Ricorso per la sospensione dell'esecuzione della sentenza impugnata alla Corte d'appello (art. 373 c.p.c.)InquadramentoL'impugnazione per cassazione non ha effetto sospensivo dell'esecutività della decisione impugnata: l'inibitoria va chiesta al Giudice a quo nei modi previsti dall'art. 373 c.p.c. Il decreto correttivo del 2024 d.lgs. n. 164/2024 è intervenuto recentemente sulla norma eliminando il riferimento ai provvedimenti stesi «in calce» ad altri atti, non più attuali a seguito della piena implementazione del processo telematico anche davanti alla Suprema Corte. Pertanto, la parte, laddove dall'esecuzione della sentenza impugnata per cassazione possa derivarle un danno grave ed irreparabile può proporre ricorso al Giudice che ha pronunciato la sentenza stessa per ottenere, appunto, la sospensione dell'esecuzione o la prestazione di una adeguata cauzione da parte del vittorioso. Si può chiedere eccezionalmente alla stessa Corte la sospensione dell'esecuzione della decisione emessa nel merito dalla stessa Corte nella speciale ipotesi della cassazione sostitutiva nel merito (art. 384 c.p.c.). Si tenga presente che secondo la giurisprudenza delle Sezioni Unite l'art. 373 c.p.c., salvo che sia diversamente disposto da specifiche disposizioni normative, è applicabile anche in caso di impugnazione davanti alle Sezioni Unite delle pronunce dei giudici speciali (Cass. S.U., n. 14503/2013; Cass. S.U., n. 4112/2007). La sospensione dell'esecuzione, disposta ai sensi dell'art. 373, comma 2 c.p.c., sospende anche il termine di efficacia del precetto, termine che ricomincia a decorrere, nel caso in cui la sospensione sia revocata con ordinanza non pronunciata in udienza, non dalla pubblicazione dell'ordinanza di revoca ma dalla sua comunicazione, che segna il momento in cui la parte ha legale conoscenza dell'ordinanza ed è posta nelle condizioni di proseguire la propria attività (Cass. III, n. 9360/2008). Il procedimento si svolge in camera di consiglio e si conclude con un'ordinanza che ha natura e funzione cautelare e, di conseguenza non è impugnabile, nemmeno in cassazione con ricorso ex art. 111 Cost. (per tutti cfr. Cass. sez. lav., n. 17647/2009). La giurisprudenza di legittimità ha precisato che spetta alla Corte di cassazione adita in sede di ricorso contro la sentenza di appello del Giudice di merito pronunciarsi, ex art. 385 c.p.c., con la sentenza di rigetto, sul diritto al rimborso delle spese processuali affrontate dalla parte vittoriosa per resistere all'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva della sentenza impugnata, proposta in virtù dell'art. 373 c.p.c., i cui atti relativi al conseguente procedimento incidentale sono producibili ex art. 372 c.p.c., non potendo essere allegati anteriormente alla proposizione del ricorso, che costituisce il presupposto logico-temporale del suddetto procedimento (Cass. VI, n. 26966/2018). Il presupposto perché si possa avere la sospensione dell'esecuzione della sentenza impugnata è il danno grave e irreparabile richiesto dalla norma. La gravità del danno viene dalla giurisprudenza configurata come una sproporzione eccezionale tra il vantaggio per chi esegue la sentenza e il pregiudizio per colui che la subisce e che si configura come superiore rispetto a quello ordinariamente derivante dall'esecuzione forzata della pronuncia; invece l'irreparabilità viene intesa da un profilo oggettivo ossia come perdita delle qualità principali del bene oggetto dell'esecuzione o in una situazione di pregiudizio tale che non può essere ripristinato lo status quo ante nell'ipotesi di cassazione della sentenza. FormulaALL'ILL.MO PRESIDENTE DELLA CORTE D'APPELLO DI ... [1] RICORSO EX ART. 373 C.P.C. Per il Sig. ..., nato a ..., C.F. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... (C.F. ..., [fax ... ] [2] Indirizzo PEC ... fax ... ), nonché elettivamente domiciliato presso il suo studio sito in ..., alla via ..., n. ... tramite procura a margine [ovvero in calce] del presente atto CONTRO il Sig. