Comparsa di riassunzione innanzi al Giudice superiore (artt. 35,36 c.p.c.)InquadramentoNegli artt. da 31 a 36 c.p.c. il codice disciplina le varie forme di connessione propria che legittimano la deroga agli ordinari criteri di competenza. In particolare l'art. 35 c.p.c. detta la disciplina dell'eccezione di compensazione La norma presuppone questa situazione, che l'attore faccia valere un credito di somma di denaro, di cose fungibili; che il convenuto eccepisca in compensazione un controcredito, che il controcredito eccepito dal convenuto sia contestato. Vi sono due possibilità: che il diritto dell'attore non sia contestato ossia facilmente accertabile, il Giudice può pronunciare sentenza di condanna avente ad oggetto il diritto dell'attore rinviando la decisione sul controcredito eccepito che si assuma esorbiti dalla competenza per valore del Giudice al Giudice superiore. L'altra ipotesi è invece quella per la quale il Giudice decide insieme sia del credito principale che del controcredito eccepito in compensazione. Se la domanda avente ad oggetto il credito principale dedotto in giudizio dall'attore è fondata su un titolo non controverso, il convenuto non dubita che l'attore goda di quel diritto o è facilmente accertabile, il Giudice può decidere su di esso e rimettere le parti al Giudice competente per la decisione relativa all'eccezione di compensazione, subordinando l'esecuzione della sentenza alla prestazione della cauzione, altrimenti provvede a norma dell'articolo precedente. Infine l'art. 36 c.p.c. disciplina l'ipotesi della domanda riconvenzionale, stabilendo che il Giudice competente per la causa principale conosce anche delle domande riconvenzionali che dipendono dal titolo dedotto in giudizio dall'attore o da quello che già appartiene alla causa come mezzo di eccezione, purché non eccedano la sua competenza per materia o valore; diversamente applica la disciplina prevista dagli ultimi due commi dell'art. 35 c.p.c. L'art. 35 c.p.c. disciplina due differenti fattispecie per la deroga alle regole di competenza per valore e, secondo la dottrina, anche per materia. L'eccezione di compensazione non necessita di apposita istanza, essendo sufficiente che dal comportamento difensivo della parte risulti inequivocabilmente la volontà di far dichiarare estinto il proprio credito a causa della contemporanea esistenza di un proprio contrapposto debito; al contempo, tuttavia, essa non è rilevabile d'ufficio dal giudice ché, altrimenti, rischierebbe di incorrere nel vizio di ultrapetizione ex art. 112 c.p.c. (Cass. I, n. 26574/2022). Infatti, ai sensi della norma, laddove venga opposto in compensazione un credito contestato che sia di valore superiore alla competenza del Giudice adito, questi, ossia il Giudice di pace, può o rimettere la causa al Giudice superiore perché decida sull'eccezione di compensazione e decidere sulla domanda attorea purché si fondi su un titolo non controverso o facilmente accertabile; oppure può rimettere tutta la causa al Giudice superiore (la norma al riguardo richiama la disciplina dell'art. 34 c.p.c.). Le Sezioni Unite hanno però precisato che lo spostamento di competenza di cui all'art. 35 c.p.c. non possa operare laddove si debba derogare alle norme attributive della giurisdizione. Infatti si è detto che nel giudizio promosso contro il Ministero della Giustizia da un aiutante ufficiale giudiziario, per ottenere il pagamento dei compensi relativi allo svolgimento della sua attività, l'amministrazione convenuta non può far valere, in via di compensazione, il credito per mancato versamento all'erario delle somme eccedenti l'importo che egli può trattenere (art. 171 d.P.R. n. 1229/1959) perché l'accertamento di questo credito appartiene ad una giurisdizione diversa da quella ordinaria (Cass. S.U., n. 20337/2005). In base al combinato disposto dell'art. 34 con gli artt. 35 e 36 c.p.c., quando la domanda riconvenzionale ecceda la competenza per materia e per valore del Giudice adito con la domanda principale, la remissione dell'intera causa al Giudice competente per la riconvenzionale si impone solo ove quest'ultima implichi la soluzione di una questione pregiudiziale da risolvere con efficacia di giudicato, mentre in tutti gli altri casi il Giudice adito ha il potere di scegliere tra la separazione delle due cause, rimettendo al Giudice superiore solo quella relativa alla riconvenzionale, e la rimessione di entrambe al Giudice competente per la riconvenzionale, secondo un apprezzamento discrezionale, il cui esercizio si estrinseca in una pronuncia di contenuto ordinatorio, che non costituisce decisione sulla competenza, e non è, pertanto, suscettibile di impugnazione attraverso il regolamento di competenza (Cass. II, n. 3619/1999). La disposizione di cui all'art. 36 c.p.c. in tema di domande riconvenzionali (dipendenti, cioè, dallo stesso titolo invocato dall'attore, ovvero da titolo già appartenente alla causa come mezzo di eccezione) contempla, per l'ipotesi in cui la detta riconvenzionale ecceda la competenza per materia o per valore del Giudice adito, la possibilità di rimessione dell'intera causa al Giudice