Memoria ex art. 378 c.p.c. – Ricorrente

Cristina Asprella

Inquadramento

La memoria di parte ex art. 378 c.p.c. serve soltanto a rendere più chiaro o ad argomentare meglio quanto già scritto nel ricorso introduttivo ovvero nel controricorso e, quindi, non possono mai servire ad integrare gli atti introduttivi del giudizio, se non rispetto a questioni che siano rilevabili ex officio sulla base della lettura degli atti interni del giudizio (Cass. III, n. 5795/2010; Cass. II, n. 4240/2009). Nel giudizio di legittimità, la memoria ex art. 378 c.p.c., ha solo la funzione di illustrare e chiarire le ragioni svolte in ricorso o in controricorso e non può dedurre nuove eccezioni o sollevare nuove questioni di dibattito senza violare il diritto di difesa dell'altra parte (Cass sez. lav., n. 15668/2024). Sono quindi inammissibili le censure prospettate con le memorie difensive, in aggiunta ai motivi dedotti nel ricorso (Cass. sez. lav., n. 1805/2001; Cass. II, n. 15505/2000). Inoltre, va precisato che eventuali carenze rispetto alla specificazione dei motivi non possono essere colmate con le argomentazioni contenute nella memoria difensiva (Cass. III, n. 7260/2005). Di recente si è precisato che la dichiarazione di avvenuta notificazione della sentenza impugnata contenuta nel ricorso per cassazione, quale atto processuale formale, indipendente dall'intenzione del dichiarante e produttivo degli effetti cui è destinato dalla legge nella serie procedimentale, non può essere successivamente corretta dal ricorrente con la memoria ex art. 380-bis o 378 c.p.c., atteso, per un verso, che l'ordinamento processuale non prevede un istituto che consenta la correzione degli atti processuali di parte (i quali sono normalmente ripetibili, salvo lo spirare dei termini stabiliti a pena di decadenza e il maturare delle preclusioni) e considerato, per altro verso, che la dichiarazione medesima, in quanto espressione dell'autoresponsabilità della parte, deve ritenersi inemendabile, rimettendosi altrimenti nella disponibilità della parte stessa l'applicabilità della sanzione dell'improcedibilità del ricorso (Cass. VI, n. 15832/2021). È nulla la memoria presentata a norma dell'art. 378 c.p.c. con l'identico contenuto del ricorso per cassazione, senza alcuna modifica o aggiunta, mancando dei requisiti indispensabili per il raggiungimento dello scopo per cui è previsto il deposito di memorie di parte, che è quello di illustrare ed approfondire gli atti iniziali del giudizio di cassazione (ricorso e controricorso) (Cass. III, n. 238/2001).

Per la redazione dei ricorsi il giorno 1° marzo 2023 è stato stipulato un Protocollo d'intesa tra la Corte di Cassazione, la Procura Generale della Corte di Cassazione, l'Avvocatura Generale dello Stato e il Consiglio Nazionale Forense contenente regole redazionali dei motivi di ricorso in materia civile (con la sottoscrizione di questo protocollo hanno cessato di avere validità i protocolli precedenti sottoscritti dalle stesse parti in materia civile), e, secondo quanto ivi precisato, le indicazioni contenute nello schema, comprese quelle sulle misure dimensionali, si estendono, per quanto compatibili, ai controricorsi e alle memorie previste dall'art. 378 c.p.c. Le memorie illustrative non devono superare di regola le 15 pagine, con l'osservanza delle raccomandazioni sull'uso dei caratteri previsti per i ricorsi. Su questo profilo il Protocollo prevede che per facilitare la lettura si utilizzino caratteri di tipo corrente e di dimensioni di almeno 12 pt nel testo, con interlinea 1,5 e margini orizzontali e verticali di almeno 2,5 cm.

La norma dell'art. 378 c.p.c. è stata modificata d.lgs. n. 149/2022. La disposizione ora prevede che il pubblico ministero può depositare una memoria non oltre venti giorni prima dell'udienza e che le parti possono depositare sintetiche memorie illustrative non oltre dieci giorni prima dell'udienza. Essa recepisce una prassi interpretativa già in uso, ossia la facoltà per il pubblico ministero di depositare una memoria prima dell'udienza. Il termine di almeno 20 giorni prima dell'udienza è allineato all'analoga previsione contenuta nel rito camerale. È invece innalzato, da 5 a 10 giorni prima il termine per il deposito delle memorie dei difensori delle parti, con un allineamento al termine, sempre di 10 giorni, previsto per il rito camerale dall'art. 380-bis.1 c.p.c. Come specifica la Relazione illustrativa della riforma 2022, si è ritenuto opportuno unificare i termini per il deposito delle memorie, sia in vista dell'udienza pubblica che di quella camerale, sia per esigenze di semplificazione ed unificazione dei riti, sia perché non vi era ragione di conservare una differenziazione dei termini in questione a seconda che la trattazione fosse destinata a convergere verso l'udienza pubblica o verso quella camerale.

