Istanza di rimessione alle Sezioni Unite (ex art. 376, comma 2, c.p.c.)

Cristina Asprella

Inquadramento

La riforma introdotta con d.lgs. n. 149/2022 (attuativo della legge delega n. 206/2021, incide sul giudizio di cassazione ad ampio spettro. Una delle novità è l'unificazione dei riti camerali. Tali riti sono quelli attualmente disciplinati dagli artt. 380-bis e 380-bis.1 c.p.c., ossia i due procedimenti adoperati per la trattazione delle adunanze davanti alla sesta sezione e alle sezioni semplici. La riunificazione dei due riti camerali di cui sopra avviene tramite un duplice intervento: viene soppressa la sesta sezione e viene spostata la competenza ad essa relativa alle sezioni semplici; viene soppresso il procedimento camerale adoperato davanti alla sesta sezione (art. 380-bis c.p.c.).

La riforma 2022 effettua sull'art. 376 c.p.c. un intervento che la stessa Relazione illustrativa alla riforma definisce di carattere minimale. Essendo stata, infatti, soppressa l'apposita sezione – la sesta civile – si stabilisce che il Primo Presidente assegna i ricorsi alle Sezioni Unite o alla sezione semplice. Mentre la parte, qualora ritenga di competenza delle Sezioni Unite un ricorso assegnato a una sezione semplice, può proporre al Primo Presidente istanza di rimessione alle Sezioni Unite, fino a quindici giorni prima dell'udienza o dell'adunanza, per il pubblico ministero resta ferma la possibilità di sollecitare la rimessione alle Sezioni Unite anche durante la discussione nel corso dell'udienza pubblica, ovvero, per i soli procedimenti avviati alla trattazione in camera di consiglio – di regola con le conclusioni depositate nel termine di cui all'art. 380-bis.1 c.p.c. Per quanto riguarda l'entrata in vigore delle norme di nuovo conio nel giudizio di cassazione, va ricordato che le disposizioni relative al deposito telematico (Capo I, Titolo V-ter delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie si applicano a decorrere dal 1° gennaio 2023 anche ai procedimenti civili pendenti davanti al Tribunale, alla Corte di appello e alla Corte di Cassazione. Gli artt. 372,375,376,377,379,380,380-bis, 380-bis.1, 380-ter, 290 e 391-bis c.p.c. come modificati dalla riforma si applicano anche ai giudizi introdotti con ricorso già notificato alla data del 1° gennaio 2023 per cui non è stata ancora fissata udienza o adunanza in camera di consiglio. Infine le disposizioni dell'art. 363-bis c.p.c. si applicano anche ai procedimenti di merito pendenti alla data del 1° gennaio 2023.

Il d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro.

Formula

ECC.MA CORTE DI CASSAZIONE

ISTANZA PER CHIEDERE LA DECISIONE

ART. 380-BIS C.P.C. [1]

Per il Sig. ..., nato a ..., C.F. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... nonché elettivamente domiciliato presso il suo studio sito in ..., alla via ..., n. ... tramite procura a margine [ovvero in calce] del presente atto [ovvero tramite procura speciale per atto del Notaio ..., del ..., Rep. n. ... ] [2]

CONTRO

Il Sig. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ...;

nel giudizio di cassazione introdotto con ricorso notificato il ... e depositato il ...;

con il quale il sottoscritto ricorrente ha chiesto la cassazione della sentenza resa inter partes in data ...

***

Rispetto a tale ricorso la S.V. ha formulato una proposta di definizione del giudizio dal seguente contenuto: ... perché ne ha ravvisato la inammissibilità (o l'improcedibilità o la manifesta infondatezza);

Tale proposta è stata comunicata al ricorrente il ... [3];

Per tutto quanto sopra esposto il Sig. ..., ut supra rappresentato e difeso,

Chiede

Che, accogliendo la presente istanza, la S.V. decida il ricorso il giudizio n. R.G. ...

Luogo e data ...

COMMENTO

Ai sensi dell'art. 139 disp. Att. c.p.c. l'istanza di cui all'art. 376 c.p.c. si propone con ricorso diretto al primo presidente, contenente l'indicazione del ricorso con cui si chiede la rimessione alle sezioni unite e le ragioni per le quali si ritiene che sia di competenza di queste. Il secondo comma, così come modificato dal d.lgs. n. 149/2022 stabilisce che il ricorso è depositato nel termine previsto nell'art. 376, comma 2 c.p.c.

Va segnalato, con riferimento al deposito telematico, che la riforma 2022 ha optato per una disciplina organica del deposito telematico degli atti contenuta all'interno del codice di procedura civile e, precisamente delle disposizioni di attuazione. In queste ultime è stato infatti inserito il Titolo V-ter, dedicato alle Disposizioni relative alla giustizia digitale e del deposito telematico si occupa il Capo I al cui interno si trovano gli artt. 196-quater, quinquies, sexies e septies adesso modificati dal d.lgs. n. 164/2024 recante disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022.

A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici.

Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro.

In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali.

L'art. 196-quinquies, rubricato “Dell'atto del processo redatto in formato elettronico” stabilisce che l'atto del processo è redatto in formato elettronico dal magistrato o dal personale degli uffici giudiziari e degli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti ed è depositato telematicamente nel fascicolo informatico. In caso di atto formato da organo collegiale l'originale del provvedimento è sottoscritto con firma digitale secondo quanto previsto dagli artt. 132, comma 3, 134, comma 1 e 135, comma 4 c.p.c. Quando l'atto è redatto dal cancelliere o dal segretario dell'ufficio giudiziario questi vi appone la propria firma digitale e ne effettua il deposito nel fascicolo informatico. Se l'atto del processo è in formato cartaceo il cancelliere ne estrae copia informatica, nel rispetto della normativa anche regolamentare, che deposita nel fascicolo informatico. Il provvedimento del giudice si intende depositato, anche agli effetti di cui all'art. 133 c.p.c. quando è effettuato il deposito nel fascicolo informatico. Se il provvedimento di correzione di cui all'art. 288 c.p.c. è redatto in formato elettronico, il cancelliere forma un documento informatico contenente la copia del provvedimento corretto e del provvedimento di correzione, lo sottoscrive digitalmente e lo inserisce nel fascicolo informatico.

A norma dell'art. 196-sexies, rubricato “Perfezionamento del deposito con modalità telematiche”, il deposito con modalità telematiche si ha per avvenuto nel momento in cui è generata la conferma del completamento della trasmissione secondo quanto previsto dalla normativa anche regolamentare concernente la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici ed è tempestivamente eseguito quando la conferma è generata entro la fine del giorno di scadenza. Si applicano le disposizioni di cui all'art. 155, commi 4 e 5 c.p.c. Se gli atti o i documenti da depositarsi eccedono la dimensione massima stabilita nelle specifiche tecniche del direttore generale per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della giustizia, il deposito può essere eseguito mediante più trasmissioni.

Infine l'art. 196-septies c.p.c. è dedicato alla disciplina della copia cartacea degli atti depositati telematicamente.

D.m. 7 agosto 2023, n. 110

Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema:

a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto;

b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge;

c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio;

d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione;

e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi;

f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale;

g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti;

h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate;

i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale;

j. Il valore della controversia;

k. La richiesta di distrazione delle spese;

l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono.

Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di:

a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione;

b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio;

c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza.

Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi.

Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note.

Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3.

Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali.

L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato.

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