nella precedente formulazione. Per quanto riguarda l'art. 366, n. 4 c.p.c., la norma nella originaria formulazione prevedeva che il ricorso dovesse contenere «i motivi per i quali si chiede la cassazione, con l'indicazione delle norme di diritto su cui si fondano, secondo quanto previsto dall'art. 366-bis». Adesso, nella formulazione novellata la norma chiede che il ricorso contenga, a pena di inammissibilità, la chiara e sintetica esposizione dei motivi per i quali si chiede la cassazione, con l'indicazione delle norme di diritto su cui si fondano. Nella previsione viene di conseguenza inserito il riferimento ai principi di chiarezza e sinteticità con riferimento all'esposizione dei motivi di ricorso. Alla luce del nuovo principio della chiarezza e sinteticità dei motivi per i quali si chiede la cassazione, il ricorrente ha l'onere di individuare il motivo – nell'ambito di quelli elencati dalla disposizione normativa – che deve essere riconducibile in modo chiaro ad una delle cinque ragioni di impugnazione dell'art. 360 c.p.c.; il vizio denunciato deve rientrare in una delle categorie logiche ivi formalizzate in quanto ipotesi tassative. Inoltre la Corte deve poter individuare “agevolmente” il vizio denunciato, sulla base delle chiare enunciazioni in fatto e delle argomentazioni giuridiche svolte dal ricorrente. Come specifica inoltre la Relazione Illustrativa, proprio a tal fine il legislatore delegato ha richiamato nell'art. 366, n. 4 c.p.c. i requisiti della chiarezza e della sintesi che tra di loro sono certamente collegati ma comunque autonomi. Infatti un testo che abbia il requisito della chiarezza è anche univocamente intellegibile; la sinteticità a sua volta evita sia le ripetizioni che la prolissità che comportano il rischio di confusione. Con riferimento, infine, alle modifiche apportate all'art. 360, n. 6 c.p.c., nella formulazione attuale la norma recita che il ricorso deve contenere, sempre a pena di inammissibilità, «la specifica indicazione degli atti processuali, dei documenti e dei contratti o accordi collettivi sui quali il ricorso si fonda». Nella modifica effettuata dalla riforma 2022 il n. 6 diventa «la specifica indicazione, per ciascuno dei motivi, degli atti processuali, dei documenti e dei contratti o accordi collettivi sui quali il motivo si fonda, illustrando il contenuto rilevante degli stessi». A questa disposizione va collegato l'art. 369, n. 4 c.p.c., non modificato, secondo cui in sede di deposito del ricorso devono essere prodotti gli atti e i documenti su cui esso si fonda. In sostanza, come spiega la Relazione illustrativa, il legislatore ha mirato a chiarire che ciascun motivo deve fare riferimento al documento ad esso inerente e che il contenuto di detto documento deve essere richiamato nel motivo, ai fini della sua comprensibilità. In questo modo il ricorrente è messo in condizione di cogliere l'onere di evidenziare il contenuto dell'atto rilevante, trascrivendolo o riassumendolo nei suoi termini esatti. La modifica va collegata alla configurazione del principio di autosufficienza nella giurisprudenza della Corte di Cassazione, che impone l'indicazione espressa degli atti processuali o dei documenti su cui il ricorso si basa. Come ricordato anche nella Rel. 96/2022 della Corte di Cassazione, la giurisprudenza di legittimità ha chiarito di recente che «in tema di ricorso per cassazione, il principio di autosufficienza, che impone l'indicazione espressa degli atti processuali o dei documenti sui quali il ricorso si fonda, va inteso nel senso che occorre specificare anche in quale sede processuale il documento risulta prodotto, poiché indicare un documento significa necessariamente, oltre che specificare gli elementi che valgono ad individuarlo, riportandone il contenuto, dire dove nel processo esso è rintracciabile, sicché la mancata “localizzazione” del documento basta per la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, senza necessità di soffermarsi sull'osservanza del principio di autosufficienza dal versante contenutistico» (Cass. I, n. 28184/2020). Si è comunque precisato che il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione, ai sensi dell'art. 366, comma 1, n. 6 c.p.c. è compatibile con il principio di cui all'art. 6, par. 1, della CEDU, qualora, in ossequio al criterio di proporzionalità non trasmodi in un eccessivo formalismo, dovendosi di conseguenza, ritenere rispettato ogni qualvolta l'indicazione dei documenti o degli atti processuali su cui il ricorso si fonda, avvenga, alternativamente, o riassumendone il contenuto, o trascrivendone i passaggi essenziali, bastando, ai fini dell'assolvimento dell'onere di deposito previsto dall'art. 369, comma 2, n. 4 c.p.c., che il documento o l'atto, specificamente indicati nel ricorso, siano accompagnati da un riferimento idoneo a identificare la fase del processo di merito in cui siano stati prodotti o formati (così Cass. I, n. 12481/2022). Nello stesso senso si è anche precisato che Il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione, quale corollario del requisito di specificità dei motivi – anche alla luce dei principi contenuti nella sentenza Corte EDU Succi e altri c. Italia del 28 ottobre 2021 – non deve essere interpretato in modo eccessivamente formalistico, così da incidere sulla sostanza stessa del diritto in contesa, e non può pertanto tradursi in un ineluttabile onere di integrale trascrizione degli atti e documenti posti a fondamento del ricorso, insussistente laddove nel ricorso sia puntualmente indicato il contenuto degli atti richiamati all'interno delle censure, e sia specificamente segnalata la loro presenza negli atti del giudizio di merito (Cass. S.U., n. 8950/2022). In ossequio al principio della legge delega n. 206/2021 (art. 1, comma 16, lett. a) in base al quale è necessario che nei procedimenti innanzi alla Corte di Cassazione «il deposito dei documenti e di tutti gli atti delle parti che sono in giudizio con il ministero di un difensore abbia luogo esclusivamente con modalità telematiche, o anche mediante altri mezzi tecnologici», è stato abrogato l'art. 366, comma 2 c.p.c. il quale prevedeva che «se il ricorrente non ha eletto domicilio in Roma ovvero non ha indicato l'indirizzo di posta elettronica certificata comunicato al proprio ordine, le notificazioni gli sono fatte presso la cancelleria della Corte di Cassazione». Adesso pertanto il ricorso – e il controricorso – non devono più contenere l'elezione di domicilio presso un luogo fisico, essendo previsto soltanto quello digitale risultante dai pubblici elenchi ex art. 16-sexies d.l. n. 179/2012. È stato eliminato, sempre in ottemperanza allo stesso principio, anche l'art. 366, comma 4 c.p.c., perché non aveva più motivo di esistere il mantenimento, per il giudizio davanti alla Corte di Cassazione di una disciplina ad hoc delle comunicazioni a cura della cancelleria e delle notificazioni effettuate dagli avvocati ex l. n. 53/1994. Ciò perché nella disciplina vigente e novellata dal d.lgs. n. 149/2022 e completata dal d.lgs. n. 164/2024 le comunicazioni di cancelleria e le notificazioni degli avvocati vengono equiparate quanto a contenuto e modalità di trasmissione e devono essere effettuate esclusivamente tramite PEC nel rispetto della normativa vigente. Su questo profilo si veda la recente Cass. S.U. n. 13056/2025 che ha sottolineato come il ricorso per cassazione non depositato in forma telematica sia improcedibile (conf. Cass. S.U. 22074/2023 e Cass. S.U. n. 33959/2023).