superiore ove non si ravvisi la possibilità alternativa di decidere autonomamente sulla domanda principale attesa l'agevole definibilità delle relative questioni, con la conseguenza che, qualora la domanda introdotta dal convenuto non sia qualificabile come riconvenzionale alla stregua dei criteri di cui alla norma predetta, si rende inevitabile il provvedimento di separazione delle cause, in assenza di disposizioni che deroghino alle comuni regole di competenza (Cass. I, n. 2533/1998). Nel caso in cui, invece, la domanda riconvenzionale non ecceda la competenza del giudice della causa principale, a fondamento di essa può porsi anche un titolo non dipendente da quello fatto valere dall'attore, purché sussista con questo un collegamento oggettivo che consigli il "simultaneus processus" secondo la valutazione discrezionale del medesimo giudice il quale, tuttavia, è tenuto a motivare l'eventuale diniego di autorizzazione della detta riconvenzionale, senza limitarsi a dichiararla inammissibile esclusivamente per la mancata dipendenza dal titolo già dedotto in giudizio (Cass. III, n. 533/2020). FormulaTRIBUNALE DI ... [1] COMPARSA [2] DI RIASSUNZIONE [3] Per il Sig. ..., nato a ..., C.F. ... rappresentato e difeso dall'Avv. ..., C.F. ..., PEC ..., [fax ... ] [4] elettivamente domiciliato presso il suo studio in ..., alla via ... n. ..., per mezzo di procura allegata alla comparsa di costituzione e risposta, nella causa n.r. R.G. ... pendente innanzi al Giudice di pace di ... promossa CONTRO il Sig. ... rappresentato e difeso dall'Avv. ..., -attore- FATTO - Con atto di citazione notificato il ... il Sig. ... ha citato innanzi al Giudice di pace di ... il Sig. ..., per sentirlo condannare in suo favore al pagamento della somma di Euro ..., quale corrispettivo di un contratto di fornitura non adempiuto, stipulato in data ... - Con comparsa di costituzione e risposta depositata il ... il Sig. ... si è costituito in giudizio contestando le pretese del Sig. ... e ha opposto in compensazione il credito di Euro ... dovuto dal Sig. ... allo stesso Sig. ... in virtù di altro contratto stipulato inter partes in data ... e ha chiesto in via riconvenzionale il pagamento della ulteriore somma di Euro ... - Con sentenza n. ... pronunciata in data ... comunicata il ... il Giudice di pace di ... [5], poiché la domanda proposta dal Sig. ... era fondata su di un titolo facilmente accertabile a norma dell'art. 36 c.p.c. ha condannato il Sig. ... al pagamento nei confronti del Sig. ... della somma di Euro ... ; mentre, poiché la domanda riconvenzionale proposta dal Sig. ... eccede la competenza del Giudice adito, ai sensi dell'art. 36 c.p.c., ha assegnato alle parti il termine perentorio di 30 giorni per la riassunzione della causa davanti al Tribunale di ... - Poiché è ancora pendente il termine per la riassunzione [6] e il Sig. ..., convenuto, ha interesse alla prosecuzione del giudizio per sentire pronunciare la condanna del convenuto Sig. ..., con il presente atto riassume il processo innanzi all'intestato Tribunale, indicato e dichiarato come competente ai sensi dell'art. 36 c.p.c., per la decisione sulla domanda riconvenzionale da esso proposta [7]. DIRITTO [Esporre le ragioni giuridiche a sostegno della domanda riconvenzionale] *** Tutto quanto premesso il Sig. ..., come in epigrafe rappresentato e difeso CITA Il Sig. ..., C.F. ..., residente in ..., via/piazza ... n. ..., a comparire dinanzi al Tribunale di ... all'udienza che sarà tenuta il ... [8] ore di rito, con invito a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite all'art. 166 [9] c.p.c. e a comparire, nell'udienza indicata, dinanzi al giudice designato ai sensi dell'art. 168-bis, con l'avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini implica le decadenze di cui agli articoli 38 e 167 [10]. Avverte inoltre che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che la parte, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato e che la mancata comparizione alla suindicata udienza comporterà la prosecuzione del processo in sua declaranda contumacia [11], per ivi sentire accogliere le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'Ecc.mo Tribunale adito, previa ogni più utile declaratoria, contrariis reiectis, per i motivi sopra esposti: – Accertare e dichiarare che ... e, per l'effetto condannare ... ; – Con vittoria di spese, diritti ed onorari di giudizio, oltre IVA e CPA come per legge . *** IN VIA ISTRUTTORIA Si deposita copia dei seguenti documenti, con riserva di ulteriori produzioni ed articolazione di richieste istruttorie: 1. ... ; 2. ... . Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro ... Luogo e data ... Firma Avv. ... 1. Secondo la giurisprudenza in caso di domanda principale e domanda di accertamento incidentale o riconvenzionale esiste un principio di unitarietà della decisione sicché se per la principale è competente il G.d.p. e per l'altra il tribunale, quest'ultimo deve deciderle entrambe; se, viceversa, è competente il G.d.p. per entrambe è necessario adottare lo stesso criterio di decisione (Cass. I, n. 20433/2006). 