Atto di citazione per revocazione ordinaria con istanza di sospensione (artt. 395 n. 4 c.p.c. e 401 c.p.c.)InquadramentoLa revocazione è una impugnazione peculiare, occorrendo distinguere tra revocazione ordinaria, proponibile nel termine ordinario di impugnazione e revocazione straordinaria, proponibile anche dopo il passaggio in giudicato della sentenza impugnanda. È comunque una impugnazione a critica vincolata perché esperibile soltanto per i motivi indicati dall'art. 395 c.p.c. Questa impugnazione si compone di una fase rescindente e di una fase rescissoria diretta alla sostituzione della sentenza impugnata. La distinzione tra la revocazione ordinaria e quella straordinaria sta nella tipologia del vizio denunciabile. In particolare, i vizi relativi alla revocazione ordinaria sono i c.d. vizi palesi ossia evincibili sulla base della sola sentenza; i vizi relativi alla revocazione straordinaria sono invece quelli c.d. occulti, cioè non rilevabili sulla base della sola sentenza e la cui scoperta è possibile solo successivamente. Per quanto riguarda i termini, per la revocazione ordinaria si applica la disciplina generale e, pertanto, nell'ipotesi di sentenza notificata decorre il termine breve di 30 giorni, mentre se la sentenza non è notificata si applica il termine lungo, ossia 6 mesi dalla pubblicazione della sentenza stessa. Invece per la revocazione straordinaria decorre unicamente il termine breve, cioè quello di 30 giorni, che decorre dal giorno in cui viene scoperto il vizio occulto che legittima alla proposizione dell'impugnazione. Possono essere impugnate per revocazione le sentenze pronunciate in grado di appello o in unico grado; le sentenze per cui è scaduto il termine per l'appello sono revocabili nelle ipotesi previste dall'art. 396, comma 1 c.p.c. e, pertanto, nei casi dei nn. 1, 2, 3 e 6 dell'art. 395 c.p.c., purché la scoperta del dolo o della falsità o il recupero dei documenti o la pronuncia della sentenza di cui al n. 6 siano avvenuti dopo la scadenza del termine per l'appello (mentre se i fatti in questione avvengono durante il corso del termine per l'appello, il termine stesso è prorogato dal giorno dell'avvenimento in modo da raggiungere i 30 giorni da esso). Per la revocazione delle sentenze della Corte di Cassazione si veda la formula ad essa relativa. In questa formula si è ipotizzata una revocazione per errore di fatto e, pertanto, è opportuno inquadrare, sia pur brevemente, questa tipologia di errore previsto come motivo di revocazione ordinaria. Esso consiste, secondo la giurisprudenza di legittimità, in un errore di percezione, o in una mera svista materiale, che abbia indotto il Giudice a supporre l'esistenza (o l'inesistenza) di un fatto decisivo, che risulti, invece, in modo incontestabile escluso (o accertato) in base agli atti e ai documenti di causa, sempre che tale fatto non abbia costituito oggetto di un punto controverso su cui il Giudice si sia pronunciato. L'errore in questione presuppone, quindi, il contrasto fra due diverse rappresentazioni dello stesso fatto, delle quali una emerge dalla sentenza, l'altra dagli atti e documenti processuali, sempreché la realtà desumibile dalla sentenza sia frutto di supposizione e non di giudizio. L'errore di fatto revocatorio deve risultare dagli atti o documenti della causa. Dunque, vi è questo errore quando la decisione è fondata sulla supposizione di un fatto la cui verità è incontrastabilmente esclusa, oppure quando è supposta l'inesistenza di un fatto la cui verità è positivamente stabilita (Cass. V, n. 9654/2024). Tale genere di errore presuppone il contrasto tra due diverse rappresentazioni dello stesso oggetto, emergenti una dalla sentenza e l'altra dagli atti e documenti processuali, purché, da un lato, la realtà desumibile dalla sentenza sia frutto di supposizione, e non di valutazione o di giudizio e, dall'altro, quella risultante dagli atti e documenti non sia stata contestata dalle parti (Cass. V, n. 4071/2020; Cass. VI, n. 2884/2020; Cass. V, n. 27570/2018). Diversamente l'errore revocatorio, che consiste in un errore di percezione che abbia indotto il Giudice a supporre l'esistenza o l'inesistenza di un fatto decisivo che risulti incontestabilmente