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ... nel procedimento conclusosi con la pronuncia della sentenza di cui ora si chiede l'inibitoria; per ottenere la sospensione ex art. 373 c.p.c. dell'esecuzione della sentenza resa inter partes da questa Ecc.ma Corte in data ..., n. ... PREMESSO CHE - L'odierno ricorrente, nella sentenza che s'impugna in cassazione e supra indicata, in [totale o parziale] riforma della sentenza di primo grado, è stato condannato al ...; - Contro la sentenza in questione lo stesso ha proposto ricorso per cassazione con atto ritualmente notificato che si allega ed iscritto al n. R.G. ... come da certificazione allegata (doc ... ). La sentenza è stata impugnata per i seguenti motivi: violazione dell'art. ... in relazione all'art. 360, comma 1, n. 3 (indicare i motivi di ricorso); - il Sig. ... ha intimato l'esecuzione della sentenza in questione, poiché ha notificato in data ... l'atto di precetto che si produce (doc ... ); - Dall'esecuzione della sentenza in epigrafe indicata deriverebbe al ricorrente un danno grave e irreparabile. IN MERITO AL DANNO GRAVE E IRREPARABILE (Esplicitare le ragioni alla base della richiesta di sospensione dell'esecuzione della sentenza impugnata in relazione al danno grave e irreparabile che deriverebbe dall'esecuzione). Nel caso in esame ricorrono i presupposti per la sospensione dell'esecutività della sentenza impugnata, sia rispetto al fumus, in relazione alla fondatezza dei motivi di ricorso per cassazione, sia sotto il profilo del periculum, in relazione al grave e irreparabile pregiudizio che deriverebbe all'odierno ricorrente dall'esecuzione della sentenza impugnata. Per tutto quanto sopra esposto il Sig. ..., ut supra rappresentato, difeso e domiciliato, CHIEDE All'Ill.mo Giudice che, respinta ogni contraria istanza ed eccezione, - voglia disporre, con decreto inaudita altera parte o, in subordine, previa convocazione delle parti, in accoglimento della presente istanza di sospensione dell'esecuzione della sentenza indicata in epigrafe, la sospensione dell'esecuzione della stessa fino all'esito del giudizio n. R.G. ... pendente innanzi alla Suprema Corte di Cassazione [3]; - in via subordinata, nella denegata ipotesi di mancato accoglimento dell'istanza di sospensione dell'esecuzione della sentenza impugnata, voglia ordinare al Sig. ... di prestare idonea cauzione a garanzia della restituzione della somma di Euro ... oltre interessi e rivalutazione, nell'ipotesi di riforma della sentenza impugnata ... emessa dal ... il ... e di condanna del Sig. ... conseguente alla riforma alla restituzione delle somme versate in esecuzione della suindicata sentenza. Con vittoria di spese, competenze e onorari. Si depositano: 1) Copia della sentenza impugnata; 2) Copia ricorso per cassazione n. R.G. ...; 3) Copia atto di precetto ...; 4) Certificato pendenza giudizio di cassazione. Luogo e data ... Firma Avv. ... [4] 1. La competenza a decidere sull'istanza proposta ex art. 373 c.p.c. non spetta alla Corte di Cassazione innanzi alla quale il ricorso è proposto ma al Giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata. È inammissibile il ricorso per regolamento di competenza contro un provvedimento emesso sull'istanza di sospensione dell'esecuzione della sentenza impugnata per cassazione ex art. 373 c.p.c., poiché si tratta di un provvedimento di natura ordinatoria, privo di definitività e decisorietà e poiché la pronuncia ivi contenuta costituisce una negazione di competenza preliminare e strumentale alla decisione di merito (Cass. VI, n. 10211/2014; si veda anche Cass. S.U., n. 18189/2013). 2. Il d.lgs. n. 164/2024, nell'apportare modifiche all'art. 125 c.p.c., ha eliminato il riferimento alla necessità per il difensore di indicare il proprio numero di fax negli atti di parte, trattandosi di tecnologia ormai obsoleta. 3. Il riferimento contenuto nell'art. 373 c.p.c. alla sospensione dell'esecuzione va limitato alle sentenze di condanna, secondo l'orientamento prevalente anche nella ricostruzione esegetica dell'art. 283 c.p.c. In termini nella giurisprudenza di merito (App. L'Aquila 28 luglio 2004; Tribunale Caltanissetta 14 novembre 2003). Secondo l'orientamento giurisprudenziale dominante la sospensione dell'esecuzione, disposta ai sensi del comma 2 dell'art. 373 c.p.c., sospende anche il termine d'efficacia del precetto; tale termine ricomincia a decorrere, nel caso in cui la sospensione sia revocata con ordinanza non pronunciata in udienza, non dalla pubblicazione dell'ordinanza di revoca, ma dalla sua comunicazione (Cass. sez. III, n. 9360/2008). 