Istanza per l'esperimento del tentativo obbligatorio di conciliazione ai sensi dell'art. 1 comma 40 l. n. 92/2012InquadramentoA seguito dell'entrata in vigore del cd Collegato lavoro (l. n. 183/2010), che ha apportato modifiche all'art. 410 c.p.c., il tentativo di conciliazione stragiudiziale non è più condizione di procedibilità del ricorso giurisdizionale, essendo divenuto facoltativo. Residuano, tuttavia, nel nostro ordinamento talune fattispecie di obbligatorietà della previa conciliazione stragiudiziale. Così nelle controversie relative ai cd contratti certificati di cui all'art. 80, comma 4, del d.lgs. n. 276/2003 e in quelle aventi ad oggetto l'impugnativa del licenziamento intimato per giustificato motivo oggettivo ad opera di un datore di lavoro che presenti i requisiti dimensionali di cui all'art. 18 l. n. 300/1970, previsto dall'art. 1, comma 40 l. n. 92/2012, modificativo dell'art. 7, commi 1 e 2 l. n. 604/1966. FormulaAlla Direzione Territoriale Lavoro di ... e p.c. Al lavoratore ... Oggetto: Comunicazione ex art. 7, commi 1 e 2, l. n. 604/66, come modificato dall'art. 1 comma 40 l. n. 92/2012 Il /La sottoscritto/a ... nato/a a ... il ..., C.F. ..., in qualità di titolare/legale rappresentante della Ditta/Società ... con sede legale in ..., via ... n ..., e sede operativa in ..., via ..., P.I. ..., iscrizione alla CCIE ..., INPS ... e INAIL ... appartenente al settore ... con oggetto sociale ... ed organico attualmente in forze di ... - unità, di cui ... dirigenti, ... quadri, ... impiegati, ... operai, ... apprendisti, ... a tempo pieno e ... a tempo parziale, dichiara, ai sensi e per gli effetti della normativa in oggetto, la propria intenzione di procedere al licenziamento per giustificato motivo oggettivo del lavoratore ..., per le seguenti ragioni: (esporre le ragioni oggettive alla base della intenzione di procedere al licenziamento della risorsa). Luogo e data ... Timbro e firma ... COMMENTOLa fattispecie di tentativo di conciliazione in commento concerne l'impugnativa dei licenziamenti individuali, plurimi o collettivi, dipendenti da riorganizzazione e ristrutturazione aziendale, cessazione dell'attività, inidoneità del lavoratore allo svolgimento delle mansioni, irrogati da datori di lavoro che occupino, in ciascuna sede o nell'ambito comunale, più di 15 dipendenti, ovvero più di 60 dipendenti in ambito nazionale. In tali casi sarà necessario attivare la procedura prevista dalla legge dinanzi alla commissione di conciliazione istituita presso la Direzione provinciale del lavoro ai sensi dell'art. 1, comma 40 l. n. 92/2012, al quale si deve la riformulazione dell'art. 7 l. n. 604/1966. Il procedimento ha inizio mediante l'invio di comunicazione scritta da parte del datore di lavoro alla Direzione territorialmente competente e, per conoscenza, al lavoratore, circa l'intenzione di procedere al licenziamento e le misure di assistenza e ricollocazione previste. La comunicazione, secondo la giurisprudenza, deve contenere i requisiti minimi che consentano al lavoratore e all'organo deputato ad esperire la conciliazione di comprendere, in linea di massima, le ragioni della scelta espulsiva (così App. Catanzaro sez. lav., 18 novembre 2014). La commissione provinciale provvederà a convocare le parti dinanzi a sé nel termine di 7 giorni dalla ricezione della comunicazione. In assenza di convocazione il datore di lavoro avrà facoltà di licenziare il lavoratore. Il procedimento deve concludersi nel termine di 20 giorni dall'invio della comunicazione, salvo diverso accordo tra le parti. Il termine di 7 giorni deve intendersi come termine entro cui deve essere spedita la convocazione, mentre nel termine di venti giorni, previsti dal successivo comma 6, deve ritenersi compreso sia il termine per la ricezione della convocazione, sia quello entro cui l'incontro deve svolgersi (Cass. sez. lav., n. 22212/2020). Sia in caso di esito positivo che negativo si provvederà alla redazione di un verbale di conciliazione, nel quale andranno formalizzate le proposte conciliative oggetto di rifiuto, eventualmente valorizzabile nella determinazione dell'indennità risarcitoria da corrispondersi al lavoratore in caso di esito a lui favorevole del giudizio di impugnativa. In caso di mancata conciliazione il datore di lavoro potrà provvedere al licenziamento del lavoratore, che avrà effetto dalla data di comunicazione dell'avvio del procedimento alla Direzione territoriale. L'obbligatorietà del tentativo di conciliazione di cui all'art. 1, comma 40 l. n. 92/2012 va inteso in senso peculiare, quale condizione di legittimità del licenziamento irrogato. In assenza di previo esperimento del tentativo, difatti, non soltanto non vi è alcuna preclusione all'impugnativa giurisdizionale da parte del lavoratore, ma il provvedimento espulsivo allo stesso intimato sarà da considerarsi invalido sotto il profilo procedurale, in ragione dell'omissione di tale fondamentale adempimento, con applicazione dell'art. 18, comma 6 della l. n. 300/1970, come modificato dall'art. 1, comma 41 della l. n. 92/2012, che prevede un'indennità risarcitoria in favore del lavoratore, in caso di illegittimità del licenziamento per ragioni procedurali, ricompresa tra le 6 e le 12 mensilità della retribuzione globale di fatto (in questo senso Cass. sez. lav., n. 8660/2019). Tale procedura, in virtù di quanto disposto dall'art. 3, comma 3 d.lgs. n. 23/2015 non si applica ai licenziamenti in ambito di tutela obbligatoria (per aziende prive dei requisiti dimensionali di cui all'art. 18, l. n. 300/1970) e a quelli in regime di tutele crescenti di cui al d.lgs. n. 23/2015 (c.d. Jobs Act), vale a dire agli assunti successivamente al 7 marzo 2015. |