Atto di rinuncia al ricorso per cassazione

Cristina Asprella

Inquadramento

La rinuncia è un atto dispositivo del processo e necessita della forma scritta senza la possibilità di apporre riserve o condizioni alla stessa e deve essere sottoscritto sia dal ricorrente che dal suo Avvocato o anche soltanto da quest'ultimo laddove però sia fornito di mandato speciale a questo fine, mentre la giurisprudenza non ritiene sufficienti espressioni generiche come il riferimento alle più ampie facoltà di legge (ad es. Cass. n. 1922/1985).

L'atto di rinuncia al ricorso per cassazione produce l'estinzione del processo anche in assenza di accettazione della parte cui sia stato notificato, determinando il passaggio in giudicato della sentenza impugnata ed il conseguente venir meno dell'interesse a contrastare l'impugnazione, rimanendo, comunque, salva la condanna del rinunciante alle spese del giudizio (Cass. n. 10140/2020). La l. n. 197/2016, nell'ottica della progressiva generalizzazione del rito camerale, ha modificato l'art. 390 c.p.c. disponendo che la parte può rinunciare al ricorso principale o incidentale finché non sia cominciata la relazione all'udienza o sino alla data dell'adunanza camerale, «o finché non siano notificate le conclusioni scritte del pubblico ministero nei casi di cui all'art. 380-ter c.p.c.» (ossia nel procedimento per la decisione sulle istanze di regolamento di giurisdizione e di competenza). La previsione viene modificata dalla riforma 2022 (d.lgs. n. 149/2022 attuativo della legge delega n. 206/2021), con l'eliminazione dell'ultimo inciso supra riportato. Ciò si spiega per il fatto che il procedimento ex art. 380-bis.1 c.p.c. è destinato, per la sua vocazione unificante, ad assorbire il rito per la decisione sulle istanze di regolamento di giurisdizione e di competenza, sicché l'art. 380-ter c.p.c. prevede, nella formulazione novellata nel 2022, che nei casi di ricorso per regolamento di giurisdizione e di competenza si applica l'art. 380-bis.1 c.p.c.

La norma prevede poi che la rinuncia debba farsi con atto sottoscritto dalla parte e dal suo Avvocato o anche da questo solo se munito di mandato speciale a tale effetto.

L'atto di rinuncia deve essere notificato alle parti costituite o comunicato agli avvocati delle stesse che devono apporvi il relativo visto secondo quanto prevede l'attuale ultimo comma dell'art. 390 c.p.c. ma tale disposizione viene modificata dalla riforma 2022 (d.lgs. n. 149/2022 attuativo della legge delega n. 206/2021), sicché l'ultimo comma stabilisce, nella formulazione novellata che “del deposito dell'atto di rinuncia è data comunicazione alle parti costituite a cura della cancelleria”. Specifica la Relazione illustrativa che si è ritenuto opportuno prevedere che la rinuncia al ricorso sia comunicata a cura della cancelleria alle parti costituite, così da agevolarne la conoscenza potendo essa intervenire in qualsiasi momento fino alla data dell'adunanza in camera di consiglio o dell'inizio della relazione all'udienza.

La recente giurisprudenza di legittimità ha ritenuto che, qualora le parti, prima della data dell'adunanza in camera di consiglio, raggiungono un accordo transattivo che soddisfa le pretese attoree e comportano la rinuncia alla domanda di impugnazione, il giudizio di legittimità deve essere dichiarato estinto per rinuncia al ricorso (Cass. III, n. 21439/2024).

Va segnalato altresì che la riforma 2022 introduce una nuova ipotesi di rinuncia al ricorso che viene disciplinata insieme con le novità dettate per il rito camerale e con il nuovo procedimento accelerato in cassazione. In sostanza il legislatore della riforma 2022, in attuazione della legge delega, ha riscritto del tutto l'art. 380-bis c.p.c. e ha modificato l'art. 380-bis.1 c.p.c. Viene infatti abrogato il procedimento camerale attualmente adoperato innanzi alla sezione VI della Corte (che era disciplinato dall'art. 380-bis c.p.c.) e il rito previsto dall'art. 380-bis.1 c.p.c. diventa l'unico rito camerale. Vengono parallelamente modificate anche le rubriche delle norme in questione, essendo adesso l'art. 380-bis c.p.c. rubricato “Procedimento per la decisione accelerata dei ricorsi inammissibili, improcedibili o manifestamente infondati” e l'art. 380-bis.1 c.p.c. volto a regolare il “Procedimento per la decisione in camera di consiglio”.