Anche per le memorie di parte ex art. 378 c.p.c. viene prescritto che esse debbano essere sintetiche e avere carattere illustrativo. Il principio generale di sinteticità degli atti di parte esplica pertanto la sua portata non solo con riferimento agli atti introduttivi del giudizio di cassazione ma anche in relazione agli atti difensivi di parte. Invece, per quanto concerne la natura meramente “illustrativa” delle memorie, è il recepimento di un orientamento giurisprudenziale coerente con l'idea, già esposta in incipit, che con le memorie non possono ad esempio essere dedotti dal ricorrente nuovi motivi di ricorso o sanate carenze dell'atto introduttivo. Ricordo che l'art. 121 c.p.c. è stato modificato con la codificazione dei principi di chiarezza e sinteticità degli atti del giudice e delle parti. Principi che, come ricorda la Relazione Illustrativa della riforma 2022, sono immanenti nel processo civile alla luce della giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione che, a partire dal 2014, ha più volte ribadito che il principio in questione, introdotto nell'ordinamento processuale con l'art. 3, comma 2 c.p.a., esprime un principio generale del diritto processuale destinato ad operare anche nel processo civile, in quanto funzionale a garantire il principio della ragionevole durata del processo (costituzionalizzato con la modifica dell'art. 111 Cost.) e il principio della leale collaborazione tra le parti processuali e tra queste e il giudice (si veda, a partire dal 2014, Cass. sez. lav., n. 17698/2014; Cass. II, n. 21297/2016; Cass. S.U., n. 964/2017; Cass. V, n. 8009/2019; Cass. V, n. 8425/2020).

Invece rispetto alla memoria del pubblico ministero la norma non specifica che essa debba essere sintetica e ciò si spiega per il fatto che non vi al riguardo una esigenza perché nell'esperienza pratica si è ravvisato che non vi sono memorie del p.m. caratterizzate da una lunghezza eccessiva; c'è però una ulteriore ragione ed è che, mentre le parti hanno già depositato ricorso e controricorso, il p.m. interloquisce nel giudizio per la prima volta proprio con la memoria.

Formula

ECC.MA CORTE DI CASSAZIONE

MEMORIA DI PARTE [1]

EX ART. 378 C.P.C. [2]

Nell'interesse del Sig. ... rappresentato e difeso dall'Avv. ...

-ricorrente-

CONTRO

Il Sig. ... con l'Avv. ...

-controricorrente-

Nel procedimento promosso, con ricorso notificato al Sig. ... il ... per l'annullamento della sentenza n. ... della Corte d'Appello di ... (o del Tribunale di se si tratta di ricorso per saltum) ... emessa in data ... notificata in data ....

Sintesi dei motivi: enunciare sinteticamente i motivi del ricorso (in non più di alcune righe per ciascuno di essi e contrassegnandoli numericamente), mediante la specifica indicazione, per ciascun motivo, delle norme di legge che la parte ricorrente ritenga siano state violate dal provvedimento impugnato e dei temi trattati. Nella sintesi dovrà essere indicato per ciascun motivo anche il numero della pagina ove inizia lo svolgimento delle relative argomentazioni a sostegno nel prosieguo della memoria

***

PREMESSO

– che il Sig. ..., con ricorso notificato il ... ha proposto ricorso per cassazione chiedendo la riforma della sentenza n ... della Corte di Appello (o del Tribunale di ... ) deducendo i seguenti motivi di impugnazione ...;

– che il Sig. ... si è costituito nel presente giudizio depositando il ... controricorso [indicare se con ricorso incidentale] e contestando le censure contenute nel ricorso in relazione alla sentenza impugnata [3], deducendo che ...;

***

Con la presente memoria il Sig. ..., intende illustrare ulteriormente le argomentazioni alla base della fondatezza del ricorso proposto.

MOTIVI [4]

– Sul primo motivo di ricorso ...;

Con il primo motivo di ricorso il Sig. ... ha censurato la sentenza impugnata per ....

In merito il controricorrente ha sostenuto, in maniera del tutto infondata, che ....

– Sul secondo motivo di ricorso ...;

***

Per tutto quanto sopra esposto il Sig. ... ut supra rappresentato e difeso, insiste per l'accoglimento del ricorso.

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

1. Ai sensi dell'art. 378 c.p.c., nella formulazione risultante dalla riforma 2022, le parti possono presentare le loro sintetiche memorie illustrative non oltre dieci giorni prima dell'udienza. Secondo la giurisprudenza di legittimità nel caso siano ammessi nuovi documenti (nelle ipotesi previste dall'art. 372 c.p.c.) essi vanno prodotti entro il termine stabilito dall'art. 369 c.p.c., con la conseguenza che ne è inammissibile la produzione in allegato alla memoria difensiva di cui all'art. 378 c.p.c. (in questo senso si veda Cass. I, 2011 n. 7515/2011; Cass. sez. lav., n. 2431/1995). Stante la funzione svolta dalle memorie nel giudizio di legittimità la mancata riproposizione nelle stesse dell'istanza di distrazione delle spese processuali non implica tacita rinunci a tale istanza (Cass. n. 14098/2020).