4. Sull'obbligo di deposito telematico si veda il Commento alla presente formula. COMMENTOLa riforma 2022 ha optato per una disciplina organica del deposito telematico degli atti contenuta all'interno del codice di procedura civile e, precisamente delle disposizioni di attuazione. In queste ultime è stato infatti inserito il Titolo V-ter, dedicato alle Disposizioni relative alla giustizia digitale e del deposito telematico si occupa il Capo I al cui interno si trovano gli artt. 196-quater, quinquies, sexies e septies adesso modificati dal d.lgs. n. 164/2024 recante disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022. A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici. Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. L'art. 196-quinquies, rubricato “Dell'atto del processo redatto in formato elettronico” stabilisce che l'atto del processo è redatto in formato elettronico dal magistrato o dal personale degli uffici giudiziari e degli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti ed è depositato telematicamente nel fascicolo informatico. In caso di atto formato da organo collegiale l'originale del provvedimento è sottoscritto con firma digitale secondo quanto previsto dagli artt. 132, comma 3, 134, comma 1 e 135, comma 4 c.p.c. Quando l'atto è redatto dal cancelliere o dal segretario dell'ufficio giudiziario questi vi appone la propria firma digitale e ne effettua il deposito nel fascicolo informatico. Se l'atto del processo è in formato cartaceo il cancelliere ne estrae copia informatica, nel rispetto della normativa anche regolamentare, che deposita nel fascicolo informatico. Il provvedimento del giudice si intende depositato, anche agli effetti di cui all'art. 133 c.p.c. quando è effettuato il deposito nel fascicolo informatico. Se il provvedimento di correzione di cui all'art. 288 c.p.c. è redatto in formato elettronico, il cancelliere forma un documento informatico contenente la copia del provvedimento corretto e del provvedimento di correzione, lo sottoscrive digitalmente e lo inserisce nel fascicolo informatico. A norma dell'art. 196-sexies, rubricato “Perfezionamento del deposito con modalità telematiche”, il deposito con modalità telematiche si ha per avvenuto nel momento in cui è generata la conferma del completamento della trasmissione secondo quanto previsto dalla normativa anche regolamentare concernente la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici ed è tempestivamente eseguito quando la conferma è generata entro la fine del giorno di scadenza. Si applicano le disposizioni di cui all'art. 155, commi 4 e 5 c.p.c. Se gli atti o i documenti da depositarsi eccedono la dimensione massima stabilita nelle specifiche tecniche del direttore generale per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della giustizia, il deposito può essere eseguito mediante più trasmissioni. Infine l'art. 196-septies c.p.c. è dedicato alla disciplina della copia cartacea degli atti depositati telematicamente. Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema: a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto; b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio; d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione; e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi; f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale; g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti; h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale; j. Il valore della controversia; k. La richiesta di distrazione delle spese; l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono. Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di: a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza. Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi. Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note. Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3. Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali. L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato. |