In particolare, l'art. 380-bis c.p.c. stabilisce che se non è stata ancora fissata la data della decisione, il presidente della sezione o un consigliere da questo delegato può formulare una sintetica proposta di definizione del giudizio, quando ravvisa la inammissibilità, improcedibilità o manifesta infondatezza del ricorso principale e di quello incidentale eventualmente proposto. La proposta viene comunicata ai difensori delle parti. Entro 40 giorni dalla comunicazione la parte ricorrente, con istanza sottoscritta dal difensore, può chiedere la decisione. In mancanza il ricorso si intende rinunciato e la Corte provvede ai sensi dell'art. 391 c.p.c. Il d.lgs. n. 164/2024, nell'apportare modifiche all'art. 380-bis, comma 2, ha previsto che per la proposizione della istanza per la decisione non sia più necessario il rilascio di una nuova procura speciale. Se entro il termine di 40 giorni previsto dal comma 2 della norma la parte chiede la decisione, la Corte procede ai sensi dell'art. 380-bis.1, e quando definisce il giudizio in conformità alla proposta applica l'art. 96, commi 3 e 4 c.p.c. Il legislatore è altresì intervenuto anche sull'art. 13 del Testo unico di cui al d.P.R. n. 115/2002 inserendo un comma ulteriore, il comma 1-quater.1, che esclude l'obbligo di pagamento di cui al comma 1-quater (il doppio del contributo unificato) quando il ricorso viene dichiarato estinto ex art. 380-bis, comma 3 c.p.c. per rinuncia della parte ad ottenere una pronuncia della Corte di Cassazione nel caso questa abbia effettuato una valutazione preliminare nel senso della inammissibilità, improcedibilità o manifesta infondatezza del ricorso.

Si è giustamente sottolineato (si legga la Relazione n. 96/2022 della Corte di Cassazione) che la novità del procedimento ex art. 380-bis c.p.c. è data soprattutto dal meccanismo della rinuncia che, nell'ipotesi prevista dalla norma, non deve essere espressa né notificata alle controparti, ma viene dedotta dal comportamento della parte che non chiede, nel termine di 40 giorni indicato dalla disposizione normativa, la fissazione della camera di consiglio, così provocando l'estinzione del giudizio. In questa ipotesi si supera il problema della mancata notificazione alle controparti della rinuncia al ricorso dato che ai sensi della norma non è più necessaria.

Il decreto di estinzione può essere emesso dal Presidente della Sezione o dal consigliere delegato, così come specifica la Relazione illustrativa.

Nella prassi si è creata una forma ulteriore di esito del procedimento rispetto alla rinuncia e alla decisione dello stesso, cioè la cessazione della materia del contendere. La cessazione della materia del contendere si ha quando la lite diventi non più attuale per motivi di tipo sostanziale o processuale. Una figura tipica è quella conseguente alla transazione della lite, pur se la giurisprudenza di legittimità ha chiarito che nel giudizio di cassazione, non può darsi rilievo alla richiesta dei difensori di dichiarare estinto il giudizio perché è cessata la materia del contendere, la quale, ove non risulti da elementi obiettivi la transazione della lite o il sopravvenuto difetto d'interesse, importando disposizione del diritto in contesa, esula dal semplice mandato ad litem (Cass. I, n. 7580/1999). La S.C. ha affermato che la dichiarazione di rinunzia al ricorso per cassazione sottoscritta dal ricorrente e non dal suo difensore, pur non essendo idonea a produrre gli effetti dell'estinzione del processo, ancorché vi sia contestuale adesione del controricorrente e del difensore di questi, determina tuttavia l'inammissibilità del ricorso per carenza di interesse (Cass. I, n. 19800/2009).