escluso o accertato alla stregua degli atti di causa, non è configurabile nell'ipotesi in cui riguardi norme giuridiche, essendo la loro violazione o falsa applicazione un errore di diritto (Cass. sez. lav., n. 13367/2009; Cass. III, n. 10123/2009). Rispetto alla revocazione per errore di fatto di cui all'esemplificazione proposta, la S.C. ha recentemente chiarito che nella fase rescindente del giudizio di revocazione, il Giudice, verificato l'errore di fatto (sostanziale o processuale) esposto ai sensi del n. 4 dell'art. 395 c.p.c., deve valutarne la decisività alla stregua del solo contenuto della sentenza impugnata, operando un ragionamento di tipo controfattuale che, sostituita mentalmente l'affermazione errata con quella esatta, provi la resistenza della decisione stessa e, qualora tale accertamento dia esito negativo, nel senso che la sentenza impugnata risulti, in tal modo, priva della sua base logico-giuridica, il Giudice deve procedere alla fase rescissoria attraverso un rinnovato esame del merito della controversia, che tenga conto dell'effettuato emendamento (Cass. n. 8051/2020). Il giudice della revocazione, ai sensi dell'art. 401 c.p.c., qualora ne sia fatta richiesta, può pronunciare un'ordinanza di sospensione dell'esecuzione della sentenza impugnata, perché da quella potrebbe derivare grave ed irreparabile danno alla stessa parte richiedente. I presupposti per la concessione dell'inibitoria ed il relativo procedimento si identificano, stante l'espresso richiamo operato dalla norma in esame, con quelli previsti dall'art. 373 c.p.c., richiedendo così la delibazione circa la sussistenza di un danno grave ed irreparabile. Si ritiene che la gravità ricorra qualora, tenuto conto delle condizioni soggettive delle parti, sussista un'evidente sproporzione tra il vantaggio che deriva dalla esecuzione della sentenza alla parte che agisce ed il pregiudizio che deriverebbe alla controparte che la subisce (App. Milano 13 ottobre 1976). La irreparabilità si rinviene invece, laddove, sulla scorta di una valutazione oggettiva e restrittiva, vi sia il pericolo di una vera e propria distruzione del bene sottoposto ad esecuzione (App. Milano 22 dicembre 1982), ovvero della perdita di quelle specifiche qualità essenziali che sono costitutive della sua individualità o della sua funzione economica. Il provvedimento di sospensione assume la forma dell'ordinanza e viene emesso all'esito della camera di consiglio. FormulaTRIBUNALE DI ... [1] ATTO DI CITAZIONE PER REVOCAZIONE ORDINARIA EX ART. 395 N. 4 C.P.C. CON ISTANZA DI SOSPENSIONE [2] Per il Sig. ..., nato a ..., il ..., residente in ... alla via ... n. ..., C.F. ..., (oppure) [la società ..., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Dott. ..., con sede in ... ( ... ), via/p.zza ... n. ..., C.F. ... P.I. ... ) [3] residente in ..., via ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ..., C.F. ... [4], PEC ... [5], [fax ... ] [6] elettivamente domiciliato presso il suo studio in ..., alla via ... n. ..., per mezzo di procura alle liti ... allegata mediante strumenti informatici [7] e apposta in calce al presente atto ai sensi dell'art. 83, comma 3 c.p.c. CONTRO Il Sig. ... nato a ... residente in ... alla via ... n. ... C.F. ..., PEC ... [8] ESPONE QUANTO SEGUE: (ESPORRE I FATTI IN MODO CHIARO, SINTETICO E SPECIFICO) 1. Dinanzi all'Ecc.mo Giudice ora adito si è svolto un procedimento civile, instaurato dal Sig. ... contro il Sig. ... con atto di citazione notificato in data ...; 2. Il procedimento in questione è terminato con la pronuncia di una sentenza in data ..., notificata il ... [ovvero non notificata] che ha così deciso: ... [riportare il dispositivo della sentenza impugnata]. Questa decisione si è basata, come è dato evincere già dalla lettura degli atti e dei documenti della causa, su di un errore di fatto consistente, ex art. 395, n. 4, c.p.c., sulla supposizione di un fatto la cui verità è incontrastabilmente esclusa e che non ha costituito un punto controverso su cui il Tribunale [o la Corte d'Appello] adito ebbe a pronunciarsi. Infatti ... [esporre in cosa consiste l'errore di fatto denunciato] [9] 3. La fattispecie ora esposta rientra nell'ambito del vizio di cui all'art. 395 n. 4 c.p.c., sicché il Sig. ... intende impugnare per revocazione la sentenza n. ... del ... che ha deciso sulla base del suddetto errore di fatto revocatorio. ISTANZA DI SOSPENSIONE EX ART. 401 C.P.C.