Il decreto c.d. correttivo (d.lgs. n. 164/2024) nel correggere ed integrare le disposizioni del precedente d.lgs. n. 149/2022 ha eliminato ogni riferimento al deposito in cancelleria di atti e documenti in attuazione della generalizzazione del deposito telematico. FormulaCORTE SUPREMA DI CASSAZIONE RICORSO EX ART. 360 C.P.C.1 Nell'interesse del Sig. ..., nato a ... in ..., residente in ... via ..., C.F. ..., (se trattasi di società indicare anche la denominazione sociale, il legale rappresentante e la sede sociale) 2 rappresentato e difeso, in forza di procura speciale allegata al presente atto 3 dall'Avv. ..., C.F. ... 4, [fax ... ] 5, indirizzo PEC ... 6, del Foro di ... e dall'Avv. ..., C.F. ..., fax ..., indirizzo PEC ..., del Foro di ... ed elettivamente domiciliato presso lo studio di quest'ultimo in ..., alla via ... n. ... 7 -ricorrente- CONTRO La Sig.ra. ..., C.F. ..., (se trattasi di società indicare anche la denominazione sociale, il legale rappresentante e la sede sociale), rappresentato e difeso nel precedente grado di merito dall'Avv. ... del Foro di ... (C.F. ..., indirizzo PEC ... ) -resistente- AVVERSO E PER LA CASSAZIONE della sentenza n. ..., pronunciata dalla Corte d'Appello di ... (Dott. ... – Pres. ... – Cons. ... ), nella causa R.G.N. ... pubblicata mediante deposito in data ... non notificata/ovvero notificata (Doc. A) 8 CODICE MATERIA: Codice materia correlato al codice-oggetto del giudizio di merito (ad eccezione del giudizio tributario), secondo le disposizioni riportate sul sito della Corte di Cassazione e allegate al Protocollo d'Intesa 1° marzo 2023 (All. n. 1), al fine della corretta assegnazione del ricorso alla Sezione tabellarmente competente. *** VALORE DELLA CONTROVERSIA: (Specificazione del valore della controversia ai fini della determinazione del contributo unificato) PAROLE CHIAVE: Massimo dieci parole che descrivano sinteticamente la materia oggetto del giudizio (ad es. Famiglia - Divorzio contenzioso - Provvedimenti riguardo ai figli - Rapporti economici tra genitori) *** B. SINTESI DEI MOTIVI 9 1. Con il primo motivo – illustrato alle pagine da ... a ... (eventuale link di invio diretto alla pagina di riferimento)– la sentenza impugnata è censurata per violazione e falsa applicazione dell'art. ... nonché dell'art. ..., in relazione all'art. 360, comma 1, n. 3 c.p.c., per avere la sentenza impugnata deciso in ordine ... e comunque aderendo alle conclusioni della consulenza tecnica d'ufficio che .... 2. Con il secondo motivo – illustrato alle pagine da ... a ... (eventuale link di invio diretto alla pagina di riferimento) – è fatta valere la nullità della sentenza in relazione all'art. 360, comma 1, n. 4 c.p.c., per violazione degli artt. ... e dell'art. ... e comunque per difetto assoluto di motivazione e/o motivazione inesistente o solamente apparente in relazione ad un fatto decisivo per la controversia e avendo la Corte territoriale manifestamente travisato le informazioni probatorie oggettive risultanti dalla consulenza tecnica d'ufficio in relazione a .... 3. Con il terzo motivo – illustrato alle pagine da ... a ... (eventuale link di invio diretto alla pagina di riferimento) – è fatta valere la nullità della sentenza in relazione all'art. 360, comma 1, n. 4, c.p.c., in dipendenza della violazione dell'art. ... e per difetto assoluto di motivazione e/o motivazione inesistente o solamente apparente in relazione a un fatto decisivo per la controversia avendo la Corte territoriale invalidamente omesso di motivare circa .... *** FATTO E SVOLGIMENTO DEL PROCESSO 10 C.1. In data ... i Sigg.ri ... hanno contratto matrimonio e dalla loro unione è nato un figlio .... In data ... il Tribunale di ... ha omologato la separazione consensuale dei coniugi ... C.2. Con ricorso del ... la Sig.ra ... ha adito il Tribunale di ... per ottenere la dichiarazione di cessazione degli effetti civili del matrimonio chiedendo altresì che venisse disposto: 1) l'affido condiviso del figlio minore con collocazione prevalente presso la madre e 2) un contributo di mantenimento di Euro ... da porre a carico del Sig. ... In tale giudizio si costituiva il Sig. ... concludendo per .... Nel corso del giudizio di primo grado è stata espletata una consulenza tecnica d'ufficio affidata al Dott. ... che ha concluso per la conferma del regime di affido condiviso con collocazione prevalente del figlio minore presso la madre. Con sent. n. ... del ... (depositata sub doc. n. 1 del fascicoletto ex art. 369, n. 4 c.p.c., DOC B) il Tribunale di ... ha dichiarato la cessazione degli effetti civili del matrimonio contratto tra il Sig. ... e la Sig.ra ... ordinando che il figlio minore fosse affidato in via condivisa ad entrambi i genitori con collocazione prevalente presso la madre disponendo altresì .... C.3. Con ricorso tempestivamente depositato il ... (qui depositato sub doc. n. 2 del fascicoletto ex art. 369, n. 4 c.p.c.sub DOC.B), il Sig. ... proponeva appello contro la sentenza di primo grado deducendone l'invalidità e l'ingiustizia. Con il primo motivo di appello si deduceva l'erroneità della soluzione adottata dal giudice di primo grado rispetto alla collocazione prevalente presso la madre ... In particolare la censura si svolgeva deducendo l'irrilevanza di tutti gli elementi considerati prevalenti dal Tribunale per .... Con il secondo motivo di appello si faceva valere l'invalidità della sentenza di primo grado per .... Con il terzo motivo di appello si censurava la sentenza di primo grado per aver omesso in modo radicale qualunque motivazione sul profilo del .... Nel ricorso in appello venivano rassegnate le seguenti conclusioni: “ ... ”. C.4. Nel giudizio di secondo grado R.G. ... della Corte d'Appello di ... si costituiva la Sig.ra ... concludendo per il rigetto dell'appello e la conferma integrale della sentenza di primo grado. Con sentenza n. ... del ... la Corte d'Appello di ... così pronunciava: “ ... ”. La Corte d'Appello riteneva in particolare, che i motivi di appello dovessero essere esaminati congiuntamente e che nel complesso fossero tutti infondati. Secondo la Corte, infatti, le