La dichiarazione di sopravvenuto difetto di interesse alla definizione del ricorso, resa dal difensore munito di mandato speciale, non può comportare la cessazione della materia del contendere. Tale dichiarazione deve essere equiparata alla rinuncia ex art. 390 c.p.c., e in mancanza dei requisiti previsti dal comma 3 di tale disposizione, comporta la sopravvenuta inammissibilità del ricorso (Cass. V, n. 20443/2024).

Formula

CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

ATTO DI RINUNCIA AL RICORSO PER CASSAZIONE [1]

(Specificare se principale o incidentale) [2]

Il Sig. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ..., nonché elettivamente domiciliato presso il suo studio in ..., alla via ..., n. ..., tramite procura in calce / allegata al ricorso per cassazione [ovvero, qualora il difensore sia stato munito di procura speciale a rinunciare al ricorso per cassazione, l'incipit dell'atto di rinuncia dovrà contenere la seguente dicitura: “Il sottoscritto Avv. ..., difensore del Sig. ..., munito di procura speciale a rinunciare per atto del Notaio Sig. ..., in data ..., Rep. n. ..., che viene allegata”].

PREMESSO

- Che il Sig. ... con atto notificato in data ... e depositato in data ... ha proposto ricorso in cassazione (principale o incidentale), per ottenere la cassazione della sentenza pronunciata da ..., il ... [indicare la data della decisione e la data della pubblicazione], n. ..., resa tra lo stesso e il Sig. Y;

- Che il Sig. ... si è costituito depositando in data ... il proprio fascicolo, unitamente a copia autentica della sentenza impugnata e alla copia notificata del ricorso;

- Che il Sig. ... ha proposto controricorso depositato in data ... con il quale ha resistito al ricorso per cassazione proposto dal Sig. ... formulando le seguenti domande;

- Che il Sig. ... si è a sua volta costituito tramite deposito del proprio fascicolo di parte, unitamente alla copia notificata del controricorso, in data ...;

- Che il giudizio di cassazione è attualmente pendente ed iscritto al n. R.G. ...;

Che il Sig. ... intende rinunciare al ricorso proposto e alle relative domande;

***

Tutto ciò premesso il sottoscritto Sig. ..., come in epigrafe rappresentato e difeso

RINUNCIA

Al ricorso per cassazione notificato in data ... e agli atti del relativo procedimento, con i provvedimenti consequenziali in punto di compensazione delle spese del presente giudizio. Il Sig. Y accetta e aderisce a tale rinuncia, sottoscrivendo a tal fine il presente atto.

Luogo e data ...

Firma della parte e del difensore ...

(a meno che il difensore non sia munito di mandato speciale a questo effetto)

Per adesione alla rinuncia ... [3]

Firma della parte avversa e del suo difensore ... [4]

1. Per la rinuncia al ricorso per cassazione è necessaria la forma scritta e l'atto di rinuncia non può essere sottoposto a riserve o condizioni; è inoltre necessaria la doppia sottoscrizione, del ricorrente e dell'avvocato a meno che quest'ultimo non sia munito di mandato speciale ai fini della rinuncia; nella formula infatti viene prevista la duplice ipotesi. La giurisprudenza intende la necessità della doppia sottoscrizione in modo rigoroso ritenendo che la formalità della duplice sottoscrizione sia prescritta ad substantiam (Cass. III, n. 7242/2010; più di recente Cass. VI, n. 901/2015). Si veda, però, per un'ipotesi in cui la rinuncia può essere anche implicita il nuovo testo dell'art. 380-bis c.p.c., modificato dalla riforma 2022, su cui amplius in Inquadramento.

2. La dichiarazione di estinzione, per avvenuta rinuncia, del processo relativo al ricorso principale, non produce effetti sul ricorso incidentale che sia stato tempestivamente proposto, il quale si converte in ricorso principale (Cass. I, n. 15055/2005); invece la dichiarazione di estinzione del giudizio concernente il ricorso per cassazione proposto in via principale, per avvenuta rinuncia allo stesso, determina la carenza di interesse alla decisione sul ricorso incidentale condizionato, poiché la decisione di quest'ultimo presuppone l'accoglimento del ricorso principale, escluso dall'estinzione del giudizio su di esso (Cass. III, n. 19295/2005).