[10] Come risulta dall'atto di citazione e dai documenti ad esso allegati, la domanda di revocazione della sentenza del/la Tribunale di ... /Corte d'Appello di ... appare fondata e senz'altro meritevole di essere accolta; in particolare l'errore ... (specificare l'errore posto a fondamento della revocazione) è evidente alla luce delle statuizioni contenute nella sentenza secondo cui ... È evidente che, dall'esecuzione della sentenza in epigrafe indicata, deriverebbe all'istante un danno grave e irreparabile. IN MERITO AL DANNO GRAVE E IRREPARABILE [11] (Esplicitare le ragioni alla base della richiesta di sospensione dell'esecuzione della sentenza impugnata in relazione al danno grave e irreparabile che deriverebbe dall'esecuzione). Nel caso in esame ricorrono i presupposti per la sospensione dell'esecutività della sentenza impugnata, sia rispetto al fumus, in relazione alla fondatezza della impugnazione proposta, sia sotto il profilo del periculum, in relazione al grave e irreparabile pregiudizio che deriverebbe all'odierno ricorrente dall'esecuzione della sentenza impugnata. *** Tutto ciò premesso il Sig. ..., come in epigrafe rappresentato e difeso CITA il Sig. ..., C.F. ..., residente in ... alla via ... n. ..., PEC ..., a costituirsi nel presente giudizio, entro il termine di ... [12], nelle forme e nelle modalità previste dall'art. 166 c.p.c. e a comparire alla stessa udienza, Sezione e Giudice designandi ai sensi dell'art. 168-bis c.p.c., con espresso avviso che non costituendosi tempestivamente incorrerà nelle decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.[13]. Avverte inoltre che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 o da leggi speciali e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato e che la mancata comparizione alla suindicata udienza comporterà la prosecuzione del processo in sua declaranda contumacia per ivi sentire accogliere le seguenti conclusioni. Voglia l'Ecc.mo Giudice adito: - In via preliminare: disporre, con decreto inaudita altera parte o, in subordine, previa convocazione delle parti, in accoglimento della presente istanza di sospensione dell'esecuzione della sentenza indicata in epigrafe, la sospensione dell'esecuzione della stessa; - Nel merito: Pronunciare la revocazione della sentenza resa inter partes da questo Tribunale [ovvero da questa Corte d'Appello] il ... [indicare sia la data della decisione che la data della pubblicazione], n. ..., notificata il ... (ovvero non notificata) e, conseguentemente, accogliere le conclusioni già rassegnate nel precedente giudizio, che ora integralmente si riportano ... [riportare, trascrivendole, le conclusioni formulate nel precedente giudizio]. Con vittoria di spese, competenze ed onorari. Si producono i seguenti documenti: 1) copia sentenza impugnata; 2) ... Ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente processo è pari ad Euro .... Luogo e data ... Firma Avv. [14] ... 1. Il giudizio di revocazione della sentenza va introdotto davanti allo stesso Giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata (si è qui ipotizzato trattarsi del Tribunale). È pacifico che parlando dello “stesso giudice” l'art. 398 c.p.c. intenda riferirsi allo stesso ufficio giudiziario; se questo è organizzato in più sezioni, la revocazione potrà, ma non obbligatoriamente, essere assegnata ad una sezione diversa da quella che ha pronunciato la sentenza revocanda (in giurisprudenza si vedano Cass. sez. lav., n. 19498/2006; Cass. sez. lav., n. 19041/2006). Tuttavia, laddove la domanda di revocazione si fondi sul dolo del Giudice, questi deve essere sostituito (così Cass. I, n. 19948/2006). L'orientamento della Cassazione sul punto è consolidato; salvo che nell'ipotesi prevista dall'art. 395, n. 6 c.p.c. (dolo del Giudice), non sussiste, per i magistrati che abbiano pronunciato la sentenza impugnata per revocazione, alcuna incompatibilità a partecipare alla decisione sulla domanda di revocazione, trattandosi di errore percettivo e non già valutativo che, come tale, ben può essere riparato anche dallo stesso Giudice o collegio giudicante (Cass. sez. lav., n. 23498/2017). 