conclusioni formulate dal Tribunale sulla base del parere della consulenza tecnica d'ufficio dovevano essere “ ... ”. Di conseguenza i giudici di appello decidevano nel senso di condividere integralmente le statuizioni contenute nella sentenza del Tribunale di .... C.5. La sentenza della Corte d'Appello di ... presenta numerosi ed evidenti profili di invalidità, sia quanto alla violazione della legge processuale, sia quanto alla violazione della legge sostanziale e, pertanto, si espone alle seguenti censure di legittimità. *** 1) Primo motivo: violazione e falsa applicazione degli artt. ... in relazione al motivo di cui all'art. 360, comma 1, n. 3, c.p.c.). D.1. La sentenza impugnata, come già ricordato e visto, ha confermato integralmente la sentenza di primo grado con cui .... Tale decisione si era fondata sulle conclusioni formulate nella consulenza tecnica d'ufficio nella relazione del .... (che qui si deposita sub doc. n. 3 del fascicoletto ex art. 369, n. 4. c.p.c., sub DOC.B, d'ora in poi solo “consulenza”) che aveva ritenuto che ... “ ... ” (pag. ... della Consulenza). Segnatamente la decisione del Tribunale di disporre l'affido condiviso con collocazione prevalente presso la madre trovava giustificazione nel fatto che .... Quanto alla posizione del figlio minore ... il Tribunale affermava “ ... ”. In sostanza, secondo la sentenza di primo grado .... A fronte di tale ratio decidendi ampiamente censurata con il ricorso in appello dell'odierno ricorrente, la Corte d'Appello ha, da un lato, convalidato il percorso logico-giuridico del Tribunale e della Consulenza e, per altro verso, ha conferito rilevanza ad alcuni profili .... Sotto entrambi i profili la decisione merita di essere cassata per la violazione delle norme di legge indicate nell'epigrafe di questo primo motivo di ricorso. D.2. Ai sensi dell'art. ... “ ... ” In relazione a tale norma la giurisprudenza prevalente del Supremo Collegio afferma che ... (Cass. ... n. ... / ... ). Sempre rispetto a tale profilo si è affermato in più occasioni che ... (da ultimo Cass. ... n. ... / ... ). Nel caso di specie la scelta di ... confligge apertamente con i principi di diritto ora richiamati e confermati dalla giurisprudenza dominante di codesto Ecc.mo Collegio. 2) Secondo motivo: nullità della sentenza in relazione all'art. 360, comma 1, n. 4 c.p.c., per violazione degli artt. ... e dell'art. ... e comunque per difetto assoluto di motivazione e/o motivazione inesistente o solamente apparente in relazione ad un fatto decisivo per la controversia. D.3. La decisione della Corte di Appello di ... di confermare integralmente la sentenza di primo grado nella parte in cui questa ha aderito alle conclusioni della consulenza tecnica d'ufficio rispetto al ... si fonda su un evidentissimo travisamento delle risultanze di tale relazione che viene denunciato con il presente motivo di ricorso. Come la giurisprudenza di codesto Ecc.mo Collegio ha affermato, infatti, “il travisamento della prova non implica una valutazione dei fatti ma una constatazione o un accertamento che un'informazione probatoria, utilizzata dal giudice ai fini della decisione, è contraddetta da uno specifico atto processuale, così che, a differenza del travisamento del fatto, può essere fatto valere mediante ricorso per cassazione, ove incida su un punto decisivo della controversia” (Cass. III, n. 1163/2020). Nel caso di specie, il percorso argomentativo seguito dalla Corte d'Appello di ... è manifestamente viziato perché sono state utilizzate informazioni probatorie che non sono state mai accertate nella Consulenza, con la conseguenza che il ragionamento seguito dalla Corte utilizzando l'informazione probatoria travisata risulta illogico per contraddittorietà tra il dato presente in atti e quello considerato dal giudice del merito. Infatti come già chiarito nel motivo precedente ... A parere della Corte d'Appello di ... infatti .... Ma tale ricostruzione è stata dal giudice del merito del tutto creata, travisando le risultanze della Consulenza e oltrepassando il perimetro costruito dalla sentenza di primo grado. Infatti nella Consulenza (pag ... ) si osserva che ...; a pag ... si rileva che ... In relazione a ... si osserva che ... dando atto che ... (pag. ... ). Pertanto la sentenza impugnata risulta viziata per travisamento della prova perché ha confermato la decisione di primo grado quanto a ... sulla base di un evidente fraintendimento delle risultanze oggettive della Consulenza. 3) Terzo motivo: Nullità della sentenza in relazione all'art. 360 n. 4 c.p.c. per violazione dell'art. ... e per difetto assoluto di motivazione e/o motivazione inesistente o solamente apparente in relazione a un fatto decisivo per la controversia. D.4. Come noto in tema di separazione personale dei coniugi ... la giurisprudenza del Supremo collegio ha più volte affermato che .... Alla luce di tali precedenti, che rilevano anche ai fini dell'art. 360-bis, n. 1, c.p.c., la decisione presa dal Giudice di merito di ... è censurabile per tutta una serie di motivi. In primo luogo bisogna osservare che .... A tal proposito nella giurisprudenza del Supremo Collegio si è rilevato che ... ” ... ” (Cass. n. ... / ... ). Nel caso in esame la Corte d'Appello non ha in alcun motivato rispetto alla ritenuta non opportunità di ... Vale la pena di osservare che ... e che .... *** Tutto ciò premesso e considerato si rassegnano le seguenti CONCLUSIONI 13 Voglia la Ecc.ma Corte di Cassazione adita, in accoglimento dei motivi formulati nel presente ricorso, cassare e/o annullare la sentenza impugnata, con ogni consequenziale pronuncia anche di merito ai sensi dell'art. 384 c.p.c. ed in punto di spese del giudizio. Luogo e data ... Si producono e verranno depositati, insieme all'originale notificato del presente ricorso i seguenti documenti 14: a) Copia della sentenza impugnata 15; b) Fascicoletto ex art. 369 n. 4 c.p.c. contenente i seguenti documenti 16: 1. Sentenza del Tribunale di ... n. ... 2. Ricorso in appello del ... 3. Consulenza tecnica d'ufficio del .... c) Fascicolo di parte del precedente grado di giudizio Il ricorso è stato redatto in conformità alle indicazioni tecniche contenute nel Protocollo sottoscritto in data 1° marzo 2023 dalla Corte Suprema di Cassazione, la Procura Generale della Corte di Cassazione, l'Avvocatura Generale dello Stato e il Consiglio Nazionale Forense 17. Ai fini del contributo unificato si dichiara che trattandosi di giudizio contenzioso ex art. 4 legge n. 898/1970, in materia di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, al momento dell'iscrizione a ruolo verrà versato l'importo di Euro ... oltre all'ulteriore importo fisso di Euro ... 18. Luogo e data ... Firma Avv. ... 