3. A norma dell'art. 390, ultimo comma c.p.c., l'atto di rinuncia al ricorso per cassazione deve essere notificato alle parti costituite o comunicato agli avvocati delle stesse, che vi appongono il visto; ne consegue che, in difetto di tali requisiti, l'atto di rinuncia non è idoneo a determinare l'estinzione del processo, ma, poiché è indicativo del venir meno dell'interesse al ricorso, ne determina comunque l'inammissibilità (Cass. S.U., n. 3876/2010; più di recente Cass. VI, n. 3971/2015; Cass. I, n. 17187/2014). Ricordo però che tale previsione è stata modificata dalla riforma 2022: sul punto si veda l'Inquadramento.

4. Quanto all'obbligo di deposito telematico si veda il Commento alla presente formula.

COMMENTO

La riforma 2022 ha optato per una disciplina organica del deposito telematico degli atti contenuta all'interno del codice di procedura civile e, precisamente delle disposizioni di attuazione. In queste ultime è stato infatti inserito il Titolo V-ter, dedicato alle Disposizioni relative alla giustizia digitale e del deposito telematico si occupa il Capo I al cui interno si trovano gli artt. 196-quater, quinquies, sexies e septies adesso modificati dal d.lgs. n. 164/2024 recante disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022.

A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici.

Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. 7 agosto 2023, n. 110, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro.

In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali.

L'art. 196-quinquies, rubricato “Dell'atto del processo redatto in formato elettronico” stabilisce che l'atto del processo è redatto in formato elettronico dal magistrato o dal personale degli uffici giudiziari e degli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti ed è depositato telematicamente nel fascicolo informatico. In caso di atto formato da organo collegiale l'originale del provvedimento è sottoscritto con firma digitale secondo quanto previsto dagli artt. 132, comma 3, 134, comma 1 e 135, comma 4 c.p.c. Quando l'atto è redatto dal cancelliere o dal segretario dell'ufficio giudiziario questi vi appone la propria firma digitale e ne effettua il deposito nel fascicolo informatico. Se l'atto del processo è in formato cartaceo il cancelliere ne estrae copia informatica, nel rispetto della normativa anche regolamentare, che deposita nel fascicolo informatico. Il provvedimento del giudice si intende depositato, anche agli effetti di cui all'art. 133 c.p.c. quando è effettuato il deposito nel fascicolo informatico. Se il provvedimento di correzione di cui all'art. 288 c.p.c. è redatto in formato elettronico, il cancelliere forma un documento informatico contenente la copia del provvedimento corretto e del provvedimento di correzione, lo sottoscrive digitalmente e lo inserisce nel fascicolo informatico.

A norma dell'art. 196-sexies, rubricato “Perfezionamento del deposito con modalità telematiche”, il deposito con modalità telematiche si ha per avvenuto nel momento in cui è generata la conferma del completamento della trasmissione secondo quanto previsto dalla normativa anche regolamentare concernente la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici ed è tempestivamente eseguito quando la conferma è generata entro la fine del giorno di scadenza. Si applicano le disposizioni di cui all'art. 155, commi 4 e 5 c.p.c. Se gli atti o i documenti da depositarsi eccedono la dimensione massima stabilita nelle specifiche tecniche del direttore generale per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della giustizia, il deposito può essere eseguito mediante più trasmissioni.

Infine l'art. 196-septies c.p.c. è dedicato alla disciplina della copia cartacea degli atti depositati telematicamente.

D.m. 7 agosto 2023, n. 110

Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema:

a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto;

b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge;

c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio;

d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione;

e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi;

f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale;

g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti;

h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate;

i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale;

j. Il valore della controversia;

k. La richiesta di distrazione delle spese;

l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono.

Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di:

a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione;

b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio;

c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza.

Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi.

Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note.

Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3.

Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali.

L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato.

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