Istanza per chiedere la decisione (art. 380-bis c.p.c.)

Cristina Asprella

Inquadramento

La riforma 2022 incide sul procedimento camerale in cassazione. In sostanza il legislatore della riforma 2022, in attuazione della legge delega, ha riscritto del tutto l'art. 380-bis c.p.c. e ha modificato l'art. 380-bis.1 c.p.c. Viene infatti abrogato il procedimento camerale attualmente adoperato innanzi alla sezione VI della Corte (che era disciplinato dall'art. 380-bis c.p.c.) e il rito previsto dall'art. 380-bis.1 c.p.c. diventa l'unico rito camerale. Vengono parallelamente modificate anche le rubriche delle norme in questione, essendo adesso l'art. 380-bis c.p.c. rubricato “Procedimento per la decisione accelerata dei ricorsi inammissibili, improcedibili o manifestamente infondati” e l'art. 380-bis.1 c.p.c. volto a regolare il “Procedimento per la decisione in camera di consiglio”. Il procedimento ex art. 380-bis.1 è destinato, per la sua vocazione unificante, ad assorbire il rito per la decisione sulle istanze di regolamento di giurisdizione e di competenza; infatti l'art. 380-ter c.p.c., nel testo modificato dalla riforma, prevede che nei casi di ricorso per regolamento di competenza e di giurisdizione si applica l'art. 380-bis.1 c.p.c. (con la particolarità, su cui anche oltre, che nei regolamenti di competenza e giurisdizione il P.M. deposita sempre le sue conclusioni scritte nel termine di cui all'art. 380-bis.1 c.p.c., mentre negli altri casi in cui si usa il procedimento camerale, il P.M. ha la facoltà di depositare le conclusioni scritte.

In particolare l'art. 380-bis c.p.c. stabilisce che se non è stata ancora fissata la data della decisione, il presidente della sezione o un consigliere da questo delegato può formulare una sintetica proposta di definizione del giudizio, quando ravvisa la inammissibilità, improcedibilità o manifesta infondatezza del ricorso principale e di quello incidentale eventualmente proposto. La proposta viene comunicata ai difensori delle parti. Entro 40 giorni dalla comunicazione la parte ricorrente, con istanza sottoscritta dal difensore munito di una nuova procura speciale, può chiedere la decisione. In mancanza il ricorso si intende rinunciato e la Corte provvede ai sensi dell'art. 391 c.p.c. Se entro il termine di 40 giorni previsto dal comma 2 della norma la parte chiede la decisione, la Corte procede ai sensi dell'art. 380-bis.1, e quando definisce il giudizio in conformità alla proposta applica l'art. 96, commi 3 e 4, c.p.c. Il legislatore è altresì intervenuto anche sull'art. 13 del Testo unico di cui al d.P.R. n. 115/2002 inserendo un comma ulteriore, il comma 1-quater.1, che esclude l'obbligo di pagamento di cui al comma 1-quater (il doppio del contributo unificato) quando il ricorso viene dichiarato estinto ex art. 380-bis, comma 3 c.p.c. per rinuncia della parte ad ottenere una pronuncia della Corte di Cassazione nel caso questa abbia effettuato una valutazione preliminare nel senso della inammissibilità, improcedibilità o manifesta infondatezza del ricorso.

Si è giustamente sottolineato (si legga la Relazione n. 96/2022 della Corte di Cassazione) che la novità del procedimento ex art. 380-bis c.p.c. è data soprattutto dal meccanismo della rinuncia che, nell'ipotesi prevista dalla norma, non deve essere espressa né notificata alle controparti, ma viene dedotta dal comportamento della parte che non chiede, nel termine di 40 giorni indicato dalla disposizione normativa, la fissazione della camera di consiglio, così provocando l'estinzione del giudizio. In questa ipotesi si supera il problema della mancata notificazione alle controparti della rinuncia al ricorso dato che ai sensi della norma non è più necessaria.

Il decreto di estinzione può essere emesso dal Presidente della Sezione o dal consigliere delegato, così come specifica la Relazione illustrativa.