19 [Ove non apposta a margine, segue la procura speciale in calce] 20 [1] 1. Sullo schema di redazione contenuto nel Protocollo 1° marzo 2023 e sulle relative indicazioni si veda sub nota 17 nella presente formula. Nel Protocollo in questione viene indicato uno schema di redazione del ricorso e si conviene che per facilitare la lettura si utilizzino caratteri di tipo corrente e di dimensioni di almeno 12 pt nel testo, con interlinea 1,5 e margini orizzontali e verticali di almeno 2,5 cm. [2] 2. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011 conv., con modif. nella l. n. 111/2011). [3] 3. A decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito della procura deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022). Le S.U. di recente hanno precisato che In tema di ricorso per cassazione, il requisito della specialità della procura, di cui agli artt. 365 e 83, comma 3,c.p.c., non richiede la contestualità del relativo conferimento rispetto alla redazione dell'atto a cui accede, essendo a tal fine necessario soltanto che essa sia congiunta, materialmente o mediante strumenti informatici, al ricorso e che il conferimento non sia antecedente alla pubblicazione del provvedimento da impugnare e non sia successivo alla notificazione del ricorso stesso. Pertanto, la circostanza che la procura sia sottoscritta in luogo diverso e in data diversa, anteriore nel tempo, rispetto al luogo e alla data di sottoscrizione del ricorso per cassazione, non osta alla regolarità della procura, che unicamente deve documentare l'inequivoco conferimento del mandato a impugnare la pronuncia oggetto di ricorso (Cass. S.U. n. 2075/2024). [4] 4. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011 conv., con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1 c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8 d.l. n. 193/2009 conv., con modif. nella l. n. 24/2010. [5] 5. Il d.lgs. n. 164/2024, nell'apportare modifiche all'art. 125 c.p.c., ha eliminato il riferimento alla necessità per il difensore di indicare il proprio numero di fax negli atti di parte, trattandosi di tecnologia ormai obsoleta. [6] 6. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif. nella l. n. 114/2014. [7] 7. In ossequio al principio della legge delega n. 206/2021 (art. 1, comma 16, lett. a) in base al quale è necessario che nei procedimenti innanzi alla Corte di Cassazione il deposito dei documenti e di tutti gli atti delle parti che sono in giudizio con il ministero di un difensore abbia luogo esclusivamente con modalità telematiche, o anche mediante altri mezzi tecnologici”, è stato abrogato l'art. 366, comma 2, c.p.c. il quale prevedeva che «se il ricorrente non ha eletto domicilio in Roma ovvero non ha indicato l'indirizzo di posta elettronica certificata comunicato al proprio ordine, le notificazioni gli sono fatte presso la cancelleria della Corte di Cassazione». Adesso pertanto il ricorso – e il controricorso – non devono più contenere l'elezione di domicilio presso un luogo fisico, essendo previsto soltanto quello digitale risultante dai pubblici elenchi ex art. 16-sexies d.l. n. 179/2012. È stato eliminato, sempre in ottemperanza allo stesso principio, anche l'art. 366, comma 4 c.p.c., perché non aveva più motivo di esistere il mantenimento, per il giudizio davanti alla Corte di Cassazione di una disciplina ad hoc delle comunicazioni a cura della cancelleria e delle notificazioni effettuate dagli avvocati exl. n. 53/1994. Ciò perché nella disciplina vigente e novellata dalla riforma 2022 le comunicazioni di cancelleria e le notificazioni degli avvocati vengono equiparate quanto a contenuto e modalità di trasmissione e devono essere effettuate esclusivamente tramite PEC nel rispetto della normativa vigente. [8] 8. La Corte di Cassazione ha recentemente specificato che l'assenza nel fascicolo telematico di alcun documento che dimostri l'avvenuta notificazione della sentenza impugnata comporta la dichiarazione di improcedibilità del ricorso ai sensi dell'art. 369 c.p.c. dal momento che, in tale circostanza, è impossibile per la Suprema Corte verificare l'effettivo rispetto dei termini di impugnazione nella fase iniziale del procedimento (Cass. civ. III, n. 24724/2024). Inoltre si è precisato che la data di pubblicazione di un provvedimento redatto in modalità digitale coincide non già con quella del deposito telematico ad opera del giudice, bensì con quella di attestazione dell'avvenuto deposito da parte del cancelliere che, mediante il sistema informatico, attribuisce al provvedimento il numero identificativo e la data; tale attestazione costituisce un atto pubblico che fa piena prova fino a querela di falso, ed è pertanto dalla data ivi indicata che decorre il termine lungo per l'impugnazione (Cass. civ. I, n. 2829/2023). [9] 9. Nel Protocollo 1° marzo 2023 si specifica che la sintesi dei motivi del ricorso, in non più di alcune righe per ciascuno di essi e contrassegnandoli numericamente, deve contenere la specifica indicazione, per ciascun motivo, delle norme di legge che la parte ricorrente ritenga siano state violate dal provvedimento impugnato e delle questioni trattate. Nella sintesi deve essere indicato per ciascun motivo anche il numero delle pagine ove inizia lo svolgimento delle relative argomentazioni a sostegno nel prosieguo del ricorso, eventualmente inserendo il link di invio diretto alla pagina di riferimento. [10] 10. Per quanto riguarda l'art. 366 n. 3 c.p.c., la norma, nella originaria formulazione prevedeva che il ricorso dovesse contenere “l'esposizione sommaria dei fatti della causa”. Nella formulazione attuale si richiede, invece, che il ricorso contenga “la chiara esposizione dei fatti della causa essenziali alla illustrazione dei motivi di ricorso”. Come specifica la Relazione Illustrativa, fermo restando che l'esposizione dei fatti sostanziali e processuali della vicenda va operata dal ricorrente in quanto funzionale alla comprensione dei motivi e alla valutazione della loro ammissibilità e fondatezza, si è voluto porre l'accento su due specifici requisiti: la chiarezza, riferita alla modalità di narrazione dei fatti, che devono risultare intelleggibili e univoci; la essenzialità, riferita al quid e al quantum dei fatti, affinché il motivo esponga tutti e soltanto i fatti rilevanti per il giudizio di cassazione, in quanto indispensabili alla comprensione dei motivi contenenti le censure al provvedimento impugnato, ritenendosi, con questo, ribadito anche il concetto di “sommarietà”. Trattasi, ovviamente dei fatti sostanziali e processuali rilevanti in giudizio, come già nella precedente formulazione. Nel Protocollo 1° marzo 2023 si specifica che in questa parte del ricorso deve essere contenuta l'esposizione, di regola in massimo cinque pagine, del fatto processuale in modo funzionale alla chiara percepibilità delle ragioni poste a fondamento delle