2. La domanda di revocazione si propone con atto di citazione anche nell'ipotesi in cui per l'introduzione del giudizio sia prevista una forma diversa, ossia quella del ricorso; ciò in base al dato testuale dell'art. 398 c.p.c. che afferma: “la revocazione si propone con citazione ... ”. La forma del ricorso è invece prevista, a norma dell'art. 391-bis c.p.c., per la revocazione delle pronunce della Corte di Cassazione (si veda la relativa formula). 3. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv., con modif. nella l. n. 111/2011). 4. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011 conv., con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1 c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8 d.l. n. 193/2009 conv., con modif. nella l. n. 24/2010. 5. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis, d.l. n. 90/2014 conv., con modif. nella l. n. 114/2014. 6. Il decreto correttivo 2024, nell'apportare modifiche all'art. 125 c.p.c., ha eliminato il riferimento alla necessità per il difensore di indicare il proprio numero di fax negli atti di parte, trattandosi di tecnologia ormai obsoleta. 7. A decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito della procura deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022). A norma dell'art. 398, comma 3 c.p.c., l'atto di citazione per revocazione deve essere sottoscritto da un difensore munito di procura speciale. 8. Il d.lgs. n. 164/2024, recante disposizioni integrative e correttive del d.lgs. n. 149/2022, ha previsto che nell'art. 163, comma 3, n. 2, dopo venga inserito, tra gli elementi della vocatio in ius, anche l'indirizzo di posta elettronica certificata risultante. 9. Con riferimento generale all'art. 398 c.p.c., la domanda di revocazione della sentenza della Corte di Cassazione per errore di fatto (da proporre, in base al disposto dell'art. 391-bis c.p.c., con ricorso ai sensi degli art. 365 ss. dello stesso codice) deve contenere, a pena di inammissibilità, l'indicazione del motivo della revocazione, prescritto dall'art. 398, comma 2 c.p.c., e la esposizione dei fatti di causa rilevanti, richiesta dall'art. 366, n. 3 c.p.c. (Cass. III, n. 22385/2006). 10. La richiesta di inibitoria deve essere formulata mediante apposita istanza nell''atto introduttivo, ma non si esclude una successiva proponibilità, mediante successivo ed apposito atto. 11. I presupposti per la concessione dell'inibitoria ed il relativo procedimento si identificano, stante l'espresso richiamo operato dalla norma in esame, con quelli previsti dall'art. 373, richiedendo così la delibazione circa la sussistenza di un danno grave ed irreparabile. Si ritiene che sussista la gravità qualora, in considerazione delle condizioni soggettive delle parti, vi sia un'evidente sproporzione tra il vantaggio che deriva dalla esecuzione della sentenza alla parte che agisce ed il pregiudizio che deriverebbe alla controparte che la subisce; La irreparabilità, invece, si ritiene che possa considerarsi sussistente allorché, sulla scorta di una valutazione oggettiva e restrittiva, vi sia il pericolo di una vera e propria distruzione del bene sottoposto ad esecuzione. 12. Ai sensi dell'art. 399 c.p.c., comma 2, le altre parti devono costituirsi nello stesso termine indicato dall'art. 399 comma 1 per l'attore ossia entro venti giorni dalla notificazione dell'atto di citazione. Sebbene i termini di costituzione del convenuto nel procedimento ordinario di cognizione siano stati modificati dalla riforma 2022, va segnalato che ai sensi dell'art. 400 c.p.c. davanti al giudice adito si osservano le norme previste per il procedimento davanti a lui ma in quanto non derogate da quelle della revocazione. In proposito poiché l'art. 399, comma 2 c.p.c. pone un termine diverso da quello previsto nell'art. 166 per la costituzione del convenuto ritengo che debba osservarsi il termine specificamente previsto dall'art. 399 c.p.c. 13. A norma dell'art. 399 c.p.c., se la revocazione è proposta davanti al tribunale o alla Corte d'Appello la citazione deve essere depositata, a pena di improcedibilità, entro 20 giorni dalla notificazione, nella cancelleria del Giudice adito insieme con la copia autentica della sentenza impugnata. Il d.lgs. n. 164/2024 ha eliminato tutti i riferimenti al deposito «in cancelleria», non più attuale a seguito della piena implementazione del processo telematico anche davanti alla Suprema Corte. 