Nel giudizio di cassazione svolto con trattazione del ricorso in pubblica udienza, è inammissibile una seconda memoria ex  in replica a quella della controparte, essendo riservata alla discussione orale la possibilità di controbattere alle argomentazioni illustrate nella memoria avversaria (Cass. III, n. 13873/2024).

2. Ai sensi del Protocollo 1° marzo 2023 le memorie non devono superare di regola le 15 pagine, con osservanza delle raccomandazioni sull'uso dei caratteri previsti per i ricorsi; sul punto si veda in Inquadramento. Si rinvia al testo del Protocollo, consultabile al seguente indirizzo https://www.cortedicassazione.it/corte-di-cassazione/it/dettaglio_ecs.page?contentId=ECS28162, per quanto non contenuto nel presente Schema e per le disposizioni ulteriori ivi contenute, ad es. quelle relative al rito camerale unificato, al procedimento per la decisione accelerata dei ricorsi ex art. 280-bis c.p.c., alla digitalizzazione degli atti nei processi civili davanti alla Corte di Cassazione.

3. O, se è stato proposto ricorso incidentale, indicando i vizi della sentenza contestati nel controricorso con ricorso incidentale. Ovviamente se la memoria proviene dal controricorrente i termini dell'esposizione in premessa dovranno essere invertiti.

4. L'esposizione deve rispondere al criterio di specificità e di concentrazione dei motivi e le memorie, come indicato dal novellato art. 378 c.p.c., devono essere “sintetiche”.

COMMENTO

La norma dell'art. 378 c.p.c. è stata adeguata al deposito telematico obbligatorio degli atti e dei documenti di parte con l'eliminazione di ogni riferimento al deposito in cancelleria, previsione ormai non più coerente con la necessità del deposito telematico sicché l'atto o documento digitale (nativo o meno) va inserito nel fascicolo informatico e si rende visibile alla controparte processuale costituita in giudizio o a chi intenda costituirsi o intervenire nel giudizio stesso.

La riforma 2022 ha optato per una disciplina organica del deposito telematico degli atti contenuta all'interno del codice di procedura civile e, precisamente delle disposizioni di attuazione. In queste ultime è stato infatti inserito il Titolo V-ter, dedicato alle Disposizioni relative alla giustizia digitale e del deposito telematico si occupa il Capo I al cui interno si trovano gli artt. 196-quater, quinquies, sexies e septies adesso modificati dal d.lgs. n. 164/2024 recante disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022.

A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici.

Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro.

In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali.

L'art. 196-quinquies, rubricato “Dell'atto del processo redatto in formato elettronico” stabilisce che l'atto del processo è redatto in formato elettronico dal magistrato o dal personale degli uffici giudiziari e degli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti ed è depositato telematicamente nel fascicolo informatico. In caso di atto formato da organo collegiale l'originale del provvedimento è sottoscritto con firma digitale secondo quanto previsto dagli artt. 132, comma 3, 134, comma 1 e 135, comma 4 c.p.c. Quando l'atto è redatto dal cancelliere o dal segretario dell'ufficio giudiziario questi vi appone la propria firma digitale e ne effettua il deposito nel fascicolo informatico. Se l'atto del processo è in formato cartaceo il cancelliere ne estrae copia informatica, nel rispetto della normativa anche regolamentare, che deposita nel fascicolo informatico. Il provvedimento del giudice si intende depositato, anche agli effetti di cui all'art. 133 c.p.c. quando è effettuato il deposito nel fascicolo informatico. Se il provvedimento di correzione di cui all'art. 288 c.p.c. è redatto in formato elettronico, il cancelliere forma un documento informatico contenente la copia del provvedimento corretto e del provvedimento di correzione, lo sottoscrive digitalmente e lo inserisce nel fascicolo informatico.

A norma dell'art. 196-sexies, rubricato “Perfezionamento del deposito con modalità telematiche”, il deposito con modalità telematiche si ha per avvenuto nel momento in cui è generata la conferma del completamento della trasmissione secondo quanto previsto dalla normativa anche regolamentare concernente la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici ed è tempestivamente eseguito quando la conferma è generata entro la fine del giorno di scadenza. Si applicano le disposizioni di cui all'art. 155, commi 4 e 5 c.p.c. Se gli atti o i documenti da depositarsi eccedono la dimensione massima stabilita nelle specifiche tecniche del direttore generale per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della giustizia, il deposito può essere eseguito mediante più trasmissioni.

Infine l'art. 196-septies c.p.c. è dedicato alla disciplina della copia cartacea degli atti depositati telematicamente.

D.m. 7 agosto 2023, n. 110

Con riferimento al d.m. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema:

a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto;

b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge;

c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio;

d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione;

e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi;

f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale;

g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti;

h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate;

i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale;

j. Il valore della controversia;

k. La richiesta di distrazione delle spese;

l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono.

Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di:

a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione;

b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio;

c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza.

Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi.

Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note.

Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3.

Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali.

L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato.

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