censure sviluppate nella parte motiva. [11] 11. Nella formulazione novellata dalla riforma 2022 la norma dell'art. 366 c.p.c. richiede che il ricorso contenga, a pena di inammissibilità, la chiara e sintetica esposizione dei motivi per i quali si chiede la cassazione, con l'indicazione delle norme di diritto su cui si fondano. Nella previsione viene di conseguenza inserito il riferimento ai principi di chiarezza e sinteticità con riferimento all'esposizione dei motivi di ricorso. Alla luce del nuovo principio della chiarezza e sinteticità dei motivi per i quali si chiede la cassazione, il ricorrente ha l'onere di individuare il motivo – nell'ambito di quelli elencati dalla disposizione normativa – che deve essere riconducibile in modo chiaro ad una delle cinque ragioni di impugnazione dell'art. 360 c.p.c.; il vizio denunciato deve rientrare in una delle categorie logiche ivi formalizzate in quanto ipotesi tassative. Inoltre la Corte deve poter individuare “agevolmente” il vizio denunciato, sulla base delle chiare enunciazioni in fatto e delle argomentazioni giuridiche svolte dal ricorrente. Come specifica inoltre la Relazione Illustrativa, proprio a tal fine il legislatore delegato ha richiamato nell'art. 366, n. 4 c.p.c. i requisiti della chiarezza e della sintesi che tra di loro sono certamente collegati ma comunque autonomi. Infatti un testo che abbia il requisito della chiarezza è anche univocamente intellegibile; la sinteticità a sua volta evita sia le ripetizioni che la prolissità che comportano il rischio di confusione. Il Protocollo 1° marzo 2023 in relazione ai motivi specifica che in questa sede vanno posti gli argomenti a sostegno delle censure già sinteticamente indicate nella parte denominata “sintesi dei motivi”. L'esposizione deve corrispondere al criterio di specificità e di concentrazione dei motivi e deve essere contenuta, di regola, nel limite massimo di trenta pagine. Per ciascuno dei motivi devono essere indicati gli atti processuali, i documenti, i contratti o gli accordi collettivi su cui il motivo si fonda, illustrandone il contenuto rilevante, eventualmente con l'inserimento di apposito link. Per quanto riguarda il principio di specificità e localizzazione il Protocollo 1° marzo 2023 specifica che tale principio si intende rispettato quando ciascun motivo articolato nel ricorso risponde ai criteri di chiarezza e sinteticità previsti dal codice di rito; quando nel testo di ciascun motivo che lo richieda sia indicato l'atto, il documento, il contratto o l'accordo collettivo su cui si fonda il motivo (art. 366, comma 1, n. 6 c.p.c.) con illustrazione del contenuto rilevante e la precisazione del punto dell'atto, del documento, del contratto o dell'accordo collettivo al quale si fa riferimento; quando nel testo di ciascun motivo che lo richieda vengano indicati la fase processuale e il momento in cui è avvenuto il deposito dell'atto, del documento, del contratto o dell'accordo collettivo; siano depositati mediante allegazione nella busta telematica, ex art. 369, comma 2, n. 4 c.p.c., gli atti, i documenti, il contratto o l'accordo collettivo cui si sia fatto riferimento nel ricorso. [12] 12. Sempre con riferimento ai motivi di ricorso va ricordato che l'art. 366, n. 6 c.p.c. nella modifica effettuata dalla riforma 2022 richiede «la specifica indicazione, per ciascuno dei motivi, degli atti processuali, dei documenti e dei contratti o accordi collettivi sui quali il motivo si fonda, illustrando il contenuto rilevante degli stessi». A questa disposizione va collegato l'art. 369, n. 4 c.p.c., non modificato, secondo cui in sede di deposito del ricorso devono essere prodotti gli atti e i documenti su cui esso si fonda. In sostanza, come spiega la Relazione illustrativa, il legislatore ha mirato a chiarire che ciascun motivo deve fare riferimento al documento ad esso inerente e che il contenuto di detto documento deve essere richiamato nel motivo, ai fini della sua comprensibilità. In questo modo il ricorrente è messo in condizione di cogliere l'onere di evidenziare il contenuto dell'atto rilevante, trascrivendolo o riassumendolo nei suoi termini esatti. Si veda anche quanto esposto nel commento (Cass. III, n. 23055/2024). [13] 13. In questa parte del ricorso va indicato il provvedimento richiesto, ad es. cassazione con rinvio, cassazione senza rinvio con decisione di merito ecc. Si veda Protocollo 1° marzo 2023. [14] 14. Dal 1° gennaio 2023 è obbligatorio il deposito telematico del ricorso per cassazione, quindi il ricorso depositato in forma cartacea è improcedibile: Cass. S.U. n. 13056/2025; conf. Cass. S.U. 22074/2023 e Cass. S.U. n. 33959/2023). Il Protocollo 1° marzo 2023 specifica che per il deposito telematico occorre utilizzare l'apposito atto codificato dal sistema informatico, di cui all'All. n. 2 al Protocollo stesso, per la corretta indicizzazione nel fascicolo informatico, ai fini della più immediata consultabilità. La giurisprudenza di legittimità ha precisato che in regime di deposito telematico degli atti, l'onere del deposito di copia autentica del provvedimento impugnato, imposto a pena di improcedibilità del ricorso in cassazione, è assolto non solo dal deposito della relativa copia informatica recante la stampigliatura rappresentativa dei dati esterni (numero cronologico e data) concernenti la sua pubblicazione, ma anche dal deposito del duplicato informatico del provvedimento il quale ha lo stesso valore giuridico ad ogni effetto di legge dell'originale informatico e che, per sue caratteristiche intrinseche, non può recare alcuna sovrapposizione o annotazione (Cass. civ. III, n. 12971/2023). [15] 15. Cass. civ., S.U., n. 28403/2023, in tema di deposito telematico del ricorso per cassazione ha affermato che il definitivo consolidarsi dell'effetto di tempestivo deposito prodottosi, in via anticipata, con la ricezione della ricevuta di avvenuta consegna (RDAC) è subordinato all'esito positivo dei successivi controlli, la cui prova è data dal messaggio di PEC contenente l'esito dell'intervento di accettazione da parte della cancelleria (c.d. quarta PEC). Nella fattispecie il ricorrente affermava di aver depositato telematicamente, insieme con il ricorso per cassazione, anche la sentenza impugnata, adducendo a sostegno della sua tesi due screen shot del portale di accesso in cui risultavano indicati anche l'allegato in questione, sia la conferma di regolare ricezione da parte della cancelleria. Va inoltre ricordato che a norma dell'art. 369, comma 2, n. 2 c.p.c., a pena di improcedibilità deve essere depositata copia autentica della sentenza o della decisione impugnata con la relazione di notificazione. La giurisprudenza di legittimità in tema ha affermato che il deposito della copia autentica della sentenza o del provvedimento impugnato con la relata