14. L'atto introduttivo del giudizio di revocazione deve essere sottoscritto dal difensore munito di procura speciale. Si esclude che possa essere adoperata, per la revocazione delle sentenze della Corte di Cassazione, la procura rilasciata per il ricorso alla Suprema Corte (Cass. III, n. 700/2006; Cass. III, n. 6198/2005). COMMENTOLa domanda deve contenere tutti quei requisiti che sono previsti dal codice per l'atto di citazione tranne il requisito dell'art. 163, comma 3, n. 7, sia nell'ipotesi di sentenza di primo grado che di appello perché l'art. 399 pone un termine ad hoc per la costituzione del convenuto. Infatti, ai sensi dell'art. 399 c.p.c., se la revocazione è proposta davanti al tribunale o alla Corte d'Appello, la citazione deve essere depositata, a pena di improcedibilità, entro 20 giorni dalla notificazione nella cancelleria del Giudice adito con la copia autentica della sentenza impugnata. Il d.lgs. n. 164/2024 ha eliminato tutti i riferimenti al deposito «in cancelleria», non più attuale a seguito della piena implementazione del processo telematico anche davanti alla Suprema Corte. Le altre parti, a norma dell'art. 399, comma 2 c.p.c., devono costituirsi nello stesso termine mediante deposito di una comparsa contenente le loro conclusioni. L'obbligo per l'attore di depositare entro 20 giorni dalla notificazione la citazione con la copia autentica della sentenza è previsto a pena di improcedibilità dell'impugnazione. Per quanto riguarda la costituzione del convenuto, poiché la norma non prevede alcuna sanzione per il mancato rispetto del termine ivi previsto, la giurisprudenza di legittimità ritiene che egli si possa costituire anche nella prima udienza (ad es. Cass. II, n. 14350/2004) ma va segnalato al riguardo che a seguito del d.lgs. n. 149/2022, sono stati modificati i termini di costituzione delle parti nel processo ordinario di cognizione, e infatti nel giudizio ordinario di cognizione adesso il termine di costituzione del convenuto è di “almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione”. Questo ampliamento dei termini va di pari passo con l'aumento dei termini di cui all'art. 163-bis c.p.c. il quale ora prevede che tra il giorno della notificazione della citazione e quello dell'udienza di comparizione devono intercorrere termini liberi non minori di 120 giorni se il luogo della notificazione si trova in Italia e di 150 se si trova all'estero. Infine, a norma dell'art. 400 c.p.c., davanti al Giudice adito si osservano le norme stabilite per il procedimento davanti a lui, in quanto non derogate da quelle relative al procedimento di revocazione. Va ricordato che a norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici del Ministero della giustizia e il ripristino del corretto funzionamento è comunicato con le stesse modalità. Il d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. D.m. 7 agosto 2023, n. 110 Con riferimento al d.m. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema: a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto; b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio; d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione; e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi; f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale; g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti; h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale; j. Il valore della controversia; k. La richiesta di distrazione delle spese; l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono. Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di: a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza. Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi. Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note. Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3. Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali. L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato. |