2. Secondo Trib. Firenze III, 4 marzo 2016, la riassunzione può ben avvenire con atto di citazione piuttosto che con “comparsa” purché essa possieda tutti i requisiti formali previsti dall'art. 125 disp. att. c.p.c. e purché la riassunzione avvenga nel rispetto del termine di cui all'art. 50 c.p.c. 3. La riassunzione non comporta l'instaurazione di un nuovo processo ma è soltanto la prosecuzione di quello originario (Cass. sez. lav., n. 4484/2013). 4. Il d.lgs. n. 164/2024, nell'apportare modifiche all'art. 125 c.p.c., ha eliminato il riferimento alla necessità per il difensore di indicare il proprio numero di fax negli atti di parte, trattandosi di tecnologia ormai obsoleta. 5. Se una causa di competenza del G.d.p. è connessa per i motivi di cui agli artt. 31, 32, 34, 35 e 36 con altra causa di competenza del tribunale, le relative domande possono essere proposte davanti al tribunale per essere decise nello stesso processo, a norma dell'art. 40, comma 6 c.p.c. 6. Se la riassunzione avviene nel termine indicato dal Giudice il processo prosegue davanti al Giudice indicato come competente, e, pertanto, l'atto di citazione conserva i suoi effetti processuali e sostanziali. La mancata o tardiva riassunzione comporta, invece, l'estinzione del processo. 7. Si tenga presente che secondo la giurisprudenza l'atto di riassunzione del processo non dà inizio ad un nuovo procedimento ma espleta esclusivamente la funzione di consentire la prosecuzione di quello già pendente e informare il Giudice e le altre parti della volontà di riprendere il processo, sicché in esso non è necessaria la riproduzione di tutte le domande e l'esposizione analitica dei fatti di causa (Cass. II, n. 5892/2001). 8. Ai sensi del nuovo art. 163-bis c.p.c. (come novellato dal d.lgs. n. 149/2022) tra il giorno della notificazione della citazione e quello dell'udienza di comparizione debbono intercorrere termini liberi non minori di centoventi giorni e non più novanta. 9. Ai sensi dell'art. 166 c.p.c. (il cui primo comma è stato sostituito dal d.lgs. n. 149/2022) il convenuto «deve costituirsi a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione depositando la comparsa di cui all'articolo 167 con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti che offre in comunicazione». 10. Nella comparsa di costituzione e risposta il convenuto deve a pena di decadenza proporre un'eventuale domanda riconvenzionale, deve sollevare eccezioni processuali e di merito non rilevabili d'ufficio e deve altresì formulare la chiamata in causa di terzi. Il convenuto deve proporre tutte le sue difese in modo chiaro e specifico. 11. L'indicazione del giorno dell'udienza di comparizione-trattazione e l'invito a costituirsi contenuti nel n. 7 dell'art. 163, comma 3 c.p.c. costituiscono requisiti della vocatio in ius. COMMENTOModalità di riassunzione La norma di riferimento per le modalità di riassunzione della causa è l'art. 125 disp. att. c.p.c. a norma del quale la riassunzione della causa, salvo che la legge preveda diversamente, è fatta con “comparsa” che deve contenere: 1. l'indicazione del Giudice davanti al quale si deve comparire; 2. il nome delle parti e dei loro difensori con procura; 3. il richiamo dell'atto introduttivo del giudizio; 4. l'indicazione dell'udienza in cui le parti devono comparire, osservando i termini stabiliti dall'art. 163-bis c.p.c.; 5. l'invito a costituirsi nei termini stabiliti dall'art. 166 c.p.c.; 6. l'indicazione del provvedimento del Giudice in base al quale è fatta la riassunzione. La comparsa di riassunzione deve essere notificata a norma dell'art. 170 c.p.c. e alle parti non costituite deve essere notificata personalmente. A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il «Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari» applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema: a.Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto; b.Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c.Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio; d.Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione; e.L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi; f.Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale; g.Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti; h.Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i.L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale; j.Il valore della controversia; k.La richiesta di distrazione delle spese; l.L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono. Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di: a.80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b.50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c.10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza. Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi. Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a, b, c, d, h, i, l, m, n; l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note. Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3. Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali. L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato. In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. |