di notifica, ove questa sia avvenuta, può avere luogo sia contestualmente a quello del ricorso sia con le modalità dell'art. 372 c.p.c., purché nel termine di venti giorni previsto dall'art. 369, comma 1 c.p.c., a pena di improcedibilità (Cass. civ., S.U., n. 9005/2009). Più di recente si è detto che può ritenersi soddisfatta la condizione di procedibilità del ricorso per cassazione, costituita dalla produzione della relata di notifica della sentenza impugnata, anche quando il documento risulti depositato dal controricorrente o sia ritualmente presente nel fascicolo d'ufficio trasmesso dal giudice a quo (Cass. civ., S.U., n. 10649/2017). Di recente la Suprema Corte ha stabilito che nei giudizi regolati dal rito del lavoro il potere di proporre impugnazione, salva l'eccezionale ipotesi dell'appello con riserva dei motivi prevista dall'art. 433, comma 2 c.p.c., sorge soltanto dopo il deposito in cancelleria del testo della sentenza completo di dispositivo e di motivazione. Pertanto è inammissibile il ricorso per cassazione notificato dopo la lettura del dispositivo in udienza ma prima del deposito in questione, ferma restando la possibilità della tempestiva proposizione di un nuovo ricorso dopo il deposito (Cass. civ., III, n. 13599/2024). [16] 16. Con riferimento a questo Fascicoletto, il Protocollo del 2015, abrogato dal Protocollo 1° marzo 2023, sostanzialmente interpretava in modo nuovo l'art. 369, comma 2, n. 4 c.p.c., a norma del quale «insieme con il ricorso devono essere depositati a pena di improcedibilità ... gli atti processuali, i documenti, i contratti o accordi collettivi sui quali il ricorso si fonda», nel senso che la legge richiederebbe al ricorrente di “allegare” ossia depositare contestualmente, in un fascicoletto che deve essere formato ad hoc, gli atti e i documenti trascritti nei motivi di ricorso che la Cassazione potrebbe consultare in via autonoma per decidere sulla fondatezza del ricorso o sulla ammissibiltà dei suoi motivi. Si è precisato al riguardo che il Protocollo ha voluto recepire una prassi della cancelleria della Corte di Cassazione che prepara appositi fascicoletti arancioni che vengono consegnati al Relatore prima dell'udienza di discussione. Su questo profilo non si riscontrano cambiamenti nel Protocollo 1° marzo 2023 il quale continua ad indicare, come nel precedente, che, nella parte relativa ai documenti da depositare ex art. 369, comma 2, n. 4 c.p.c. vanno inseriti gli atti e/o documenti espressamente indicati in relazione a ciascun motivo di ricorso, elencati secondo un ordine numerico progressivo; i relativi files vanno denominati utilizzando la stessa nomenclatura e numerazione utilizzate nell'elenco. [17] 17. In data 1° marzo 2023 la Corte di Cassazione, la Procura Generale della Corte di Cassazione, l'Avvocatura Generale dello Stato e il Consiglio Nazionale Forense hanno adottato un Protocollo d'Intesa sul processo civile in Cassazione che sostituisce i precedenti Protocolli, ossia il Protocollo sulle regole redazionali dei ricorsi, civili e tributari, del 17 dicembre 2015; il Protocollo sull'attuazione del rito civile in Cassazione del 15 dicembre 2016; il Protocollo sull'avvio del processo telematico e sulla digitalizzazione del 27 ottobre 2020, come integrato il 18 novembre 2020 e il 7 aprile 2021. Si specifica altresì all'art. 6 del nuovo Protocollo che con la sottoscrizione di esso cessano di avere validità i precedenti protocolli sottoscritti dalle medesime parti in materia civile. Al Protocollo del 1° marzo 2023 sono annessi due allegati e, in particolare, l'All. n. 1 che contiene l'elenco dei codici materia e l'All. n. 2 che contiene l'elenco degli atti di parte ed allegati codificati. Come indicato espressamente nella Premessa del nuovo Protocollo d'intesa, questo “testo unico dei protocolli” è destinato a creare una prassi di organizzazione e una interpretazione comune dei profili problematici delle modifiche legislative, soprattutto a seguito dell'entrata in vigore della riforma del processo civile effettuata con il d.lgs. n. 149/2022. In ossequio al principio di chiarezza e sinteticità degli atti e provvedimenti di cui al modificato art. 121 c.p.c., vengono innanzitutto ribadite le regole redazionali già contenute nel Protocollo del 2015, con le modifiche imposte dalla obbligatorietà del processo civile telematico e l'adozione di un modulo redazionale dei ricorsi. I ricorsi, il cui schema viene elencato in Formula, devono essere redatti con caratteri di tipo corrente e di dimensioni di almeno 12 pt nel testo, con interlinea 1,5 e margini orizzontali e verticali di almeno 2,5 cm. Tutte le indicazioni relative ai ricorsi, comprese quelle sulle misure dimensionali e sui caratteri, si estendono, nei limiti della compatibilità, anche ai controricorsi, mentre le memorie illustrative non devono superare, di regola, le 15 pagine, con osservanza delle stesse raccomandazioni rispetto all'uso dei caratteri previsti per i ricorsi. In ogni caso si chiarisce che il mancato rispetto dei limiti dimensionali e delle ulteriori indicazioni previste nel Protocollo non comporta l'inammissibilità o l'improcedibilità del ricorso e degli altri atti difensivi, a meno che ciò non sia espressamente previsto per legge. Laddove, per la particolare complessità delle questioni trattate, esse non siano “ragionevolmente comprimibili” negli spazi dimensionali indicati nel Protocollo, devono essere esposte specificamente, nell'ambito del ricorso o dell'atto difensivo interessato, le ragioni per cui è necessario scrivere un numero maggiore di pagine; la presentazione di un ricorso incidentale, nel contesto di un controricorso, costituisce già di per sé una ragione giustificatrice di un superamento ragionevole dei limiti dimensionali fissati. Laddove si riscontri l'infondatezza delle motivazioni addotte per superare tali limiti dimensionali, pur non derivandone l'inammissibilità del ricorso o dell'atto difensivo, essa può essere valutata ai fini della liquidazione delle spese. Vengono altresì indicate alcune parti del ricorso che sono escluse dai limiti dimensionali sopra ricordati e che sono, in particolare, l'intestazione, l'indicazione delle parti processuali, del provvedimento impugnato, dell'oggetto del giudizio, del valore della controversia, della sintesi dei motivi e delle conclusioni, l'elenco degli atti, dei documenti e dei contratti o accordi collettivi su cui si fonda il ricorso; la procura in calce e la relazione di notificazione. Si prevede, inoltre, che l'uso di particolari tecniche di redazione degli atti – ad es. allorché consentano la ricerca testuale all'interno dell'atto e dei documenti allegati, nonché la navigazione all'interno dell'atto, tali da agevolare la consultazione e la fruizione da parte del giudice e delle altre parti del