Per quanto concerne, invece, l'art. 380-bis.1 c.p.c., gli interventi della riforma 2022 sulla norma in questione sono meno pregnanti; Sostanzialmente essi si riducono all'inserimento nel comma 1 della disposizione del riferimento anche alle Sezioni Unite e non solo alle sezioni semplici e dall'aumento del termine entro cui deve essere comunicata ai difensori delle parti e al p.m. la fissazione del ricorso in camera di consiglio, che passa da 40 a 60 giorni. Si prevede inoltre che il p.m. possa depositare le sue conclusioni scritte non oltre 20 giorni prima dell'adunanza in camera di consiglio e che le parti possano depositare le loro “sintetiche memorie illustrative” non oltre 10 giorni prima dell'adunanza. La Corte giudica poi senza l'intervento del pubblico ministero e delle parti. Si prevede altresì che l'ordinanza della Corte, sinteticamente motivata, sia depositata al termine della camera di consiglio, ma che il collegio possa riservarsi il deposito nei successivi 60 giorni. Per quanto riguarda le memorie sintetiche ed illustrative previste dalla norma, esse sono facoltative per i procedimenti in camera di consiglio mentre nel procedimento per regolamento di competenza e giurisdizione è necessario il deposito delle conclusioni scritte.

Va infine ricordato che se la questione di diritto è di particolare importanza anche i ricorsi per regolamento di competenza e di giurisdizione potranno essere decisi in udienza pubblica: ad esempio le importanti questioni relative al riparto di giurisdizione che siano sollevate con regolamento preventivo, ovvero, come ricorda la Relazione Illustrativa, anche le complesse questioni di diritto internazionale privato quando di discute dell'ambito della giurisdizione italiana (già attualmente, per i regolamenti di competenza, se su una questione di competenza si forma un contrasto di giurisprudenza tra le sezioni ordinarie della Corte, il relativo regolamento viene deciso a Sezioni Unite e in pubblica udienza, con sentenza e non con ordinanza all'esito del rito camerale).

Come visto, entro quaranta giorni dalla comunicazione la parte ricorrente, con istanza sottoscritta dal difensore munito di una nuova procura speciale, può chiedere la decisione. In mancanza il ricorso si intende rinunciato e la Corte provvede ai sensi dell'art. 391 c.p.c. È molto importante ricordare che se entro il termine indicato la parte chiede la decisione presentando questa istanza, la Corte procede ai sensi dell'art. 380-bis.1 c.p.c. e, quando definisce il giudizio in conformità alla proposta, applica i commi 3 e 4 dell'art. 96 c.p.c. Infatti, se il giudizio viene definito in conformità alla proposta di decisione anticipata, la parte soccombente può essere condannata al pagamento di una somma determinata equitativamente e di una ulteriore somma compresa tra Euro 500,00 e Euro 5.000,00 in favore della Cassa delle ammende (Cass. I, n. 19431/2024).

Secondo la Corte di Cassazione (Cass. civ., sez. trib., 26 marzo 2025, n. 8001, l'istanza di decisione prevista dall'art. 380-bis c.p.c., pur potendo essere contenuta in un atto avente anche altre finalità (nella specie ricorso avverso diniego di condono) deve necessariamente contenere una richiesta di decisione del merito cassatorio nonostante la presenza di una proposta di definizione accelerata, non potendo la richiesta ritenersi implicita nell'impulso sotteso al diverso atto, attesa la differente finalità dello stesso.

Formula

ECC.MA CORTE DI CASSAZIONE

ISTANZA PER CHIEDERE LA DECISIONE

ART. 380-BIS C.P.C. [1]

Per il Sig. ..., nato a ..., C.F. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... nonché elettivamente domiciliato presso il suo studio sito in ..., alla via ..., n. ... tramite procura a margine [ovvero in calce] del presente atto [ovvero tramite procura speciale per atto del Notaio ..., del ..., Rep. n. ... ] [2]

CONTRO

Il Sig. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ...;

nel giudizio di cassazione introdotto con ricorso notificato il ... e depositato il ...;

con il quale il sottoscritto ricorrente ha chiesto la cassazione della sentenza resa inter partes in data ...

***

Rispetto a tale ricorso la S.V. ha formulato una proposta di definizione del giudizio dal seguente contenuto: ... perché ne ha ravvisato la inammissibilità (o l'improcedibilità o la manifesta infondatezza);

Tale proposta è stata comunicata al ricorrente il ... [3];

Per tutto quanto sopra esposto il Sig. ..., ut supra rappresentato e difeso,

Chiede

Che, accogliendo la presente istanza, la S.V. decida il ricorso il giudizio n. R.G. ...