processo, comporta l'aumento del compenso professionale dell'avvocato (ex art. 4, comma 1-bis d.m. n. 55/2014). [18] 18. Le Sezioni Unite si sono pronunciate sulla questione rimessa da Cass. VI, n. 33271/2022 sulla sussistenza dei presupposti di cui all'art. 13, comma 1-quater d.P.R. n. 115/2002, nell'ipotesi in cui la dichiarazione di improcedibilità del ricorso, notificato ma non depositato, consegua alla iscrizione a ruolo del processo di cassazione effettuata dal controricorrente. Per risolvere la questione di diritto la Corte di cassazione afferma la natura di obbligazione tributaria del versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato ai sensi dell'art. 13, comma 1-quater d.P.R. n. 115/2002 e, in particolare, affermano il seguente principio di diritto: «La pronuncia con cui la Corte di cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso, per effetto del mancato deposito dello stesso a norma dell'art. 369 c.p.c., a seguito della iscrizione a ruolo a tal fine richiesta dalla parte cui il ricorso sia stato notificato, deve rendere l'attestazione della sussistenza del presupposto processuale per il raddoppio del contributo unificato di cui all'art. 13, comma 1-quater, d.P.R. n. 115/2002, essendo il provvedimento adottato inquadrabile nei tipi previsti dalla norma». [19] 19. I giudici di legittimità hanno affermato (in continuità con le statuizioni di che, alla luce del principio di effettività della tutela giurisdizionale (a cui si raccorda quello di strumentalità delle forme processuali), il ricorso per cassazione, predisposto in originale in forma di documento informatico e notificato in via telematica, dev'essere ritualmente sottoscritto con firma digitale a pena di nullità dell'atto stesso, a meno che, in applicazione del principio del raggiungimento dello scopo, non sia comunque possibile desumere aliunde, da elementi qualificanti, la sua certa paternità (nel caso di specie sono stati considerati elementi univoci, idonei ad ascrivere la paternità certa dell'atto processuale, la notificazione del ricorso nativo digitale dalla casella PEC, censita nel REGINDE, dell'Avvocatura generale dello Stato e il deposito di una sua copia in modalità analogica con attestazione di conformità sottoscritta dall'avvocato dello Stato). [20] 20. Ricordo che da ultimo si sono pronunciate le Sezioni Unite sul quesito prospettato con ordinanza interlocutoria dalla Sezione VI per definire i requisiti di specialità della procura a ricorrere per cassazione. Si erano infatti prospettati due diversi orientamenti. Secondo un primo orientamento sarebbe sempre necessario che la procura per il giudizio di cassazione risulti speciale sulla base del suo contenuto, e non soltanto in base alla collocazione topografica, e quindi sarebbe sempre necessario che la stessa indichi la sentenza da impugnare o, quanto meno, individui con assoluta certezza il giudizio per cui è rilasciata ai fini del ricorso per cassazione (per quest'orientamento più rigoroso ad es. si veda Cass. n. 18257/2017; o più di recente Cass. n. 4069/2020). Secondo un altro orientamento, sarebbe sufficiente verificare che il difensore abbia correttamente effettuato l'operazione di “congiunzione” o “allegazione” della procura al ricorso cui accede, attestando così implicitamente di aver sottoposto il ricorso già completo all'esame della parte che ha potuto pertanto prenderne visione (prima fra tutte Cass. S.U., n. 2642/1998, poi seguita da svariate decisioni, ad es. Cass. S.U., n. 16830/2002). Secondo Cass. S.U., n. 36057/2022 a seguito della riforma dell'art. 83 c.p.c. disposta dalla l. n. 141/1997, il requisito della specialità della procura, richiesto dall'art. 365 c.p.c. come condizione per la proposizione del ricorso per cassazione (del controricorso e degli atti equiparati), è integrato, a prescindere dal contenuto, dalla sua collocazione topografica; nel senso che la firma per autentica apposta dal difensore su foglio separato, ma materialmente congiunto all'atto, è in tutto equiparata alla procura redatta a margine o in calce allo stesso. Tale collocazione topografica fa sì che la procura debba considerarsi conferita per il giudizio di cassazione anche se non contiene un espresso riferimento al provvedimento da impugnare o al giudizio da promuovere, purché da essa non risulti, in modo assolutamente evidente, la non riferibilità al giudizio di cassazione; tenendo presente, in ossequio al principio di conservazione enunciato dall'art. 1367 c.c. e dall'art. 159 c.p.c., che nei casi dubbi la procura va interpretata attribuendo alla parte conferente la volontà che consenta all'atto di produrre i suoi effetti. Va segnalato che la III sezione civile della Corte di Cassazione ha rimesso gli atti al Primo Presidente (Cass. III, n. 20176/2023) per valutare l'opportunità di assegnare alle Sezioni Unite la seguente questione di massima di particolare importanza: se debba darsi ulteriore corso alla tendenza interpretativa diretta alla progressiva svalutazione del rigore nella valutazione del requisito di specialità della procura difensiva richiesta ai fini del ricorso per cassazione, attribuendo sostanzialmente al difensore il potere – e la responsabilità – di attestare la riferibilità di qualunque procura difensiva, di per sé priva di qualsiasi carattere o connotato di specialità ad un determinato giudizio o provvedimento, mediante la mera allegazione al ricorso di essa in copia di un originale sostanzialmente riproducibile in un numero indefinito e illimitato di volte, anche ove manchino precise circostanze oggettive di fatto che determinino la ragionevole presunzione che sia stata sottoscritta dalla parte dopo aver preso visione del ricorso; o se questa tendenza interpretativa si debba arrestare davanti alla mancanza di una norma di legge che consenta di equiparare la situazione di congiunzione materiale tra atti cartacei ovvero di congiunzione mediante strumenti informatici tra atti digitali, a quella della mera allegazione di una copia digitale della procura redatta su distinto supporto cartaceo, al messaggio PEC mediante il quale il ricorso nativo digitale viene notificato alla controparte. Le Sezioni Unite civili, pronunciando su questione di massima di particolare importanza e già decisa in senso difforme dalle sezioni semplici, hanno affermato il seguente principio: «In tema di ricorso per cassazione, il requisito della specialità della procura, di cui agli artt. 83, comma 3 e 365 c.p.c. non richiede la contestualità del relativo conferimento rispetto alla redazione dell'atto cui accede, essendo a tal fine necessario soltanto che essa sia congiunta, materialmente o mediante strumenti informatici, al ricorso, e che il conferimento non sia antecedente alla pubblicazione del provvedimento da impugnare e non sia successivo alla notificazione del ricorso stesso». (Cass. civ., S.U., n. 2075/2024). In particolare le Sezioni Unite, rilevando che la certificazione da parte dell'avvocato della sottoscrizione del conferente la procura alle liti è intesa come “autentica minore”, o “vera di firma” hanno statuito che ai fini dell'ammissibilità del ricorso per cassazione la procura alle liti, necessariamente conferita nella finestra tra la pubblicazione del provvedimento da impugnare e la notificazione del ricorso, si considera apposta in calce al ricorso – come vuole l'art. 83, comma 3 c.p.c. – in forza di una presunzione legale assoluta e anche se rilasciata su foglio separato ed afferente ad atto redatto in modalità analogica, qualora vi sia la congiunzione materiale tra la prima e il secondo, cioè in ragione di una “operazione materiale di incorporazione... tra due atti che nascono tra loro separati sia temporalmente che spazialmente e la cui relazione fisica, instaurata dall'avvocato, è requisito necessario, ma anche sufficiente, per soddisfare la prescrizione che il difensore stesso sia “munito di procura speciale”. Va infine segnalato che l'art. 330 c.p.c. sulla notificazione dell'impugnazione è stato integralmente sostituito dal d.lgs. n. 164/2024 e, pertanto, adesso la norma prevede che, se nell'atto di notificazione della sentenza la parte ha dichiarato la sua residenza o eletto domicilio nella circoscrizione del giudice che l'ha pronunciata o ha indicato un indirizzo di PEC risultante dai pubblici elenchi o eletto un domicilio digitale speciale, l'impugnazione deve essere notificata nel luogo o all'indirizzo indicato; altrimenti si notifica, ai sensi dell'art. 170 c.p.c., presso il procuratore costituito o all'indirizzo di PEC risultante dai pubblici elenchi o al domicilio digitale speciale indicato per il giudizio oppure, in mancanza, nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto per il giudizio. L'impugnazione può essere notificata collettivamente e impersonalmente agli eredi della parte defunta dopo la notificazione della sentenza, nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto dal defunto nell'atto di notificazione della sentenza ai sensi del primo comma, o, in mancanza della dichiarazione di residenza o elezione di domicilio, l'impugnazione può essere notificata, ai sensi dell'art. 170 c.p.c., agli eredi collettivamente e impersonalmente presso il procuratore costituito o nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto dal defunto per il giudizio. Se mancano la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio e le indicazioni previste dal primo comma dell'art. 330 c.p.c. e, in ogni caso, dopo un anno dalla pubblicazione della sentenza, l'impugnazione, se è ancora ammessa dalla legge, si notifica personalmente exartt. 137 e ss. c.p.c. COMMENTOVa segnalato, con riferimento al deposito telematico, che la riforma 2022 ha optato per una disciplina organica del deposito telematico degli atti contenuta all'interno del codice di procedura civile e, precisamente delle disposizioni di attuazione. In queste ultime è stato infatti inserito il Titolo V-ter, dedicato alle Disposizioni relative alla giustizia digitale e del deposito telematico si occupa il Capo I al cui interno si trovano gli artt. 196-quater, quinquies, sexies e septies adesso modificati dal d.lgs. n. 164/2024 recante disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022. A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici. Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema: a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto; b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio; d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione; e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi; f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale; g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti; h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale; j. Il valore della controversia; k. La richiesta di distrazione delle spese; l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono. Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di: a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza. Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi. Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note. Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3. Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali. L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato. In ogni caso, a norma del comma 6. della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. L'art. 196-quinquies, rubricato “Dell'atto del processo redatto in formato elettronico” stabilisce che l'atto del processo è redatto in formato elettronico dal magistrato o dal personale degli uffici giudiziari e degli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti ed è depositato telematicamente nel fascicolo informatico. In caso di atto formato da organo collegiale l'originale del provvedimento è sottoscritto con firma digitale secondo quanto previsto dagli artt. 132, comma 3, 134, comma 1 e 135, comma 4 c.p.c. Quando l'atto è redatto dal cancelliere o dal segretario dell'ufficio giudiziario questi vi appone la propria firma digitale e ne effettua il deposito nel fascicolo informatico. Se l'atto del processo è in formato cartaceo il cancelliere ne estrae copia informatica, nel rispetto della normativa anche regolamentare, che deposita nel fascicolo informatico. Il provvedimento del giudice si intende depositato, anche agli effetti di cui all'art. 133 c.p.c. quando è effettuato il deposito nel fascicolo informatico. Se il provvedimento di correzione di cui all'art. 288 c.p.c. è redatto in formato elettronico, il cancelliere forma un documento informatico contenente la copia del provvedimento corretto e del provvedimento di correzione, lo sottoscrive digitalmente e lo inserisce nel fascicolo informatico. A norma dell'art. 196-sexies, rubricato “Perfezionamento del deposito con modalità telematiche”, il deposito con modalità telematiche si ha per avvenuto nel momento in cui è generata la conferma del completamento della trasmissione secondo quanto previsto dalla normativa anche regolamentare concernente la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici ed è tempestivamente eseguito quando la conferma è generata entro la fine del giorno di scadenza. Si applicano le disposizioni di cui all'art. 155, commi 4 e 5 c.p.c. Se gli atti o i documenti da depositarsi eccedono la dimensione massima stabilita nelle specifiche tecniche del direttore generale per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della giustizia, il deposito può essere eseguito mediante più trasmissioni. Infine l'art. 196-septies c.p.c. è dedicato alla disciplina della copia cartacea degli atti depositati telematicamente. |