Luogo e data ...

1. Questa istanza deve essere proposta entro 40 giorni dalla comunicazione della proposta formulata dal presidente della sezione o dal consigliere delegato quando ravvisa la inammissibilità, improcedibilità o manifesta infondatezza del ricorso principale e di quello incidentale eventualmente proposto. Se non viene proposta l'istanza il ricorso si intende rinunciato e la Corte provvede ai sensi dell'art. 391 c.p.c. Tuttavia si ricorda che, ai sensi dell'art. 380-bis, comma 3 c.p.c., se entro questo termine (40 giorni) la parte propone l'istanza, la Corte procede ex art. 380-bis.1 c.p.c. ma se definisce il giudizio in conformità alla proposta applica i commi 3 e 4 dell'art. 96 c.p.c.

2. Il d.lgs. n. 164/2024 è intervenuto sull'art. 380-bis c.p.c. eliminando l'onere per l'istante di munirsi di una nuova procura speciale.

3. È necessario indicare la data della comunicazione perché da essa decorrono i 40 giorni per la presentazione dell'istanza.

COMMENTO

Va segnalato, con riferimento al deposito telematico, che la riforma 2022 ha optato per una disciplina organica del deposito telematico degli atti contenuta all'interno del codice di procedura civile e, precisamente delle disposizioni di attuazione. In queste ultime è stato infatti inserito il Titolo V-ter, dedicato alle Disposizioni relative alla giustizia digitale e del deposito telematico si occupa il Capo I al cui interno si trovano gli artt. 196-quater, quinquies, sexies e septies adesso modificati dal d.lgs. n. 164/2024 recante disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022.

A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici.

Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro.

In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali.

L'art. 196-quinquies, rubricato “Dell'atto del processo redatto in formato elettronico” stabilisce che l'atto del processo è redatto in formato elettronico dal magistrato o dal personale degli uffici giudiziari e degli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti ed è depositato telematicamente nel fascicolo informatico. In caso di atto formato da organo collegiale l'originale del provvedimento è sottoscritto con firma digitale secondo quanto previsto dagli artt. 132, comma 3, 134, comma 1 e 135, comma 4 c.p.c. Quando l'atto è redatto dal cancelliere o dal segretario dell'ufficio giudiziario questi vi appone la propria firma digitale e ne effettua il deposito nel fascicolo informatico. Se l'atto del processo è in formato cartaceo il cancelliere ne estrae copia informatica, nel rispetto della normativa anche regolamentare, che deposita nel fascicolo informatico. Il provvedimento del giudice si intende depositato, anche agli effetti di cui all'art. 133 c.p.c. quando è effettuato il deposito nel fascicolo informatico. Se il provvedimento di correzione di cui all'art. 288 c.p.c. è redatto in formato elettronico, il cancelliere forma un documento informatico contenente la copia del provvedimento corretto e del provvedimento di correzione, lo sottoscrive digitalmente e lo inserisce nel fascicolo informatico.

A norma dell'art. 196-sexies, rubricato “Perfezionamento del deposito con modalità telematiche”, il deposito con modalità telematiche si ha per avvenuto nel momento in cui è generata la conferma del completamento della trasmissione secondo quanto previsto dalla normativa anche regolamentare concernente la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici ed è tempestivamente eseguito quando la conferma è generata entro la fine del giorno di scadenza. Si applicano le disposizioni di cui all'art. 155, commi 4 e 5 c.p.c. Se gli atti o i documenti da depositarsi eccedono la dimensione massima stabilita nelle specifiche tecniche del direttore generale per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della giustizia, il deposito può essere eseguito mediante più trasmissioni.

Infine l'art. 196-septies c.p.c. è dedicato alla disciplina della copia cartacea degli atti depositati telematicamente.

D.m. 7 agosto 2023, n. 110

Con riferimento al d.m. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema:

a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto;

b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge;

c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio;

d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione;

e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi;

f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale;

g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti;

h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate;

i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale;

j. Il valore della controversia;

k. La richiesta di distrazione delle spese;

l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono.

Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di:

a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione;

b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio;

c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza.

Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi.

Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note.

Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3.

Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali.

L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato.

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